CASTELAR y RIPOLL, Emilio
Letterato e uomo politico spagnolo, nato a Cadice l'8 settembre 1832, morto a San Pedro del Pinatar (Murcia) il 25 maggio 1899. Era professore di storia all'università di Madrid quando partecipò come giornalista alla lotta impegnata dai partiti democratici contro il governo della regina Isabella. Fondò e diresse nel 1864 un giornale che aveva appunto per titolo La Democracia e per tale sua attitudine battagliera fu destituito dalla cattedra. Nel 1866 fu compromesso gravemente in un tentativo insurrezionale e, per sottrarsi alla condanna capitale, dovette fuggire all'estero, rimpatriando solo dopo la caduta della regina Isabella. Si trovò allora in aperto contrasto coi marescialli Serrano e Prim, che miravano a sostituire il regime arbitrario dell'ex-regina con una ordinata monarchia costituzionale, mentre il C. voleva consolidare la repubblica.
Nelle Cortes del 1869 il C. capitanò pertanto con fervore il partito repubblicano e si segnalò, sia per una campagna fortunata in favore del riconoscimento legislativo della libertà dei culti, sia per le manifestazioni di clamorosa simpatia prodigate alla Francia, il cui territorio era allora invaso dagli eserciti tedeschi. Nell'ottobre del 1870 si recò anzi a Tours per portare al governo della difesa nazionale l'espressione della solidarietà dei repubblicani spagnoli. Avversò sistematicamente lo sfortunato tentativo di regno parlamentare costituito dal triennio in cui il duca d'Aosta sedette sul trono di Spagna col titolo di Amedeo I. All'indomani dell'abdicazione di Amedeo, il C. assunse il Ministero degli esteri nel governo repubblicano e si sforzò di ispirare fiducia, evitando la guerra civile, per esempio nella giornata del 23 aprile 1873. Presidente delle nuove Cortes, vi rappresentò un elemento moderatore, e nel settembre assunse la presidenza del Consiglio, fronteggiando con un certo coraggio le insurrezioni armate dei carlisti e dei cantonalisti, segnatamente nella sanguinosa rivolta di Cartagena. Seppe evitare, procedendo con grande prudenza in difficili trattative diplomatiche, un aperto conflitto con gli Stati Uniti d'America. Rimasto in minoranza di un voto alle Cortes, il 2 gennaio 1874 abbandonò il potere, che doveva ben presto essere assunto dal generale Pavía con un colpo di stato. Il C. tentò allora un accordo col capo del partito liberale, Sagasta, per dar vita a una repubblica conservatrice, affine a quella che il Thiers stava fondando appunto in Francia, ma alla fine del 1874 la proclamazione di Alfonso XIII a re costituzionale rompeva gl'indugi. Dapprima il C. assunse un atteggiamento intransigente verso la monarchia ristabilita, si dimise dalla cattedra e, eletto nel 1876 a far parte alle Cortes costituenti, mantenne integro il suo programma repubblicano. Peraltro, dopo qualche anno, il suo appoggio non mancò al Sagasta, quando presiedette un governo monarchico-liberale oggetto degli attacchi del partito conservatore di cui era capo autorevole il Cánovas del Castillo. Fu reputato il maggiore oratore politico della Spagna del suo tempo, per quanto gli si possa rimproverare una soverchia prolissità, che si riverbera anche nella sua copiosa opera di storico e di letterato. Tentò le sintesi storiche in La civilización en los cinco primeros siglos del Cristianismo (2ª ed., 1859-62, voll. 3), sorretto sempre dai suoi ideali democratici, che animano gli altri scritti: Defensa de la fórmula del progreso (1870), Historia del movimiento republicano en Europa (2ª ed., 1874, voll. 9); Cartas de política europea (1876, voll. 2); Discursos parlamentarios y políticos (ripubbl. nel 1912 in 2 volumi). Lo stesso calore, che ignora sovente il senso della misura, materia la prosa narrativa di La hermana de la Caridad (1862): Fra Filippo Lippi (1877-79, voll. 3); El suspiro del moro (1885-86, voll. 4) e le impressioni di Recuerdos de Italia (1872-74, voll. 2; trad. in italiano da P. Fanfani e D. Duca, Livorno 1882-84, voll. 2) e Un año en París (1876).
Bibl.: A. Sánchez del Real, E. C., su vida y su carácter, Madrid 1874; M. González Araco, C., su vida y su muerte, Madrid 1900; B. Herrera Ochoa, C., Madrid 1914.