PÉRIER, Casimir-Pierre
Uomo politico francese, nato a Grenoble il 21 ottobre 1777, morto a Parigi il 16 maggio 1832. Entrato undicenne nel collegio dell'Oratorio di Lione, dovette interrompere gli studî intrapresi per il sopraggiungere della rivoluzione, e, andato a Parigi, assisté agli eccessi del Terrore. Nel 1798 partì per l'armata d'Italia, in qualità di ufficiale aggiunto nel genio, e combatté sotto Mantova, quindi partecipò alle campagne del 1799 e del 1800. Tornato a Parigi, insieme col fratello Scipione fondò (1801) una banca che acquistò in breve un'invidiabile floridezza, essendo collegata a grandi imprese industriali, specialmente sotto l'impero. Giudice nel tribunale di commercio, reggente della Banca di Francia, il P. nel 1817 fu eletto deputato. Dimostratosi fin allora uomo d'ordine, si schierò tuttavia all'opposizione contro il ministero Villèle. Nonostante la guerra mossa al suo partito da quello rigidamente legittimista, il P. fu dei pochi deputati sostenitori dei principî liberali che riescirono vittoriosi nelle elezioni del 1824. Riconfermato in quelle del 1827 e del 1830, sostenne il ministero Martignac, d'intonazione liberale, e fu oppositore di quello del Polignac e di tutte le misure reazionarie da esso emanate, fino alle famose ordinanze che condussero fatalmente alla rivoluzione di luglio, che il P. accettò di malavoglia, perché avrebbe preferito che la dinastia di Carlo X continuasse a regnare sorretta da consiglieri illuminati che la spingessero a una politica liberale. Ad ogni modo, dette la sua adesione al movimento, pur contribuendo con la sua autorità e la sua presenza sulle barricate a evitare un maggiore spargimento di sangue. Accettò di esser membro della commissione municipale che fu allora la sola autorità di fronte al popolo vittorioso, e a lui si deve in gran parte l'avvento di Luigi Filippo. Eletto presidente della Camera, diede lettura al duca d'Orléans della dichiarazione che lo chiamava al trono. Ministro senza portafoglio l'11 ottobre nel gabinetto Lafitte, dopo la sommossa del 13 febbraio 1831 gli succedette (13 marzo) alla presidenza del consiglio, tenendo per sé il Ministero dell'interno, e la sua politica fu svolta specialmente al mantenimento dell'ordine pubblico e a reprimere i moti rivoluzionarî, come quelli di Lione e di Grenoble (21 novembre).
Fautore del mantenimento della pace e del non intervento, non corrispose all'appello dei rivoluzionarî polacchi, che invocavano l'aiuto della Francia, nonostante le violente dimostrazioni popolari di Parigi, durante le quali corse pericolo di vita; tuttavia inviò un'armata alla frontiera del Belgio, minacciato dal re dei Paesi Bassi, e decise di inviare un corpo di spedizione in Ancona (febbraio 1832), al fine d'impedire che l'Austria estendesse le sue pretese sugli stati pontifici. Colpito dal colera che desolò la Francia (6 aprile 1832), la sua fibra, logorata per eccesso di lavoro durante i gravi avvenimenti che dovette fronteggiare, non poté resistere alle insidie del terribile morbo. Il figlio Auguste ottenne d'incorporare al cognome il nome del padre, onde il nuovo cognome Casimir-Périer (v.).
Scrisse alcune opere: Réflexions sur le projet d'emprunt (Parigi 1817); Dernières Réflexions (ivi 1817). Una raccolta di Opinions et Discours del P. fu pubblicata dal Lesilun (Parigi 1834, voll. 4), con una prefazione di C. di Rémusat.
Bibl.: Thureau-Dangin, La politique de résistance après la révolution de 1830: C. P., in Le Correspondant, 1882; Montalivet, La politique conservatrice de C. P., in Revue des Deux Mondes, 1877; Ch. Nicoullaud, C. P. député de l'opposition, Parigi 1891.