ABREU, Casimiro de
Poeta brasiliano, nato a Barra de São João (provincia di Rio de Janeiro) nel 1837. Ebbe la breve esistenza amareggiata da lotte continue col padre, uomo duro e dispotico, che "aveva ridotto a metallo anche il cuore", e voleva fare di lui ad ogni costo un mercante. Nel 1853 il padre, per vincere la sua passiva ma ostinata resistenza, lo mandò a Lisbona, impiegato in una casa commerciale; e al dolore della vocazione contrastata si aggiunsero così anche le sofferenze della lontananza e dell'esilio. Vi rimase quattro anni, poi ottenne finalmente di poter far ritorno in patria; ma già le sue forze erano spezzate. Nel 1860 morì, a Indayassú, in età di 23 anni. Lasciò poche opere, fra cui un quadro drammatico in un atto Camões e o Jau (Camoens e il suo Giavanese, 1856), pregevole per la novità dell'invenzione e per la sonorità armoniosa dei versi; e due novelle: A virgem toura (La vergine bionda, 1858) e Camilla (memorie di un viaggio), incompiuta. h. Ta la sua fama è soprattutto legata al volume di liriche: Primaveras (Primavere, 1859), pieno di dolce e profonda, accorata e nostalgica poesia. La forma non è sempre perfetta, e il tono della poesia è semplice e ingenuo; ma la vena del canto è sempre schietta, ampia e spontanea. Aveva il dono congenito delle voluttuose melodie della sua terra; e queste lo accompagnarono anche sotto il cielo grigio degli inverni europei, e gli ricantarono nell'anima tutti gli splendori della vergine natura tropicale, e, per il contrasto, parvero diventate più calde ancora, più ricche di seduzione.
Bibl.: S. Romero, Historia de literatura brazileira, Rio de Janeiro 1888; id., Livro do centenario, Rio de Janeiro 1900.