CASIMIRO da Roma
Scarse sono le notizie biografiche su di lui. Compare per la prima volta nel 1705 come studente di lettere nel convento di S. Francesco in Palombara dei frati minori osservanti della provincia romana. La sua nascita potrebbe porsi verso il 1687-88. Fu quasi sicuramente novizio, (1704-05) nel convento della SS. Trinità presso Orvieto. Compiuti gli studi filosofici e teologici in Roma, presso S. Maria in Aracoeli, non più tardi del 1713 fu ordinato sacerdote poiché già in detto anno lo troviamo docente di lettere nel convento di S. Francesco in Tivoli, poi in quello di S. Bartolomeo all'Isola in Roma, finché nel 1721 passò a insegnare teologia in Afocoeli. Nell'anno giubilare 1725 era penitenziere straordinario in S. Pietro, e nel 1728 lasciava definitivamente la cattedra per dedicarsi alle ricerche storiche.
Nel 1736 (ma l'opera era approvata per la stampa già nel 1734) pubblicava a Roma le Memorie istoriche della chiesa e del convento di S. Maria in Aracoeli in Roma, che possono considerarsi come uno dei primi tentativi di fare la storia di un'antica chiesa romana, in senso moderno.
Nella prefazione C. accenna alle difficoltà superate nell'elaborazione dei suo lavoro, ricordando in particolare gli aiuti a lui prestati dal marchese Pompeo Frangipane che gli mise a disposizione la ricca biblioteca di famiglia. Poté così valicare gli angusti limiti di una semplice raccolta delle importanti iscrizioni celebrative e funerarie esistenti nel vasto complesso. Ne risultò una monografia erudita, corredata di disegni e di documentazione, ma scarsamente illuminata dalla critica, preziosa nondimeno per la testimonianza diretta, spesso oculare, del grande restauro settecentesco che impresse alla chiesa capitolina la fisionomia attuale.
Le Memorie istoriche delle chiese e dei conventi dei frati minori della provincia romana ne furono quasi un naturale complemento. Approvate nel 1742, esse uscirono a Roma nel 1744, ma sul frontespizio portavano erroneamente: 1764. Ambedue le opere di C. ebbero in Roma una nuova edizione nel 1845-49, che fu però infelice sia per la mancanza assoluta di disegni sia per altre scorrettezze.
È significativo il lamento che l'autore fa, nella sua seconda fatica, sulle tristissime condizioni in cui erano ridotti, a quel tempo, gli archivi e le biblioteche conventuali, anche per le spoliazioni operate da Luca Wadding per la compilazione dei suoi Annales minorum. Dal fatto che C. non abbia potuto ritrovare tale documentazione, né servirsi della narrazione, dell'annalista irlandese a partire dal 1540, ne consegue una forte caduta qualitativa dell'opera, condizionata del resto dalla angolazione "osservante" per cui rimangono escluse chiese e conventi non appartenenti alla sua famiglia religiosa.
Che la presenza di C. nei circoli culturali romani della prima metà del sec. XVIII fosse vivamente avvertita ne abbiamo una testimonianza notevole, unica in verità, nel Diario di Girolamo Terribilini, che permette di cogliere una partecipazione d'interessi archeologici, archivistici, numismatici.
C. morì in Roma il 17 apr. 1749.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. prov. di S. Maria in Aracoeli, Tavola delle famiglie dal 1683 al 1733, cod. 63, e Miscellaneo I, cod. 79; Ibid., Bibl. Casanatense, G. Terribilini, Descriptio templorum Urbis Romae (ms.), scheda n. 2183 (il Diario dello stesso autore, dato talora come inedito nel Vat. lat. 12502, ff. 136-154, è stato edito da M. Armellini, Un diario inedito di G. Terribilini, in Cronichetta mensuale di archeologia e di scienze naturali, s. 5, XXIV [1890], pp. 4 s., 8 s., 18, 23, 35, so, 67, 104, 114); Novelle letterarie di Firenze, VIII (1747), Coll. 49-55; Diario ordinario [Cracas], Roma 3 maggio 1749, p. 11; F. M. Renazzi, Storia dell'Univ. degli studi di Roma..., IV, Roma 1805, p. 372; G. G. Sbaraglia, Supplementum et castigatio ad Scriptores Ordinis minorum, III, Romae 1936, p. 209; B. Pesci, Invano cercheremmo il suo nome, in Ecclesia, IX (1949), pp. 518-521; Enc. catt., III, coll. 980 s.