CASSANDRA (Κασσάνδρα o Κασάνδρα)
Figura della leggenda troiana, figlia di Priamo. Nell'Iliade ha ancora poco rilievo: è nominata una volta quale fanciulla non ancora maritata (l'unica delle Priamidi menzionata quale vergine in XIII, 365); in un secondo passo, XXIV, 699, scorto il padre di ritorno dalla baracca di Achille con la salma di Ettore, lo annunzia ai cittadini.
Secondo l'Iliupersis fu violata da Aiace di Oileo (v.). Nell'Odissea è assegnata nella divisione della preda ad Agamennone, ed è uccisa da Clitennestra per gelosia (v. agamennone).
Già in Pindaro (Pyth, XI, 50, che è del 474), C. è profetessa, e come tale la conosceva Bacchilide. Secondo l'Agamennone di Eschilo, che è del 458, Apollo (1201 segg.) innamorato le aveva conferito la profezia in cambio dell'amplesso, ma, da essa deluso nelle sue speranze, fece sì che nessuno le credesse. Eschilo accenna brevemente a questa leggenda come se fosse già nota: dunque essa non è sua invenzione. Di questo motivo hanno tratto profitto ampiamente i posteriori fino al poeta ellenistico Licofrone (v.) che mette in bocca ad essa la lunghissima profezia costituente da sola il suo poema Alessandra (il nome mostra contaminazione con una divinità locale spartana, venerata in Amicle e adorata anche nell'Italia meridionale). Ancora Virgilio (Aen., II, 246) la fa, presaga, opporsi all'introduzione del cavallo di legno nelle mura di Troia.
La C. che sopravvive nella memoria dei posteri non è già l'omerica, ma quella di Eschilo, il quale, secondo l'opinione di G. Pasquali, è probabilmente indipendente da supposti poemi delfici, ma svolge problemi formulati da Pindaro (v. agamennone). Clitennestra riceve la concubina di suo marito freddamente, la tratta dall'alto in basso: C. non dà segno di avere udito o compreso le sue parole, finché Clitennestra non rientra. Allora, come invasa dal nume, accenna oscuramente alle celate vergogne degli Atridi; passa a profetare, prima oscuramente, poi sempre più chiaramente, la prossima uccisione di Agamennone; intreccia al presagio il compianto su sé stessa, l'insulto per Apollo che l'ha tratta a rovina; esaltazione estatica e depressione si alternano mirabilmente. Come incalzata da forza ignota, essa entra alfine nella casa degli Atridi, rassegnata alla morte ma conscia che vi sarà un vendicatore. Clitennestra la insulta anche dopo morta.
Un'imitazione non felicissima di questa scena si ha nelle Troadi di Euripide (v. 352), in una profezia di C. alla madre Ecuba dopo la presa di Troia.
Bibl.: E. Bethe, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., X, coll. 2290-93; R. Engelmann, in Roscher, Lexikon der gr. u. röm. Myth., II, p. 374 segg.; C. Robert, Griechische Heldensage, Berlino 1923, p. 995 segg., 1266 segg., 1294 segg.; per singole profezie v. anche 980, 1246. Ma la bibliografia (come tutto l'articolo) è da integrarsi con quel che di Cassandra si dice sotto agamennone e ajace di oileo. Un'analisi della Cassandra eschilea in Wilamowitz, Griech. Tragödien übersetzt, II, Berlino 1925, pp. 8 segg., 35 segg., 41 segg.