CASTEL CASTAGNA
(Castellum Castanee, Castrum Castonese nei docc. medievali)
Comune dell'Abruzzo (prov. Teramo), situato nella valle Siciliana o del Mavone.A km. 3 ca. dall'abitato, sull'antico sito di Ronzano, sorge la chiesa di S. Maria, che una bolla papale del 1183 (Bindi, 1889, p. 559) cita come oggetto di un contenzioso tra la diocesi di Penne e l'abbazia benedettina di S. Quirico ad Antrodoco; il silenzio delle fonti anteriori impedisce peraltro una qualsiasi ipotesi circa la sua data di fondazione. Conferma l'esistenza di una fase costruttiva romanica l'assetto attuale dell'edificio, le cui caratteristiche architettoniche trovano puntuali riscontri in costruzioni di area barese tra gli anni cinquanta e settanta del sec. 12° (Gavini, 1927; Bologna, 1983). L'unico altro dato cronologico certo è legato alla cornice che scandisce la conca absidale, dove un'iscrizione dipinta riporta la data del 1181, epoca alla quale la critica ha ancorato l'esecuzione della campagna decorativa comprendente gli affreschi absidali e quelli delle testate del transetto. Tra questi ultimi vanno considerati a parte gli affreschi del braccio sinistro, con scene del Giudizio (Arcangelo che pesa le anime, S. Pietro che apre la porta del paradiso ai beati e patriarchi con le anime in grembo), ipotizzati frutto di una ridipintura eseguita in seguito a un incendio (Bologna, 1983). Dal punto di vista stilistico essi si discostano infatti nettamente dalla restante decorazione, per avvicinarsi invece alla produzione pittorica abruzzese della fine del sec. 13° di più tradizionale derivazione bizantina, in particolare gli affreschi di Fossa. Pace (1969) sostiene invece che la data dell'iscrizione sia da leggere come 1281, postdatando quindi l'intera decorazione di un secolo.Dal punto di vista stilistico e iconografico, il ciclo presenta non poche anomalie rispetto alla coeva produzione centromeridionale italiana, come dimostra la rarità e originalità di alcuni elementi iconografici all'interno delle singole scene, la composizione delle stesse e, più in generale, la scelta degli episodi vetero e neotestamentari raffigurati e la loro collocazione all'interno del ciclo. Lo schema si svolge, dal transetto destro a quello sinistro, in un percorso escatologico che va dalla Creazione al Giudizio. Il fulcro tematico più consistente - come indica l'Annunciazione, con la Vergine coronata posta in posizione privilegiata nel settore centrale dell'abside, estrapolando l'episodio dalla normale sequenza narrativa - è costituito dagli episodi legati alla vita di Maria. Ciò è evidente nella testata del transetto destro, dove alle altre scene della Genesi seguono l'Annuncio ad Anna e Gioacchino, la Presentazione al Tempio di Maria, lo Sposalizio della Vergine e la Presentazione al Tempio, quest'ultima anticipata rispetto alla sequenza dell'abside. L'apparente disordine compositivo appare funzionale a un programma 'immaculistico' (Bologna, 1983, p. 192) di origine transalpina. La calotta absidale è occupata da Cristo in maestà che ascende al cielo entro la mandorla sostenuta da angeli e dal coro degli apostoli acclamanti, tra cui si inserisce l'Annunciazione; i registri inferiori dell'abside illustrano episodi dell'Infanzia di Cristo e della Passione.Il piglio narrativo delle scene, ricche di elementi desunti da testi apocrifi, a tratti svolto in maniera fortemente espressionistica e drammatizzata, elude la tradizione romana e la sua fedeltà a schemi bizantini per rispondere a suggestioni 'romanze' e prettamente occidentali. Il carattere più originale del ciclo di C. è infatti il presentarsi come un puro innesto di cultura nordica in suolo abruzzese, i cui confronti vanno quindi cercati in esemplari coevi e aggiornati d'Oltralpe, dove la cultura figurativa romanica, pur usufruendo ancora largamente di un sistema linearistico astrattizzante che avviluppa le forme in panneggi vorticosi, già sperimentava l'emergere di un certo plasticismo e dinamismo delle forme. Non si tratta quindi di un esemplare provinciale o attardato e i presunti arcaismi, come gli arti tubolari e spesso sproporzionati, la bidimensionalità di alcune figure e i fregi decorativi a nastro e geometrizzanti sono propri di una cultura ancora pienamente romanica.Le ipotesi circa il luogo di provenienza della bottega attiva a C. sono varie, pur nel concorde riferimento transalpino: si va dalla produzione vetraria francese (Bertaux, 1899; Toesca, 1927), a una più specifica cultura chartrense-mosana, arricchita di apporti meridionali, tra cui anche suggestioni della Catalogna romanica (Bologna, 1983), per arrivare all'ipotesi di Matthiae (1969), il quale, identificando un ambito germanico, in particolare tirolese, rende ragione alla indiscutibile componente ottoniana e postottoniana più volte notata e particolarmente evidente nel maestro attivo nell'abside, dove le figure, dal modulo facciale largo con i lunghi capelli scarmigliati, esprimono una forte partecipazione emotiva alle scene di più alto contenuto drammatico.Nell'absidiola destra si conservano alcuni affreschi del sec. 14° attribuiti al Maestro di Offida (Bologna, 1983). Degna di nota è infine la croce-reliquiario a doppia traversa, riconducibile alla produzione renano-mosana della seconda metà del sec. 12°, conservata nella sede comunale di C. (Gallo, 1983).
Bibl.: V. Bindi, Monumenti storici ed artistici degli Abruzzi, Napoli 1889, I, pp. 558-563; E. Bertaux, Due tesori di pitture medioevali. Santa Maria di Ronzano e San Pellegrino di Bominaco, Rassegna abruzzese di storia ed arte 3, 1899, pp. 107-125: 107-109; id., L'art dans l'Italie méridionale, Paris 1903 (19682), I, pp. 287-290; I.C. Gavini, Storia dell'architettura in Abruzzo, I, Milano-Roma [1927], pp. 196-200; Toesca, Medioevo, 1927, pp. 609, 843, 969; G. Rasetti, Il Giudizio Universale e la pittura medioevale abruzzese, Pescara 1935, pp. 110-114; E. Carli, Affreschi benedettini del XIII secolo in Abruzzo, Le Arti 1, 1938-1939, pp. 442-463: 450; R. Wagner-Rieger, Die italienische Baukunst zu Beginn der Gotik, II, Südund Mittelitalien (Publikationen des Österreichischen Kulturinstituts in Rom, 2), Graz-Köln 1957, p. 109ss.; F. Bologna, La pittura italiana delle origini, RomaDresden 1962, pp. 69-71; O. Demus, Romanische Wandmalerei, München 1968 (trad. it. Pittura murale romanica, Milano 1969), pp. 54-55; G. Matthiae, Pittura medievale abruzzese, Milano 1969, pp. 17-26; V. Pace, Su Santa Maria di Ronzano: problemi e proposte, Commentari 20, 1969, pp. 259-269; id., Note su alcune scene evangeliche nella pittura del Duecento in Abruzzo, ivi, 23, 1972, pp. 152-162; id., Profilo della pittura medievale abruzzese. (L'iconografia dei programmi absidali del XII e del XIII secolo), Abruzzo 14, 1976, 1, pp. 61-73; id., in L'art dans l'Italie méridionale. Aggiornamento dell'opera di Emile Bertaux, Roma 1978, IV, pp. 497-517; F. Bologna, Santa Maria ad Ronzanum, in La Valle Siciliana o del Mavone (Documenti dell'Abruzzo teramano, 1), Roma 1983, I, pp. 147-234; S. Gallo, Reliquiario della Vera Croce a Castel Castagna, ivi, pp. 263-269; L. Franchi Dell'Orto, Castel Castagna, ivi, II, Dizionario topografico e storico, pp. 472-478.S. Manacorda