CASSIO LONGINO (C. Cassius Longinus)
Di padre a noi ignoto, nato prima dell'85 a. C. da famiglia patrizio-plebea. Sembra che la sua carriera politica si sia iniziata nel 54 a. C., anno in cui fu questore con Crasso nella guerra contro i Parti. Nel 53, come proquestore tenne una posizione forte sull'Eufrate, poi comandò una delle ali dell'esercito di Crasso nella battaglia di Carre e riuscì a salvarsi nel generale disastro. Come proquestore aveva il governo della Siria: ma dovendo provvisoriamente sostituire Crasso, tentò di riorganizzare le forze armate, e dominò un tentativo di rivolta degli Ebrei. Nello stesso anno, collaborando con Cicerone, che governava la Cilicia, ebbe qualche successo parziale contro i Parti e conquistò Pindenisso. Nel 49 a. C. fu tribuno, dopo aver evitato un processo per concussione, e fu incaricato da Pompeo di avvertire i consoli di mettere in salvo le casse pubbliche per l'imminente pericolo di Cesare. Nel 48 tentò, ma invano, di distruggere la flotta che teneva l'Adriatico per Cesare. Non è ben precisato se e quale altra parte abbia avuta nelle guerre civili: ma nell'aprile dello stesso anno, Cesare, quando passò in Oriente contro Farnace, si riconciliò con lui, e per potersene valere lo nominò suo legato. In quegli anni C. ebbe occasione di esprimere la sua devozione per la causa di Cesare in maniera apparentemente sincera, ma nel 44, nominato praetor peregrinus, forse deluso nelle sue ambizioni, fu l'anima della congiura che preparò l'assassinio di Cesare e fu anche uno degli esecutori materiali del fatto. Subito dopo la fine del dittatore sperimentò l'ostilità popolare e pochi giorni dopo si allontanò da Roma con Bruto. Il senato assegnò a Bruto la cura annonae, cioè la sovrintendenza agli approvvigionamenti in cereali dall'Asia, e a C. lo stesso ufficio per quanto si riferiva alla Sicilia: ma non avendo C. accettata la nomina, gli fu data Cirene. In questo ufficio, mentre Bruto era a Creta, raccolse una flotta tanto per la polizia contro i pirati, quanto per la probabile eventualità d'una guerra. Il dissidio dei cesaricidi, e massime di Bruto e C., con Antonio, diveniva sempre più acuto; d'altronde soltanto l'abilità di Cicerone doveva riuscire a evitare i gravissimi contrasti politici e giuridici che dovevano derivare per un lato dalla questione relativa all'eredità politica di Cesare, per l'altro dalla singolare posizione penale dei cesaricidi. C. si unì a Bruto per fare pubbliche dichiarazioni relativamente alle aspirazioni ch'essi avevano, in contradditorio con Antonio. Pochi mesi dopo C. ebbe, invece della Cirenaica, la Siria, con grande sdegno di Antonio. Mentre stava fervendo la lotta politica in Roma, C., che se ne rimaneva in Oriente, svolgendo la sua preparazione, fu proposto da Cicerone (febbraio 43) per un comando militare straordinario nella guerra contro Dolabella, che dopo aver catturato Smirne, faceva uccidere uno dei cesaricidi, Trebonio. La proposta di Cicerone non fu accolta subito, ma bensì nel periodo successivo alla battaglia di Modena, nonostante le proteste di Ottaviano. Mentre Cicerone, preoccupato della situazione italiana, faceva vive pressioni su C. per il suo ritorno a Roma, e non a torto, dacché si stava preparando il triumvirato fra Ottaviano, Antonio e Lepido, C. andava svolgendo con successo la campagna contro Dolabella, e ne ebbe facilmente ragione tanto che Dolabella si uccise. C., allora, pur progettando di passare in Egitto per punire Cleopatra, anticipando il piano di Ottaviano, sistemò le cose di Siria e Cilicia, e s'incontrò con Bruto a Smirne. Da quell'incontro, e dalle notizie che venivano da Roma, risultò un cambiamento di piani: C. si rivolse contro Rodi, che vinse per mare e per terra e saccheggiò. Sconfitto poi anche il re di Cappadocia, Ariobarzane, lo fece uccidere, sistemando così, parallelamente alla azione di Bruto in Licia, la posizione e le basi militari e civili della sua parte in Asia.
Dopo queste azioni era venuto (principio del 42 a. C.) il momento d'iniziare la campagna contro l'incombente minaccia del triumvirato nella penisola balcanica. Bruto e C. s' incontrarono a colloquio in Sardi e poi iniziarono la marcia verso l'Ellesponto e verso l'Europa. La marcia proseguì, appoggiata per un tratto dalla flotta, attraverso la Tracia, sino ai dintorni di Neapolis (Kavala). Nella prima battaglia di Filippi (23 ottobre del 42 a. C.) C., non sapendo che le legioni di Bruto avevano sconfitto l'ala sinistra del nemico e prevedendo la sconfitta dei suoi, non volle sopravvivere e si uccise. Il suo corpo fu subito trasportato nell'isola di Taso ed ivi fu bruciato.
Bibl.: Drumann-Groebe, Geschichte Roms, 2ª ed., II, Lipsia 1902, p. 98 segg.; F. Fröhlich, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 1727 segg. Notizie e accenni a C. anche in tutte le opere che trattano del periodo, e segnatamente, fra le recentissime, in T. Rice Holmes, The Roman Republic and the founder of the Roman Empire, Oxford 1923, e id., The architect of the Roman Empire, Oxford 1928.