CASTRACANE DEGLI ANTELMINELLI, Francesco Saverio Giuseppe Baldassarre
Nacque a Fano il 19 luglio 1817 dal conte Leonardo, discendente del famoso condottiero lucchese, e dalla nobile Laurentina Galeotti della Zecca. Dal 1826 al 1837 frequentò i corsi di grammatica, retorica e filosofia nel collegio-convitto dei gesuiti in Reggio Emilia, quindi studiò teologia nel collegio Nolfi di Fano fino al 1840, anno in cui venne ordinato sacerdote.
Nel 1841 si trasferi a Roma, dove gli venne conferito il canonicato della cattedrale di Fano, che tenne fino al 1852.
Nello stesso 1841 si dedicò alla sperimentazione del procedimento fotografico, da poco inventato da L. G. Daguerre, e lo applicò, tra i primi in Italia, alla microscopia. Si approfondì nella microfotografia e nella microscopia, intrattenendo rapporti con G. B. Amici, C. L. Chevalier, C. Nachet, e gli altri più noti microscopisti europei. I suoi primi studi in questo campo furono diretti all'esame comparativo fra i diversi metodi di misurazione microscopica, e in particolare alla misurazione delle strie delle Diatomee, usata per il controllo del grado di amplificazione e della potenza risolvente degli obiettivi, metodo che egli considerò preferibile alle note linee di F. A. Nobert. In seguito a tali ricerche egli ridusse il numero di 5.200 strie per millimetro attribuito nel 1854 da J. O. Sollitt e W. J. Harrison all'Amphipleurapellucida, avvicinandosi progressivamente al numero di 37 strie per 10 micron, fornito molti anni dopo da H. Van Heurck. Già dal 1862 aveva messo in rilievo l'utilità dell'impiego dell'illuminazione monocromatica e della visione stereoscopica per lo studio delle strie delle Diatomee (cfr. Fotografia di Diatomee e vantaggidella luce monocromatica, in Atti d. Pont. Acc. delle scienze...,XVI [1862-63], pp. 1127 ss.): sull'argomento ritornò in seguito più volte con diverse memorie. Nel 1865 si incontrò con il celebre botanico G. De Notaris, che esortandolo alla pubblicazione del catalogo delle Diatomee raccolte dal C. nella Valle Intrasca (in cui figurano cinque specie prima non conosciute), lo iniziò allo studio sistematico di tali microrganismi, al quale si dedicò poi per tutto il resto della propria vita, divenendone uno dei più noti specialisti.
Fu in contatto con i più valenti diatomologi d'Europa, da E. O'Meara ad A. De Brébisson, da G. Deby a O. Zacharias. Nel 1867 fu nominato membro ordinario dell'Accademia Pontificia delle Scienze "I Nuovi Lincei",di cui fu presidente dal 1880 al 1899 (tranne l'anno 1895).
Dal 1868 iniziò lo studio della riproduzione delle Diatomee, che doveva condurlo, attraverso reiterate osservazioni e pubblicazioni, a sostenere la teoria della blastogenesi, cioè della riproduzione agamica per mezzo di endospore. La teoria più diffusa negli ambienti scientifici ottocenteschi era per contro quella della riproduzione sessuata per mezzo di auxospore, che aveva fra i suoi sostenitori i biologi di scuola tedesca come E. Pfitzer, che la enunciò per primo esaurientemente, J. Schmitz, G. Karsten, F. Schütt, ed altri diatomologi come H. L. Smith e P. Miguel (per la storia dell'argomento, cfr. A. Angelo, La teoria dell'incapsulamento del guscio delle Diatomee..., in NuovoGiorn. botan. ital., IX[1877], 3, pp. 177 ss.). In appoggio alla teoria della blastogenesi sostenuta energicamente dal C., vi furono studi di W. Smith, che già nel 1852 aveva osservato la formazione intrafrustulare di microfrustuli nella Gymbella cistula;del micrografo G. C. Wallich, il quale, nel 1877, sostenne "che dal contenuto di megafrustuli si generano piccole masse di endocroma nucleate, le quali aumentano di volume fino ad assumere le proporzioni normali e l'aspetto delle Diatomee da cui trassero origine"; di A. De Brébisson, che osservò corpi sporiformi nella stessa Cymbella cistula;di J. Newton Coombe, il quale constatò la presenza del nucleo nelle spore di Diatomee e nello stesso anno della morte del C. descrisse "la genesi di piccoli frustuli entro altri più grandi" (De Toni, pp. 132-35); degli stessi colleghi e biografi del C., M. Lanzi e G. B. De Toni.
Sin dal 1869 si dedicò a ricerche sulle Diatomee marine. Studiò, insieme con altri noti specialisti, le Diatomee che negli anni 1872 e 1880 erano apparse in enormi quantità sulla superficie dell'Adriatico, attribuendo il fenomeno alla diminuzione locale della salinità. Dopo essersi interessato alle Diatomee oceaniche, si dedicò per diversi anni allo studio delle Diatomee presenti nel Mediterraneo, catalogando centinaia di specie e scoprendo diverse specie fino ad allora sconosciute. Nel 1876 gli fu affidato il materiale diatomifero raccolto dalla nave "Challenger" durante una campagna idrografica compiuta per conto del governo britannico, ed egli catalogò più di duecento specie, secondo una nuova classificazione (Ethmodiscus, Corethron, Dactyliosolen)che fu accolta dagli studiosi.
Un suo rapporto su tale ricerca fu premiato con medaglia d'oro al Congresso nazionale di botanica crittogamica, tenutosi a Parma nel 1887 (cfr. C. W. Thomson, Report on the Diatomaceae collected by H. M. S. Challenger during the years 1873-76, in Botany, II, London 1886, pp. 178 ss.). "Dagli studi che il diatomologo Schumann aveva pubblicato intorno alle Bacillariae, s'era venuta accogliendo l'opinione che il numero delle strie in quegli organismi crescesse in rapporto all'altitudine alla quale essi vegetavano; il Castracane, nel 1878, respinse le risultanze poste in luce dallo Schumann, e non a torto, ché egli precorse di circa un ventennio le osservazioni di Héribaud, il quale, in base ad accurate ricerche comparative, venne a concludere che il numero di esse strie diminuisce in rapporto diretto dell'intensità della luce e dell'altitudine" (De Toni, pp. 123 s.). Nello stesso periodo sostenne, insieme con W. Smith, che il numero delle strie di una stessa specie è sempre costante, dipendendo la grandezza delle valve dallo spessore delle singole strie, contrariamente all'ipotesi di G. C. Wallich, il quale riteneva variante il numero totale delle strie nei diversi esemplari.
In seguito alla constatazione, da lui effettuata nel 1884, della esistenza di Diatomee del tipo Thalassiosira Nordenskioeldii Cleve nell'apparato digerente di echini pescati alla profondità di m 2.460 dalla "Challenger",si convinse della presenza di vita vegetale negli abissi marini (ipotizzò, sulla base della bassa temperatura dei fondali marini, l'esistenza di una specie planctonica glaciale nelle grandi profondità, spingendo fino a m 5.274 il limite massimo di sopravvivenza vegetale), contro l'opinione generale che i vegetali clorofillosi non possano sopravvivere oltre i m 400 di profondità per mancanza di luminosità: fu portato quindi a sostenere la presenza di luminosità anche a grandi profondità. Nel 1889, in seguito ad analisi di materiale raccolto lungo il litorale di Fano, attribuì la fosforescenza della superficie marina, fenomeno riscontrato nelle ore notturne sin da tempi antichissimi, alla presenza di Diatomee del genere Peridinium (fino ad allora tale fotogenesi era stata attribuita a Noctiluca miliaris): tale attribuzione venne con fermata anche dal geologo C. H. Ehrenberg (cfr. Osservazioni sulla vita del mare fatte a Fano nell'estate del 1889-90, in Nuova Notarisia, II [1891], pp. 293 s.).
Si dedicò anche a ricerche sulle Diatomee di acqua dolce. Studiò le fanghiglie lacustri, rinvenendo in esse, fra un'ottantina di specie, la predominanza della Cyclotella, che egli ritenne tipica delle acque lacustri e quindi suscettibile di essere assunta come strumento di individuazione per l'assegnazione dell'origine dei depositi geologici.
Nel 1883 ipotizzò, sulla base di studi condotti sulla Fragilaria crotonensis Kitt., riscontrata presente nella flora lacustre italiana, l'esistenza di una speciale florula lacustro-vagante di Diatomee, corrispondente a quell'insieme di organismi vegetali che è stato poi individuato ed indicato con il nome di Phytoplancton. Studi sulle cosiddette muffe termali di Valdieri lo condussero a sostenere che la distribuzione delle varie forme di Diatomee ivi presenti (il C. ne individuò poco più di una dozzina di specie) dipende unicamente, come venne poi sostenuto anche da Forti, dalla temperatura e non, come allora si credeva, dall'altitudine. Si interessò anche di geologia, dopo che lo Ehrenberg evidenziò l'importanza delle Diatomee nella costituzione degli strati geologici, deducendo, sulla base della distribuzione delle diverse specie diatomacee, la genesi geologica di diversi materiali fossili, come la lignite, di cui sostenne l'origine marina, il calcare friabile pliocenico, da lui riconosciuto come deposito lacustre, i tripoli, le farine fossili e così via. Molta diffusione ebbero gli studi sulle Diatomee del Carbonifero, da cui egli dedusse l'immutabilità di tale specie contro la teoria dell'evoluzione, che in quei tempi veniva faticosamente sostenuta da Ch. Darwin.
Il C. venne eletto membro di numerose accademie italiane e straniere, tra cui l'Accademia urbinate di scienze, lettere ed arti, la Società geologica italiana, la Società crittogamologica italiana, l'I. R. Società zoologico-botanica di Vienna, la Società di scienze di Cherbourg, la Società reale di microscopia di Londra, il Club di microscopia di Dublino. Nel 1890 entrò a far parte del consiglio direttivo della Specola vaticana. Gli vennero dedicate molte specie di Diatomee e i due generi Antelminellia Schütt e Castracania De Toni. Le sue collezioni sono ora conservate, in seguito a lascito, presso l'Accademia pontificia dei Nuovi Lincei.
Morì a Roma il 27 marzo 1899.
Opere. Tra le più importanti cui si fa riferimento nel testo: Catal. di Diatomee raccolte nella Val Intrasca, in Comm. d. Soc. crittog. ital., II, (1866), pp. 2 14-27; Su la moltiplicazione e riproduz. delle Diatomee, in Atti d. Pont. Acc. d. Scienze "I Nuovi Lincei", XXI(1868), pp. 147 ss.; Su l'uso delle linee di Nobert e delle preparazioni di Diatomee a valutare l'efficacia dei microscopii, ibidem, XXII (1869), pp. 111 ss.; Rettificazione alla memoria presentata nella sessione IV..., ibidem, pp. 170 ss.; Cenni su l'esame microscopico di un fango estratto dal fondo dell'Oceano Atlantico, ibidem, XXIII(1870), pp. 212ss.; Esame microscopico e note critiche su un campione di fango atlantico ottenuto nella spediz. del Porcupine nell'anno 1869, ibidem, XXIV (1871), pp. 16-29; Sopra la straordinaria apparenza presentata dal mare Adriatico nella seconda metà del luglio 1872, ibidem, XXVI (1873), pp. 37-42; Le Diatomee del litorale dell'Istria e della Dalmazia, ibid., pp. 335 ss., 399 ss.; Contribuz. alla florula delle Diatomee del Mediterraneo..., ibid., XXVIII (1875), pp. 337 ss.; Straordinario fenomeno della vita del mare osservato nell'Adriatico nella estate del 1880, ibid., XXXIV(1881), pp. 9 ss.; Importanza dello studio delle Diatomee per il geologo, ibid., XXXV(1882), pp. 296 ss.; Origine dei depositi marini di Diatomee ed esistenza probabile di speciale flora lacustro-vagante delle medesime, ibid.,XXXVI(1883), pp. 17 ss.; Profondità cui giunge la vita delle Diatomee nel mare, ibid., pp. 195 ss.; Nuove osservaz. sulla profondità cui giunge la vegetazione delle Diatomee nel mare, in Memorie d. Pont. Accad. dei Nuovi Lincei, I (1887), pp. 229 ss.; Le Diatomee e il trasformismo darwiniano, ibid.,III(1888), pp. 231ss.; Saggio sulla flora diatomacea delle cosidette Muffe delle Terme di Valdieri, in Notarisia, III(1888), pp. 384 ss.
Fonti e Bibl.: P. A. Saccardo, La botanica in Italia, in Mem. d. R. Ist. veneto di sc., lett. ed arti, I, t. XXV (1895), 4, pp. 47 ss; II, t. XXVI (1901), 6, pp. 29 ss; G. B. De Toni, Commemorazione del conte ab. F. C. d. A.,in Mem. d. Pont. Accad. d. Nuovi Lincei, XVI (1899), pp. 121-148 (con elenco completo delle opere); M. Lanzi, Commemoraz. del presidente conte ab. F. C. d. A., in Atti d. Pont Acc. d. Sc. "N. Lincei",LII (1899), pp. 113-117; necrologio in Journal of the Royal Microscopical Society, 1899, p. 464; R. Pirotta, F. C.,in Malpighia, XIII (1899), p. 88; Boletin Annual da Sociedade Broteriana, XVI (1899), pp. 222 s.; G. Antonelli, Ilconte abate F. C.,in La Patria, 20-21 aprile 1899; E. De Wildeman, Comte abbé F. C. d. A.,in Bull. de la Société belge de microscopie, XXV (1898-99), pp. 86 s.; M. M. Traube, F. C. d. A.,in Biograph. Centralblatt, XX (1900), pp. 401-12, 433-451; Nuova Notarisia, XI (1900), pp. 3-28; British Museum, Cat. of scientific papers., s. 4, XIV (1884-1900), pp. 97 s.; A.Mieli, Gli scienz. ital. dall'inizio del Medioevo ai giorni nostri, Roma 1923, II, pp. 13-18 (elenco delle opere). Ilcatal. della collezione del C. si trova in: Catal. delle collezioni di Diatomee e di Funghi appartenenti ai soci ab. conte F. C. d. A. e dott. M. Lanzi possedute dalla Pont. Accad. dei Nuovi Lincei, Roma 1918.