CASSIODORO
Uomo politico e letterato, C. nacque a Squillace, in Calabria, tra il 480 e il 490 da famiglia nobile e fu avviato alla carriera politica dal padre, prefetto del pretorio di Teodorico. Il re goto lo nominò questore nel 507, console nel 514 e dal 523 magister officiorum, carica che mantenne, dopo la morte di Teodorico (526), sotto Atalarico. Si ritirò dalla vita pubblica nel 537, quando la guerra gotica era in pieno svolgimento; a quest'anno risale la pubblicazione delle Variae, una silloge di lettere scritte negli anni dell'attività politica per conto dei sovrani goti. Per Teodorico C. scrisse invece l'Historia Gothorum. Nel 550 è documentato a Costantinopoli a seguito di papa Vigilio, a cui aveva dedicato l'Expositio psalmorum.Ultimo esponente dell'Umanesimo antico, nonché appassionato propugnatore dell'ideale di fusione tra Romani e Goti, C. si dedicò agli otia letterari nelle pause della sua alterna vicenda pubblica. L'impegno religioso e il progetto di creare un grande centro di studi teologici presero forma soltanto nella fase più tarda della sua vita, quando, rientrato da Costantinopoli e ritiratosi a vita privata, intorno al 555 fondò in una delle proprietà della sua famiglia un monastero denominato Vivarium, dove visse fino alla morte, avvenuta nel 580 circa.Già nel 534 C. ebbe il progetto di fondare una scuola: nella Praefatio al primo libro delle Institutiones, C. stesso si dichiara, tra l'altro, coinvolto nel fallito tentativo di impiantare a Roma una biblioteca e un centro di studi cristiani, promosso da papa Agapito nel 536 (Inst., Praef., 3). Nella sua residenza romana C. doveva in ogni caso avere costituito una raccolta personale di una certa consistenza, in gran parte probabilmente dispersa nel corso dei disordini provocati dall'assedio goto della città intorno al 510 (Inst., II, 9, 15); poco o nulla comunque di questo patrimonio librario dovette confluire nella biblioteca di Vivarium.Il cenobio fu insediato in un possedimento lontano da centri abitati, recentemente localizzato su di un'altura nei pressi di Squillace. L'isolamento ne favorì molto probabilmente la rapida estinzione, intervenuta solo poco tempo dopo la morte del fondatore. Le ultime notizie che se ne possiedono sono contenute in due lettere scritte da Gregorio Magno intorno al 598 (Ep., VIII, 2-3; MGH. Epist., II, 1, 1893, pp. 32-33) e testimoniano che già in quel periodo il monastero doveva trovarsi in serie difficoltà; la distruzione e l'abbandono del sito datano molto probabilmente agli anni immediatamente successivi.La planimetria e l'assetto originale del complesso restano indefiniti; è certo però che sin dalla fondazione la comunità fu dotata di una biblioteca e di un'officina scrittoria destinata ad alimentarne i fondi. Della Vivarium cassiodoriana sopravvivono alcune immagini conservate in tre copie altomedievali di un'edizione illustrata delle Institutiones. La più antica rappresentazione pervenuta è inserita nel frontespizio del codice conservato a Bamberga (Staatsbibl., Patr. 61 HJ.IV.15, c. 29v), copia cassinese del sec. 8° tratta dal codex archetypus, revisionato dall'autore; repliche poco dissimili sono conservate in due manoscritti tedeschi rispettivamente a Kassel (Gesamthochschul-Bibl. Kassel-Landesbibl., theol. fol. 29, c. 26v, proveniente da Fulda) e a Würzburg (Universitätsbibl., M.p. theol. fol. 29, c. 32v). Nell'immagine compaiono due piccole chiese circondate da un corso d'acqua e una piscaria popolata di pesci, elemento quest'ultimo da cui derivava il nome del sito.Le Institutiones, sorta di manuale d'orientamento bibliotecario che C. compilò per l'uso dei monaci di Vivarium, forniscono più di un'indicazione circa la struttura della biblioteca. Conforme a un modello che conobbe in seguito una lunga tradizione presso le raccolte monastiche dell'Alto Medioevo occidentale, la collezione vivariana era ordinata in armaria numerati progressivamente e suddivisa per soggetti. I volumi in lingua greca - Vivarium fu tra l'altro un importante centro di traduzione - erano riposti in armario octavo (Inst., I, 8, 32); uno stipo analogo era presumibilmente riservato ai testi di medicina (Inst., I, 31, 7).Estremo tentativo di selezione e sistemazione del sapere antico, l'esperienza cassiodoriana fu all'origine, se non dell'invenzione, certo dell'adozione sistematica di una formula libraria destinata a conoscere un'eccezionale fortuna nella produzione manoscritta del Medioevo occidentale: il libro miscellaneo, contenitore organico di più testi, forma emblematica dell'eclettismo culturale praticato a Vivarium (Petrucci, 1986).Dalle Institutiones è possibile trarre anche qualche notizia sulle caratteristiche grafiche e ornamentali dei libri prodotti nell'officina scrittoria annessa alla biblioteca del monastero calabrese. Si trattava senz'altro di manoscritti dotati di una veste grafica assai sofisticata; il testo era spesso arricchito da simboli e figurine mnemotecniche che dovevano favorire il reperimento e la memorizzazione di passi particolarmente significativi (Inst., I, 26, 15). Molti di questi schémata, ridotti a puri inserti decorativi, popolano i margini o interrompono il testo di alcune copie altomedievali delle Institutiones; tra queste va ricordato il volume copiato, forse negli ultimi anni del sec. 9°, nello scriptorium di Nonantola (Parigi, Maz., 660).Non è chiaro se debbano farsi risalire a Vivarium i primi esperimenti di gerarchia grafica della pagina: l'uso cioè di diversificare per modulo e tipologie grafiche titoli e/o porzioni significative del testo. In questo caso - come ricerche assai recenti parrebbero suggerire (Troncarelli, 1987) - allo scriptorium cassiodoriano dovrebbe essere attribuita l'origine di una formula d'impaginazione che dalle scuole insulari sembra essersi trasmessa all'intera tradizione grafica dell'Europa medievale.Sotto diversi aspetti l'ornamentazione dei manoscritti vivariani non doveva discostarsi di molto dal repertorio di lettere zoomorfe e vezzi grafici che era comune ai centri di copia dell'Italia gota. Meno semplice da definire appare invece il ruolo assunto in questi manoscritti dall'illustrazione vera e propria. La presenza di un prototipo illustrato cassiodoriano è documentata dal fascicolo iniziale del Codex Amiatinus (Firenze, Laur., Amiat. 1), esemplato sul modello di una delle tre bibbie approntate per la biblioteca vivariana. Di frontespizi illustrati dovevano essere provvisti almeno una copia delle Institutiones (Courcelle, 1938; Holtz, 1986), un perduto testimone vivariano della boeziana Consolatio (Troncarelli, 1987) e ancora alcune copie dell'Expositio psalmorum e delle Variae (Houghton, 1975). In ogni caso, questo argomento non sarebbe sufficiente a dimostrare che all'attività dello scriptorium cassiodoriano fosse organicamente connesso il lavoro di un gruppo di miniatori. Alla veste decorativa dei codici di Vivarium è tuttavia da tempo collegato un passo delle Institutiones (I, 30, 3), messo in relazione con un presunto foglio disperso del prontuario dei motivi a intreccio utilizzati per le legature vivariane (Parigi, BN, lat. 12190, c. I; Nordenfalk, 1974); esistono però ottime ragioni per ritenere che la nota faccia riferimento a un vero e proprio repertorio iconografico.Parte dell'ingente patrimonio bibliotecario raccolto a Vivarium sopravvisse quasi certamente alla dispersione della comunità. Un nucleo rilevante della collezione dovette pervenire in Laterano o comunque a Roma, dove, qualche decennio più tardi, Benedetto Biscop (628-689) acquistò il Codex Grandior: la Bibbia in unico volume di grande formato che fece da modello per il Codex Amiatinus.Qualche altro volume dovette giungere, attraverso canali non precisati, nella biblioteca di Corbie; da questa abbazia proviene infine il solo documento decorativo che possa direttamente ascriversi allo scriptorium vivariano. Si tratta di un foglio isolato, reimpiegato in qualità di frontespizio in un codice prodotto a Corbie intorno alla metà del sec. 8° (Parigi, BN, lat. 12190). Il frammento, che appartenne molto probabilmente al fascicolo dei modelli per le legature del repertorio vivariano (Nordenfalk, 1974), raccoglie, in un compatto tessuto decorativo, una quantità di bande a intreccio. Nell'andamento dei nastri si riflettono motivi e forme molto diffusi, tra i secc. 5° e 6°, nei mosaici pavimentali dell'area mediterranea (per es. il nodo costantiniano).L'identificazione di codici eseguiti o semplicemente appartenuti alla biblioteca di Vivarium è argomento assai discusso. Allo stato attuale delle conoscenze, sembra tuttavia sicura, o quanto meno altamente probabile, l'origine vivariana del manoscritto contenente la versione latina del Commento al Cantico dei Cantici di Filone di Carpasia, annotata forse dallo stesso C. (Roma, BAV, Vat. lat. 5704; Troncarelli, 1985). Vivariani con buona ragione possono ritenersi, sulla base di un insieme di caratteristiche codicologiche e grafiche comuni, anche i manoscritti di Oxford (Bodl. Lib., Auct. T.II.26), di San Pietroburgo (Saltykov-Ščedrin, Q.v.I. 6-10; proveniente dalla biblioteca di Corbie) e di Verona (Bibl. Capitolare, XXXIX), mentre almeno per un altro manoscritto (Napoli, Bibl. Naz., Neap. lat. 2), eseguito in un centro di copia esterno a Vivarium, è lecito ipotizzare una possibile permanenza nella biblioteca cassiodoriana.
Bibl.:
Fonti. - Cassiodoro, Institutiones, a cura di R.A.B. Mynors, Oxford 1937 (rist. 1961).
Edd. in facsimile. - H. Vanderhoven, F. Masai, P.B. Corbett, Aux sources du monachisme bénédictin, I, La règle du Maître. Edition diplomatique des manuscrits latins 12205 et 12634 de Paris (Publications de Scriptorium, 3), Bruxelles e altrove 1953, pp. 60-67.
Letteratura critica. - O. Dobiache-Rojdestvensky, Le codex Q. v. I. 6-10 de la Bibliothèque publique de Leningrad, Speculum 5, 1930, pp. 21-48; id., Codices corbeienses lenopolitani. Histoire de l'atelier graphique de Corbie de 651 à 830 refletée par les manuscrits de Leningrad, Leningrad 1934, figg. 5, 6; P. Courcelle, Le site du monastère de Cassiodore, MAH 55, 1938, pp. 259-307; E.K. Rand, The New Cassiodorus, Speculum 13, 1938, pp. 433-447; P. Courcelle, Histoire d'un brouillon cassiodorien, Revue des études anciennes 44, 1942, pp. 65-86; id., Les lettres grecques en Occident. De Macrobe à Cassiodore (BEFAR, 159), Paris 19482 (1943), pp. 313-321; id., De la ''Regula Magistri'' au corpus vivarien des ''Chroniques'', Revue des études anciennes 56, 1954, pp. 424-428; C. Nordenfalk, Die spätantiken Zierbuchstaben (Die Bücherornamentik der Spätantike, 2), I, Stockholm 1970, pp. 162-180; id., Corbie and Cassiodorus. A Pattern Page Bearing on the Early History of Bookbinding, Pantheon 32, 1974, pp. 225-231; G. Houghton, Cassiodorus and Manuscript Illumination at Vivarium, Binghampton 1975; F. Avril, Y. Załuska, Manuscrits enluminés d'origine italienne, I, VIe-XIIe siècles, Paris 1980, pp. 3-5; J.H. Halporn, The Manuscripts of Cassiodorus ''Expositio Psalmorum'', Traditio 37, 1981, pp. 388-396; L. Viscido, Appunti sulla biblioteca di Vivarium, in id., Studi cassiodorei, Soveria Mannelli 1983, pp. 37-60; F. Troncarelli, Decora correctio. Un codice emendato da Cassiodoro?, Scrittura e civiltà 9, 1985, pp. 147-168; L. Holtz, Quelques aspects de la tradition et de la diffusion des Institutions, in Flavio Magno Aurelio Cassiodoro, "Atti della Settimana di studi, Cosenza-Squillace 1983", a cura di S. Leanza, Soveria Mannelli 1986, pp. 281-312; E. Zinzi, Linee e problemi nella letteratura sui luoghi cassiodorei in Calabria, ivi, pp. 453-474; A. Petrucci, Dal libro unitario al libro miscellaneo, in Società romana e impero tardoantico, IV, Tradizione dei classici. Trasformazioni della cultura, a cura di A. Giardina, Roma-Bari 1986, pp. 173-187; F. Troncarelli, ''Con la mano del cuore''. L'arte della memoria nei codici di Cassiodoro, QMed 11, 1986, pp. 22-58; G. Cavallo, Dallo scriptorium senza biblioteca alla biblioteca senza scriptorium, in Dall'eremo al cenobio. La civiltà monastica in Italia dalle origini all'età di Dante (Antica Madre, 10), Milano 1987, pp. 331-422: 336-337; F. Troncarelli, Boetiana Aetas. Modelli grafici e fortuna manoscritta della ''Consolatio Philosophiae'' tra IX e XII secolo (Biblioteca di scrittura e civiltà, 2), Alessandria 1987, pp. 31-57; id., I codici di Cassiodoro: le testimonianze più antiche, Scrittura e civiltà 12, 1988, pp. 7-99; C. Belting Ihm, Theophanic Images of Divine Majesty in Early Medieval Italian Church Decoration, in Italian Church Decoration of the Middle Ages and Early Renaissance, "Colloquium Held at the Villa Spelman, Firenze 1987", Bologna 1989, pp. 43-59.L. Speciale