Breillat, Catherine
Regista cinematografica, sceneggiatrice e scrittrice francese, nata a Bressuire (Deux-Sèvres) il 13 luglio 1948. Dopo un esordio letterario, si è fatta notare nel panorama francese come regista di opere poco concilianti, in cui ha scandagliato con provocatoria lucidità il rapporto tra i sessi, inteso come confronto sia intimo sia relazionale tra corpi e coscienze.
Cresciuta assieme alla sorella gemella nella provincia del Sud-Ovest della Francia, si è nutrita di sole letture sino a quando il cineclub scolastico non le ha fatto scoprire il cinema. L'esordio a diciassette anni come autrice di un romanzo trasgressivo, L'homme facile (1968), seguito negli anni successivi da altre opere di tale natura, le ha fatto raggiungere nel 1976 l'agognato obiettivo della regia cinematografica con Une vraie jeune fille (L'adolescente), trasposizione del suo romanzo Le soupirail (1974). In quest'opera, attraverso la registrazione di-staccata e surreale dei turbamenti di un'adolescente durante le vacanze estive, emergono alcuni tratti tipici della sua poetica, volta ad analizzare con finezza psicologica il raffronto impietoso tra amore fisico, relazioni personali ed evoluzioni sentimentali dei suoi personaggi. A questo primo film (percorso da furori visionari che rimandano alla scrittura di G. Bataille e inedito anche in Francia sino al 2000) è seguito nel 1979 l'ancor più controverso Tapage nocturne (Movimenti notturni), diario di una regista alla spasmodica ricerca dell'amante perfetto. L'insuccesso del film, drasticamente rifiutato da critica e pubblico, ha spinto la B. a una lunga pausa, durante la quale si è dedicata all'attività di sceneggiatrice, scrivendo già nel 1976 Bilitis di David Hamilton e negli anni successivi collaborando anche alla sceneggiatura di E la nave va di Federico Fellini (1983) e di Police di Maurice Pialat (1985). Tornata alla regia, dopo una per lei illuminante visione di Baby doll di Elia Kazan, la B. ha tratto dal suo primo romanzo l'omonimo film 36 fillette (1987; Vergine, taglia 36), cui sono seguiti Sale comme un ange (1991) e Parfait amour! (1996), opere in cui la regista ha continuato ad analizzare la coscienza dei suoi personaggi attraverso un'osservazione sempre più impietosa delle loro relazioni emotive e fisiche.
Affermatasi come regista e intellettuale nell'ambito del dibattito francese sul valore della sessualità nella società contemporanea, nel 1998 ha raggiunto la notorietà con il discusso Romance, che, puntando anche sulla partecipazione della pornostar italiana Rocco Siffredi, racconta la parabola di una ragazza che cerca sollievo alla mancanza di desiderio del giovane compagno in una serie di relazioni occasionali. Il film ha sospinto l'autrice verso un cinema astratto ed essenziale che ha i suoi modelli in Luis Buñuel e Ōshima Nagisa, scelta che troverà conferma nel drammatico finale del successivo À ma soeur! (2001; A mia sorella), un'opera in cui le ombre della sessualità adolescenziale divengono lo specchio nel quale si riflette il rapporto di amore e odio che lega una grassa ragazzina all'attraente sorella maggiore. Ulteriore espressione di questa poetica del 'desiderio' è stato il successivo Breve traversée (2001) giocato sulle 'intermittenze del cuore' di un adolescente nell'incontro d'amore con una donna matura.
S. Daney, L'exercise a été profitable, Monsieur, Paris 1993, pp. 24-26 (trad. it. Il cinema e oltre. Diari 1988-1991, Milano 1997, pp. 23-24); L. Barisone, B. Fornara, A. Signorelli, Catherine Breillat, Bergamo 1998; A. Piccardi, Lo sguardo, la carne, filmare con rabbia immensa, in "Cineforum", 2000, 391, pp. 56-57.