Boratto, Caterina
Attrice cinematografica, nata a Torino il 15 marzo 1916. Aristocratica e altera, è comparsa come una meteora nel cinema italiano dei tardi anni Trenta, per poi essere riscoperta da Federico Fellini e apparire come caratterista in molti film, per lo più dichiaratamente commerciali, degli anni Sessanta e Settanta. Si era diplomata in pianoforte e aveva studiato canto, sognando di dedicarsi alla musica. Esordì nel cinema quasi per caso quando, scelta da Guido Brignone per il film Vivere! (1936), che ottenne grande successo e fu distribuito negli Stati Uniti, si mise in luce nella parte della figlia di un tenore (Tito Schipa). Dopo il teatrale Marcella (1937), ancora di Brignone, in coppia con una manierata Emma Gramatica, nel film successivo dello stesso regista, Chi è più felice di me! (1937), fu di nuovo con Tito Schipa, e, nel ruolo di una cantante di varietà, dimostrò di possedere spiccate qualità canore. Si rivelò a suo agio anche nella commedia brillante, interpretando una gelida principessa russa in Hanno rapito un uomo (1938) di Gennaro Righelli, accanto a Vittorio De Sica, mentre I figli del marchese Lucera (1938) di Amleto Palermi, in cui è la figlia illegittima di un nobile, la confermò versata nel feuilleton popolare. Nel 1939 partì per Hollywood dove Louis B. Mayer intendeva fare di lei la nuova Jeannette MacDonald, stella del genere sentimental-canoro, ma il suo debutto, nonostante il lancio pubblicitario, non avvenne. Quando nel 1941 anche gli Stati Uniti entrarono in guerra, la B. rientrò in Italia e tornò a lavorare con Brignone in Il romanzo di un giovane povero (1942), dall'opera di O. Feuillet, accanto ad Amedeo Nazzari. Dopo il fallimentare Dente per dente (1943) di Marco Elter, tratto da Measure for measure di W. Shakespeare, interpretò il personaggio, privo di sfumature, di una sofisticata signora in Campo de' fiori (1943) di Mario Bonnard: il film ebbe il merito di farle incontrare Federico Fellini, collaboratore alla sceneggiatura, che avrebbe svolto un ruolo decisivo nella seconda parte della sua carriera. Trascorso un lungo periodo lontana dal cinema, interrotto soltanto nel 1951 quando riapparve nel melodramma Il tradimento di Riccardo Freda, nel 1963 Fellini, ricordandosi di lei, le affidò la parte della misteriosa signora delle terme di 8 ¹/₂ , e poi della torbida madre di Giulietta Masina in Giulietta degli spiriti (1965). La carriera della B. ebbe una ripresa. Matronale, disincantata, perfino perversa, era ormai divenuta una solida caratterista. Dopo Il Tigre (1967) di Dino Risi, in cui è la madre della ninfetta che seduce Vittorio Gassman, interpretò film dei generi più disparati, dai musicarelli Stasera mi butto (1967) e Angeli senza Paradiso (1970) di Ettore Maria Fizzarotti, al fumetto (Diabolik, 1968, di Mario Bava), dal film di guerra (Castle keep, 1969, Ardenne '44: un inferno, di Sidney Pollack) al film conventuale-piccante, sino a Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) di Pier Paolo Pasolini, e ai ruoli marginali in Il mondo nuovo noto anche come La nuit de Varennes (1982) di Ettore Scola, Lo zio indegno (1989) di Franco Brusati e Once upon a crime (1992; Sette criminali e un bassotto) di Eugene Levy. Nel 1984 è stata protagonista, insieme a Claudia Cardinale, del discusso Claretta di Pasquale Squitieri, nel ruolo della madre della Petacci. Particolarmente intensa è stata, dagli anni Settanta all'inizio degli anni Novanta, anche la sua attività televisiva.