Caterina II di Russia
L'imperatrice che tentò di riformare la Russia
Caterina II è passata alla storia per aver tentato di riformare profondamente l'impero russo nella seconda metà del Settecento. La sua politica, però, fu molto contraddittoria e si concluse con risultati assai inferiori rispetto agli scopi perseguiti, così da lasciare la Russia in preda a molti dei suoi più gravi e tradizionali problemi, alcuni persino ulteriormente aggravati. Caterina cercò di legare più strettamente la Russia all'Europa, ma lo fece in maniera sostanzialmente incoerente e per molti aspetti inconcludente
Principessa tedesca della famiglia Anhalt Zerbst, Caterina II nacque a Stettino in Germania nel 1729 e morì a San Pietroburgo nel 1796. Andata sposa a Pietro III, gli succedette al trono nel 1762 quando questi, con la complicità di lei, venne costretto ad abdicare in seguito a una congiura e quindi assassinato. Le ambizioni di Caterina erano enormi: da un lato intendeva rifarsi all'esempio dello zar di Russia Pietro I il Grande, dall'altro era affascinata dalla cultura riformatrice degli intellettuali illuministi occidentali (illuminismo), come Montesquieu, Voltaire, D'Alembert, Diderot e Beccaria. La zarina si dimostrò subito quanto mai attiva nell'opera di governo: nel 1764 fece confiscare a beneficio dello Stato un gran numero di monasteri e quindi promosse una riforma del governo locale.
Postasi l'obiettivo di dare leggi più certe e stabili al paese, procedendo alla codificazione del diritto russo, convocò nel 1767 una Commissione legislativa al fine di inaugurare una nuova era che avrebbe dovuto condurre al riconoscimento di diritti quali la libertà di parola, la tolleranza religiosa, la soppressione della tortura, l'accesso dei contadini alla proprietà privata della terra; ma in realtà tali propositi non furono mai attuati. Soprattutto Caterina, nei fatti, si dimostrò sorda alle rivendicazioni dei contadini, i quali rimasero in una condizione servile di enorme miseria sotto il dominio dei grandi proprietari, i cui poteri furono persino rafforzati. Così una delle necessarie premesse del progresso sociale ed economico non ebbe in Russia alcuna attuazione. In seguito l'imperatrice procedette a una riorganizzazione centralistica e burocratica della vita amministrativa del paese. I privilegi della nobiltà vennero ribaditi e aumentati con l'introduzione di una Carta della nobiltà, emanata nel 1785, che esentò i nobili da obblighi di servizio nello Stato e nell'esercito. I contadini continuarono, invece, a essere sfruttati pesantemente.
Tale grave situazione di sfruttamento provocò una serie di rivolte. La più importante fu quella scoppiata nel 1773 e guidata da Emel´jan I. Pugačëv, un cosacco del Don, il quale, spacciandosi per lo zar Pietro III scampato alla morte, si mise alla testa dei contadini contro la zarina traditrice e usurpatrice. Questa insurrezione, repressa assai sanguinosamente con grandi difficoltà e conclusasi con l'uccisione di Pugačcëv, provocò un ulteriore peggioramento delle condizioni dei contadini.
Dopo la conclusione della rivolta, Caterina avviò un nuovo corso di riforme interne, che esclusero però dal loro ambito il mondo agrario. Vennero prese misure atte a favorire, con l'aiuto dello Stato, lo sviluppo delle manifatture, assai deboli e arretrate; limitati miglioramenti furono ottenuti nel campo dell'istruzione primaria e secondaria; venne sostenuta l'Accademia delle scienze fondata da Pietro il Grande e furono migliorati i contatti culturali con l'Europa. Ma lo scoppio della Rivoluzione francese spaventò fortemente Caterina, che ne temeva le possibili ripercussioni in Russia, inducendola ad abbandonare decisamente ogni politica riformatrice e a inasprire la repressione in campo politico e culturale.
Un risultato importante fu l'allargamento dell'impero, a spese soprattutto della Polonia e dell'impero turco.