CATECHISMO
. È vocabolo derivato da quello più antico Catechesi, come anche il suo concetto è uno sviluppo dell'antica catechesi. Ambedue i nomi derivano dal verbo κατηχέω, che letteralmente significa "fare eco", "risonare", ma nel senso traslato "ammaestrare oralmente".
Già gli scrittori del Nuovo Testamento impiegano tale verbo in questo senso, applicandolo all'ammaestramento della dottrina cristiana; in Atti, XVIII, 25, troviamo che Apollo vien detto "ammaestrato (κατηχημένος) nella via del Signore", e lo stesso Luca nel prologo al suo Vangelo si rivolge a Teofilo che fu già ammaestrato (κατηχήϑης) nei fatti del cristianesimo (Luca, I, 4): così pure S. Paolo al carisma della glossolalia preferisce il dono di parlare sulle verità della fede onde ammaestrare gli altri (ἄλλους κατηχήσω; I Cor., XIV, 19). Quindi, al participio passivo κατηχούμενος "catecumeno" (v.), il verbo designò nell'antica Chiesa colui che viene ammaestrato nelle dottrine della fede cristiana.
Per designare l'organizzazione di questo ammaestramento fu usato dai Greci il nome di κατήχησις, cui corrispose presso i Latini catechesis. Ben presto, crescendo sempre più d'importanza quel periodo di preparazione al battesimo durante il quale venivano ammaestrati coloro che volevano riceverlo, tanto catecumeno come catechesi acquistarono un significato alquanto più ristretto, venendo riservati a designare rispettivamente l'ammaestramento di quel periodo, e coloro che ne seguivano il corso.
Tuttavia i fedeli, già appartenenti alla Chiesa, non erano privi dell'istruzione religiosa. E questa forma di presentazione orale ai fedeli, della dottrina cristiana, sarebbe il germe di quello che fu, col trascorrere dei secoli, l'odierno catechismo. Così che la catechesi è riservata ai non battezzati, mentre il catechismo è per i fedeli, siano essi adulti o fanciulli, bisognosi tuttavia di apprendere più chiaramente le verità cristiane.
Nelle istruzioni preparatorie al battesimo (cfr. Marco, XVI, 1516) erano solamente delineati i capisaldi della religione di Cristo; il resto, come pure la consegna dei libri santi, veniva fatto dopo che erano divenuti veramente membri della Chiesa. A torto suppose Giovanni Lorenzo de Mosheim (1694-1755) che catechesi significasse la lettura dei libri della Bibbia. Questa istruzione religiosa facoltivata, dopo gli apostoli, dai Padri della Chiesa e dai vescovi. Né mancò chi redasse in forma scritta quello che veniva predicato, conservando sempre nel primo periodo della letteratura cristiana quel carattere di riservatezza ch'era necessario per non comunicare l'intera verità a chiunque. Il primo di questi scritti fu la Didaché (v. apostolo, p. 710) dell'ultimo decennio del sec. I. Più tardi la catechesi si organizza sempre più sistematicamente, e già nel sec. II troviamo in Alessandria una vera scuola di dottrina cristiana, che aveva per scopo principale la difesa dagli attacchi dei filosofi pagani; primo dirigente di questa scuola fu Panteno, poi Clemente Alessandrino, quindi il famoso Origene. Sono rimaste celebri le Catechesi di S. Cirillo di Gerusalemme. S. Gregorio Nisseno, contemporaneo del precedente, scrisse la Oratio catechetica magna, in cui dà una sintetica esposizione della fede, seguendo l'ordine del simbolo apostolico. Più tardi S. Agostino nel suo De catechizandis rudibus espone una bella catechesi cristiana.
Quando, col sec. IV, vediamo ben definito e organizzato il periodo del catecumenato, troviamo che nel suo tratto conclusivo - che aveva inizio dal primo giorno di Quaresina e si protraeva sino a Pasqua - venivano spiegati gli articoli di fede, la natura dei sacramenti e la disciplina penitenziale. In ultimo il Pater Noster e il Credo. Questa pratica fu osservata finché il battesimo venne conferito ad adulti. Ma quando col tempo il battesimo fu conferito anche ai neonati, e le conversioni dei barbari avvenivano in massa, non fu più possibile premettere tale catechesi al conferimento del battesimo, e nacque la nedcessità di spiegare gli articoli di fede dopo di esso. Ebbe origine cioè quello che noi propriamente chiamiamo catechismo, il quale è l'insegnamento di ciò che il cristiano deve credere ed operare affinché possa ottenere la salute eterna.
La vera catechesi quindi ai giorni nostri si ha solo nel caso di battesimo di adulti, al quale si fa precedere un periodo d'istruzione. Tuttavia ad essa viene assimilata quell'istiuzione che si suol fare ai fanciulli prima che si accostino al sacramento della cresima, e per la prima volta a quelli della penitenza e dell'eucaristia. Ad ogni modo anche questa viene chiamata catechismo. Questo vocabolo poi passò a designare, per spontaneo traslato, il libro che riassume la dottrina cristiana. Quando, cioè, già nel sec. VII, divenne comune e pubblica la spiegazione della dottrina in forma di catechismo, si trovoò opportuno porre in scritto ciò che si spiegava. Da allora si ebbe una vera storia non solo della predicazione catechistica, ma anche della redazione scritta di essa.
Riguardo alla forma letteraria, quella più accettata è la forma di dialogo, perché ritenuta più didattica per l'insegnamento di questa disciplina. Le verità sono esposte in modo facile, e ogni questione puramente teologica, che sia oggetto di discussione tra le varie scuole di teologia, è esclusa dalla trattazione dal catechismo. Grande è la varietà dei catechismi che lungo i secoli si sono succeduti, redatti con diversi criterî e differenti forme. Ve ne sono di piccola mole, chiamati brevi, destinati ai fanciulli; altri assai più grandi, detti maggiori, servono per coloro che hanno già una sufficiente istruzione. Esistono inoltre catechismi più sviluppati per coloro che si dànno all'insegnamento catechistico; fra questi va annoverato il famoso catechismo del concilio di Trento, diretto ai parroci. In tutti però, premessa una raccolta di preghiere e formule da impararsi a memoria, vi è una prima parte che spiega le verità da credersi, riguardanti in modo particolare Iddio creatore e redentore: nei catechismi maggiori questa parte è una vera spiegazione del Credo. La seconda parte è costituita dalle verità che riguardano la morale (peccati, virtù, comandamenti, precetti, ecc.). Infine una terza parte tratta dei mezzi per ottenere la vita eterna, cioè i sacramenti e la preghiera. Per giungere a questo tipo, il catechismo è passato attraverso varî periodi.
Il periodo medievale va dal sec. VII al XIV. Nel suo primo tratto, che comprende i secoli VII-XII, il catechismo succede alla catechesi, ma conserva la medesima materia e disposizione. In questo tempo già era obbligatorio sapere a memoria alcune verità della fede, il Credo, il Paer noster, e ciò nella lingua volgare, come è attestato da Beda (672-735) che, scrivendo al vescovo di York, Egberto, gli raccomanda di annunziare la parola di Dio a tutta la sua diocesi (Epist., II, in Migne, Patr. Lat., XCIV, col. 659). Anche varie prescrizioni di concilî particolari raccomandano che si sappia a memoria Credo e Pater o in latino o in volgare: così, per es., il concilio di Clovesho in Inghilterra (747); quello di Francoforte (794) per l'Impero carolingio; per l'Italia abbiamo la prescrizione del concilio di Cividale del Friuli, congregato da S. Paolino patriarca d'Aquileia nel 796, che obbliga i sacerdoti a ritenere a memoria i simboli Niceno e Costantinopolitano con varie spiegazioni, e i laici il simbolo apostolico e il Paternoster (Patr. Cat., XCIX, voll. 292-296; Hefele, Histoire des Conciles, III, 11, pp. 1093-1094). Circa questo tempo (fine del sec. VIII) abbiamo la prima redazione del vero catechismo: la nota Disputatio puerorum per interrogationes et responsiones, attribuita senza fondamento ad Alcuino. Già ha inizio la forma di dialogo, e all'esposizione del Credo e del Pater viene premessa una lunga istruzione sulla creazione, sul Nuovo e sull'Antico Testamento (Patr. Lat., CI, coll. 1097-1144). Nel secolo seguente il benedettino Ottofrido scrisse in tedesco antico un piccolo catechismo; analoghe ordinazioni di sinodi si susseguono nei secoli X-XII.
Nel secondo tratto, che comprende i secoli XII-XIV, appaion0 fin da principio due scritti di speciale importanza. Onorio di Autun diede alla luce nella prima metà del sec. XII l'Elucidarium, sive Dialogus de summa totius christianae theologiae, dove, in forma di dialogo, tratta del Credo, della esistenza del male nel mondo e dei Novissimi (Patr. Lat., CLXXII, coll. 1109-1176); fu tradotto in varie lingue e anche in italiano (Il Lucidario, a cura di Tommasoi di Salvestro de Cini, Bologna 1482, edizione rarissima: molte volte altrove, prima del 1500).
Verso lo stesso tempo Ugo di S. Vittore scrisse il breve opuscolo De quinque septenis seu septenariis (Patr. Lat., CLXXV, coll. 405-414) che ebbe conseguenze decisive, giacché il metodo in esso seguito, cioè di esporre la dommatica e la morale in relazione al numero 7 (i 7 vizî capitali, le 7 beatitudini, i 7 doni dello Spirito Santo, ecc.), fu usato molto per tutto il Medioevo. Fu accettato in parte dallo stesso S. Tommaso d'Aquino, il quale ci dà materia d'un catechismo nei suoi opuscoli IV, V, VII, VIII e XIV, i titoli dei quali sono: De decem praeceptis et lege amoris; De articulis fidei et Ecclesiae sacramentis; Expositio orationis dominicae; Expositio salutationis angelicae; Expositio symboli apostolici.
Il domenicano francese fra Lorenzo, compose nel 1279, per volere del re Filippo III il Livre des vices et des vertus, chiamato anche Somme-le-Roi, ove tratta dei dieci comandamenti, del Credo, del Pater, dei sette generi di peccati, dei sette doni dello Spirito Santo e delle sette beatitudini; fu tradotto in varie lingue e usatissimo presso le corti e l'aristocrazia. Guido di Montrocher, spagnolo, nel 1330 compose l'Enchiridion sacerdotum, detto pure Manipulus curatorum. Domenico Cavalca (morto nel 1342) compilava una Expositione sopra il Credo, che fu pubblicata in due volumi, a Venezia nel 1550. Si giunge così quasi alla fine del sec. XIV, quando si trova nel concilio provinciale di Lavaur (1368) un breve catechismo redatto dal concilio stesso per coloro che dovevano predicare (Mansi, XXVI, coll. 484-493).
Il periodo moderno, iniziatosi col sec. XV, va suddiviso in due tratti che hanno per punto di divisione la Riforma protestante. La divulgazione dello studio catechetico si deve in modo particolare a Giovanni Gerson (1369-1429), il quale compose il De parvulis ad Christum trahendis, per i fanciulli stessi, L'A B C des simples gens, e per coloro che dovevano insegnare il catechismo l'Opus tripartitum de praeceptis decalogi, de confessione et de arte moriendi, adottato in molte diocesi della Francia.
In Italia, oltre alla traduzione dell'Elucidarium, abbiamo alla fine di questo secolo un catechismo in lingua volgare per giovanetti, Libretto de la doctrina christiana. Il Savonarola pubblicava nel 1495 l'Operetta molto divota sopra i dieci comandamenti e l'Esposizione sopra la orazione della Vergine gloriosa, Ave Maria, e altri trattati sull'orazione, tutta materia catechetica. In questo periodo, nell'Inghilterra vengono tradotte varie delle opere già citate: in Germania nel 1470 viene pubblicato in lingua tedesca il Christenspieg, di fra Teodorico Koelde (morto nel 1515), che è piuttosto un trattato ascetico. Ma già prima il domenicano Giovanni Herolt (morto nel 1468) aveva composto il De eruditione Christifidelium, ove tratta del decalogo, dei peccati, del Pater, Credo, ecc., e Giovanni Nider (morto nel 1438) aveva composto un trattato sul decalogo, Praeceptorium divinae legis. Alfonso Ricci (morto nel 1513) pubblicava Eruditiones Christianae religionis, ove tratta delle virtù in forma catechetica. Nel periodo antecedente a Lutero non mancarono anche umanisti autori di catechismi, come Erasmo che compose Christiani hominis institutio. Già prima di Lutero si hanno saggi di catechismo scritti da eretici; ma il più celebre in quel campo è l'Enchiridion dello stesso Lutero che, tradotto in varie lingue, è tuttora usato dalle varie divisioni protestanti. Calvino pubblicò due catechismi, uno nel 1536 col titolo Le formulaire d'instruire les enfants en la chrétienté, e l'altro nel 1542, detto Catechismo di Ginevra; il Butzer pubblicò Katechismen (1534-1537); così pure Socino (1561) e altri riformati furono autori di catechismi, nei quali tuttavia è difficile trovare un perfetto accordo sulle materie di fede. Dei protestanti italiani è da ricordare Pietro Martire Vermigli (1500-1562), che diede alle stampe nel 1546 un Catechismo, ovvero espositione del symbolo apostolico. Per la chiesa anglicana si ha nel 1549 il Book of Common Prayer e più tardi il Piccolo e il Grande Catechismo di Westminster del 1643 e 1648.
Dato lo zelo spiegato dai riformati per la diffusione delle nuove teorie mediante catechismi, molti dotti cattolici si dedicarono allo stesso lavoro, anche prima della pubblicazione del catechismo del concilio di Trento. In Germania Giovanni Dietenberger (1475-1537) scrisse in tedesco un catechismo (pubblicato a Magonza nel 1537), assai lodato da sinodi e autori; anche un sacerdote, passato al luteranesimo e poi tornato al cattolicismo, Giorgio Witzel, scrisse nel 1535 il Catechismus Ecclesiae; nel 1539, Quaestiones Catechisticae lectu iucundae simul et. utiles, e altre opere maggiori in seguito. Domenico de Soto (1494-1560) scrisse il suo Catechisno ò Doctrina christiana (Salamanca 1563); nel 1567 apparve sotto il suo nome una Summa de la doctrina christiana. Un risveglio della dottrina catechistica si ebbe anche presso i laici: a Milano Francesco Villanova e il sacerdote Castellino di Castello si dedicarono nel 1526 all'istruzione religiosa dei fanciulli, e per loro opera si pubblicò un piccolo catechismo e fu istituita la Compagnia della riformazione cristiana in carità, assai favorita in seguito da S. Carlo Borromeo. Sotto Pio V, il 6 ottobre 1571, venne approvata a Roma una confraternita per la dottrina cristiana, che dura ancora oggi.
In Italia apparvero l'opera dell'oratoriano Crispoldi, Interrogatorium puerorum sive dialogus (1539): il Catechismus del cardinale Gaspero Contarini (1542): per Mantova Leonardo de Marinis pubblicò (1555) il suo Catechismus pro cura animarum civitatis atque dioecesis Mantuanae. Lo spagnolo Domenico Baltanás y Mejía scrisse: Doctrina christiana en que se debe cadauno creer, huir, tener, obrar, desear, ecc. (Siviglia 1555); e Pietro Soto: Institutiones christianae (Augusta 1548) e nel 1560: Doctrinae catholicae compendium in usum plebis Christianae recte instituendae. Ebbe pure importanza il grande catechismo di Sidonio Michel Helding, vescovo di Merseburgo, contro il quale scrisse Giovanni Wigand, uno dei Centuriatori Magdeburgensi. Un anonimo domenicano pubblicava un catechismo, sulle cui edizioni posteriori apparve il nome di Giovanni Fabri (1504-1558). Il gesuita S. Pietro Canisio nel 1554 pubblicava in Vienna la sua grande opera catechetica, Summa doctrinae christianae, di cui l'anno seguente usciva la traduzione tedesca; compose anche due catechismi più piccoli e accessibili, che furono tradotti in molte lingue. L'influenza esercitata da lui è veramente eccezionale; basti ricordare che in un secolo e mezzo il suo catechismo ebbe 400 edizioni. Il Carranza dava alle stampe nel 1556 il suo catechismo, che fu messo all'Indice; ma ne è stato tolto dall'edizione del 1900. Intanto in Francia sono da ricordare il catechĭsmo del vescovo di Parigi, Eustachio du Bellay, del 1562, e quello di E. Auger S. I. (Lione 1563). Anche il portoghese Bartolomé dos Martires (1514-1590) pubblicava nel 1562 nella lingua patria il catechismo, tradotto in spagnolo e in latino. Per gl'indiani d'America da poco tempo convertiti, Pietro da Cordova pubblicava nel 1544 un catechismo, e Alfonso de Molina nel 1546 un Catecismo mayor y minor.
In questo tempo, per opera del concilio di Trento, la storia del catechismo cattolico ha una svolta decisiva. Il progetto d'un catechismo fu già proposto in un'adunanza del 13 aprile 1546, e, dopo l'interruzione del concilio, nelle sedute fra il 28 gennaio e il 26 febbraio del 1562; ma una sollecita compilazione fu ritenuta impossibile e si prese la determinazione di fare istituire a tale scopo una commissione dai cardinali Gonzaga, Seripando, Altemps, Simonetta, Osio e Du Puy, sotto la presidenza del cardinale Girolamo Seripando. Dopo molto lavoro la commissione presentò uno schema di catechismo, in forma facile e piana, che servisse per i fanciulli; ma il concilio non fu d'avviso d'approvarlo, ed espresse nella seduta dell'11 settembre del 1563 il desiderio che l'opera potesse servire in modo particolare agli educatori. Intanto si vide l'opportunità di chiudere il concilio, e così nell'ultima adunanza del 4 dicembre del medesimo anno, fu dato l'incarico al papa di far redigere e pubblicare il catechismo. A Roma il papa istituì una nuova commissione, includendovi molti membri della prima, e vi fu posto a capo Carlo Borromeo. L'opera fu terminata alla fine del 1564. La redazione latina venne affidata a Giulio Poggiani; quindi fu passata per la revisione al cardinal Sirleto, al procuratore generale dei domenicani Eustachio Locatelli e al maestro del Sacro palazzo Tommaso Manriquez. Eletto intanto Pio V, questi volle che quanto prima fosse pronto il catechismo, il quale così, nel primo anno di quel pontificato, vedeva la luce in Roma per opera dell'editore Paolo Manuzio, fatto venire appositamente. Insieme col testo latino fu pubblicata la traduzione italiana, opera del domenicano Alessio Figliucci; il titolo era: Catechismus ex decreto Concilii Tridentini ad parochos Pii V Pont. Max. iussu editus. Gregorio XIII, successo a Pio V, ne fece una nuova edizione. L'opera riscosse l'unanime consenso, tanto che nel solo sec. XVI fu raccomandata da più di 20 concilî o sinodi provinciali e diocesani; fu tradotta in molte lingue, perfino in arabo, ed ebbe edizioni numerosissime. Tuttavia in seguito questo catechismo venne alquanto trascurato. Clemente XIII, nel 1761, mentre ne ordinava un'altra edizione, lo raccomandava caldamente con la bolla In Dominico agro; altrettanto fece Leone XIII in una lettera enciclica dell'8 settembre 1899.
Il catechismo del Concilio tridentino non si può chiamare una semplice professione di fede adatta a tutti, ma è una breve sintesi dell'intera dommatica e morale; per questo motivo è rimasto finora il primo tra le opere di teologia catechetica. S. Alessandro Sauli, barnabita, ne fece un piccolo volume col titolo: Dottrina del catechismo romano (1581), oltre a un suo precedente lavoro, pubblicato nel 1577: Istruzione breve delle cose necessarie alla salute.
Mentre usciva il catechismo del concilio di Trento, altri autori davano alle stampe varî catechismi, principalmente in Germania e in Franoia, ove maggiormente si faceva sentire la necessità di opporsi ai protestanti. Nel 1589 il gesuita Brilmacher pubblica il suo Catechismus e il benedettino Andrea Croquet nel 1593 le sue Catecheses christianae. A Lima, nel Perù, nel 1585 si pubblica la Doctrina christiana ò cartilla, catechismo breve, catechismo mayor, ecc. Nel 1587 il gesuita G. B. Eliano o Romano pubblica il primo catechismo illustrato in lingua italiana: Doctrina christiana nella quale si contengono li principali misteri della nostra fede rappresentati con figure per istruttione degl'idioti e di quelli che non sanno leggere. Lo si segue in questo metodo, pubblicando nel 1589, arricchito d'illustrazioni, il catechismo del Canisio tradotto da A. Dovizi (Venezia 1563). Anche prima Egidio Domenico Topario (Van den Prieele) aveva pubblicato ad Anversa il Catechismus formandae in orthodoxa fide iuventutis una cum precibus vitae christianae vel de rudimentis et mysteriis catholicae fidei (1576), e Luigi di Granata una Introduccion al symbolo de la fè (1582), tradotta poi anche in italiano. Finalmente il Bellarmino compose per ordine di Clemente VIII nel 1597 il piccolo catechismo col titolo Dottrina cristiana breve, e l'anno seguente il grande catechismo, dal titolo Dichiarazione più copiosa della dottrina cristiana, che ebbe successo grandissimo (v. bellarmino); con breve del 15 luglio 1598 esso divenne obbligatorio per gli Stati pontifici, e vi si mantenne in uso fino a tutto il secolo scorso, nonostante la guerra accanita mossagli da molti e specialmente dal giansenista Scipione Ricci vescovo di Pistoia.
Sorgono intanto ordini religiosi dediti all'educazione della gioventù (barnabiti, somaschi, gesuiti scolopi, ecc.) e nelle stesse scuole private, con leggi e prescrizioni, si fa obbligo ai maestri d'insegnare il catechismo. Viene fondata a tale scopo nel 1592 una congregazione dal ven. Cesare de Bus e da G. B. Romillon, chiamata dei Dottrinarî: le istruzioni catechetiche del fondatore furono nel 1710 tradotte in italiano. Gli stessi sinodi provinciali e nazionali si occupano di questa forma d'apostolato, dando varie prescrizioni, e si arriva a proibire sollazzi e divertimenti durante le ore in cui si spiega il catechismo nelle chiese.
Col procedere dei tempi i testi si moltiplicano: abbiamo nel 1614 quello del gesuita Girolamo de Ripalda; nel 1627 la Christliche Zuchtschule del gesuita Nicola Cusano; verso questo tempo, Il fanciullo cristiano condotto all'amore di Dio e che si dispone alla prima comunione, di Cesare Franciotti, tradotto pure in francese: nel 1628 il Tesoro della dottrina di Cristo di G. L. Guadagnolo e F. Astolfi; e nel 1663 il Catechismo cattolico in forma di dialogo del barnabita Pio Cassetta. Anche il Richelieu (1618) e il Bossuet (1687) pubblicarono catechismi.
L'attività catechetica apparisce anche in America e nelle missioni. Il gesuita Antonio Araujo stampa nel 1618 il primo catechismo brasiliano; il padre Carlo Nacquart compone un catechismo nella lingua del Madagascar nel 1649, il domenicano Raimondo Breton traduce il catechismo della diocesi di Parigi nella lingua dei caraibi, e Pietro Frezze scrive in lingua messicana un'esposizione della fede cattolica.
Non mancarono catechismi riprovati, come quello messo all'Indice nel 1685, dal titolo Catechesi overo istruzione del cristiano, ecc., e gli altri composti sotto l'influsso del giansenismo, come il Catechismo universale di Giuseppe Simioli, detto il Catechismo di Napoli, messo all'Indice nel 1783, e il Catechismo per i fanciulli ad uso della città e diocesi di Motola di Ildefonso Ortiz Cortes, condannato nel 1793. In Francia specialmente si avvertono le due tendenze, in favore o contro il giansenismo. È da notare il catechismo dell'arcivescovo di Lione, Antonio de Malvin de Montazet, pubblicato nel 1767, e giudicato poco ortodosso, ma ritoccato poi dal card. Fesch, zio di Napoleone, che resse quella diocesi, ove è in uso tuttora. Il giansenista Scipione Ricci, vescovo di Pistoia, lo tradusse in italiano e l'adottò per la sua diocesi.
Nuovi catechismi vennero alla luce in Italia nello scorso secolo. Nel 1849 l'episcopato umbro, riunito a Spoleto, decise la compilazione d'un catechismo popolare su quello tridentino. Lo stesso fece il sinodo di Pisa del 1850. Altri sinodi, come quello di Ravenna del 1855, d'Urbino e di Venezia del 1859, stanno per il catechismo del Bellarmino. Notevoli il Manuale dei Catechisti del lazzarista Teodoro Dalfi, uscito nel 1878, l'opera di mons. G. B. Scalabrini, la Dottrina cristiana del card. Capecelatro e il Catechismus Catholicus del card. P. Gasparri, uscito nel 1930.
Furono messi all'Indice il Catechismo della dottrina cristiana e dei doveri sociali ad uso dei licei e collegi reali delle scuole primarie del regno, apparso a Napoli nel 1816, e quello di Luigi Giudici.
I ptincipali catechismi stranieri sono: il Katechismus der Christkatholischen zum Gebrauche der grösseren Schüler nach Anleitung des Religionshandbuchs dell'Overberg; il catechismo del gesuita Deharbe; il famoso catechismo detto di Napoleone, che fu causa di critica e di forti dissensi fra Napoleone e la S. Sede, per le proposizioni erronee ivi contenute. Quello di mons. Dupanloup: Catéchisme chrétien ou un exposé de la doctrine de Jésus-Christ offert aux hommes du monde, fu tradotto anche in italiano. Il Bulteau scrisse una Nouvelle explication du catéchime d'après S. Thomas.
Vi sono oggi i catechismi in lingue native per i varî luoghi di missioni, a comodità dei popoli convertiti al cristianesimo.
Per il raggiungimento dell'unità nelle formule catechistiche, importante fu il concilio plenario dell'America del Sud, tenuto a Roma nel 1899, come pure per l'America del Nord il concilio plenario degli Stati Uniti. Questa unità di metodo era già stata raccomandata da Pio IX, che nel 1855 aveva scritto all'episcopato austriaco perché si attenesse a un unico catechismo.
Al Concilio vaticano, fra i varî problemi da trattare, fu posto anche quello di un catechismo comune universale. Il 10 febbraio 1870 s'iniziò la discussione. Apparvero ben nette le due tendenze: molti erano favorevoli, altri contrarî. Dopo alcune discussioni fu accettato uno schema di catechismo universale, con la facoltà ai vescovi di farne una traduzione non letterale ma fedele, e di apporre aggiunte al testo medesimo, in carattere più piccolo. Tuttavia non fu promulgato e la cosa rimase sospesa.
Eletto Pio X, fu suo progetto raggiungere tale unità. Primo obiettivo proposto fu di unificare i testi dell'Italia, ristampando quello in uso nelle diocesi del Piemonte, della Liguria, Lombardia, Emilia e Toscana, con alcuni ritocchi. Il 15 aprile 1905 Pio X pubblicava l'enciclica Acerbo nimis per l'insegnamento catechistico, e nel 1913 il nuovo catechismo per le diocesi della provincia di Roma, con l'augurio che fosse adottato anche dalle altre diocesi d'Italia.
In questi ultimi anni sono apparsi commenti al catechismo e manuali per insegnanti, quali, fra molti altri, il Manuale del Catechista; il Magister parvulorum di P. Boggio; Il giovane studente istruito e difeso nella Dottrina cristiana, di mons. Bonomelli, e La Dottrina cattolica di G. Perardi.
Bibl.: Schmidt, De institutione catechetica. Miscellae theses de catechizatione, Helmstadt 1699; Schumann, Dissertatio historica de seminariis catecheticis veterum et recentiorum, Lipsia 1718; Frickius, De catechizandi ratione veterum et recentiorum Ecclesiae, Ulm 1729; P. Göbl, Geschichte der Katechese im Abendlande vom Verfalle des katechumenats bis zum Ende des Mittelalters, Kempten 1880; F. Probst, gschichte der katholischen Katechese, Paderborn 1887; O. Braunsberger, Entstehung und erste Entwicklung der Kathechismen des sel. P. Canisius, Friburgo in B. 1893; F. H. Thalhofer, Entwicklung des katholischen Katechismus in Deutschland von Canisius bis Deharbe, Friburgo in B. 1899; Hézard, Histoire du catéchisme depuis la naissance de l'Église jusqu'à nos jours, Parigi 1900; G. Bareille, Le catéchisme Romain, Introduction, Montréjeau 1906; Dictionnaire de théologie catholique, II, voci Catéchèse, coll. 1877-1895, e Catéchisme, coll. 1895-1968; Kirchenlexikon, voci Katechese, Katechetik, Katechismus; Burger, in Römische Quartalschrift, 1907, pp. 159-197; The Catholic Encyclopedia, V, pp. 75 segg.; P. Tacchi Venturi, Il Catechismo nel Cinquecento, in La vita religiosa in Italia, 2ª ed., Roma 1931, pp. 336-339.