CASTELLI E "PFALZEN", REGNO DI GERMANIA
L'inizio della sovranità di Federico II di Hohenstaufen nel Regno di Germania può essere collocato nel 1212, l'anno in cui fece il suo ingresso per la prima volta in suolo tedesco. Il giovane, quasi diciottenne, era giunto a Costanza dalla Sicilia e a Francoforte, nel dicembre dello stesso anno, gli fu confermata la dignità reale. Dopo l'incoronazione Federico si trattenne in questo paese otto anni; qui prese in mano le redini del governo e ne definì l'organizzazione, riuscì inoltre a procurare al figlio Enrico (VII) la corona tedesca. Dopo l'incoronazione imperiale, nel 1220, Federico tornò un'altra volta nel Regno settentrionale, quando la ribellione del figlio rese necessaria la sua presenza nel 1235. Dopo aver pronunciato la sua sentenza e aver regolato i rapporti a nord delle Alpi, nel febbraio del 1237 ‒ interrompendo la campagna che aveva intrapreso contro i lombardi ‒ si recò a Vienna per presenziare all'incoronazione del suo secondogenito Corrado. Tornato a Spira per la conferma di quest'elezione, nell'autunno del 1237 partì alla volta del Sud e non rivide più le terre settentrionali del suo Impero. Questo secondo soggiorno dell'imperatore in Germania non era durato più di due anni, un lasso di tempo troppo breve perché fossero avviate imprese edilizie di ampia portata. Quindi è difficile stabilire in che misura le disposizioni legislative contenute nella Confoederatio cum principibus ecclesiasticis, del 1220, e nello Statutum in favorem principum, del 1231-1232, abbiano potuto influenzare la costruzione di castelli in questo territorio.
Precedentemente, dopo la morte del padre Enrico VI nel 1197, in virtù di una doppia elezione sfortunata, erano ascesi al trono prima lo staufico Filippo di Svevia e, dopo il suo assassinio nel 1208, il guelfo Ottone IV: non sono però state tramandate imprese edilizie durature promosse dietro loro impulso. Mentre era ancora impegnato nella crociata Federico I Barbarossa aveva raccomandato al figlio di occuparsi del completamento del palazzo imperiale di Kaiserswerth (Reno). Sotto Filippo di Svevia dovettero essere eseguiti lavori nei castelli di Landkron (Ahr) e Trifels (Palatinato), tuttavia non siamo in possesso di informazioni più precise su queste iniziative.
Da quanto si desume dal suo testamento, Ottone IV aveva fatto costruire sull'Harzburg (Harz) una torre, destinata presumibilmente ad accogliere le insegne imperiali, e forse fu coinvolto anche nei lavori della cappella del Saalhof a Francoforte sul Meno, anche se permangono incertezze a proposito della sua datazione.
Volendo valutare i risultati ottenuti da Federico II nella costruzione di Pfalzen (residenze reali) e castelli, è opportuno seguire l'itinerario percorso dal sovrano. È possibile, infatti, individuare con chiarezza alcuni punti chiave sul Reno, a Worms, Spira, Hagenau e inoltre intorno a Norimberga, a Ulma e Augusta con irradiazioni verso Ratisbona ed Eger. A questi centri si aggiungono altri luoghi come Francoforte, Magonza, Boppard, Würzburg e Wimpfen, come pure Colonia e Aquisgrana, lungo il corso inferiore del Reno, e a nord intorno a Erfurt. Non è provato che Federico, durante il suo regno, abbia promosso o avviato la costruzione di Pfalzen o castelli nelle località menzionate. Tuttavia, sotto la sua sovranità, perlomeno la costruzione di castelli conobbe un particolare slancio e raggiunse palesemente livelli altissimi.
Il lungo dominio del nonno Federico Barbarossa e quello breve del padre Enrico VI avevano già impresso al castello nobiliare altomedievale le sue caratteristiche fondamentali configurandone l'aspetto in modo deciso. Peraltro l'età di Federico II portò in tutti i territori innovazioni molto importanti e determinò l'ulteriore sviluppo di quanto era stato già avviato, per cui questa fase può essere definita la seconda grande 'epoca dei castelli' dell'Alto Medioevo. Anche i membri del seguito dell'imperatore e del re, compresi i ministeriali, avevano innalzato castelli degni di nota. Non solo l'alta nobiltà e le antiche casate comitali, ma anche la piccola nobiltà si impegnò senza eccezione nella costruzione di castelli, per cui Federico si ritrovò già con un'eredità importante lasciata dai suoi antenati.
Per quanto concerne lo stile architettonico predominante, quest'epoca coincide con quel fenomeno che in precedenza veniva spesso definito 'stile di transizione', che rivela un quadro sorprendentemente ricco e variegato determinatosi in seguito all'affrancamento dal romanico declinante sotto l'impatto del gotico proveniente da occidente.
Due edifici sacri monumentali legati alla casata degli Hohenstaufen testimoniano simbolicamente il carattere dell'architettura del tempo soggetto alla duplice influenza del romanico e del gotico: la chiesa di S. Elisabetta a Marburgo (Lahn) e il corpo occidentale del duomo di Magonza (Reno), che rappresentano due esempi illustri di questo XIII sec. così ricco di risultati sul piano artistico.
Il 1o maggio del 1236 Federico II fece esumare pubblicamente a Marburgo le ossa di Elisabetta di Turingia, dichiarata santa l'anno precedente, e presenziò alla posa della prima pietra della chiesa che sarebbe stata edificata in suo onore. La pianta dell'edificio e il suo ricco corredo formale di nuova concezione caratterizzano la prima chiesa gotica dell'Impero e traducono liberamente l'impianto renano a triconca in forme stilistiche gotiche di impronta occidentale. Solo pochi anni più tardi, il 4 luglio 1239, fu consacrato il grandioso corpo occidentale del duomo di Magonza. A questa cerimonia, in rappresentanza dell'imperatore, a fianco del procuratore imperiale, l'arcivescovo di Magonza Sigfrido III, partecipò il figlio di Federico allora undicenne, Corrado IV, eletto re di Germania. Nella zona occidentale dell'abside è adottata nuovamente la pianta a triconca, rivestita qui delle esuberanti forme decorative del tardoromanico renano che rappresenta l'apogeo architettonico dell'età imperiale tedesca. Quindi entrambi gli edifici sacri simboleggiano le strade imboccate dall'architettura all'epoca dell'imperatore Federico II, da un lato come estrema possibilità di elaborazione formale, dall'altro come punto di partenza di sviluppi artistici che in seguito si rispecchieranno anche nell'edilizia profana.
Nell'ambito delle Pfalzen, tra le realizzazioni più importanti che Federico II trovò già ampiamente compiute meritano di essere menzionate soprattutto Gelnhausen, Hagenau e Kaiserslautern. A Nimega e Ingelheim, come pure a Kaiserslautern, l'attività edilizia di Federico Barbarossa è tramandata in modo attendibile, mentre per quanto riguarda Goslar probabilmente si potrà ricostruire. Anche l'avvio dei lavori a Norimberga, Eger, Wimpfen e Seligenstadt nel XII sec. può essere desunto dalle forme architettoniche adottate. Kaiserswerth dev'essere stata ultimata sotto Enrico VI come stazione doganale. Poiché la costruzione delle Pfalzen, sul finire del secolo, doveva aver raggiunto uno stadio di sviluppo molto avanzato, o era addirittura già conclusa, durante il regno del giovane imperatore non emersero aspetti nuovi. Le Pfalzen, con i loro terreni di grandi o più modeste dimensioni, erano ormai ultimate: testimoniavano la pienezza del potere dei sovrani e corrispondevano alla loro funzione, erano state organizzate ‒ è, per esempio, il caso di Hagenau ‒ come centri imperiali, dotati di una sontuosa cappella in cui custodire temporaneamente i tesori imperiali. Compiti di natura particolare determinarono palesemente la tipologia costruttiva del palazzo di Seligenstadt e del castello imperiale di Trifels (usato anche come prigione), mentre per l'insolita estensione della Pfalz di Wimpfen (Neckar) finora non è stata trovata alcuna spiegazione convincente.
Volendo ampliare la prospettiva, si può notare come già l'avversario di Federico Barbarossa, il duca Enrico il Leone, avesse edificato a Brunswick (Bassa Sassonia) la sua Pfalz, che raggiunse dimensioni imperiali, e anche i langravi di Turingia in qualità di principi dell'Impero avevano realizzato ambiziosi progetti edilizi nella Wartburg (Turingia), in particolare il celebre palazzo, come pure nella Neuenburg (Unstrut) e nel Weissensee (Turingia). Nei decenni intorno alla svolta del secolo dominò con ogni evidenza una vera e propria atmosfera di risveglio, che contagiò i sudditi di imperatori e sovrani e spronò all'imitazione perfino i ministeriali, anche in campo architettonico. Al nipote di Federico Barbarossa, di conseguenza, nell'ambito della costruzione delle Pfalzen fu riservata soprattutto un'attività di integrazione degli edifici, a Kaiserslautern, forse a Wimpfen, a Seligenstadt e anche a Trifels. La grande epoca della costruzione delle Pfalzen era ormai trascorsa, mentre per quanto riguarda i castelli si può registrare ancora una volta un potente slancio edilizio in tutto il territorio imperiale.
Tornando a esaminare quali impianti di Pfalzen e castelli si possano far risalire a Federico II, è opportuno considerare che riguardo all'attività edilizia in questo paese non sono state tramandate testimonianze documentarie accertate o notizie di cronache, per cui ‒ al contrario dell'area meridionale dell'Impero, ossia il Regno di Sicilia ‒ qualsiasi dichiarazione in tal senso deve più o meno appoggiarsi su congetture.
A Kaiserslautern, la prima Pfalz di Federico Barbarossa, Federico II trovò con ogni probabilità gli edifici del palazzo e della cappella già ultimati, tuttavia vi fece eseguire trasformazioni e restauri che arricchirono in modo determinante l'aspetto dell'impianto. Purtroppo, in questo caso, sia lo stato attuale delle strutture sia la lacunosità delle fonti non consentono un'esatta ricostruzione; infatti, in seguito a pesanti distruzioni si sono conservate solo modeste vestigia dei vari fabbricati. Solamente due disegni risalenti al Settecento consentono di farsi un'idea dell'architettura degli edifici che anticamente facevano parte della Pfalz. Sulla scorta dei disegni, si hanno fondati motivi per far risalire a Federico II l'alto rivestimento situato nel punto di raccordo orientale con il palazzo di Federico Barbarossa, con alte aperture a monofora, collocato davanti alla parete meridionale della cappella restrostante (una doppia cappella?).
Questa parete antistante, che supera in altezza il vicino palazzo, lasciava libere nella zona inferiore le finestre della cappella inserite entro grandi archi ciechi e nella zona superiore si concludeva con una serie di arcate che comprendeva dieci aperture, a sesto acuto, con colonne, che si estendeva per tutta l'ampiezza dell'edificio. La parete posteriore riconoscibile nella zona retrostante, è da ritenersi il lato settentrionale finestrato di questo salone, che si apre anche verso oriente. Dunque, in questo edificio sarebbe stato realizzato un esempio, unico nell'architettura tedesca di palazzi, di salone elevato, a padiglione, illuminato da tre lati. Una serie di pilastri all'interno potrebbe aver sorretto la struttura del tetto e quindi potrebbe far pensare a una doppia navata. Una galleria ad arcatelle intesa come puro elemento decorativo qui avrebbe avuto poco senso; si potrebbe ipotizzare un accesso attraverso una torre scalare a chiocciola, riconoscibile da alcune vestigia. Quest'impianto, quindi, potrebbe essere descritto come la sovrapposizione di un salone su una doppia cappella più antica databile agli anni Trenta del XIII secolo. Quest'ipotesi è confermata anche da alcuni capitelli provenienti dalle arcate il cui fogliame a boccioli in stile gotico ben si adatta a questo contesto. Alla luce di queste congetture, dovrebbe essere localizzato qui l'unico contributo ‒ tuttavia estremamente caratteristico ‒ dell'imperatore all'architettura delle Pfalzen in area tedesca.
È da lungo tempo oggetto di controversie la datazione della Pfalz di Wimpfen. Essendo la più grande Pfalz riconducibile agli Hohenstaufen, munita di tre torri, con un grande palazzo e una cappella annessa a navata unica, con una porta turrita, case e muri di cinta coevi, ha conservato tratti essenziali risalenti all'epoca di fondazione. Fra le sue mura, nel 1235, si consumò un evento memorabile: il re ribelle Enrico (VII) fu costretto a sottomettersi al padre imperatore. Molti elementi inducono a ritenere che già Federico Barbarossa abbia intrapreso la costruzione della Pfalz, poi ultimata sotto i suoi successori. Le caratteristiche formali antiquate della serie di finestre che si aprono nel salone del palazzo sono sufficienti a suggerire una simile conclusione, sebbene si riscontrino anche elementi decorativi più evoluti. D'altra parte, l'idea di una committenza del re Enrico (VII), nato nel 1211, o di Federico II, che avrebbe costruito adottando forme del tempo del Barbarossa, è da escludere come congettura non fondata.
I corpi principali del palazzo e della cappella palatina sono disposti in linea retta lungo il fronte del fiume Neckar, accanto alla Torre Rossa, che a causa del suo corredo interno differenziato è ritenuta verosimilmente una ridotta imperiale. In questo caso potrebbe essere considerata un'opera di Federico II.
Il palazzo ‒ per quanto è ancora riconoscibile dalle arcate delle finestre ‒ è assimilabile all'antico modello architettonico delle Pfalzen staufiche, mentre la cappella è di una sorprendente semplicità. Non si può parlare di una diretta influenza dell'imperatore, a eccezione della Torre Rossa, e l'ipotesi di una concezione della Pfalz di Wimpfen risalente a Barbarossa in questo caso appare molto plausibile.
Nella stessa prospettiva può essere inquadrato il palazzo di Seligenstadt (Meno), dove forme più antiche del tardo XII sec., in alcune finestre del salone inserite nelle arcate che affacciano sul fiume, contrastano con le più moderne strombature delle porte in stile protogotico, dai profili netti, rivolte verso l'altana antistante (si tratta, comunque, di elementi inseriti successivamente). Questo fronte di edificio a sala rivolto verso il Meno, unica traccia sopravvissuta dell'impianto originario, rappresenta un raro esempio di castello di caccia staufico, anche se un confronto con il castello di Gravina in Puglia non trova nessun punto d'appoggio: l'assenza dei muri d'ala posteriori, che potrebbero testimoniare un antico impianto a corte rettangolare, non consente di fare paragoni.
Di conseguenza, solo le due porte menzionate di origine più tarda potrebbero appartenere all'epoca di Federico II, che forse ha dato la sua impronta a questa costruzione risalente all'età di Barbarossa aggiungendo l'avancorpo dell'altana durante il suo secondo soggiorno in Germania. Anche in questo caso non può essere verificata l'ipotesi che Federico II abbia adottato intenzionalmente forme architettoniche del periodo di suo nonno. Una misteriosa rovina architettonica del principio del XIII sec., chiamata castello di Osterlant, situata nelle vicinanze di Oschatz e in Sassonia, è stata interpretata ‒ senza che vi siano riferimenti agli Hohenstaufen ‒ come castello di caccia.
Le forme architettoniche più nobili dell'epoca di Federico II, nell'area settentrionale dell'Impero, si incontrano nelle Pfalzen di Norimberga (Franconia) ed Eger (Boemia). In entrambi i luoghi sotto Federico Barbarossa sono state realizzate importanti opere architettoniche, di cui sono sopravvissuti resti ragguardevoli. In tutti e due i casi si tratta di doppie cappelle, in particolare i luminosi piani superiori, che in base all'esame delle forme stilistiche potrebbero essere riconducibili al principio del XIII sec., anche se le opinioni degli studiosi sono da lungo tempo contrastanti. In entrambi i casi, alle cappelle inferiori in forme architettoniche massicce, dalla pesante ornamentazione romanica, fanno riscontro spazi superiori eleganti, che mostrano una sensibilità 'gotica' e non possono essere ascritti senza esitazioni al medesimo periodo costruttivo. Ciò nonostante la concezione architettonica e spaziale consente di riconoscere un atteggiamento di fondo unitario, che si esprime nell'ambiente a quattro pilastri con apertura centrale di raccordo. Solo a Norimberga nella zona ovest è inserita una piccola tribuna. D'altra parte, l'ornamentazione architettonica dei piani superiori appare a tal punto evoluta che potrebbe essere plausibile una loro origine più tarda: tuttavia, attualmente, è accolta in genere l'ipotesi di un'epoca di costruzione unitaria. Invece nella doppia cappella principesca di Landsberg (presso Halle), sorta intorno al 1200, le due zone sono molto più affini e quindi sono senz'altro riconducibili a un'origine unitaria in senso cronologico. Se questo valesse anche per Norimberga e per Eger, le due cappelle potrebbero essere ascritte all'epoca di Federico II, anche se in nessun caso è garantita un'influenza diretta dell'imperatore, che potrebbe essere provata unicamente sulla base delle caratteristiche stilistiche.
Il possente castello imperiale di Trifels si colloca, sotto certi punti di vista, al confine fra Pfalz e castello. Essendo una fondazione precoce, acquisì già un ruolo importante verso la fine del dominio salico, quando nel 1125 vi furono depositati per la prima volta i tesori imperiali. Vestigia architettoniche saliche di notevoli dimensioni sono venute alla luce grazie agli scavi condotti in loco. La fase costruttiva più importante coincide comunque con l'età sveva e molti indizi inducono a ritenere che il castello, alla fine del sec. XII, si sia arricchito della sua opera architettonica più significativa, la robusta torre della cappella, che si è conservata fino a oggi. Questo mastio riuniva nelle sue mura contenuti sacri e profani, ma la sua destinazione più prestigiosa era la (temporanea) custodia del tesoro imperiale (v.). Lo testimonia la struttura a tre ordini, che ricorda la cappella di Hagenau e suggerisce la possibile datazione della costruzione al tardo XII secolo.
Verso la fine del suo secondo soggiorno in Germania Federico II riorganizzò l'amministrazione dell'area di Trifels, dopo aver destinato già nel 1219 le rendite della zecca di Annweiler alla sua manutenzione. Prima di tornare in Italia vi sistemò come burgravi suoi uomini fidati, provenienti soprattutto dalle fila dell'Ordine teutonico, e a loro affidò importanti funzioni sia qui sia in Alsazia, una circostanza che già di per sé dimostra come l'importanza del castello trascendesse i confini regionali. Inoltre l'imperatore arricchì Trifels ‒ analogamente a Kaiserslautern ‒ di uno splendido salone, di cui ancora parlavano con grande ammirazione i cronisti più tardi.
Questa nuova sala, una sopraelevazione del palazzo già esistente (salico nella struttura inferiore), occupava probabilmente l'intera superficie del plateau di roccia con forma poligonale irregolare a nord della torre, era a più navate e aveva un soffitto a volta (all'epoca si trattava ancora di una rarità); inoltre era contrassegnata da grande ricchezza di materiali e da una raffinata decorazione architettonica. Purtroppo questo sfarzo, di cui hanno riferito ancora testimoni oculari di epoca moderna, è andato completamente distrutto, per cui se ne potrebbe avere un'idea solo in base ai tentativi di ricostruzione. Sono emersi dagli scavi resti della preziosa decorazione ‒ capitelli e frammenti architettonici in gotico avanzato ‒ che consentono di datare questi interventi all'ultimo decennio del dominio imperiale. Malgrado l'assenza di notizie documentarie, si può supporre che Federico II abbia promosso qui a Trifels una delle ultime grandi imprese edilizie del suo regno a nord delle Alpi, o addirittura si potrebbe pensare già a una committenza di Corrado IV. A proposito del carattere stilistico dell'opera, si può nuovamente constatare la tendenza gotica evoluta dell'apparato formale, che documenta un aperto contrasto con il repertorio formale più antico dell'epoca del Barbarossa e appare particolarmente caratteristica per il periodo in cui è sorta.
A questo punto, bisogna spostare lo sguardo dalle Pfalzen ai castelli coevi situati nell'area settentrionale dell'Impero, architetture la cui fisionomia nel paesaggio è oggi contrassegnata prevalentemente da rovine. Si tratta di strutture che appaiono prive il più delle volte dei tetti e del coronamento superiore delle mura, delle torri e dell'antico trattamento delle grandi superfici murarie. Questo elemento è tanto più negativo in quanto per l'Alto Medioevo non esistono raffigurazioni di castelli. Quindi le immagini sono influenzate spesso dall'impressione di romantiche rovine, in linea con l'idea che l'Ottocento ebbe di questi monumenti. Di conseguenza, quando si risvegliò il desiderio di ricostruirle secondo lo stato originario, ci si attenne spesso all'immagine delle sovrapposizioni tardomedievali con grande varietà di coperture, così da vivacizzare, grazie alla loro multiforme contrapposizione, le superfici parietali compatte e sobrie.
Poiché agli studiosi in un primo tempo è rimasto precluso l'originale aspetto dei castelli, le ricerche su queste costruzioni si sono concentrate in larga misura sulle forme delle piante, per ricavarne un sistema organico in base a un intenso studio condotto sulla molteplicità delle configurazioni. Il risultato presenta una certa unilateralità, in quanto il valore di questa serie di piante, prese in considerazione in numero considerevole, è spesso assolutizzato. Per esempio, la forma dell'impianto del complesso di Trifels, tanto più che è situato in un territorio non pianeggiante, si mantiene dipendente dalla concezione di fondo e dalla definizione della pianta basata su questa stessa, ma è l'alzato architettonico a completare la composizione e l'effetto delle masse architettoniche dell'opera.
Nel XII sec. la pianta per lo più seguiva, senza fissare regole determinate, linee di contorno arrotondate, alle quali si contrapposero ben presto esempi delimitati da linee spezzate in senso poligonale e anche rettilinee. In seguito sono subentrate, secondo una formulazione più coerente ‒ ciò avvenne per lo più nel XIII sec. ‒ piante che si avvicinavano in modo più regolare a concezioni quadrate o rettangolari di tipo geometrico, senza che vi sia stato uno sviluppo evidente. Queste piante, sotto l'influsso di modelli francesi, possono essere accompagnate in casi isolati da torri rotonde o angolari. Le piante di castelli incentrate sull'ottagono, come forma di base regolare, trasmettono un'impressione speculativo-geometrica. Anche se si tratta di esempi rari, questa serie di costruzioni ha ottenuto una notevole attenzione a causa del confronto, spesso ribadito, con architetture meridionali, come Enna e Castel del Monte. A questo gruppo sono riconducibili Egisheim, Kilchberg, Steinsberg e altri, che sono oggetto di molteplici congetture. È ben conservata solo la torre di Steinsberg, il che rende particolarmente difficile la valutazione del fenomeno. In ogni caso durante il regno di Federico II non si riscontrano nella struttura dei castelli influenze di particolare intensità provenienti dal Nord in direzione dell'Italia, né in senso inverso.
L'esame degli elementi strutturali più importanti dei castelli nobiliari altomedievali risalenti a questo periodo apre ulteriori prospettive. La torre principale, il battifredo (in tedesco Bergfried), era derivata già nel XII sec. dalla più antica casa-torre. Accanto a modesti accorgimenti utili in caso d'assedio, come per esempio le finestre, un camino e una latrina, non possedeva nulla all'infuori dei dispositivi per organizzare la resistenza concepiti in senso verticale, in cima alla torre, per consentire la difesa dalla sua piattaforma. La forma della pianta non seguiva regole fisse, infatti esistevano torri quadrangolari, poligonali e anche rotonde. Caratterizza la torre lo spessore notevole dei muri, da 3 a 4 m, che decresce procedendo verso l'alto, l'altezza di circa 20-30 m e il sistema di costruzione solido, spesso rivestito in opus rusticum. Nella parte sottostante si trovava il carcere. L'accesso alle torri, per ragioni di sicurezza, era situato a un'altezza che poteva arrivare fino a 10 m dal suolo, e avveniva, come anche per i piani superiori in genere coperti a volta, attraverso scale a pioli o in muratura. Per concludere, il battifredo nella società medievale incarnava il castello per antonomasia, con i suoi compiti di vigilanza e di difesa.
Il palazzo o Palas era adibito a scopi abitativi e di rappresentanza, e ad esso era spesso associato anche un altro edificio d'abitazione. Al pianterreno regolamentare si sovrapponevano uno o due piani, di cui il primo era occupato da una sala più o meno spaziosa, che all'epoca di Federico II per lo più era caratterizzata da finestre riccamente decorate e da dispositivi per il riscaldamento. L'accesso era consentito da scale esterne che conducevano direttamente al salone. Nel piano superiore si trovavano presumibilmente altri vani destinati ad abitazione o adibiti ai servizi.
In molti casi nel corpo dell'edificio rientrava anche una cappella, di norma strettamente connessa al palazzo. Le sue dimensioni e il tipo di struttura non erano subordinati a nessuna prescrizione particolare: potevano essere ambienti separati adibiti al culto, all'interno della porta turrita o del palazzo, o edifici a sé stanti di dimensioni considerevoli. Anche nelle Pfalzen compaiono doppie cappelle, per esempio nella cappella già menzionata di Landsberg e nel castello dei langravi a Neuenburg (Unstrut), risalente al primo terzo del sec. XIII, che mostra reminiscenze di elementi decorativi e architettonici renani.
Alloggi per la servitù, fabbricati rurali e stalle, che il più delle volte non si sono conservati, completavano il quadro d'insieme. Un muro di cinta dalla struttura compatta, che poteva raggiungere un'altezza di 10 m, racchiudeva il castello. L'accesso al cortile del castello, che conteneva una fontana o una cisterna, era consentito attraverso un edificio con porta o una porta turrita. In questo periodo sono ancora rari i recinti esterni concepiti come seconda linea difensiva o addirittura una bassa corte collocata in una zona antistante con case per gli amministratori del castello, secondo l'esempio di Gräfenstein (Palatinato). Gli sporti in pietra con fenditure da cui si gettavano liquidi e pietre a scopo difensivo sono considerati un'acquisizione delle crociate. Trincee e altre fortificazioni avanzate o un ricetto occupavano il terreno esterno.
Passiamo a esaminare quali ulteriori sviluppi contraddistinguano i castelli del XIII sec. rispetto a quelli risalenti all'età di Federico Barbarossa. In questa prospettiva, oltre ai castelli più imponenti delle famiglie dinastiche, devono essere inclusi anche quelli delle casate nobiliari ascese a posizioni di potere e di prestigio, ai quali si affiancano i castelli appartenenti alle famiglie dei ministeriali e le residenze della piccola nobiltà. Tipici del XIII sec. sono alcuni nomi di castelli che spesso contengono termini come -stein, Fels- o -eck, che alludono alla posizione esposta di questi edifici. Una chiara linea di sviluppo della pianta, che si presenta spesso compatta, emerge dalla concentrazione delle opere di difesa sul versante del monte, talvolta collegate a un muro di protezione, e nella posizione diagonale del battifredo.
I castelli della piccola nobiltà si presentano di norma come edifici a torre, o anche come castelli 'a motta' ‒ torri situate in cima a colline artificiali ‒ circondati da mura di difesa. Nei castelli nobiliari del Duecento è possibile individuare linee di sviluppo ulteriore in quasi tutti i singoli aspetti. Il castello nobiliare altomedievale, già ampiamente definito nel XII sec., riceve ora la sua ultima formulazione valida prima della comparsa del vero e proprio stile gotico. Anche gli influssi provenienti da occidente, dalla struttura dei castelli francesi risalenti all'età di Filippo II Augusto, contribuiscono a determinare quest'evoluzione. In particolare i masti rotondi francesi con ordini a volta, che derivano dal Louvre di Parigi, sono all'origine di queste innovazioni. Besigheim (Neckar) e Reichenberg (presso Backnang) possono essere menzionati come esempi di questi sviluppi. A proposito del cambiamento della pianta interna delle torri messo in atto a Coucy (Aisne), si possono segnalare Staufeneck (Rems) e Krautheim (Jagst).
Altri requisiti peculiari dei castelli risalenti a questa fase tarda possono essere illustrati da esempi di castelli della Franconia: mentre a Krautheim, nel primo decennio del XIII sec., l'antico modello della pianta poligonale di Gelnhausen esercita ancora un'influenza determinante, a Brauneck (Steinach) i muri di difesa rettilinei con porte e retrostante battifredo sono orientati verso il lato della montagna, e i muri di cinta su entrambi i lati si congiungono ad angolo retto. Questo castello, che risale al 1220-1230 circa, apparteneva a Corrado di Hohenlohe, uno dei fedeli dell'imperatore, che l'accompagnò nella crociata in Terrasanta e ricevette diritti e cariche anche in Italia. Purtroppo solo poche parti dell'imponente fondazione originaria si sono conservate, e questo vale anche per le forme decorative dell'impianto che dovettero essere senz'altro molto ricche.
Wildenberg (Baviera) rappresenta un esempio di sopraelevazione di un palazzo: sopra il pianterreno più antico è stato edificato un altro sontuoso salone, le cui ampie finestre sottolineate da arcate suggeriscono una datazione al quarto decennio del XIII secolo. Lo stesso fenomeno si è verificato, anche se in scala minore, a Krautheim, dove il nuovo salone superava il coro della cappella e presentava anch'esso pregevoli gruppi di finestre. A Wertheim (Meno) in questo periodo viene costruito un nuovo edificio a sala, nelle cui forme evolute si preannuncia già il gotico. Un proficuo tema di studio è tuttora il grande edificio a sala di Girbaden (Alsazia), risalente al XIII sec., che forse si potrebbe ascrivere all'imperatore o a Enrico (VII). I castelli comitali di Vianden (Lussemburgo) e di Rothenburg (Kyffhäuser) testimoniano che anche altrove, all'epoca, sono stati costruiti altri splendidi edifici a sala. Il modello rettangolare cuneiforme dei tipici impianti di Leofels (Jagst), Thierberg e Stetten (Kocher), che presentano forme planimetriche regolari e torri a pianta quadrata, illustrano come le consuetudini architettoniche dei castelli delle grandi dinastie si riflettano nei castelli imperiali di dimensioni minori e in quelli dei ministeriali. Questi obiettivi sono risolti in chiave rappresentativa a Colmberg (Frankenhöhe). Tra le costruzioni menzionate soprattutto Leofels possiede finestre dalle forme particolarmente pregevoli, che possono essere messe a confronto (Ebhardt, 1909-1927, p. 162) con quelle di Celano (Abruzzo). La nuova grandiosa costruzione di Goffredo di Hohenlohe a Langenburg (Jagst) ‒ anche se rimaneggiata in forme rinascimentali ‒ testimonia dopo il 1235 come comincino già a essere recepiti anche gli impianti a quattro ali con torri angolari rotonde. Anche gli edifici di Neuleiningen (Palatinato) e Lahr (Reno superiore) avevano realizzato nello stesso periodo, in modo esemplare, questi modelli di castelli provenienti dall'Europa occidentale.
Questi castelli si presentano come imponenti masse dominate da torri. Tetti spioventi compaiono solo nel gotico; le costruzioni con tetti erano ancora rare, a prescindere dagli sporti in legno per scopi di difesa e dalle sopraelevazioni a graticcio (per lo più successive). Il coronamento dei muri di cinta era delimitato da camminamenti con merlature; i comignoli di regola erano disposti sulla gronda del tetto, i frontoni a gradini rappresentavano ancora un'eccezione.
All'interno degli edifici d'abitazione si aprivano finestre più ampie e riccamente decorate, collocate entro profonde nicchie; vi erano camini per riscaldare gli ambienti e anche latrine concepite come sporti o pozzi nel muro. Le finestre si trasformarono da bifore in gruppi di trifore o composti di più parti, che favorivano la vista sul paesaggio e inoltre movimentavano le superfici piatte della parete esterna. Purtroppo la decorazione medievale dei castelli in massima parte si è persa e solo in pochi casi è custodita nei musei.
Due cappelle estremamente importanti di castelli, che hanno avuto origine durante il regno di Federico II, concludono questa trattazione: nell'una le ultime possibilità del declinante stile svevo si esprimono nel carattere del gotico cistercense, mentre l'altra conferma la piena ricezione delle forme del gotico francese. La prima è la cappella del castello di Krautheim, la seconda è la cosiddetta 'Capella Speziosa' situata all'interno della Pfalz dei Babenberg a Klosterneuburg (Bassa Austria), che rappresenta il punto conclusivo e il coronamento dell'epoca di costruzione dei castelli sotto il regno di Federico II.
La cappella di Krautheim, "una delle realizzazioni più compiute del protogotico nella Germania sud-occidentale" (Dehio, 1908, p. 241), è in stretto rapporto con Corrado IV, figlio dell'imperatore, e potrebbe essere stata costruita all'inizio del suo dominio ‒ forse contemporaneamente alla consacrazione del duomo di Magonza ‒ e secondo la volontà del padre. Goffredo di Hohenlohe, capo del consiglio imperiale del re eletto, acquisì il castello nel 1239 comprandolo con un contratto segreto, probabilmente in presenza di Corrado IV. Lo trasformò in modo grandioso, probabilmente per accogliervi il tesoro imperiale, per il quale cercava un luogo di custodia sicuro nel territorio della Franconia. Qui, negli anni compresi fra il 1239 e il 1242, fu realizzata quindi una delle opere architettoniche più importanti della tarda età sveva grazie all'incorporamento nel palazzo più antico. Allo spazio della cappella, quadrato e con volta a nervature, dotato di tribuna per i sovrani nella zona ovest, si aggiunse a est un coro poligonale a volta con nervature stellari e tre quarti di colonne con anulo. La tribuna era accessibile direttamente dal palazzo, aveva un proprio altare e spazio sufficiente per accogliere anche il seguito dei sovrani. Una scala in muratura, che si poteva raggiungere dal salone del palazzo, conduceva a un vano superiore sicuro. Il salone, che era stato ingrandito, si estendeva fin sopra il coro della cappella; dalla ricostruzione basata sui pochi resti delle sue finestre risulta scontato il confronto con il salone coevo di Wildenberg. L'ornamentazione architettonica di elevata qualità tradisce la sua origine dall'area francone del Meno, ma nel portale del palazzo mostra anche influenze dell'Italia meridionale. Così, sotto l'egida degli Hohenlohe e di Corrado IV, la Franconia ha accolto una delle ultime espressioni dell'architettura del grande imperatore nel Regno settentrionale.
La seconda delle cappelle di palazzo, intitolata a s. Giovanni Battista, si trovava un tempo a Klosterneuburg; nota come 'Capella Speziosa', fu consacrata secondo fonti tarde nel 1222. Anche in questo caso esiste un collegamento con la casa degli Hohenstaufen: infatti la figlia del suo committente, il duca Leopoldo IV (1198-1230), si unì in matrimonio con re Enrico (VII), lo sfortunato primogenito dell'imperatore. Anche i Babenberg accarezzarono la speranza di ottenere la dignità regia. La loro cappella, l'opera più precoce del gotico in Austria, edificata in forme architettoniche compiute, andò incontro purtroppo a una fine ingloriosa perché fu demolita nel 1799 ‒ non da ultimo per ottenere materiali architettonici destinati alla costruzione del castello di Laxenburg (che si può ammirare ancora oggi). Sebbene si potesse annoverare tra le cappelle di palazzo più splendide d'Europa, per conoscere quest'edificio possiamo far riferimento unicamente a una raffigurazione del 1747. Per quanto la sua struttura appaia semplice ‒ una sala a due campate con un coro poligonale della stessa ampiezza e una spaziosa tribuna per i sovrani ‒, il suo prospetto, la cui elaborazione si può collegare a Reims, presentando un'articolazione di elementi ciechi nella zona inferiore, sistema parietale a doppia cortina e corridoio superiore, mostrava una qualità inconsueta fin nei dettagli e rappresentava "un esempio di principi stilistici estremamente attuali" (Wagner-Rieger, 1988, p. 91) direttamente ispirato dalla Francia. Anche in questo caso si può notare quali potenziali opportunità di sviluppo politico e artistico avesse ancora in sé questo periodo.
Alla fine del regno di Federico II e dei suoi figli la struttura del castello aveva raggiunto il suo vertice, sfruttando ampiamente ogni possibilità architettonica. L'accentuata consapevolezza del proprio ruolo tra i principi e l'alta nobiltà, l'accresciuta importanza dei ministeriali e della piccola nobiltà, l'estensione del diritto di fortificazione portarono a un ulteriore aumento del numero dei castelli concepiti da questi ceti sociali come uno stile di vita e una forma di insediamento abitativo. Furono trasformati impianti già esistenti, se ne aggiunsero di nuovi, e le esigenze di rappresentanza imposero criteri costruttivi molto elevati e obiettivi ambiziosi.
Le idee tradizionali riguardanti le costruzioni di difesa si trasformarono fino a configurarsi nei Kastellburgen ‒ castelli la cui pianta recupera quella del castrum romano, di forma rettangolare o quadrata e con lati rettilinei. Muniti o privi di torri angolari, essi determinarono una geometrizzazione delle piante e un irrigidimento della forma complessiva. Nello stile della zona destinata ad abitazione si delinea una tendenza al lusso e alla raffinatezza, a soluzioni creative in senso plastico-architettonico e pittorico. Nell'architettura delle sale emerse il desiderio di costruire spazi a volta, di impostare doppie navate, che presero palesemente a modello gli edifici conventuali. Nella struttura delle cappelle si esprimevano contenuti sacri, simili a quelli che si manifestavano nelle fondazioni conventuali promosse dalla nobiltà. I tradizionali sistemi di difesa, integrati dalle esperienze compiute in Oriente, rimasero in sostanza quelli della cosiddetta 'epoca di fondazione' del XII secolo. La coscienza più accentuata della propria sovranità e del proprio valore, insieme a una nuova apertura al mondo, si traducono nell'età imperiale di Federico II in una volontà artistica vigorosa, rivolta verso l'esterno, e perfezionano il quadro memorabile che il secolo precedente del dominio svevo aveva definito con la creazione del castello nobiliare altomedievale.
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Traduzione di Maria Paola Arena