CATECHETICA
Il problema della necessità e dell'urgenza di un rinnovamento della catechesi (v. catechismo; IX, p. 439) sia dal punto di vista metodologico sia per quanto riguarda il contenuto, cioè il modo di considerare la fede, si è imposto con particolare evidenza all'attenzione dei cattolici alla fine della seconda guerra mondiale. Ciò che nel secolo scorso fu intuito e talvolta affermato con estrema chiarezza in rare élites di filosofi, teologi e pedagogisti cattolici di avanguardia, ciò che agli inizî del Novecento diede vita ai primi movimenti catechistici, specialmente in Austria e in Germania, è divenuto in questo ultimo decennio una delle espressioni più notevoli e caratteristiche del cattolicesimo contemporaneo.
A determinare questa più vasta presa di coscienza contribuirono in modo particolare i nuovi metodi di Azione Cattolica e gli studî sempre più approfonditi di sociologia religiosa (si pensi per es. alle "inchieste" della J.O.C., Jeunesse Ouvrière Chrétienne, fondata in Belgio da J. Cardijn nel 1925; metodo diffuso poi in movimenti affini in varî paesi e in diversi ambienti; "inchieste" che portarono ad osservare e valutare in modo nuovo e concreto la reale presenza del cristianesimo nel nostro tempo; si ricordi l'enorme impressione destata dal libro di H. Godin e Y. Daniel La France, pays de missione (Parigi 1943) e il crescente interesse per gli studî di sociologia religiosa, dalla fondazione del primo istituto scientifico all'Aia nel 1946 (Katholiek Sociaal Kerkelijk Instituut) al Centro di ricerche religiose (1955) e all'Istituto internazionale di ricerche socio-ecclesiali (1956) in Belgio.
Settori sempre più vasti di responsabili cattolici ecclesiastici e laici poterono constatare come: a) un numero enorme, ogni giorno crescente, di battezzati non è catechizzato (per l'insufficienza numerica del clero in rapporto all'aumento della popolazione, aumento dovuto in alcune regioni, come per es. nell'America Latina, al rapido ascendere dell'indice di natalità e, in ogni continente, al fenomeno dell'urbanesimo che rende troppo popolose le parrocchie di città e troppo vaste e disagiate, per le enormi distanze, quelle rurali); b) un gran numero di cattolici, ai quali pur arriva l'opera del sacerdote, sono mal catechizzati (memorizzazione, testi astratti, nozioni giustapposte, distacco della "dottrina" dalla liturgia e dalla vita; insufficienza di metodi e di mezzi resa più evidente dal contrasto con i progressi realizzati - sia nel settore scolastico sia nei movimenti giovanili e nelle correnti di opinione pubblica - dalla pedagogia, dalla didattica, dalla psicologia individuale e collettiva in questi ultimi decennî); c) si è constatato infine come, al di là della insufficienza numerica del clero e della necessità di un rinnovamento metodologico, la c. cattolica debba oggi affrontare problemi nuovi o più esattamente adeguarsi al rapido maturare di processi storici iniziati nel sec. 18°. La proclamata autonomia della ragione, l'affrancamento della vita pratica, scientifica, politica da ogni ingerenza dell'autorità religiosa - affermano con sempre maggior insistenza i documenti pontifici - pongono in crisi la civiltà cristiana; perché la Chiesa possa svolgere quindi liberamente la sua missione di evangelizzare ogni ambiente e ogni istituzione, si rende innanzitutto necessaria una più chiara distinzione dei due poteri e delle loro sovranità (Immortale Dei, Leone XIII, 1885); mentre ad un "laicismo" intransigente ed anticristiano si deve opporre un'azione sempre più responsabile del "laicato" cattolico (Quas primas, Pio XI, 1925), la natura, l'estensione, i limiti delle responsabilità e delle autonomie dei laici di fronte all'autorità ecclesiastica devono essere precisati con sempre maggior chiarezza (Pio XII al II Congresso Mondiale per l'Ap. dei laici, 1957); la nuova cultura poi, provocata dal progresso delle scienze positive e della tecnica, l'affermarsi del metodo sperimentale e del metodo democratico, il passaggio da una economia agraria a una economia industriale, le rapide trasformazioni nel mondo del lavoro, il nascere della coscienza di classe nel proletariato, l'accelerarsi del processo di unificazione del mondo e il conseguente necessario contatto con paesi sottosviluppati e con paesi di antica civiltà estranei alla storia dell'occidente, e, in generale, l'accesso delle masse alla cultura di base (esteso attualmente dall'UNESCO ai paesi sottosviluppati), tutti questi fattori hanno portato come conseguenza che quella sensibilità critica che nel passato era propria di alcune élites (e ne determinò spesso l'atteggiamento negativo verso il cristianesimo), si è estesa ora alle masse, creando uno squilibrio tra una cultura profana ben sviluppata e una cultura religiosa troppo povera e non sempre adeguata alle esigenze dei tempi, e rivelando da un lato l'estensione e la gravità della scristianizzazione del mondo attuale, e d'altra parte una nuova problematica per ciò che riguarda la catechesi nei "paesi di missione".
Di fronte a questi dati di fatto si comprende perché, mentre il rinnovamento metodologico ha costituito la preoccupazione dominante nella prima metà del secolo, in questo ultimo decennio l'attenzione dei cattolici è stata portata piuttosto sul contenuto stesso della catechesi. Dal congresso catechistico di Vienna (1912) al Movimento di Monaco, la cui influenza si è esercitata in tutta l'Europa, dal Deutscher Katechetenverein del primo dopoguerra alla Teologia kerigmatica della scuola di Innsbruck (J. A. Jungmann, F. Rahner), dalle prime adozioni del metodo induttivo e dall'adattamento dei metodi attivi in Francia, in Belgio e in Italia (J. Landrieux 1922, L. Vigna 1924, M. Fargues 1934) agli studî di Ch. Quinet, J. Colomb, A. Rétif, F. X. Arnold, H. Fischer, G. Nosengo, dalla fondazione dell'Istituto superiore di scienze religiose di Lovanio per la formazione dei catechisti, al centro internazionale Lumen vitae di Bruxelles (fondato nel 1945 e affermatosi in parecchie nazioni sì da rendere possibile nel 1957 l'istituzione dell'Anno catechistico internazionale), dal centro Vérité et Vie di Strasburgo ai centri minori di ricerca e di divulgazione in ogni paese, si può osservare come ci si renda sempre più consapevoli, da parte dei cattolici, della sproporzione tra gli sforzi metodologici compiuti e i risultati ottenuti e ci si orienti perciò sempre più a considerare il problema della c. e della predicazione non soltanto secondo la natura e le esigenze del catechizzando, ma anche e soprattutto secondo il carattere proprio della dottrina, partendo dal contenuto stesso del messaggio cristiano. Diviene perciò sempre più intimo e sensibile l'influsso degli studî biblici, teologici e liturgici del movimento catechistico; una notevole e spesso assai valida produzione scientifica su particolari nuovi aspetti della teologia dogmatica (quali per es. la teologia delle realtà terrestri, la teologia del lavoro, del laicato, della storia e soprattutto la teologia della Chiesa), una teologia biblica sempre più dominata dall'esigenza di mettere in rilievo le varie fasi della storia della Rivelazione, della pedagogia divina e dell'economia della salvezza, il progressivo passaggio del rinnovamento liturgico dalla fase archeologica a quella pastorale, tutto ciò ha offerto alla catechesi cattolica mezzi più validi per introdurre alla fede in una maniera più vitale.
La pubblicazione del Katholischer Katechismus der Bistümer Deutschlands nel 1955 (preceduta e seguita dal 1945 al 1959 dai catechismi nazionali argentino, belga, francese, olandese, spagnolo) segna in certo modo il punto di arrivo di cinquant'anni di sforzi metodologici ed è nello stesso tempo una prima affermazione del rinnovamento circa il contenuto; è significativo il fatto che tale opera sia stata tradotta in lingua francese con il titolo: Catéchisme biblique. Mentre infatti il vecchio catechismo era diviso nettamente in due parti giustapposte: formule dottrinali da imparare a memoria e storia sacra, quasi in appendice, ora ci si orienta a far partire l'insegnamento dottrinale dalla stessa Bibbia, dalla "Parola divina", per realizzare in tal modo il contatto diretto, attraverso la persona di Gesù Cristo, con Dio, mentre la vita liturgica, penetrando nella c., rende possibile una partecipazione vivente e comunitaria ai misteri cristiani (Trinità, Incamazione, Redenzione, Grazia, Chiesa).
Si è usato talvolta da autori cattolici un linguaggio che poteva far pensare a un punto di contatto con alcune posizioni storicistiche o di provenienza protestante, per es. con la teologia dialettica di Karl Barth; alcune affermazioni metodologiche e teologiche provocarono polemiche, precisazioni, richiami (si ricordi il decreto del S. Uffizio contro il "catechismo progressivo" del p. J. Colomb nel 1957): in realtà mentre nella problematica protestante non esiste una vera e propria c. (la fede è soggettiva, pura esperienza religiosa; ogni "istruzione" religiosa non ha senso; la predicazione, l'esposizione delle Sacre Scritture non è che occasione dell'incontro tra Dio e l'anima; la "Parola" ha un influsso immediato che esclude ogni concetto di mediazione e lascia posto soltanto alla "testimonianza"), per i cattolici, al contrario, affermare che la fede è dono gratuito di Dio, incontro personale con il Signore, unione vivente con la persona del Cristo, non significa in alcun modo escludere la necessità di una tradizione, di un magisterio, di una autorità, di una regola di fede; si deve soltanto notare come l'opera di filosofi, teologi e pedagogisti, anche non cattolici, ha stimolato in questo ultimo periodo una reazione ad una concezione troppo intellettualistica dell'atto di fede (anzi, più esattamente dei "prolegomeni all'atto di fede", dei "motivi di credibilità"); si è voluto cioè mettere nella maggior evidenza come l'atto stesso di fede non sia soltanto adesione intellettuale, ma fatto personale e, di conseguenza, come la c. non si esaurisca nella presentazione astratta di una dottrina, ma debba annunciare un messaggio, un'economia della salvezza e che perciò l'opera del catechista non si deve limitare a trasmettere delle verità rivelate, ma deve in qualche modo collaborare con la Grazia perché la parola di Dio divenga operante e il catechizzando sia portato ad un impegno personale e all'incontro vivente con Cristo. Sembra essere questo il fatto principale della c. cattolica contemporanea, a cui si deve aggiungere una maggiore sensibilità nel comprendere il contributo originale e in gran parte insostituibile dell'ambiente sociologico (famiglia, scuola, movimenti giovanili, ambienti di lavoro, di svago, ecc.) nella formazione del cristiano, e, di conseguenza, la necessità di una sempre più stretta collaborazione tra il "catechista" e la scuola, la famiglia e l'azione apostolica dei laici, come pure, per ciò che riguarda la c. agli adulti, la necessità di chiarire e approfondire, in un ambiente laicizzato, una visione religiosa del temporale.
Bibl.: Opere di orientamento generale: Catéchèse pour notre temps (in collab.), Bruxelles 1958; L'enseignement religieux dans le monde (in collab.), in Lumen Vitae, XI [1956], p. 2; La Bible, histoire du Salut (in collab.), ib. X (1955), p. 1; La Liturgie, re-présentation du Salut (in collab.), ib. X (1955), p. 2; L'Enseignement doctrinal, message de Salut, (in collab.), ib. X (1955), p. 4; J. Hofinger e J. Kellner, Liturgische Erneuerung in der Weltmission, Innsbruck 1952; H. Fischer, Histoire et signification du catéchisme biblique, Parigi 1958. Sulla catechesi e i suoi metodi: C. Quinet, Carnet de préparation d'un catéchiste, Parigi 1932; M. Fargues, Les méthodes actives dans l'enseignement religieux, Parigi 1934; L. Vigna, Sussidi intuitivi, Milano 1937; G. Nosengo, L'attivismo nell'insegnamento religioso, Milano 1937. Sulla catechesi e la vita cristiana: J. Colomb, Aux sources du catéchisme, Histoire sainte et Liturgie, Parigi 1945; F. X. Arnold, Dienst am Glauben, Friburgo 1948; A. Boyer, Catéchisme et monde nouveau, Parigi 1951; I. A. Jungmann, Katechetik, Vienna 1955 (2ª ed.); G. Nosengo, L'educazione morale del giovane, Brescia 1955; L. Rétif, Catéchisme et Mission Ouvrière, Parigi 1950.