TEJA (Teia), Casimiro (Carlo Vittorio Giuseppe Casimirro)
Nacque a Torino il 12 giugno 1830, figlio di Giuseppe, intendente del principe di Carignano, e di Vittoria Cerino.
Frequentò la Reale Accademia Albertina di belle arti insieme, tra gli altri, a Enrico Gamba e Felice Barucco (Pittura e scultura in Piemonte, 1893, p. 207), seguendo i corsi della Scuola del nudo diretta da Giovanni Battista Biscarra (Torino, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea, C. Pittara, C. Teja, 1886). Tra il 1848 e il 1849 prestò servizio nella guardia provvisoria presso l’arsenale di Torino.
Intorno al 1852, «per invito» del caricaturista Ippolito Virginio (Ferrero, 1900, p. VII), conosciuto sui banchi dell’Accademia, iniziò a lavorare come disegnatore per Il Fischietto, principale giornale satirico piemontese, realizzando anche i disegni di genere storico-celebrativo per Da S. Quintino ad Oporto. Ossia Gli eroi di casa Savoia di Pietro Corelli (Torino 1852-1855), incisi in rame e firmati dal caricaturista del Fischietto, Francesco Redenti.
Fu probabilmente a causa della ferrea gerarchia redazionale dello studio di Redenti (C. Teja, Dichiarazione, in Il Fischietto, VI (1853),142; Morachioli, 2013, pp. 146 e ss.) che Teja passò temporaneamente a Le Scintille, giornale fondato nel 1852 da Michele Giuseppe Saredo per fare concorrenza al Fischietto. Non durò molto: già nel corso del 1854 la firma di Teja si stabilizzò sulle pagine del Fischietto, tanto che gli vennero affidate le «illustrazioni da intercalarsi nel testo» (Installamento dell’anno di grazia 1855, in Il Fischietto, VIII (1855), 1). Teja si specializzò così in sequenze narrative a vignette, di argomento sociale o di costume, sull’esempio del caricaturista francese Cham. Nel 1855 collaborò anche alla Rivista illustrata, diretta ancora da Saredo, e realizzò le illustrazioni per Il mio ultimo viaggio. Memorie di Brrrr…!, di Giuseppe Augusto Cesana, inaugurando una collaborazione con lo scrittore milanese destinata a nuovi sviluppi, ben rappresentati dalle recensioni verbo-visive delle esposizioni alla Promotrice torinese (L’Esposizione torinese del 1856, in Il Fischietto, IX (1856), 46 bis).
Nel gennaio del 1856 al Fischietto si affiancò Pasquino, che inaugurò una tipologia di periodico con caricature ancora inedita nel contesto italiano: un giornale «umoristico» settimanale, ostentatamente «non politico», con otto pagine invece delle quattro dei satirici di tipo quarantottesco e un maggior numero di vignette, sull’esempio dei parigini Le Journal pour rire e Journal amusant. Il nuovo giornale – ostentatamente frivolo e ridanciano, con caricature di carattere sociale e di costume – era concepito espressamente per oltrepassare le forti barriere censorie che impedivano la circolazione dei giornali politici piemontesi al di fuori del Regno di Sardegna (Cesana, 1892). Le illustrazioni del nuovo giornale furono affidate all’intera squadra di caricaturisti del Fischietto, ma in breve fu Teja a conquistare gli spazi visivi del Pasquino, alternando le piccole vignette narrative ai grandi formati delle doppie pagine litografate, e passando agevolmente dalle parodie letterarie ai vivaci schizzi dal vero e ai ritratti caricaturali.
La fama crescente su scala nazionale, favorita dal successo del Pasquino – che nel frattempo, con la Seconda guerra d’indipendenza, si era trasformato in un giornale umoristico-politico filosabaudo – portò Teja a collaborare, con la firma «Jeta» o «Puff», con alcuni giornali milanesi (tra gli altri, Lo Spirito folletto e L’Uomo di pietra), e a contribuire alla fondazione, nel 1862, del torinese Gianduia. Le collaborazioni subirono una battuta d’arresto quando, a partire dal 1863, Teja decise di dedicarsi esclusivamente a Pasquino, diventandone direttore. Si trattò di uno dei primi casi italiani in cui un disegnatore-caricaturista assumeva questa carica, contribuendo all’identificazione tra il settimanale e il suo disegnatore principale.
Negli anni di Pasquino, la matita di Teja si rivelò particolarmente efficace in narrazioni a vignette basate sull’incrocio tra cronaca, osservazione realistica e accenni autobiografici, in cui, negli anni, non mancò di raccontare le sue esperienze da villeggiante e, soprattutto, da alpinista (non a caso, simpatizzò per Quintino Sella). All’apice di questo genere, inaugurato dalle Impressioni di viaggio (da Torino a Monaco), sequenza narrativa pubblicata sul Pasquino nel 1858 (III,138), si collocano il ricco resoconto del suo viaggio in Egitto (Pasquino all’Istmo di Suez, Torino 1870), in cui Teja fu uno dei primi ‘inviati speciali’ italiani nel canale di Suez, e alcune notevoli prove protofumettistiche, come l’epopea risorgimentale di Da Torino a Roma (Torino 1872).
La parte iniziale della sua carriera di disegnatore giornalistico si svolse in parallelo ai tentativi di affermazione in campo artistico. Membro della Società Promotrice di Torino sin dal 1853 (Elenco dei membri…, 1853), Teja vi espose nel 1859 un quadretto di genere, Beneficienza e beneficati (Album…, 1859), e nel 1860 un dittico allegorico-politico, La pace e La guerra, (Album…, 1860). Quando, nel 1861, i macchiaioli Telemaco Signorini, Serafino De Tivoli e Vincenzo Cabianca, esposero alla Promotrice torinese i loro quadri ‘sovversivi’, scatenando la reazione polemica della stampa locale, la voce di Teja si unì all’appassionata difesa espressa da un gruppo di giovani artisti torinesi, alcuni dei quali identificabili con i successivi frequentatori del cenacolo di Rivara Canavese, di cui lo stesso Teja fu un animatore. In proposito, Adriano Cecioni ricordava come l’arte dei macchiaioli ebbe proprio a Torino «il primo successo, perché incontrò il favore di un gruppo di giovani artisti torinesi, Bertea, Avondo, Pastoris, Barucco e Teja […]. Il Ghetto di Signorini suscitò una polemica nella stampa di quel tempo, e Teja, in particolar modo, sostenne quel lavoro con grande energia» (Cecioni, 1905, p. 308). Non fu forse casuale che, nella stessa mostra torinese, due quadretti di Teja basati su un contrasto visivo di sapore giornalistico (Il tedesco in Germania e Il tedesco in Italia), avessero provocato una netta stroncatura da parte del critico del Mondo illustrato che, nello stesso articolo, aveva spregiato i «don Chisciotti del realismo», Signorini e De Tivoli (Demo, Annua esposizione della Società Promotrice di Belle Arti in Torino. IV, in Il Mondo illustrato, IV (1861), 25, pp. 391-394). Secondo un entusiasta Carlo Felice Biscarra, invece, la pittura di Teja mostrava «molto brio di colorito» e «non comune vigoria di effetto» (Album…, 1861, 68 s.). L’anno successivo, fu molto lodato il quadretto intitolato Lo svegliarsi, parodia dell’immaginario arcadico in cui Teja proponeva il comico risveglio di un contadino (Album…, 1862). Nel 1867, il suo dipinto di genere Un’alta corte di giustizia fu nuovamente compreso tra gli acquisti della Promotrice, a riprova degli ottimi rapporti con l’ente espositivo torinese (Album…, 1867). La pessima recensione del rigido Fulvio Accudi (Appendice. Pubblica Esposizione di belle arti, in La Stampa, 13 maggio 1867), che giudicava il quadro nettamente inferiore alle caricature dell’autore, coincise tuttavia con il progressivo abbandono della pittura da parte di Teja.
Forse in cerca di rivincita e distinzione ‘artistica’, dal 1869 fu in prima linea nel rilancio dell’acquaforte. Tra i fondatori del giornale associativo L’Acquaforte, per cui realizzò un «ottimistico frontespizio» (Giubbini, 1976, p. 96), che mostrava una folla entusiasta in atto di gettarsi tra i fogli di una gigantesca cartella di stampe (Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino), Teja divenne in seguito socio dell'associazione Gli acquafortisti e collaboratore della rivista L’Arte in Italia.
Intanto, in seno al Circolo degli artisti di Torino, cui Teja si era associato sin dal 1853 realizzando diverse scenografie carnevalesche, era nata l’iniziativa del cosiddetto Ordine del Bogo (1867), un’associazione deputata alla realizzazione di apparati effimeri per le feste torinesi di carnevale: si trattava perlopiù di eclettici padiglioni monumentali in cui veniva esposta per beneficenza una «miriade di lavori d’arte» (Due Anziani del Bogo, 1870, p. 45). Nel 1870, appena rientrato da Suez con «un prezioso contingente di notizie, di memorie pittoriche, di fotografie desunte dal vero» (ibid.), Teja realizzò, in collaborazione con i fratelli Francesco ed Enrico Gamba, Francesco Gonin, Felice Barucco, Felice Cerruti, Edoardo Perotti, Federico Pastoris (senza contare gli scultori Odoardo Tabacchi e Pietro Della Vedova), «un grande panorama», detto il Bogorama, pensato per collegare idealmente il traforo delle Alpi e l’istmo di Suez. La scenografia del 1873, invece, fu a tema medievale e, concepita da Teja in collaborazione con lo scrittore Desiderato Chiaves, s’incentrò sulla parodistica rappresentazione della Disfida di Montebecco (L. Rocca, Spettacolo artistico-fantastico-medioevale del Carnevale di Torino, in L’Arte in Italia, V (1873), 2, pp. 28-30).
Negli anni Ottanta Teja ottenne diversi riconoscimenti istituzionali. Nel 1880 fu commissario per L’arte applicata all’industria all’Esposizione Artistica di Torino; nel 1884, quando fu realizzato il borgo medievale su progetto dell’amico Alfredo D’Andrade, divenne membro della sezione di Storia dell’arte dell’Esposizione generale italiana di Torino (Bernardi, 1946). Nel 1885 fu nominato accademico nazionale dal ministero della Pubblica Istruzione, su indicazione della Reale Accademia Albertina (La Chronique des arts et de la curiosité, 19 maggio 1885, p. 157). Nel 1886, per il trentennale del Pasquino, fu organizzata in suo onore una grande festa all’Hotel Europe di Torino (A Casimiro Teja. Un trionfo dell’Arte e del Giornalismo, in La Stampa, 28 gennaio 1886): in quest’occasione gli fu donata anche una sua Vita illustrata dall’amico Carlo Pittara (Torino, Galleria civica D'arte moderna e contemporanea, C. Pittara, C. Teja, 1886).
Morì il 20 ottobre 1897, a Torino.
A un anno dalla morte, il Comune di Torino deliberò l’erezione di un monumento alla sua memoria, realizzato dallo scultore Edoardo Rubino e inaugurato nel 1904 dall’onorevole Emilio Pinchia in via XX Settembre (attualmente si trova in piazza IV Marzo).
Galleria civica d’arte moderna e contemporanea, Gabinetto disegni e stampe, Album 66: C. Pittara, C. Teja - Vita e miracoli illustrati dal suo amicone Pittara, 1886; Elenco dei membri della Società Promotrice delle belle arti in Torino, Torino 1853, p. 30; Album della pubblica esposizione del 1859, Torino 1859, p. 78, 1860, p. 82, 1861, pp. 68 s., 1862, p. 36, 1867, p. 62; Due Anziani del Bogo, Gli artisti al carnevale di Torino e il Bogorama, in L’Arte in Italia, II (1870), 3, pp. 45 s.; C. Teja, Pasquino all’Istmo di Suez, Torino 1870; L. Chirtani, Il caricaturista italiano, in L’Illustrazione Italiana, XIII, (1886), 4, pp. 73-76; E. De Amicis, T., ibid., pp. 69-72; N. Bernardini, Guida della stampa periodica italiana, Lecce 1890, pp. 700-703; G.A. Cesana, Ricordi di un giornalista II, Milano 1892, pp. 92 e ss.; Pittura e scultura in Piemonte 1842-1891 (catal.), a cura di A. Stella, Torino 1893, pp. 249 s.; V. Bersezio, G.B. Bottero e C. T., in Nuova antologia di scienze, lettere ed arti, s. 4, LXXII (1897), p. 710-719; Il Fischietto nella fausta ricorrenza del suo cinquantenario, Torino 1898, passim; A. Ferrero, Caricature di Teja (dal Pasquino): 1856-1897, Torino 1900; E. Pinchia, C. T., in Rivista d’Italia, VII (1904), 1, pp. 255-260; A. Cecioni, Scritti e ricordi, Firenze 1905, p. 308; M. Bernardi, Ottocento piemontese, Torino 1946, p. 72; R. Maggio, La caricatura di C. T., tesi di laurea, Facoltà di lettere e filosofia, Università di Torino, a.a. 1955-56; E. Tegani, «Gianduia» giornale umoristico politico (1862-1864), in Il giornalismo italiano dal 1861 al 1870, Torino 1966, pp. 62-64; G. Giubbini, L’acquaforte originale in Piemonte e in Liguria: 1860-1875, Genova 1976, p. 96; N. Aprà, Il caricaturista C. T., in Rassegna di studi e di notizie, VI (1979), 7, pp. 85-117; R. Maggio Serra, La naissance de la caricature de presse en Italie et le journal turinois "Fischietto", in Histoire et critique des arts, 1980, n. 13-14, pp. 135-158; Cultura figurativa e architettonica negli stati del Re di Sardegna, a cura di E. Castelnuovo, M. Rosci, III, Torino 1980 (scheda di M.M. Lamberti, p. 1490); S. Morachioli, L’Italia alla rovescia, Pisa 2013, pp. 127-176; C. T.: sulla vetta dell’umorismo (catal.), a cura di D. Aloi - C. Mellana, Torino 2013.