CASSITI
. Popolazione di rozzi montanari abitanti nell'evo antico sull'orlo dell'altipiano iranico dove esso confina con la Babilonia e per qualche tratto ancora più addentro, specialmente però nelle montagne dello Zagros. È probabile che in origine abbiano abitato in tutto quel vasto territorio che si estende dall'Elam fino ai confini meridionali dell'Armenia. Da Strabone (XI, 11, 6) sono chiamati Κοσσατοι, da Curzio Rufo (IV, 12, 10) Cossaei, mentre i Babilonesi e Assiri scrivono il loro nome Kashshū. La più antica notizia storica sui Cassiti è un passo di un'iscrizione dalla quale risulta che il re Samsu-iluna della prima dinastia di Babele (1912-1901 a. C.) deve aver riportato una vittoria sopra di essi. Risulta inoltre, dal fatto che ricorrono nomi di persona cassiti in tavolette della prima dinastia, che in questo periodo stava avvenendo un'immigrazione pacifica e lenta dei montanari dell'orlo dell'altipiano nella pianura ricca e fertile. Approfittando della debolezza del potere statale in Babilonia, i Cassiti riuscirono, dopo varie incursioni felici a mano armata nella Babilonia, a sottomettere quasi tutto il paese e a mantenervi il proprio dominio per ben 576 anni, (1746-1171 a. C .). Ancora dopo che il paese si era liberato dal dominio straniero i Cassiti diedero parecchie noie ai re di Babilonia e di Assiria. Nabucadrezar I (1146-1123) intraprese contro di essi una scorreria e Assurnazirpal II di Assiria (883-859) se li trovò davanti quali truppe ausiliarie di Shadudu di Sukhi. Sennacheribbo di Assiria (705-681) intraprese nel 702 una campagna militare contro i Kashshū e i Yasubigalla. Essi non abbandonarono la loro vita di briganti neppure al tempo dei re persiani, i quali anzi pagavano loro un tributo per poter passare con le loro truppe attraverso il paese. Alessandro il Macedone conquistò il loro territorio: allora essi abitavano nella regione a S. della Media e a N. della Susiana. Non siamo affatto informati sul tipo antropologico dei Cassiti. La loro lingua non sembra essere affine a quella elamitica, parlata dagli Elamiti a SE. del loro territorio, e non era, probabilmente, neppure una lingua aria, quantunque abbia avuto certamente elementi arî, come dimostrano varî nomi di loro divinità. La lingua cassitaa ci è nota molto superficialmente attraverso una lista di nomi di re e persone cassiti con versione semitica e un vocabolario cassito-babilonese. Da questo apprendiamo, a titolo di esempio, che iasha significava "il paese", i che il nome per "terra" era miriash e che ianzi significava "il re". Durante il periodo cassitico in Babilonia i rozzi montanari dell'altipiano iranico assorbirono completamente la civiltà babilonese e adottarono anche la scrittura cuneiforme e la lingua del paese. Nella religione essi introdussero qualche divinità nazionale, come Shuqamuna, Shumalia e Tishpak di Dēr, ma mantennero qualcuno dei loro dei, i quali portano nomi di suono ariano, come Buriash (cfr. Βορέας) e Shuriash, dio del sole. I Cassiti introdussero in Babilonia un nuovo sistema di datazione e diffusero maggiormente di prima l'uso del cavallo. I re cassiti conferivano ai loro fedeli servitori grandi tenute mediante l'erezione di documenti giuridici su pietre di confine dette kudurru. I sigilli-cilindri di questo periodo ci mostrano gli abitanti del paese barbuti, con veste lunga, le cui maniche arrivano fino al gomito, e con una cintura attorno alla vita.
Bibl.: F. Delitzsch, Die Sprache der Kossäer, Lipsia 1884. Tutte le storie della Babilonia ne trattano nel capitolo dedicato al periodo dei Cassiti. Si veda l'articolo babilonia e assiria: Storia, e G. Furlani, La civiltà babilonese e assira, Roma 1929, pp. 81-84.