CASTELLANETA
Località sulle pendici delle Murge meridionali, situata su un burrone molto profondo detto Gravina, tra Taranto e Bari, in località già abitata in età preistorica, come documentano rinvenimenti di ossa fossili di pachidermi e di schegge di selce avvenuti nel secolo scorso in località La Cute. Gli abitanti del luogo, come quelli della grotta Romanelli, vivevano in zone battute dall'ippopotamo, dal rinoceronte di Merck e dall'elefante. Dal periodo neolitico all'Età del Ferro la presenza dell'uomo a C. è testimoniata dalle cosiddette "grandi specchie", enormi cumuli di pietre informi che i grammatici latini del I sec. chiamano scorophiones, scorpiones, congeries lapidum, e che nel Medioevo ebbero il nome di speculae o speclae. Come i dolmen ed i menhir esse hanno carattere megalitico per la presenza di grandi massi; la loro destinazione è incerta; si è pensato a tombe di insigni personaggi, a posti di vedetta, ad abitazioni del tipo dei trulli; la loro distribuzione topografica dimostra però una coordinazione a scopo di difesa.
A 5 km dall'odierno abitato sono i resti di una cerchia di mura massicce entro la quale sono apparsi frammenti di ceramica che rivelano ben quattro strati: 1) Età del Bronzo, ceramica d'impasto grezzo che ha dato alcuni vasi neri, altri rossi, tutti lisci, eccetto qualche decorazione a rilievo; 2) Età del Ferro, sviluppo della tecnica precedente; 3) scarsissimi frammenti del IV e III sec. a. C.; 4) frammenti di ceramica àpula. Il territorio intorno a C. è ricco di scoperte archeologiche ma gli scavi vi sono stati condotti in modo disordinato.
In contrada Varsento sono stati scoperti resti di vasi e monete; vasi del VI-V sec. sono venuti alla luce in contrada Porto. Nella località Le Grotte in una tomba sono stati rinvenuti una lèkythos ed uno skỳphos a figure nere del IV sec. con scene di danza dionisiaca. Tombe scavate nella roccia hanno dato alla luce vasi del tipo cosiddetto di Egnatia nei quali la decorazione, applicata in bianco con lumeggiature gialle, ripete per lo più motivi di viticci e grappoli d'uva.
Bibl.: E. Mastrobuono, C. ed il suo territorio, Città di Castello 1943.