CATENAZZI (Cadenazzi, Catenaci, Catenadio, Cardinazio, Catenazi, Katanacy, Kadenacius)
Artisti di origine ticinese, operosi nella Europa settentrionale nei secoli XVII-XVIII. Figli di Giovanni e d'una Susanna furono Giorgio (Jerzy) e Andrea (Andrzej), i quali nacquero a Morbio Inferiore presso Mendrisio. Essi erano architetti e stuccatori: il primo risulta in Germania nel 1661, e l'anno dopo i due sono registrati a Poznań (Grande Polonia), Giorgio è menzionato nel 1663 in Boemia; nel 1664 acquistò la cittadinanza di Poznań con la qualifica di socius. Presente nel 1665 nella Germania inferiore, si stabilì in quell'anno a Poznań, dove nella primavera è documentato tra i maestri muratori e dove rimase sino alla fine dei suoi giorni. A partire dal 1669 ricoperse più volte l'ufficio di anziano della corporazione. Sposò Marianna Pigura, che gli dette un figlio, Filippo, attorno al 1679.
A Poznań Giorgio lavorò alla ricostruzione della chiesa dei francescani osservanti, all'inizio sotto la direzione di C. Bonadura, al quale però subentrò in poco tempo. Nel 1665 compare anche Andrea socius agli stessi lavori. Contemporaneamente Giorgio fece partecipare alla sua "ditta" il figlio del Bonadura che dirigeva illegalmente, come garzone, la costruzione delle chiese dei carmelitani e dei riformati. Andrea è registrato sempre nel 1665 nella Germania inferiore e in Boemia; nel 1669 ricevette una procura dal fratello Giorgio, certamente per recarsi nel Mendrisiotto (dove egli si recò più volte) a rappresentare gli interessi di questo, stabilitosi definitivamente a Poznań. Negli anni 1670-71 Giorgio costruì una chiesa parrocchiale a Łopienno e nel 1679-80 intraprese la ricostruzione della chiesa medioevale dei cisterciensi a La̢d: i lavori, presto interrotti, vennero ripresi nel 1682 su un progetto di G. S. Bellotti per il transetto e il coro. Per i cisterciensi Giorgio diresse inoltre, attorno al 1681, le fabbriche delle chiese di Wa̢growiec e Przemęt (Grande Polonia). Lavorava ancora a La̢d quando morì, poco dopo il 1686.
Nel 1676 Andrea intraprese la costruzione di una chiesa per i filippini a Święta Góra (Monte Santo) presso Gostyń, fondata da Adam Konarzewski, su un progetto che si rifaceva alla chiesa dei gesuiti di Cracovia e che fu più tardi utilizzato nel convento dei filippini di Studzianna (Piccola Polonia).
Ma dopo la morte del committente, la vedova Sophia Opalińska, poté ammirare, in occasione di un viaggio a Roma nel 1677, la chiesa veneziana della Salute da poco costruita da Baldassarre Longhena; acquistatone il disegno dal vecchio maestro, lo inviò ai filippini di Gostyń: Andrea dovette quindi adattare la chiesa, appena iniziata secondo uno schema basilicale, a un nuovo progetto a pianta centrale che era l'esatta riproduzione di quello della chiesa della Salute. Tuttavia il C. vi introdusse numerose varianti: tra le altre, la rastremazione dell'ottagono centrale e, come conseguenza, l'approfondimento delle cappelle, e la dilatazione dell'ambulacro esterno; inoltre l'aggetto insolitamente accentuato, in sedici settori, della trabeazione all'attacco del tamburo. Queste modifiche determinarono un andamento verticale molto più sensibile che nella fabbrica del Longhena.
Andrea condusse la costruzione sino al coronamento del tamburo (la cupola con la lanterna fu costruita in seguito da Pompeo Ferrari). Sono di Andrea anche le ricche decorazioni a stucco del coro, nello stile maturo barocco. La chiesa fu consacrata nel 1698. Nel 1701 Andrea era ancora presente a Gostyń: e questa è l'ultima notizia che lo riguarda.
Nell'architettura di Poznań dell'ottavo e del nono decennio del secolo, Giorgio fu personalità di rilievo. La sua attività coincide con un periodo di congiuntura favorevole per l'architettura ecclesiastica; con il fratello Andrea introdusse nella Grande Polonia le forme barocche, in una accezione di monumentalità semplice e grezza, con residui di manierismo evidenti in una accentuata tendenza verticale.
Giovanni (Jan), figlio di Andrea, nacque a Morbio Inferiore, presso Mendrisio, attorno al 1660. Seguì il padre nella Grande Polonia e si stabilì a Leszno, dove, poco dopo il 1682 (verso l'anno 1687), egli ricevette dal vescovo, Bogusław Leszczyński, l'incarico di costruire la nuova chiesa parrocchiale (la vecchia era rovinata nel 1656). La costruzione era quasi terminata nel 1695, tranne che nel coro e nelle due torri di facciata. Negli stessi anni (dal 1690 circa sino al 1696) Giovanni portò a termine la chiesa dei cisterciensi a Przemęt presso Leszno, subentrando allo zio Giorgio. Sono da riferire all'intervento di Giovanni la sistemazione interna della chiesa e la composizione architettonica della facciata occidentale con le due torri. Poco dopo il 1696 progettò, e certamente eseguì, la nuova chiesa parrocchiale di Białcz; Stary presso Kościan per il signore del luogo F. Wacław Gajewski. Nel 1698 i gesuiti di Poznań lo incaricarono di proseguire la costruzione della navata trasversale e del coro della loro chiesa.
Questa commissione, data a un architetto proveniente da Leszno, provocò una accesa reazione da parte della corporazione dei muratori di Poznań; ma il lungo processo che ne seguì confermò la ragguardevole posizione raggiunta da Giovanni nel territorio della Grande Polonia. Prima ancora che la chiesa di Poznań fosse terminata (1701), egli iniziò la costruzione, su proprio progetto, di un gigantesco collegio dei gesuiti, ma i lavori, interrotti nel 1703 a causa della guerra, furono ripresi solo nel 1719. Nel 1700 firmò con i domenicani di Poznań un contratto per progettare ed eseguire la ricostruzione dell'interno della chiesa gotica, distrutto dall'inondazione del Warta. Nello stesso periodo, precedente la crisi della guerra del Nord, Giovanni costruì altri due edifici: la chiesa dei cisterciensi a Obra (non lontano da Leszno) e il convento delle monache cisterciensi a Owińska (presso Poznań). Per quest'ultimo si trattò piuttosto del rifacimento e sistemazione di un vecchio edificio al quale egli aggiunse una torre slanciata. Negli anni della guerra l'attività architettonica rimase ferma, e non è da escludere che Giovanni si sia nel frattempo recato in patria. Dal 1706 circa Giovanni era attivo a Wozniki (a ovest di Poznań), dove costruì una nuova chiesa per il convento dei riformati e dove nel 1710 compariva addirittura come residente. Nel 1709 risulta però a Leszno come "stimatissimo architetto". Dopo il 1710 ricevette verosimilmente dal "capitano generale" della Grande Polonia Maciej Radomicki l'incarico di costruire una nuova chiesa (l'attuale parrocchia) su un terreno di sua proprietà, nella città di Żerków. La costruzione fu terminata nel 1717-18. Nel 1722 Giovanni si stabilì a Poznań, fatto che è certamente connesso con la ripresa dei lavori al collegio dei gesuiti. È documentato nella Grande Polonia ancora nel 1724. Non si conoscono la data e il luogo della sua morte.
Sono da considerare sue opere certe, oltre a quelle già citate, la villa per Melchior Gurowski a Trzebiny, presso Leszno (circa 1680) e il progetto (verosimilmente del 1722, realizzato solo nel 1729) per un porticato da aggiungere al collegio dei gesuiti a Poznań.
Nella produzione di Giovanni risulta evidente il suo particolare interesse per la configurazione spaziale degli interni. In un gruppo di chiese da lui ideate la navata è accompagnata da grandi cappelle laterali poco profonde, comprese tra pilastri addossati alle pareti: il sistema architettonico mette in evidenza l'integrazione spaziale di tutte le membrature. Appartengono a questo gruppo la chiesa di Leszno, quella dei domenicani a Poznań, la chiesa parrocchiale di Białcz Stary e quella dei cisterciensi a Obra (quest'ultima ha subito molte alterazioni durante la prosecuzione dei lavori dopo la guerra del Nord). La chiesa dei riformati a Woźniki, a una sola navata, e la analoga chiesa di Żerków sono caratterizzate da un ampliamento illusionistico dello spazio (finte cappelle e finto transetto). Questi caratteri sono esplicitamente messi in luce nei particolari, cosicché non vanno considerati come casuali, ma come consapevolmente voluti.
Per questa capacità di configurazione spaziale Giovanni è da considerare fra i più notevoli architetti del barocco in Polonia. Non meno importanti sono le sue facciate monumentali, in cui, rispetto alla povertà dei mezzi (assenza di pietra nella Grande Polonia), si nota una complessa dinamica nell'articolazione dei pilastri. Una tendenza accentuatamente verticalistica viene messa in luce dal sovrapporsi dei grandi ordini (Leszno, Przemęt, collegio dei gesuiti a Poznań), ma anche dall'ordine colossale della facciata meridionale della chiesa dei gesuiti, e di quella dei riformati a Woźniki.
I seguenti artisti furono stuccatori attivi nei territori dei principi vescovi di Bamberga e dei margravi di BrandeburgoBayreuth, oggi corrispondenti alla Baviera settentrionale.
Domenico di Giuseppe, che tra il 1699 e il 1735 risiedeva principalmente a Bamberga, morì ad Erlangen, all'età di 60 anni e fu sepolto a Bamberga, nella parrocchia di Nostra Signora, il 17 luglio 1735. Non sono documentati suoi lavori; gli sono attribuite (Mayer) le decorazioni in stucco di soffitti nella nuova residenza di Bamberga.
Andrea Domenico, figlio di un Domenico e di una Elena, non è figlio del precedente anche se suo stretto parente. È documentato a Bamberga (1719, 1723; di nuovo dal 1740) e a Bayreuth. E 19 maggio 1723 a Pettstadt, presso Bamberga, sposò Elisabeth Schmidt (di Giovanni e Barbara: vedi Archivio parrocchiale).
Sono documentati alcuni suoi lavori in stucco: sala a cupola del castello di caccia (oggi albergo) di Thiergarten presso Bayreuth (1720: Hofman); soffitti del vecchio Rathaus di Bayreuth (1725-26: Sitzmann); parrocchia luterana a Gefree (1727: Breuer), distrutta da incendio (1872). Su commissione della corte lavorò in altri castelli di Bayreuth (Gebessler, 1959; Bachmann). Nel vecchio castello dell'Eremitage gli viene attribuita la "sala di marmo"; decorazioni in stucco gli sono assegnate anche nel castello dell'Ordine di S. Giorgio (oggi prigione) e in alcune case borghesi di Bayreuth (Markgrafenallee, n. 44; Maximilianstrasse, n. 38). Il Gebessler (1962) riferisce a Andrea Domenico la ricca decorazione in stucco del palazzo già von Egloffstein ad Erlangen (Eichhorn). Il 17 marzo 1732 fu designato a rappresentare la comunità cattolica di Bayreuth (Brandmüller). Attorno al 1735 lavorava allo scalone e alla cappella della Vergine nel convento di Michelfeld (Palatinato superiore).
Morì a Bamberga il 27 dic. 1756 (Arch. della parrocchia di S. Martino, dove compare alla data del 1º ott. 1752 una Elisabeth Cadenazi, certamente sua moglie).
Andrea Domenico introdusse a Bayreuth il Bandelwerk, ma lavorò lo stucco anche in stili e gusti diversi.
Fonti e Bibl.: Per i C. operosi in Polonia, fondamentale E. Linette, Jan C. architekt i jego dzieło w Wielkopolsce (Giovanni C. architetto e la sua opera nella Grande Polonia), Poznań 1973; ma v. anche: M. Boberska, Fara w Lesznie (La chiesa parrocchiale a Leszno), in Ziemia Leszczyńska (Terra di Leszno), quaderno 2, 1932, p. 5 (Giovanni); K. Malinowski, Muratorzy wielkopolscy drugiej połowy XVII wieku (Imaestri muratori della Grande Polonia nel XVII sec.), Poznań 1948, pp. 139-160 (Giorgio), 160 s. (Andrea), 232-240 (Giovanni); E. Kręglewska-Foksowicz-E. Linette ed altri, Sztuka baroku w Wielkopolsce (Arte barocca nella Grande Polonia), in Biuletyn Hist. Sztuki, XX (1958), pp. 64-67, 73 s. (Giorgio e Giov.); T. Jakimowicz, Pałac w Trzebinach kolo Leszna (villa Trzebiny presso Leszno), in Studia i mater. do dzizjów Wielkopolski i Pomorza (Studi e materiale per la st. della Grande Polonia e Pomerania), VII, 1/13, Poznań 1962, pp. 31-46; G. Martinola, Lettere... degli artisti di Meride...,Bellinzona 1963, ad Indicem. Per i C. operosi in Baviera: F. Hofman, Die Kunst am Hofe der Markgrafen von Brandenburg, fränkische Linie Strassburg 1901, p. 210; Id., Bayreuth und seine Kunstdenkmale, München 1903, p. 18; H. Mayer, Bamberg als Kunststadt, Bamberg 1955, p. 120; K. Sitzmann, Künstler und Kunsthandwerker in Ostfranken, Kulmbach 1957, pp. 213, 272, 275, 303; E. Eichhorn, Vom Anteil "welscher" Künstler an der Barockkunst Frankens, in Erlanger Bausteine zur fränk. Heimatforschung, VI(1959), p. 146; Bayerische Kunstdenkmale, VI, A. Gebessler, Stadt und Landkreis Bayrouth, München 1959, pp. 35, 37 s., 57, 65, 67, 138; ibid.,XIII, F.Breuer, Landkreis Münchberg, München 1961, p. 11; ibid., XIV, A. Gebessler, Stadt und Landkreis Erlangen, München 1962, p. 48; W. Brandmüller, Das Wiedererstehen katholischer Gemeinden in den Fürstentümern Ansbach und Bayreuth, München 1963, p. 40; E. Bachmann, Eremitage zu Bayreuth, München 1966, pp. 3, 20, 26 ss.