CASSINI
. Famiglia di astronomi e geodeti, di origine italiana, trasferitasi in Francia.
Il capostipite Gian Domenico nacque l'anno 1625 a Perinaldo (Imperia). Affidato ancor bambino alle cure d'uno zio materno, continuò i suoi studî nel collegio dei gesuiti di Genova; da ragazzo mostrava un'inclinazione fortissima per la poesia, che mantenne fino all'estremo della vita, e si conservano ancora versi suoi italiani e latini, d'argomento sacro e profano. Rivolse la sua attenzione, tra gli altri studî, anche alle dottrine astrologiche, allora in gran voga, ma non appena ebbe letto l'invettiva di Pico della Mirandola contro gli astrologi, la nascente ammirazione per questa falsa scienza fu soffocata in lui per sempre.
Tuttavia la fama della sua abilità nel trarre gli oroscopi, giunse fino a Bologna, ove il marchese Cornelio Malvasia, appassionato cultore dell'astrologia, non meno che valentissimo astronomo, lo invitò senz'altro (1648) nella sua specola di Panzano, facendogli balenare la speranza d'una cattedra universitaria; e l'anno dopo il suo arrivo a Bologna (1650) il senato gli affidò infatti quella d'astronomia, che da tre anni era divenuta vacante in seguito alla morte di Bonaventura Cavalieri.
Ottenuta la cattedra, il C. si propose anzitutto di sostituire alla primitiva meridiana di S. Petronio, che Egnazio Danti vi aveva tracciata nel 1575 e che era privata allora dei raggi solari in seguito all'ampliamento della fabbrica, una nuova e più grande meridiana, con il soccorso della quale egli si riprometteva di risolvere alcuni fondamentali problemi astronomici; e, contro le opposte previsioni di molti, che ritenevano troppo angusto lo spazio prescelto fra i colonnati del tempio, egli riuscì felicemente nell'impresa, come ancora oggi si vede.
Nel seguito della sua permanenza a Bologna consacrò gran parte del suo tempo all'osservazione delle superficie planetarie, e con i nuovi mezzi ottici fornitigli fece le capitali scoperte della rotazione di Marte, Venere e Giove. Per togliersi ogni dubbio sull'obiettività delle cose scoperte sollecitava amici vicini e lontani a constatare le cose che aveva vedute, e accanto ai disegni suoi pubblicava quelli dei collaboratori, e brani delle loro lettere, ricercatore sempre insaziato di verità.
La rapidissima rotazione di Giove, da lui affermata vigorosamente, fu negata da qualche astronomo invidioso, ma la polemica non fece che infervorarlo nella ricerca, e nel 1668 pubblicò quelle Effemeridi dei satelliti gioviali, che furono per tanto tempo un sussidio indispensabile agli osservatori, e servirono a Ole Rømer neì 1675 per la determinazione della velocità della luce. Peritissimo di questioni idrauliche, appianò nel 1656 la controversia del senato bolognese con la città di Ferrara per la sistemazione delle dilaganti acque padane, e nel 1664 sostenne le ragioni del pontefice contro il granduca di Toscana in una lite per la regolazione del fiume Chiana.
Intanto la fama del C. varcava i confini d'Italia; e il ministro Colbert, sempre intento ad accrescere il lustro della corona di Luigi XIV, tolse il C. a Bologna, come già aveva tolto il Huygens all'Olanda e Ole ROmer alla Danimarca; si legge nella sua autobiografia che nei primi tempi del suo soggiorno in Francia, pur parlando con il re o con i principi, usava sempre la lingua italiana e all'accademia la latina, finché gli accademici lo pregarono di parlare, bene o male, il francese, il che gli costò non poca fatica. A Parigi scoperse quattro satelliti di Saturno e quella divisione scura dell'anello che porta il suo nome. Ma la sua sensibilità d'osservatore rifulse soprattutto nella scoperta della cosiddetta luce zodiacale. Oggi ancora il fenomeno è avvolto nel mistero; e oltre al merito della scoperta gli spetta anche quello d'avere riconosciuto il carattere cosmico e non meteorologico dell'apparizione.
Ma il risultato più splendido delle sue fatiche è la misura della distanza del pianeta Marte dalla Terra, su cui regnava ancora tanta incertezza; si sa che la sua conoscenza fornisce immediatamente le dimensioni di tutte le orbite planetarie. Le osservazioni contemporanee, necessarie a questo scopo, furono eseguite dal C. a Parigi e dal Richer alla Caienna, a quasi 10 mila km. di distanza.
Egli s'occupò anche della misura dell'arco di meridiano che attraversa tutto il suolo di Francia e passa per la specola di Parigi, rilevando il segmento a sud della capitale.
A 87 anni compiuti (1712) la morte troncò la sua operosità, non interrotta nemmeno dalla cecità che l'afflisse negli ultimi due anni della sua vita.
Il figlio Giacomo (1677-1756) fu suo assistente all'osservatorio di Parigi. Avuta alla morte del padre la direzione dell'osservatorio stesso, completò la misura del grado di meridiano, dirigendo i lavori del tratto Dunkerque-Canigou. Curò più la pratica che la teoria astronomica e lasciò numerose osservazioni di fenomeni astronomici occasionali e misure geodetiche.
Ovali di Cassini. - Dati due punti fissi F1, F2, si consideri il luogo dei punti P soddisfacenti alla condizione
a essendo una costante data. Preso per asse delle x la retta F1F2 e per origine il punto medio del segmento F1F2 = 2c, il detto luogo ha per equazione:
Esso è dunque una curva di quart'ordine, simmetrica rispetto agli assi coordinati, e costituita da due ovali distinte se a 〈 c, da una sola curva se a > c; se, in particolare, a> c √2, la curva è un'ovale non dissimile dall'ellisse, onde G. D. Cassini propose di considerarla come rappresentante le traiettorie degli astri; superfluo avvertire che questa proposta fu rigettata come contraria alla legge di gravitazione universale. Nel caso intermedio a = c, la curva ha l'origine come punto di doppia inflessione, e fu chiamata da Giovanni Bernoulli lemniscata.
La curva del Cassini (1) si può caratterizzare fra le curve algebriche piane del 4° ordine (o quartiche) come quella che passa doppiamente per ciascuno dei due punti ciclici e ha in essi un flesso su ciascuno dei quattro rami.
Come generalizzazioni delle curve del Cassini, si sono considerate le cassinoidi, che si definiscono come luoghi dei punti di un piano, le cui distanze da un certo numero n > 2 di punti fissi o poli dànno un prodotto costante.
Si estende a queste curve la proprietà dianzi ricordata per le curve del Cassini; cioè la cassinoide a n poli è una curva algebrica di ordine 2n, passante n volte per ciascuno dei due punti ciclici e caratterizzata dalla proprietà di possedere in essi, su ciascuno dei 2n rami che vi passano, un flesso di ordine n-1, cioè un contatto (n +1) - punto con la tangente. V., ad es., F. Enriques, Sull'immaginario in geometria, in Periodico di matematiche, s. 4ª, vol. VII (1927) nn. 3, 4.
Per un'ulteriore generalizzazione, v. la trattazione delle curve del Darboux, sotto il nome di questo scienziato.
Bibl.: Per Gian Domenico, Mémoires pour servir à l'histoire des sciences et à celle de l'observatoire royal de Paris, suivis de la vie de F. D. C. écrite par lui-même, Parigi 1810; v. B. de Fontenelle, Éloge de M. C., Histoire de l'Acad. roy. des sciences, per l'anno 1712, Amsterdam 1715.
Cesare Francesco, detto di Thury, dalla località ove nacque il 17 giugno 1714, fu figlio di Giacomo, e come il padre e l'avo dedicatosi allo studio e all'esercizio dell'astronomia e particolarmente della geodesia, succedette alla morte del padre nella direzione dell'Osservatorio di Parigi. Coadiuvato dal Lacaille, attese alla verifica della triangolazione francese per la misura del meridiano terrestre, ma anche col proposito di appoggiarvi la costruzione di una carta geometrica del regno. Questa impresa alla quale doveva particolarmente legare il suo nome, si sarebbe dovuta compiere a cura dello Stato secondo gli ordini che aveva impartiti il re Luigi XV, ammirato dei saggi che il C., incaricato di dirigere le operazioni topografiche durante la campagna di Fiandra, gli aveva sottoposti nel 1746. Difficoltà finanziarie lo distolsero, onde l'impresa fu poi assunta da una società di sottoscrittori, sotto gli auspici dell'Accademia alla quale spettava del resto l'iniziativa e il patrocinio del lavoro. La celebre carta, che inizia l'era della cartografia topografica moderna, nota sotto il nome di carta del Cassini o dell'Accademia, basata sulla grande triangolazione francese, si compone di 182 fogli rettangolari alla scala d'una linea per cento tese di Francia (1:86.400 del vero). La proiezione adottata (detta di Cassini) fu la cilindrica inversa, in cui tutti i vertici della rete vengono riferiti per le loro coordinate rettangolari alla meridiana e alla rispettiva perpendicolare passanti per la cupola del Pantheon di Parigi. La morte per vaiolo che lo colse il 4 settembre 1784 gl'impedì di vedere compiuto il lavoro di cui aveva posto le fondamenta nell'opera Description géometrigue de la France (Parigi 1784).
Giacomo Domenico, figlio di Cesare Francesco, nacque a Parigi il 30 giugno 1747. Addestratosi per tempo nell'astronomia e nella geodesia, successe al padre nella direzione dell'Osservatorio e della Carta di Francia alla quale già largamente aveva lavorato.
Nel 1787 compì, insieme col Legendre e col Mechain, il collegamento geodetico della Gran Bretagna alla Francia. Allo scoppio della Rivoluzione, considerato come partigiano dell'antico regime, fu imprigionato e la carta, al cui compimento mancavano ormai il disegno e l'incisione di 16 fogli, venne requisita. Liberato e indennizzato al pari della Società dei sottoscrittori, fu poi da Napoleone reintegrato nel suo ufficio e nominato senatore dell'impero. Morì quasi centenario il 18 ottobre 1845.
Bibl.: Per Giacomo Domenico: Devic, Histoire de la vie et des travaux scientifiques et littéraires de J. D. Cassini IV, Clermont 1851.
Per la storia della carta del Cassini, vedi anche L. Gallois, L'Académie des sciences et les origines de la Carte de Cassini, in Annales de Géographie, XVIII, Parigi 1909, nn. 99 e 100.