GABRIELLI, Caterina
Nacque a Roma il 12 o 13 nov. 1730. Il padre Carlo svolgeva le mansioni di cuoco presso il principe romano Gabrielli, il quale, avendo notato la G. per le sue qualità vocali, la prese sotto la propria protezione, avviandola allo studio del canto all'età di quattordici anni. È probabile che in seguito a ciò la fanciulla adottasse il cognome del nobile mecenate e altrettanto facessero la presunta sorella Francesca e il fratello Antonio. Secondo A. Ademollo invece il cognome era quello originale della famiglia.
Dotata di una splendida voce da soprano, iniziò lo studio sistematico del canto nella città natale con F.J. García, detto lo Spagnoletto, e successivamente a Napoli con N.A. Porpora. Non si possiedono notizie certe sulle iniziali attività artistiche della cantante. C. Goldoni nei Mémoires afferma che la G. debuttò a Lucca nel 1747 ne La Sofonisba di B. Galuppi: la notizia non è attendibile in quanto la prima rappresentazione dell'opera avvenne al teatro delle Dame di Roma nel febbraio 1753. Dubbia è anche la presenza della G. a Napoli nel 1750, dove andò in scena la Didone abbandonata di N. Jommelli. Nel 1754 fu sicuramente al teatro S. Moisé di Venezia, per interpretare il ruolo di Ermione nell'Antigona di Galuppi. Agli inizi del 1755, ancora nella città veneta, cantò nel Solimano di D. Fischietti e nell'Astianatte di A.G. Pampani.
Nel febbraio dello stesso anno, su invito di P. Metastasio, si trasferì a Vienna insieme con Francesca, ottenendo un vantaggioso contratto della durata di tre anni, nonché il titolo di "virtuosa di corte", concessole dallo stesso imperatore Francesco I. Inizialmente fu sotto la protezione del principe viennese J.F. von Sachsen-Hildburghausen, la cui cappella musicale era diretta da Chr.W. Gluck. La cantante si distinse soprattutto nel repertorio gluckiano, interpretando nel maggio 1755 presso la residenza imperiale di Laxenburg, la parte di Nice nel componimento drammatico pastorale La danza (prima esecuzione assoluta), il ruolo di Claudia nella festa teatrale L'innocenza giustificata e quello di Elsa nel dramma per musica Il re pastore del 1756, tutti su testi del Metastasio.
Come in precedenza era avvenuto a Venezia, così anche a Vienna il suo atteggiamento spregiudicato e licenzioso fu causa dell'allontanamento dall'Austria. La sua avvenenza aveva infatti creato un incidente diplomatico fra gli ambasciatori di Francia e Portogallo, entrambi amanti segreti della cantante. La G. poteva contare comunque su grandi appoggi ed era inoltre protetta dalla nobildonna romana Agnese Colonna Borghese, con la quale era costantemente in contatto epistolare.
L'opera mediatrice di Metastasio, suo amico e maestro, per una tournée a Madrid non ebbe seguito e la G. preferì rientrare in Italia alla fine del 1757. L'anno successivo si esibì a Lucca, a Padova e a Milano, interpretando fra l'altro Demofoonte e Ipermestra di Galuppi e L'eroe cinese di G. Piazza. Nel 1759 fu nuovamente nel capoluogo lombardo dove si produsse nel Demofoonte di A. Ferradini, sempre su libretto del Metastasio, e nell'Alessandro nelle Indie di I. Holzbauer; nel maggio dello stesso anno cantò a Parma nell'Ippolito e Aricia di T. Traetta. In quell'epoca G. Parini, conquistato dall'arte e dal fascino della cantante, le dedicò quattro sonetti, pubblicati a Milano nel 1758 e nel '59. Nei primi mesi del 1760 fu a Torino dove si esibì ne La clemenza di Tito di Galuppi e in Enea nel Lazio del Traetta. In aprile, recatasi a Parma, prese parte a I Tindaridi dello stesso compositore. Nell'ottobre successivo si trasferì a Vienna per andare in scena nell'Alcide al bivio di J.A. Hasse. Partecipò inoltre alla fantasia mitologico-allegorica Le feste d'Imeneo di Traetta, composta per le nozze dell'arciduca Giuseppe d'Austria con Isabella di Borbone-Parma. Abbandonata definitivamente Vienna, dopo l'ultima apparizione nell'Armida di Traetta (gennaio 1761), raggiunse Parma nella primavera successiva per interpretare l'Enea e Lavinia dello stesso autore accanto al contraltista G. Guadagni, di cui fu allieva e amante, e al sopranista G. Veroli, con cui per un periodo rimase legata sentimentalmente.
Nel luglio seguente fu a Padova dove partecipò alla prima rappresentazione della Zenobia di G.B. Pescetti e cantò nel Demetrio di Galuppi. Nel 1762 si esibì a Lucca e successivamente a Torino, prendendo parte con la sorella all'Ifigenia in Aulide di F.G. Bertoni e al Demetrio di G. Ponzo. In aprile fu a Reggio Emilia per interpretare l'Alessandro nelle Indie di Traetta, maestro di cappella presso la corte parmense; nell'occasione la G. venne insignita del titolo di "prima virtuosa da camera" dal duca Filippo di Borbone, che intraprese con la cantante una turbolenta relazione. Nel 1763 si recò a Milano, con Francesca e il Veroli, per andare in scena nell'Adriano in Siria di G. Colla e nella Didone abbandonata del Traetta, entrambe su libretti del Metastasio.
Costretta a lasciare Milano, a causa della sua reprensibile condotta, si ritirò momentaneamente dalle scene, motivando la decisione con una crisi spirituale. Ciò mise in subbuglio l'impresario del S. Carlo di Napoli, con il quale aveva assunto precisi impegni di lavoro. Per poterla rintracciare e convincerla a riaffacciarsi alle scene, il suo agente napoletano B. Poggi scomodò perfino il ministro B. Tanucci. La cantante si presentò qualche mese dopo al S. Carlo dove, in novembre, prese parte all'Armida di Traetta, all'Olimpiade di P.A. Guglielmi e il mese successivo al dramma Issipile di Hasse. Il successo fu tale che l'impresario G. Tedeschi, con la stipula di un nuovo vantaggioso contratto, la convinse a rimanere per altri due anni.
Nel 1764 e nel '65 fu ancora nel capoluogo partenopeo; qui replicò alcune opere presentate in altre città e si esibì nelle prime esecuzioni della Nitteti di A.M. Mazzoni, su libretto del Metastasio, e del Lucio Vero di A. Sacchini, su testo di A. Zeno. Successivamente si esibì nel Catone in Utica di J.Chr. Bach e nel Caio Mario di N. Piccinni. Ammalatasi, fu sostituita da Francesca in un paio di rappresentazioni. Nel 1766 cantò ancora al S. Carlo nell'Antigono di G. Scolari (maggio), nel Gran Cid di Piccinni (novembre) e nel Vologeso di Sacchini (dicembre). Nel gennaio dell'anno seguente fu la protagonista con Francesca dell'opera Bellerofonte che consacrò il successo di J. Mysliveãek. Mentre il pubblico aveva acclamato l'artista a gran voce, la Giunta dei teatri, preposta al controllo delle attività artistiche partenopee, criticò la G. per il suo atteggiamento provocatorio e irriverente, accusandola fra l'altro di modificare secondo i propri capricci le arie delle opere messe in scena. Allontanata, insieme con Francesca, da Napoli, per i soliti motivi, si presentò al pubblico torinese all'inizio del 1768, interpretando Il trionfo di Clelia di Mysliveček, su libretto metastasiano; prese parte inoltre alla prima rappresentazione del Creso di P. Cafaro. Dopo una breve parentesi romana, si trasferì a Palermo nel giugno del medesimo anno, e si impose con Francesca nell'Achille in Sciro di J.G. Naumann e ne Il vaticinio di Carmenita di G. Astaritta, entrambe realizzate al teatro S. Cecilia. Fu in tale sede che il sopranista G. Pacchierotti si incontrò con la G.; alcune cronache riportano che il cantante, dopo aver udito una esecuzione della rivale, si rifiutasse di presentarsi in pubblico. L'accoglienza per il Pacchierotti fu invece estremamente calorosa e la stessa G. si sarebbe commossa fino alle lacrime (vedi P. Brydone, Tour through Sicily…, London 1774, lettera XXXVI del luglio 1770). Opposta è la tesi secondo cui i fautori della G. si accanirono talmente contro il sopranista da riuscire addirittura a farlo incarcerare (vedi R. Celletti, Pacchierotti, Gaspare, in Enc. dello spettacolo, VII, Roma 1975, coll. 1448 s.). La stessa sorte toccò comunque alla G. che, sebbene godesse della protezione di molti nobili, fu imprigionata più volte dal capitano delle guardie, marchese di Regalmici, per aver mancato di rispetto al viceré G. Fogliani Sforza d'Aragona. Condotta alle Carbonie di Palermo, riuscì nonostante tutto a organizzare dei banchetti, sollevando l'umore generale e, rimessa in libertà, saldò anche i debiti di alcuni prigionieri. Allontanatasi dalla città, si recò nell'aprile del 1771 a Roma, dove incontrò G. Casanova e venne corteggiata dal principe Battista Borghese. In ottobre, a Milano, fu ascoltata da W.A. Mozart, giunto nella città per mettere in scena la serenata teatrale Ascanio in Alba; il giudizio del musicista, a differenza della generale opinione, non fu molto lusinghiero. Dal 1772 al 1774 la cantante compì una tournée in Russia, dedicandosi quasi esclusivamente al repertorio di Traetta, di cui fu amante. Esordì a Pietroburgo nell'Isola disabitata e nell'Antigona, alla presenza del poeta tedesco J.W. Heintze e successivamente affrontò Amore e Psiche e il Lucio Vero, riscuotendo un enorme successo nella residenza imperiale di Carskoe Selo e attirandosi le simpatie di Caterina II di Russia. Nel 1775, in seguito a pressanti inviti, si recò con la sorella a Londra, dove stipulò un contratto estremamente vantaggioso, e nel novembre di quell'anno si esibì nella Didone abbandonata di Sacchini su testo metastasiano. Nei primi mesi del 1776 affrontò la Vestale di M. Vento, le Ali d'amore di V. Rauzzini, il Caio Mario di Piccinni e altre opere. Il rapporto con la platea londinese non fu sempre facile a causa del carattere instabile della cantante, poco disposta alla mediazione. Rientrata in Italia, si recò nel 1777 a Venezia e l'anno seguente fu a Lucca dove in agosto prese parte all'Armida, su libretto di A. Migliavacca, probabilmente musicata da G.B. Mele. A cavallo fra il dicembre 1779 e il gennaio 1780 giunse alla Scala di Milano per interpretare l'Armida di Mysliveãek, ponendosi in competizione con il sopranista L. Marchesi e successivamente cantò a Venezia, con Francesca, nella Nitteti di P. Anfossi. Nella stagione 1781-82 si fece notare nella Zemira dello stesso autore, in programma al teatro veneziano di S. Benedetto e in Arbace di G.B. Borghi. Maturata nel frattempo la scelta di abbandonare le scene, si ritirò definitivamente a Roma nel palazzo Cesarini di via dei Banchi Nuovi, ormai celebre e ricca, con una rendita di oltre 10.000 scudi, limitandosi a cantare solo in concerti privati.
La G. morì a Roma il 16 febbr. 1796, come risulta dal registro dei morti della parrocchia di S. Celso.
Nota in tutte le corti europee con i soprannomi di "coghetta", "cochetta", "cocchetta" e "romanina", la G. rappresentò, per alcuni decenni, il livello più elevato della tradizione vocale italiana. I maggiori compositori del tempo le dedicarono numerosissime opere, gli impresari le dettero la caccia pur di averla nei teatri. La cantante, perfettamente consapevole del suo ruolo e delle proprie capacità, seppe amministrare in modo magistrale le risorse naturali che possedeva, concedendosi al pubblico secondo i capricci del momento. Non fu soltanto un'ottima cantante ma anche un'eccellente attrice, dotata di un tale fascino da essere corteggiata da sovrani e principi, nonché da personaggi illustri dell'arte. Quando alla fine della carriera si rese conto che la sua voce si stava indebolendo, si ritirò immediatamente, esibendosi soltanto in audizioni private.
Poco incline alla mediazione, entrò sovente in attrito con personaggi influenti, ma la sua fama era tale da renderla quasi invulnerabile. La critica fu pressoché all'unanimità concorde sulle sue qualità artistiche: bel timbro, ampia estensione della voce, estrema agilità d'esecuzione. Oltre ai già citati Parini, Goldoni, Metastasio, Burney, Brydone, si ricordano fra i suoi sostenitori Fétis, Delalande, Caffi, Frugoni e Algarotti. Mozart, pur riconoscendole alcune doti, la criticò pesantemente e in una lettera al padre del febbraio 1778 scrisse fra l'altro "[…] cantava con arte ma senza intelligenza".
Non esistono dati certi che confermino la parenteladi Francesca, soprannominata Checca, con la G., di cui è stata ritenuta la sorella. La nascita, probabilmente a Roma, sembrerebbe attestarsi intorno agli anni 1735-40, in base alle poche notizie raccolte dagli studiosi. L'attività artistica di Francesca fu quasi totalmente legata a quella della G., della quale fu spesso la "seconda donna". Fu senz'altro a Venezia nel 1755 e in seguito si trasferì a Vienna con la G., interpretando nel dicembre 1756 la parte di Tamiri ne Il re pastore di Gluck. Nel 1762 fu a Torino e a Reggio Emilia, l'anno successivo a Milano con la G. e il sopranista G. Veroli. Nel 1764 sostituì al S. Carlo di Napoli la G. indisposta in un paio di rappresentazioni. Allontanata dalla città per condotta licenziosa, si recò a Palermo nel 1768; vi rimase solo un anno per tornare nuovamente nel capoluogo partenopeo da dove fu nuovamente espulsa. Nel 1772 prese parte alla tournée in Russia e nell'ottobre 1775 fu a Londra dove partecipò alla rappresentazione de La sposa fedele di Guglielmi e ad altre opere con Caterina Gabrielli. Le ultime notizie sono legate alla presenza delle due cantanti a Venezia nel 1782. Con il ritiro della G. dalle scene, è presumibile che anche Francesca abbia preso la stessa decisione. Fu particolarmente apprezzata nell'interpretazione della Frascatana di G. Paisiello del 1773 e nella Locandiera di Salieri dell'anno successivo.
Del fratello Antonio, violinista e cantante, non sono noti i dati anagrafici, mentre si conoscono alcune notizie dell'attività concertistica. Fu a Mosca nel 1774 al seguito di una compagnia italiana e prese parte all'esecuzione del Filosofo di campagna di Galuppi, rappresentato al teatro Znamenka. Nel 1778 divenne primo violino d'orchestra nel teatro di Lucca e nel 1782 cantò al S. Benedetto di Venezia. Apprezzato violinista, fu poco considerato come cantante.
Fonti e Bibl.: F. Caffi, Storia della musica sacra nella già Cappella ducale di S. Marco in Venezia dal 1318 al 1797, I, Venezia 1854, p. 383; C. Goldoni, Mémoires, a cura di E. von Loehner, I, Venezia 1883, p. 400; A. Ademollo, La più famosa delle cantanti italiane nella seconda metà del Settecento (C. G.), Milano 1890 (anche per Francesca); B. Croce, I teatri di Napoli, II, Napoli 1891, pp. 627 ss., 637; T. Wiel, I teatri musicali veneziani nel Settecento, Venezia 1897, pp. 199, 205, 348, 363; pp. 205, 348, 363 (per Francesca); E. Gerspach, Una lettera inedita del filosofo Condillac sulla cantante C. G., in Archivio storico italiano, XXII (1898), pp. 104 ss.; Delle donne illustri italiane dal XIII al XIX secolo, Roma s.d., p. 302; R.A. Mooser, Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIIIe siècle, II, Genève 1951, pp. 153 ss. (anche per Francesca); F. Casavola, La più grande interprete di Traetta, C. G., in Tommaso Traetta di Bitonto, 1727-1779, la vita e le opere, Bari 1957, pp. 103-114; Storia dell'opera (UTET), Torino 1977, I, 1, pp. 304, 421 (anche per Francesca), 452, 466 s., 488, 493, 503, 518, 520, 533; III, 1, pp. 80, 91, 333 s., 352; R. Zanetti, La musica italiana nel Settecento, Busto Arsizio 1978, p. 568; F.J. Fétis, Biogr. univ. des music., III, pp. 368 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 578 (anche per Francesca); A. Della Corte - G.M. Gatti, Dizionario di musica, Torino 1959, p. 242; Enc. dello spettacolo, V, coll. 805 ss.; Nuovo Dizionario Ricordi della musica e dei musicisti, p. 279; Die Musik in Gesch. und Gegenwart, IV, coll. 1209-1211 (anche per Francesca); The New Grove Dict. of music and musicians, VII, pp. 66 s. (anche per Francesca); Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, III, pp. 82 s.