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CATANIA

di A.M. Schmidt - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1993)
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CATANIA

A.M. Schmidt

(gr. Κατάνη; lat. Catana, Catina; arabo Qutāna, Madīnat al-fīl)

Città della Sicilia orientale, capoluogo di provincia, C. fu un'antica colonia calcidese di modeste dimensioni, posta sull'altura attualmente occupata dal monastero dei Benedettini (Holm, 1925), dove sono state rinvenute ceramiche di stile protocorinzio. A questa fase storica (secc. 6°-4° a.C.) si riferiscono i numerosi esempi di terrecotte dipinte ritrovati nella stipe votiva in piazza S. Francesco d'Assisi (Rizza, 1960). Più rilevanti sono i resti della città romana di epoca imperiale (teatro, odeon, anfiteatro, complessi termali), la cui estensione si conservò in età medievale. Dell'originario sistema viario sopravvive la medievale via Argentieri (od. via Vittorio Emanuele; Policastro, 1952). Nel sec. 6° l'antica cinta muraria fu fatta restaurare da Cassiodoro, per volere di Teodorico, prelevando materiale di spoglio dall'anfiteatro (Carrera, 1639-1641; Amico, 1740-1746).Sede episcopale dal sec. 3°, C. conobbe fasi di decadenza nei secc. 5° e 6°, a causa delle invasioni di Vandali e Goti (Ferrara, 1829; Pace, 1910), e tra le città siciliane fu l'ultima a essere occupata dai musulmani, nel 975 (Amico, 1740-1746). La conquista normanna avvenne nel 1071. Gli Altavilla promossero nella città, tornata al cristianesimo, la diffusione del monachesimo latino, come può attestare la fondazione, in questo periodo, dell'abbazia benedettina di S. Agata, centro di cultura e sede di uno scriptorium (Fasoli, 1954). Primo abate fu il bretone Angerio, che nel 1092 venne consacrato vescovo della ripristinata sede episcopale (Fazello, 1574; Pirro, 17333). Nel 1169 un terremoto distrusse la città e causò quindicimila vittime (Carrera, 1639-1641; Ferrara, 1829). Nel 1179 i Catanesi subirono la repressione di Enrico VI (Ugo Falcando, Epistola ad Petrum); dal 1209 al 1210 Federico II e Costanza d'Aragona trasferirono la corte a C. per timore della peste scoppiata a Palermo (Huillard-Bréholles, 1852-1861), ma la ribellione del 1232 deteriorò i rapporti tra l'imperatore svevo e la città e alcuni catanesi furono deportati ad Augusta, centro di fondazione imperiale.Dopo il periodo di dominio degli Angioini, seguiti agli Svevi e cacciati nel 1282, il parlamento tenuto a C. nel 1296 proclamò re l'aragonese Federico e la città divenne l'effettiva capitale della Sicilia. Tra il 1377 e il 1382 il castello Ursino fu dimora coatta della regina Maria, ostaggio delle fazioni catalana e siciliana tra loro in lotta (Giunta, 1980). Passata la Sicilia sotto il diretto dominio del regno d'Aragona, nel 1392 C. fu teatro della ribellione capeggiata da Artale d'Alagona e dal vescovo Simone del Pozzo.La storia urbanistica di C. è connessa all'attività dell'Etna: distrutta più volte da eruzioni e terremoti, presenta oggi in prevalenza un aspetto barocco, conservando solo tracce dei secoli precedenti. La città medievale, cancellata dal terremoto del 1693, aveva una cinta muraria con nove porte, ricostruita dai Normanni (Pennisi, 1929), individuabile nell'andamento anulare di via Plebiscito (De Seta, 1976), dove sono visibili i ruderi del bastione degli Infetti e della torre del Vescovo. La rete viaria medievale sopravvive in parte in quello che era il quartiere della Civita, ubicato intorno al duomo e ricco di palazzi patrizi (Ferrara, 1829).Sin dalle origini paleocristiane C. medievale è segnata dal culto di s. Agata, patrona della città, martirizzata nel 251 (Fazello, 1574). Sul bastione nordoccidentale sorge la chiesa di S. Agata al Carcere, attigua a un ambiente di epoca romana tradizionalmente considerato la prigione della santa (Carrera, 1639-1641); ricostruita nel sec. 18°, la chiesa presenta, inserito nella facciata barocca, il portale romanico già del duomo (Bottari, 1950). Poco distante, l'attuale chiesa seicentesca di S. Agata la Vetere sorge sui resti di una basilica paleocristiana, antica sede episcopale (Amico, 1740-1746). Al periodo bizantino (sec. 6°) risale la trasformazione di una sala termale di epoca romana nella chiesa di S. Maria della Rotonda, con pianta centrica inscritta in un quadrato e coperta da cupola. L'edificio presenta all'esterno un portale con arco ogivale (sec. 12°), mentre all'interno si conservano frammenti della decorazione pittorica e del mosaico pavimentale del sec. 6° (Libertini, 1953). Dello stesso periodo sono la cella tricora del Salvatorello in palazzo Bonajuto (Agnello, 1952), la piccola chiesa ipogea di S. Gaetano alle Grotte (Libertini, 1953) e la basilichetta di Nesima, posta fuori le mura.L'aspetto della città musulmana del sec. 12°, chiamata anche Madīnat al-fīl 'città dell'elefante', è descritto da al-Idrīsī (Kitāb nuzhat al-mushtāq), che la ricorda ricca di moschee, bagni, mercati, alberghi e dotata di un importante porto. Una moschea fu trasformata nella chiesa di S. Tommaso Becket (De Grossis, 1723; White, 1938).Sconfitti i musulmani, i Normanni edificarono la nuova cattedrale prossima al tratto marino delle mura, con caratteri di ecclesia munita (Goffredo Malaterra, De rebus gestis Rogerii). Dell'edificio ricostruito, dopo il terremoto del 1169, in epoca normanna, a pianta basilicale, e distrutto ancora nel 1693, rimangono il transetto, le tre absidi e parti della controfacciata, nonché la cappella del Crocifisso entro il torrione normanno. Nel tesoro di S. Agata si conserva il busto-reliquario in argento dorato e smalti, realizzato da Giovanni di Bartolo ed eseguito a Limoges tra il 1373 e il 1376. Il monastero benedettino, i cui chiostri furono distrutti dal terremoto del 1693 (Pennisi, 1927-1928), si sviluppava tra la chiesa e le mura. Il duomo, i palazzi Senatorio e del Capitano, le logge e, dal 1434, l'Università si aprono sulla platea magna (od. piazza Duomo).Nel sec. 13° Federico II fece edificare sul promontorio dominante il porto il castello Ursino, che l'eruzione del 1669, stravolgendo la fisionomia del luogo e colmando il golfo, distanziò dal mare (Agnello, 1935). Intorno al castello si estendeva la Giudecca, con sinagoga, ospedale, botteghe e, fuori porta dell'Arcurca, il cimitero (Gaudioso, 1974). Il castello ha pianta quadrata (m. 5050) con torri cilindriche angolari e torri semicilindriche a metà dei muri perimetrali; quattro grandi sale intermedie con volte a crociera vi si alternano a quattro ambienti di raccordo con le torri. Sede del Mus. Civ. Castello Ursino, originato dalle Coll. Biscari e dei Benedettini, conserva, oltre a importanti reperti antichi, una croce astile in rame (sec. 13°), sculture di Tino di Camaino, tavole bizantine e parati sacri (sec. 15°).Della trecentesca chiesa di S. Giovanni Battista de Fleres, annessa all'ospedale dell'Ordine di Malta, resta solo una finestra archiacuta in via Cestai.Tra gli ordini religiosi presenti a C. in età medievale, i primi furono, agli inizi del sec. 13°, i Carmelitani, il cui convento sorge fuori le mura; dalla metà dello stesso secolo i Francescani occuparono la chiesa di S. Michele, nell'area di castello Ursino; dal sec. 14° i Domenicani si insediarono nei pressi del castello e gli Agostiniani, nel sec. 15°, presso il teatro (Pirro, 17333).C. presenta alcune testimonianze di epoca tardogotica, come la cappella Paternò (sec. 15°), nella chiesa di S. Maria di Gesù, e palazzo Platamone (sec. 15°), nel chiostro del monastero di S. Placido, che conserva, sulla facciata a fasce bicrome, un archivolto sormontato da una balconata riccamente decorata da archetti trilobi a loro volta ornati con motivi fitomorfi.

Bibl.:

Fonti inedite. - Consuetudines civitatis Cataniae, ms. del 1435, Catania, Bibl. Regionale Univ.

Fonti edite. - Cassiodoro, Variae, a cura di T. Mommsen, in MGH. Auct.ant., XII, 1894; Goffredo Malaterra, De rebus gestis Rogerii Calabriae et Siciliae comitis et Roberti Guiscardi ducis fratris eius, a cura di E. Pontieri, in RIS2, V, 1, 1927, pp. 1-108; al-Idrīsī, Kitâb nuzhat'al muśtáq [Sollazzo per chi si diletta di girare il mondo], in M. Amari, Biblioteca arabo-sicula, I, Torino-Roma 1880, pp. 31-133; Ugo Falcando, La Historia o Liber de regno Siciliae e la Epistola ad Petrum Panormitane ecclesie thesaurarium, a cura di G.B. Siragusa (Fonti per la storia d'Italia, 22), Roma 1897; J.L.A. Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici secundi, 2 voll., Paris 1852-1861; T. Fazello, De rebus Siculis decades duae, Palermo 1558; id., Le due deche dell'historia di Sicilia, a cura di R. Fiorentino, Venezia 1574; P. Cluver, Sicilia antiqua cum minoribus insulis ei adjacentibus, 2 voll., Lyon 1619; P. Carrera, Delle memorie historiche della città di Catania, 2 voll., Catania 1639-1641; R. Pirro, Sicilia Sacra disquisitionibus et notitiis illustrata, a cura di A. Mongitore, V.M. Amico, 2 voll., Palermo 1733(1630); G.B. De Grossis, Sacrae ecclesiae Catanensis notitia, Lyon 1723; V. Amico, Catania Illustrata, 4 voll., Catania 1740-1746.

Letteratura critica. - F. Ferrara, Storia di Catania fino alla fine del XVIII secolo, Catania 1829; V. La Mantia, Consuetudini della città di Catania, Palermo 1896; B. Pace, I barbari e i bizantini in Sicilia, Archivio storico siciliano, n.s., 35, 1910, pp. 33-80, 293-324; M. Catalano Tirrito, Storia documentata della R. Università di Catania, Catania 1913; A. Holm, Catania antica, a cura di G. Libertini, Catania 1925; R. Pennisi, Notizie storiche sulla cattedrale di Catania e sull'affresco della grande abside, I. La cattedrale e l'annessovi convento benedettino dalle origini alla fine del XVII secolo, Archivio storico per la Sicilia orientale, s.II, 3-4, 1927-1928, pp. 249-296; id., Le mura di Catania e le sue fortificazioni nel 1621, ivi, 5, 1929, pp. 109-136; G. Agnello, L'architettura sveva in Sicilia, Roma 1935 (rist. anast. Siracusa 1986); L.T. White, Latin Monasticism in Norman Sicily, Cambridge (MA) 1938; S. Bottari, Monumenti svevi di Sicilia, Palermo 1950; G. Agnello, Sicilia bizantina, II, L'architettura bizantina in Sicilia, Firenze 1952; G. Policastro, Catania prima del 1693, Catania 1952; G. Libertini, Scoperte recenti riguardanti l'età bizantina a Catania e provincia, "Atti VIII Congresso internazionale di studi bizantini, Palermo 1951" (Studi bizantini e neoellenici, 8), Roma 1953, II, pp. 166-172; G. Fasoli, Tre secoli di vita cittadina catanese (1092-1392), Archivio storico per la Sicilia orientale, s. IV, 7, 1954, pp. 116-145; G. Di Stefano, Monumenti della Sicilia normanna, Palermo 1955 (19792); G. Rizza, Stipe votiva di un santuario di Demetra a Catania, BArte, s. IV, 45, 1960, pp. 247-262; C.G. Canale, La decorazione plastica nell'architettura tardoromanica della Sicilia orientale (Collana di saggi e monografie, n.s., 16), Palermo 1964; S. Boscarino, Appunti sull'architettura del centro antico di Catania, Quaderni dell'Istituto di disegno dell'Università di Catania 2, 1964-1965, pp. 63-94; M. Gaudioso, La comunità ebraica di Catania nei secoli XIV e XV, Catania 1974; C. De Seta, s.v. Catania, in Storia d'Italia, VI, Torino 1976, pp. 414-418; F. Giunta, Il Vespro e l'esperienza della 'Communitas Siciliae'. Il baronaggio e la soluzione catalano-aragonese dalla fine dell'indipendenza al Viceregno spagnolo, in Storia della Sicilia, III, Napoli 1980, pp. 305-407; M. Sanfilippo, Le città siciliane dal VI al XIII secolo: note per una storia urbanistica, ivi, pp. 409-447.A.M. Schmidt

Vedi anche
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catana¹
catana1 catana1 s. f. – Pistola a canna corta usata nella Corsica, così chiamata dal nome della famiglia Catani, la quale ne fabbricava nella località di Alisani.
catana³
catana3 catana3 s. f. [dal giapp. katana]. – Antica arma giapponese da taglio, leggermente ricurva, con impugnatura semplice.
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