Catellini
. Illustre famiglia del contado fiorentino che il Malispini e il Villani fanno originaria di Roma e discendente da Catilina.
Signori del castello e fondatori della Pieve di Cersino (Cercina) nell'alta Val di Terzolle, tra l'Uccellatoio e Monte Morello, furono detti " C. da Castiglione " o " Cattani da Castiglione ".
I diritti dei C. su castelli e corti rurali dovettero per la verità essere, presto e a lungo, contestati loro dai vescovi di Firenze; fino dal secolo XI assistiamo difatti a passaggi di proprietà troppo frequenti per non dar da pensare che alla loro base vi fossero delle forti pressioni reciproche. Nel 1230, infine, la lite ormai annosa per la giurisdizione del castello di Cercina dovette addirittura essere affidata alle cure dei messi pontifici.
Potenti nel contado, i C. si inurbanarono presto e parteciparono alla vita della Fiorenza dentro da la cerchia antica (Pd XV 97): D. infatti li dirà già nel calare a partire dalla metà del sec. XII, illustri cittadini (XVI 88-90) comunque. Essi possedevano con certezza, almeno dal 1042, una " curtis " in città; si stabilirono nel sesto di Borgo dove furono nel novero delle famiglie che potevano godere del consolato e a loro apparteneva una torre in Mercato vecchio. Nella chiesa di Santa Maria Novella i C. avevano profuso la loro generosità costruendovi parte di quello che poi fu detto, dalle pitture di Paolo Uccello, il " Chiostro verde ".
Un Alberto C. giudice fece parte del Consilium generale nel 1197 e un Donzelletto C. fu testimone a una convenzione tra Firenze e Bologna nel febbraio 1214 (Delizie degli eruditi toscani, VII 287). Nel 1219 Angelo C. risulta appartenere a un consorzio di prestatori che facevano valere i loro buoni uffici presso la curia papale.
Verso la metà del secolo XIII pare che da un ramo dei C. discendessero i Filitieri, così chiamati da un Tieri di Diotisalvi che ne sarebbe stato il capostipite. Nei Filitieri e nei da Castiglione (cognome quest'ultimo che finirà col sostituire quello più antico dei C.), comunque, la discendenza diretta dal ramo principale degli antichi C. è, per quanto vantata, tutt'altro che sicura: il Malispini li dice " discesi per bastardo " (cap. LII).
Ghibellini, i C. furono parte delle lotte civili del Duecento: Lancia " capo de' Ghibellini " nel 1250 secondo il Malispini (cap. CXXXII) e nel 1258 uscito da Firenze, fu valoroso condottiero a Montaperti e più tardi, nel 1268, esiliato. In seguito alla pace del cardinal Latino, la loro consorteria poté rientrare in città: restò tuttavia escluso il ramo di Giuseppe da Castiglione, del sesto di Porta Duomo.
Ormai in decadenza e dichiarati inoltre magnati dal nuovo ordinamento popolano, i C. spariscono praticamente dalla scena politica di Firenze, anche se più tardi - guadagnati, come altri discendenti di case magnatizie " cupidae rerum novarum ", alla causa medicea - i loro membri ottennero sei volte il priorato dal 1462 al 1527.
L'arme dei C. è uno scudo spaccato, al primo di rosso, al secondo d'argento ai tre cani rampanti di rosso disposti 2-1. Si tratta, almeno per quanto riguarda la seconda parte, di un'arme parlante (C. da catuli, cuccioli) e quindi piuttosto recente e araldicamente poco autorevole.
Bibl. - Arch. di Stato di Firenze, mss., 422: Istoria delle famiglie della città di Firenze scritta da Piero di Giovanni Monaldi, c. 176; mss., 322, c. 313; Firenze, Bilioteca Naz., Carte Passerini, 8; Poligrafo Gargani, 534; E. Repetti, Dizion. Geogr. Stor. della Toscana, Firenze 1833, I " Cercina "; G.G. Warren Lord Vernon, L'Inferno di D. A., II, Londra 1862; G.B. Di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili estinte e fiorenti, Pisa 1886, 258, 262.