CASTELLI, Castello
Nacque a Bergamo da Pietro, presumibilmente intorno alla metà del sec. XIV. La sua famiglia, originaria di Sangallo in Val Brembana, era tra le più cospicue della città per ricchezze, possedimenti, parentele e tradizioni culturali (un antenato omonimo del C. risulta aver esercitato il notariato nel sec. XIII). Data l’incertezza dell’autenticità complessiva del cosiddetto diario del C. (il Chronicon Bergomense..., pubblicato dal Muratori nel 1730), anche nelle parti in cui l’autore si esprime in prima persona, e preferibile basare la sua biografia sulle notizie un po’ sporadiche provenienti da fonti più attendibili. Risulta dunque che il C. esercitò la professione di notaio, visse a Bergamo nella “vicinia” di Arena ed ebbe possessi anche nelle “vicinie” di Sant’Agata e San Giacomo. Nel 1370 lo vediamo agire in giudizio per conto proprio e di suo fratello Antonio. Nel corso della sua vita pubblica il C. ricopri numerose cariche. In una pergamena del 20 dic. 1381 (Bergamo, Biblioteca civica, perg. n. 967), proveniente dal monastero vallombrosano di Astino e contenente la delibera di una concessione finanziaria all’ospedale di S. Antonio, il nome del C. figura, come rappresentante di parte ghibellina, tra quelli degli otto deputati “super intratis” che si rivolgono a Rodolfò Visconti. detentore per conto di Bernabò della signoria di Bergamo. Il C. è poi ricordato nelle imbreviature degli anni 1406-1408 del notaio Iacopo de Ambivere come console del Collegio dei notai e procuratori.
Alla data del 4 novembre 1407 il C. faceva parte del Maggior Consiglio cittadino, come risulta pure dall’atto di dedizione di Bergamo ai Visconti del 1408, in cui il suo nome figura tra i “consiliarii civitatis” con la qualifica di “magister”. Per quanto riguarda la data della morte, avvenuta con ogni probabilità a Bergamo, un manoscritto oggi scomparso, consultato circa tre secoli fa dal Calvi, forniva quella del 7 sett. 1412. Dovette comunque morire in età abbastanza avanzata.
Al C. è attribuito dai codici il Chronicon Bergomense guelpho-ghibellinum (cfr. Rer. Italic. Script., 2 ed., XVI, 2, a cura di C. Capasso), che abbraccia il periodo di storia bergamasca che va dal 1378 al 1407. Si tratta di una raccolta disorganica di notizie che acquistano valore soprattutto dalla quasi totale assenza di altre cronache contemporanee. La narrazione riguarda un trentennio particolarmente tumultuoso della storia di Bergamo, dilaniata dalle lotte interne tra le fazioni guelfa e ghibellina ed oggetto costante delle ambizioni viscontee. Il Chronicon inizia con la descrizione dell’assalto al castello di S. Lorenzo, avvenuto l’11 maggio 1378 e cui lo stesso C. dichiara di aver partecipato, e s’interrompe il 5 ag. 1407, quando già si profila la signoria, esercitata solo formalmente per conto di Giovanni Maria Visconti, del condottiero Pandolfo Malatesta.
I numerosi codici del Chronicon (sui quali si veda l’introduzione di Capasso, pp. IX-XXVI) presentano un testo che dimostra di essere stato sottoposto in larga misura a pesanti manipolazioni da parte di interpolatori che erano interessati a presentare gli avvenimenti nella luce più favorevole a potenti famiglie locali, tra cui si distinguono i Suardi, i Bonghi e gli stessi Castelli. Il testo riduce progressivamente lo spazio riservato alla figura del C., la cui fede ghibellina, altrove sicuramente attestata, risulta peraltro contraddetta dal colore decisamente guelfo di molti passi. La materia è distribuita in maniera disuguale e la parte conclusiva, riguardante gli anni 1401-07, abbonda di notizie e particolari riguardanti altre città. Il latino in cui è scritta l’opera sembra poi fin troppo pedestre ed inzeppato di espressioni dialettali per essere uscito dalla penna di un uomo di legge. Mentre dunque non dovrebbero sussistere dubbi sull’effettiva esistenza di una narrazione originale, opera del C., lo stato in cui il Chronicon ci è pervenuto non permette di delimitarne con sicurezza il nucleo più antico e di verificarne l’autenticità quando venga a mancare la conferma di altre fonti.
Bibl.: D. Calvi, Scena letter. degli scrittori bergamaschi, I, Bergamo 1664, p. 93; Id., Effemeride sacro profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo, III, Milano 1677, p. 30; G. Ronchetti, Memorie istor. della città di Bergamo, V, Bergamo 1818, p. 164; VI, ibid. 1819, p. 35; G. Tiraboschi, Storia d. lett. ital., II, Milano 1833, p. 398; G. Finazzi, Intorno agli antichi scrittori delle cose di Bergamo, Bergamo 1844, pp. 47-51; Id., I guelfi e i ghibellini in Bergamo. Cronaca di C. C. delle cose occorse in Bergamo negli anni 1378-1407 e Cronaca anon. di Bergamo degli anni 1402-1484, Bergamo 1870, pp. 1-240; A. Mazzi, Sul diario di Castellus de Castello, Bergamo 1925; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, Bergamo 1959, I, pp. 110, 144, 153 s., 160 n. 39 bis, 316, 354; II, pp. 255, 265-268, 270, 274, 276, 280, 284, 287, 289, 297 nn. 4 e 6, 298 nn. 8 e 11, 307 s., 310, 312, 316, 319, 336 n. 1, 381; V, p. 522; Repertorium fontium historiae Medii Aevi, III, p. 285.