CASSIO LONGINO (C. Cassius C. f. C. n. Longinus)
Tribuno militare nel 178 a. C., pretore nel 174, Decemvir agris dividundis nel 173. Console nel 171, egli aspirava al comando della guerra contro Perseo, scoppiata in quell'anno, ma la sorte favorì il suo collega P. Crasso, ed egli dovette accontentarsi di avere per provincia l'Italia. Recatosi nella Cisalpina con le sue legioni, mosse da Aquileia attraverso l'Istria verso l'Illiria, per portarsi di sua iniziativa, come si disse in Roma, sul teatro di guerra macedone. Il senato gli mandò l'ordine perentorio di retrocedere, ed egli ritornò devastando i territorî delle tribù dei Carni, degli Istri e degli Iapudi, che ne mossero lagnanza al senato. Questo li invitò a tornare quando C., il quale spirato l'anno del consolato s'era recato in Macedonia come tribuno militare, fosse rientrato in Roma. Ma egli era ancora in Macedonia nel 168. Censore nel 154 con M. Valerio Messalla, appaltò col collega la costruzione d'un teatro in pietra sul Palatino, ma il senato fece vendere i materiali e distruggere la parte costruita, tamquam inutile et nociturum publicis moribus. Il severo annalista L. Pisone Frugi lamentava che da questa censura fosse stata sradicata in Roma la pudicizia (Plinio, Nat. Hist., XVII, 244). Catone pronunciò forse contro di lui l'orazione Pro se contra C. Cassium, citata in Gellio, X, 14, 3.
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 1726; G. De Sanctis, Storia dei Romani, IV, i, Torino 1923, pp. 434, 615.