Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
La pittura di paesaggio, elaborata da Friedrich nel primo decennio del XIX secolo, è strettamente legata all’idea romantica di una natura specchio dell’anima, ricca di significati mistici. Attorno a Friedrich si forma un ambiente ristretto di artisti che dà vita a una scuola di pittura di paesaggio, denominata la scuola di Dresda.
Premessa
Dalla metà del Settecento la pittura, come la letteratura, ha inteso il paesaggio come raffigurazione eccellente delle emozioni e degli stati dell’animo. È solo in Germania, però, che il paesaggio assume un’importanza superiore al soggetto di storia.
Alla fine del XVIII secolo, le aspirazioni all’unità nazionale inducono gli intellettuali tedeschi a recuperare la cultura del loro Rinascimento, come modello di riferimento per una purezza espressiva. I pittori si rivolgono all’opera di Dürer e di Holbein, che si fonda sul dato naturale inteso come simbolo di significati ulteriori, e la pittura di paesaggio diventa allora l’unica pittura possibile per il rinnovamento di un’arte che, non più meditata da modelli classici, si lega direttamente ai modelli desunti dalla tradizione germanica. Per la sua ciclicità onnicomprensiva la natura assume inoltre una valenza di verità trascendentale.
Il pittore Otto Runge nelle Ore del giorno, una serie di quattro incisioni eseguite a Dresda nel 1805, elabora già una sintesi simbolica tra natura e uomo nel continuo svolgersi delle ore, delle stagioni, delle età della vita, secondo un’aspirazione alla totalità che viene sostenuta dalla filosofia idealista contemporanea. Dopo la morte prematura di Runge, è invece Caspar David Friedrich a realizzare le innovative idee sulla pittura di paesaggio.
La pittura di Caspar David Friedrich
La campagna intorno a Dresda, le montagne boeme, le rive dell’Elba e il Mare del Nord sono i soggetti abituali di Friedrich. Nei suoi dipinti l’artista svolge un tema tipico della filosofia romantica: la solitudine dell’uomo nell’universo che egli suggerisce senza ricorrere a immagini simboliche, ma dipingendo le cose vicine e comuni con premurosa attenzione. I contenuti mistici e religiosi sono espressi attraverso espliciti fatti visivi: un cancello di legno socchiuso, un muretto di confine, le pozze d’acqua in un campo, gli alberi delle navi dietro i vetri di una finestra: “Osserva la forma esattamente” – scrive Friedrich – “la più modesta come la più grandiosa; non separare mai il piccolo dal grande, ma distingui bene il dettaglio nell’insieme”.
Dopo aver studiato all’Accademia di Copenhagen, Friedrich si stabilisce a Dresda, dove frequenta gli scrittori Novalis, Tieck e Kleist e si dedica essenzialmente al disegno a seppia di grandi paesaggi, concepiti secondo un’organica sistemazione spaziale. Il suo primo importante dipinto a olio è un quadro devozionale per l’altare di Tetschen, dal titolo La Croce sulle montagne: ultimato nel dicembre del 1808 ed esposto nello studio del pittore, l’opera suscita numerose critiche per l’audace iconografia e le scelte compositive.
Friedrich decide allora di rispondere per iscritto alle polemiche, spiegando il significato dell’opera che si completa nella cornice e chiarendo i rimandi simbolici al cristianesimo del crocifisso, confitto su una vetta rocciosa fra gli abeti, sullo sfondo di un cielo al crepuscolo. La composizione del quadro viene invece condannata, perché priva di un primo piano introduttivo alla narrazione. Ma è proprio questo metodo di rappresentare uno spazio sconfinato che accentua il senso di mistero dei soggetti, divenendo il carattere essenziale della pittura di Friedrich, come dimostrano opere quali il Monaco in riva al mare (1809) e l’Abbazia nel bosco di querce (1810), entrambe a Berlino nel castello di Charlottenburg.
Durante la Restaurazione – grazie anche alla conoscenza di Karl Gustav Carus e Johan Christian Dahl – nei dipinti di Friedrich le figure umane assumono un valore narrativo e sentimentale, prima estraneo ai suoi quadri, come in Sulla prua del battello (1818-1819), Due uomini che contemplano la luna (1919), Il sorgere della luna sul mare e Donna alla finestra (ambedue del 1822 e conservati alla National Galerie di Berlino). In quest’ultimo quadro Friedrich rimedita un motivo a lui caro fin dal 1806, quando dipinge all’acquerello una Veduta attraverso la finestra conservata a Vienna, ma l’opera riflette anche l’interesse per il pittore Kersting, stabilitosi a Dresda nel 1808.
Talvolta i paesaggi di Friedrich hanno attinenze col sublime, come dimostra Il mare di ghiaccio (1823-1824), dove la luce livida che definisce nei particolari la scena artica crea una sconvolgente illusione di tridimensionalità.
La raffinata sensibilità luministica del pittore ha il suo apice in un dipinto del 1832, dal titolo La grande riserva presso Dresda; la luce crepuscolare esalta il mistero impalpabile dell’ora e del paesaggio, a proposito del quale Anna Ottani Cavina osserva: “l’immagine si carica di tensione e di attesa, invitando a un viaggio oltre la soglia del vero. La natura spalancata e frontale [...] diventa il punto d’irradiazione di significati ad altissimo potenziale emotivo, che la ragione non può più intercettare”.
Georg Friedrich Kersting
Il circolo di artisti che si forma a Dresda attorno a Friedrich è ristretto alle poche persone che seguono la sua scuola privata di pittura. Tra questi artisti, che condividono la concezione contemplativa dell’arte di Friedrich, vi sono Kersting, Carus, Oehme e Dahl.
Come Friedrich, anche Georg Friedrich Kersting studia all’Accademia di Copenhagen prima di stabilirsi a Dresda. Divenuto amico intimo di Friedrich, lo ritrae mentre dipinge nel suo atelier spoglio, seduto al cavalletto davanti a una finestra, oltre la quale la visione del mondo è preclusa. Eseguito nel 1811, il quadro è esemplare dell’opera di Kersting; egli infatti dipinge – con un’esecuzione accurata e un cromatismo delicato – figure isolate in interni domestici, affettuosamente narrati nei dettagli: nelle stanze la luce varia a seconda dell’ora, così che i quadri del pittore, presi nel loro complesso, alludono alle parti del giorno e quindi al ciclo della vita.
A differenza di Kersting, Karl Gustav Carus è professore di ginecologia all’Accademia di medicina di Dresda e si dedica all’arte solo nel tempo libero. L’intima amicizia con Friedrich influenza lo stile pittorico di Carus e la scelta dei soggetti: visioni commoventi del mar Baltico, figure isolate in contemplazione della natura, stanze solitarie dove gli oggetti quotidiani hanno assonanze malinconiche e di mistero, temi apparentemente semplici che consentono però un’intima libertà all’immaginazione e al sentimento. Nel 1831 Carus pubblica le Nove lettere sulla pittura di paesaggio – scritte fra il 1815 e il 1819 – in cui elabora anche una teoria dell’arte di Friedrich e che diventano il fondamento teorico della concezione romantica del paesaggio.
Ferdinand Oehme e Johan Christian Dahl
Anche il pittore norvegese Johan Christian Dahl, dopo un alunnato a Copenhagen, arriva a Dresda e ben presto diventa intimo amico di Friedrich, tanto da abitare nella medesima casa affacciata sull’Elba. Nella formazione pittorica di Dahl assumono un ruolo rilevante il viaggio a Roma (1820-1821), dove frequenta l’ambiente di Thorvaldsen, come pure i viaggi nella sua terra natia (dopo il 1826). La pittura di Dahl è mossa e corposa, attenta alla resa della luce e dell’atmosfera dei paesaggi che spesso hanno inquadrature spregiudicate, come ad esempio i Campanili di Copenhagen contro il cielo al crepuscolo, nel quale lo studio di nuvole fa da fondale allo svettare dei campanili.
Sebbene sia allievo di Dahl, Oehme è molto influenzato dalla maniera di Friedrich: i suoi dipinti riflettono il rigore disegnativo, il meditato rapporto luministico e anche i soggetti e la simbologia delle opere di Friedrich almeno fino agli anni Trenta, quando l’interesse di Oehme si volge a Dahl e a Richter.
È soprattutto grazie all’insegnamento di Dahl, se artisti di una generazione più giovane – come Ludwig Richter, Karl Blechen e Friedrich Wasmann, studenti a Dresda all’inizio degli anni Venti – risentono ancora dell’influenza di Friedrich e se la scuola di paesaggio di Dresda mantiene una sua autorità anche dopo la morte del maestro nel 1840.