LOARRE, Castello di
Situato in Aragona (prov. Huesca), il castello di L., costruito su di uno sperone roccioso, controllava una via di importanza strategica che conduceva da Jaca a Huesca. A lungo sottoposta alla dominazione musulmana, questa regione dei contrafforti pirenaici, che aveva tuttavia conservato una popolazione cristiana, fu riconquistata intorno al 1020 dal re di Navarra Sancio Garcés III detto el Mayor (1004-1035). Il castello acquistò importanza nel corso della seconda metà del sec. 11°, allorché divenne la base da cui partirono gli Aragonesi impegnati nella conquista della valle dell'Ebro. Il re d'Aragona Sancio Ramirez (1063-1094), che vi soggiornò a più riprese, alla sua funzione militare ne aggiunse una religiosa, insediandovi una comunità di Canonici regolari sottoposti alla Regola di s. Agostino, che nel 1071 ottenne la protezione del papa.Nel castello si distinguono due cinte. La prima, più antica (metà sec. 11°), costruita in piccoli scapoli di forma allungata, è dominata da una tour-beffroi; essa presenta una piccola cappella dedicata alla Vergine e la c.d. torre della Regina, destinata a residenza, la cui sala principale è illuminata da finestre gemine in tutto simili a quelle dei coevi campanili catalani.Sulla seconda cinta, più ampia, fu costruita una nuova chiesa, assai più imponente della cappella precedente, destinata al servizio dei Canonici e dedicata a s. Pietro e al Salvatore. A causa della conformazione del terreno, essa si innalza su due livelli, l'inferiore dei quali è occupato da una cripta e da una notevole scala diritta, cui si accede attraverso un portale scolpito sprovvisto di timpano, ma dotato di un fregio istoriato che costituisce il primo esempio di questo motivo nell'architettura romanica in Spagna. Sfortunatamente il fregio è assai deteriorato, al punto che rimangono alcune incertezze riguardo l'iconografia. Della decorazione plastica si conservano anche alcuni modiglioni, i più interessanti dei quali sono stati reimpiegati all'interno della chiesa superiore nel corso del grande restauro del castello condotto agli inizi di questo secolo. Per il loro stile sono stati ricondotti in maniera incontestabile alla bottega di Bernardus Gelduinus, autore della mensa d'altare di Saint-Sernin di Tolosa (Watson, 1978). Con tale attribuzione si accordano altri elementi di carattere storico che permettono di datare il portale al 1095.La cripta, bassa e coperta a volte, dai muri assai spessi, è rischiarata da tre feritoie fortemente strombate, inquadrate da arcate all'esterno e all'interno. In base alla qualità dell'esecuzione i capitelli possono essere suddivisi in due gruppi chiaramente distinti. I più elaborati, che si trovano all'esterno, rivelano ancora influenze tolosane, cui si aggiungono elementi venuti dal cantiere della cattedrale di Jaca.La chiesa superiore, nonostante l'unica navata, dovuta alla sua collocazione nella cinta muraria, è una pregevole manifestazione dell'arte romanica di inizio sec. 12°, nella quale architettura e decorazione scolpita creano un insieme stilisticamente unitario. A una prima campata, dal tracciato irregolare e voltata a botte, segue una seconda campata con funzione di coro liturgico, sormontata da una cupola su trombe. L'abside, coperta da una calotta a quarto di sfera, presenta all'esterno forme derivate dal capocroce della cattedrale di Jaca.La decorazione scultorea si concentra tra le arcate cieche della parte inferiore dell'abside e quelle che inquadrano le finestre del livello superiore, tanto nel capocroce quanto nella navata. Un'ultima serie di capitelli si trova al punto di imposta delle volte. Nella decorazione plastica d'insieme è possibile osservare una notevole evoluzione, evidente soprattutto nell'archeggiatura cieca dell'abside, che, per essere posta all'incirca all'altezza degli occhi, permette di apprezzare da vicino la natura e la qualità del lavoro. Va inoltre osservato come essa abbia rappresentato un 'crocevia stilistico', giacché vi lavorarono artisti di formazione differente (Moralejo, 1986). Alcuni capitelli appaiono la risultante di una fusione degli influssi tolosani e di quelli di Jaca, che erano rimasti distinti nella cripta; un altro si avvicina piuttosto ad alcune opere del chiostro di Moissac; un altro, infine, rinvia a un capitello del corpo longitudinale di San Isidro di León. In altri termini, si coglie a L. il gioco di interazioni che portarono alla definizione della prima scultura romanica lungo il Camino de Santiago.Nella decorazione delle finestre si moltiplicano i motivi zoomorfi, che sembrano ricollegarsi al tema della lotta tra il bene e il male. Vi si osserva però una caduta del livello artistico che si accentua più in alto, sui capitelli posti alla base delle volte. Si tratta di un altro fenomeno frequente nelle grandi chiese romaniche di Spagna: i cantieri aperti sulla scia dell'entusiasmo, e ben dotati in partenza, si trovarono nel corso degli anni in crescenti difficoltà economiche e la qualità della mano d'opera impiegata risentì di questa difficoltà nel portare a termine le imprese costruttive.
Bibl.: R. del Arco, El castillo real de Loarre, Madrid 1917; G. Gaillard, Les débuts de la sculpture romane espagnole. León, Jaca, Compostelle, Paris 1938, pp. 134-145; W.M. Whitehill, Spanish Romanesque Architecture of the Eleventh Century, Oxford 1941 (19682), pp. 244-249; R. del Arco, El castillo-abadia de Loarre, Seminario de arte aragonés, 1968, 13-15, pp. 5-36; A. Canellas López, A. San Vicente, Aragón roman (La nuit des temps, 35), La Pierre-qui-Vire 1971, pp. 193-226; A. Durán Gudiol, El castillo de Loarre, Zaragoza 1971; A. Ubieto Arteta, El castillo de Loarre, Zaragoza 1971; K. Watson, The Corbels in the Dome of Loarre, JWCI 41, 1978, pp. 297-301; S. Moralejo, Modelo, copia y originalidad en el marco de las relaciones artísticas hispano-francesas (siglos XI-XIII), "Vè Congrés espanyol d'història de l'art, Barcelona 1984", Barcelona 1986, I, pp. 89-115; M. Durliat, La sculpture romane de la route de Saint-Jacques. De Conques à Compostelle, Mont-de-Marsan 1990, pp. 261-281.M. Durliat