castello e incastellamento
Si chiamava castellum, presso i romani, un’opera di fortificazione come il castrum (nome del quale castellum è il diminutivo) posta lungo i confini dell’impero, disposta a intervalli regolari a sorveglianza di ponti o strade, al di qua e al di là delle frontiere. I castelli erano temporanei o permanenti: i primi erano semplici ridotte, di forma circolare o quadrangolare, spesso senza baraccamenti per le truppe; gli altri erano invece recinti rettangolari saldamente fortificati, con argini e terrapieni dapprima, poi, dopo Adriano, cinti di mura merlate, con torri per le macchine di lancio e quattro porte. Nel Medioevo la parola venne a indicare un insediamento più piccolo della civitas, cinto da una fortificazione permanente. La possibilità di realizzare tali insediamenti era privilegio regio in età carolingia, ma cominciò a diffondersi con la dissoluzione dell’impero, stimolata anche dalle nuove invasioni del sec. 10° e dalle guerre interne alla cristianità. La costruzione di castelli divenne in questa fase uno dei tratti caratteristici dell’azione dei signori locali, sia laici sia ecclesiastici. Questo processo, definito incastellamento, che sancisce la capacità del signore di proteggere la popolazione circostante, divenne la base sulla quale il signore stesso rivendicava diritti pubblici come la giurisdizione, la coercizione, le imposte sull’intera popolazione di una data regione, trasformando la propria signoria in un dominio territoriale. Sorto originariamente per contenere la popolazione solo nei momenti di pericolo, a mano a mano il castello divenne per molti residenza permanente, trasformando il territorio. L’accentramento della popolazione, che in precedenza viveva più sparsa, provocò in molte regioni cambiamenti strutturali del paesaggio agrario e dell’economia. Ovunque i castelli si modificarono nella forma materiale. Le palizzate di legno cominciarono attorno al 12° secolo a essere sostituite dalla pietra e dalla muratura. In molti luoghi al centro dell’insediamento veniva costruita una torre, detta mastio, spesso addossata al palazzo signorile, che costituiva il luogo più sicuro, mentre le altre case si sviluppavano al di qua e al di là delle mura. In questo modo il castello cominciò a non designare più un insediamento, ma un edificio o un gruppo di edifici. In questi già complessi e vasti organismi, il palazzo del signore con i fabbricati annessi prese importanza e aspetto di dimora principesca e, pur conservando all’esterno le disposizioni necessarie per la difesa e la sicurezza degli abitanti, si arricchì, nell’interno, di cortili e di sale decorate. Nel sec. 16° il castello perse il duplice carattere di fortezza e di dimora signorile. Il nome di castello rimase tuttavia in uso per indicare le grandi dimore di campagna, che, specialmente in Francia e nei Paesi germanici, si sostituirono, sotto forma di fastosi palazzi circondati di vasti parchi, alle antiche residenze.