CAUCASIA (A. T., 73-74)
Il governo russo zarista aveva posto sotto l'autorità d'un unico governatore tutta la regione del Caucaso, considerandola così quale un'unità geografica distinta. I suoi confini erano a nord la depressione del Manyč dalla foce della Eja nella baia di Taganrog, sul mare d'Azov, alla foce della Kuma nel Mar Caspio; all'est il Mar Caspio sino alla cittadina di Astara; quindi a S. il confine, fra territorio russo e territorio persiano e turco, correva parte sui monti e parte lungo il corso dell'Arasse; all'ovest era costituito dal Mar Nero e dalla costa orientale del Mar d'Azov. La regione a nord del Caucaso, prolungamento della pianura meridionale russa, era chiamata Ciscaucasia; la regione a sud Transcaucasia. Dopo la rivoluzione del 1917, il governo generale del Caucaso si divise in varie repubbliche e provincie autonome, mentre circa 27.000 kmq. del suo territorio, ossia il distretto di Artvin, la parte meridionale del distretto di Batum, la provincia di Kars e il distretto di Surmalin nel governo di Erivan, passavano alla Turchia in virtù del trattato del 16 marzo 1921. La maggior parte del territorio dell'antica Ciscaucasia costituisce attualmente la Caucasia settentrionale, la quale comprende, in senso lato: il territorio (kraj) del Caucaso del nord; la repubblica autonoma sovietica del Daghestan; i sei territorî autonomi dei Circassi Adyghé, dei Circassi Caraciai, dei Cabardini, degli Osseti del Nord, degli Inguš, dei Ceceni; i due governi del Terek e di Stavropol, la provincia del Kuban e Mar Nero e la città libera di Groznyi. Nella Transcaucasia sono le repubbliche o provincie autonome della Georgia, dell'Agiaristan, dell'Abchazia, dell'Armenia e dell'Azerbaigian. Queste costituiscono nel loro insieme la Repubblica Socialista Sovietica Federativa della Transcaucasia, la quale fa parte dell'Unione Sovietica. Nel suo complesso la nuova geografia politica della Transcaucasia non tiene conto dei limiti fisici della regione transcaucasica, poiché si allarga su alcune parti delle regioni limitrofe. Quindi, come per il passato il termine Caucasia, così per il presente i termini di Caucasia settentrionale e Transcaucasia non hanno che un significato amministrativo e politico.
Nella regione del Caucaso il governo zarista aveva svolto un'attiva opera di snazionalizzazione, per cui i popoli e le tribù indigene, soggiogate con il ferro e con il fuoco, avrebbero a poco a poco dovuto scomparire per cedere il posto ai coloni russi; e aveva aizzato contemporaneamente le une contro le altre le varie nazionalità. Avvenuto il crollo dell'impero degli zar, la Georgia, l'Armenia e l'Azerbaigian costituirono la prima repubblica federativa transcaucasica, unita alla Russia, secondo le direttive politiche del partito menscevico armeno e georgiano. Non tardarono a scoppiare delle discordie, e così si ebbero le guerre armeno-georgiana e armeno-tartara, oltre alle sanguinose vicende dell'Ossetia meridionale. Intanto, sul finire del 1919, il governo di Mosca rivolse la sua attenzione al Caucaso, e finalmente, nel marzo 1922, dopo una triste vicenda di persecuzioni, d'inganni e di massacri, si costituì la nuova Federazione sovietica transcaucasica, che fu approvata dal primo congresso tenuto dai soviety della Transcaucasia nel gennaio 1923.
La Caucasia settentrionale (281.600 kmq., 8.324.000 ab.) si estende su tutto il versante N. del Caucaso e su parte della pianura situata a N. di esso. A E. e a O. la limitano il Mar Caspio e il Mar Nero; a N. il territorio autonomo dei Calmucchi, il governo di Voronež e l'Ucraina. Centro amministrativo è Rostov sul Don (30.500 ab.). Alla costituzione di questo territorio non ha presieduto alcun criterio geografico, ma soltanto un criterio amministrativo ed economico. Vi sono inclusi i sei territorî autonomi già citati, e cioè: dei Circassi Adyghé (3100 kmq.; 114.200 ab.); degli Inguš (3200 kmq.; 75.000 ab.); dei Cabardini (12.200 kmq.; 203.800 ab.); dei Caraciai (8000 kmq.; 64.600 ab.); dell'Ossetia del Nord (6.000 kmq.; 152.000 abitanti); dei Ceceni (9200 kmq.; 311.000 ab.); i territorî dell'Inguscetia e dell'Ossetia vennero costituiti nel 1924 dopo la soppressione della Repubblica dei Montanari del Caucaso; gli altri datano dal 1922. Questa divisione vorrebbe consacrare il riconoscimento delle aspirazioni nazionali delle varie popolazioni caucasiche, ma non pare che lo scopo sia stato raggiunto.
Storia. - Ai tempi dell'Impero romano, la Transcaucasia parzialmente era soggetta all'impero, parzialmente ai Parti, cui si sostituirono poi i Sassanidi. Tanto dalla Mesopotamia quanto dal territorio romano-bizantino cominciò a penetrare nella Transcaucasia il cristianesimo. Dal sec. IV esso prende ferme radici presso gli Armeni e i Georgiani. La chiesa georgiana per la prima entrò a far parte del patriarcato di Antiochia, ma già nel sec. V cominciò a reggersi di fatto come chiesa autocefala, e il re georgiano Vachtang I riuscì a ottenere che il clero superiore della Georgia fosse composto di Georgiani, non di Greci. La chiesa armena nel sec. VI nella lotta tra gli ortodossi e i monofisiti respinse il punto di vista ortodosso e in conseguenza di ciò si separò come chiesa a sé (Gregoriana), alla cui testa si pose il patriarca armeno a Eǧmiadzin. La divisione di chiesa tra i due popoli della Transcaucasia coincise con la divisione politica. L'Armenia, nella sua parte maggiore, si sottopose ai Sassanidi, i Georgiani ai Bizantini. Diversa fu la storia del Caucaso settentrionale, quasi tutto occupato dalla stirpe iranica degli Alani (v.). Nel sec. IV-V entrò probabilmente a far parte, per qualche tempo, dello stato unno; oltre agli Unni, il Caucaso attirò anche altri popoli delle steppe, in particolare i Magiari. Costituitosi dal sec. VII, nella pianura tra il Volga e il Don, lo stato commerciale dei Chazari, il Caucaso settentrionale, specialmente la parte lungo il Mar Caspio, ne restò assorbito. Nello stesso tempo una gran parte della Transcaucasia cadde in potere degli Arabi (637); il centro commerciale ne fu la città di Berdaa. Nonostante gli urti guerreschi tra gli Arabi e i Chazari, per il Caucaso cominciò nel sec. VII un periodo di relativa pace e di notevole sviluppo del commercio specialmente di transito. Nel sec. IX la Transcaucasia fu varie volte presa di mira dalle incursioni delle schiere (družiny) russe (variaghe). Nel sec. X i Russi abbatterono il regno dei Chazari; tra il Don e il Volga cominciò di nuovo la signoria delle popolazioni delle steppe (prima i Peceneghi; poi i Polovcy.)
Nella seconda metà del sec. XI i Selgiuchidi, che già avevano soggiogato l'Armenia, cercarono di assoggettare anche la Georgia; nella parte orientale della Transcaucasia si formò lo stato di Širvan, loro vassallo. Ma le crociate valsero ben presto a distrarre i Selgiuchidi dal Caucaso sud-occidentale. Ne approfittò la Georgia, per iniziare, dalla fine del sec. XI, il periodo del predominio militare sulla Transcaucasia; al principio del sec. XIII la Georgia dominava quasi tutta la Transcaucasia, compresa Širvan. È questo anche il periodo di fioritura della letteratura e dell'arte georgiana. La Georgia era a quest'epoca un caratteristico principato medievale, con struttura feudale, brillante cavalleria e classe agricola oppressa.
Ma la potenza politica della Georgia fu annientata dall'invasione mongolica. I Mongoli erano apparsi nel Caucaso già nel 1220; un reparto mongolo, penetrato nella Transcaucasia da sud-est, batté le truppe georgiane e mosse verso nord, nelle steppe russe meridionali. Nel 1240 infine occuparono la Transcaucasia. Sotto il supremo potere dei Mongoli qua e là tuttavia si mantennero anche i sovrani locali in qualità di vassalli (i re georgiani, gli stati di Širvan). Alla metà del sec. XIII, quando l'impero mongolo si suddivise, il Caucaso fu spartito tra l'Orda d'oro e la Persia mongolica. I khān dell'Orda d'oro talvolta intraprendevano incursioni anche nelle località montagnose del Caucaso, per rafforzarvi il proprio potere, e ad alcune incursioni parteciparono anche principi russi, vassalli dei khān. Nel sec. XIV la Caucasia settentrionale fu il territorio preferito dei khān nomadi; qui si recavano i principi russi, dietro appello dei khān, per gli affari giudiziarî; mercanti di paesi diversi si riunivano in gran numero nell'Orda. Alla fine del sec. XIV nella Transcaucasia scoppiò un nuovo conflitto fra il khan dell'Orda d'oro Toktamyš e Tamerlano. Toktamyš fu sconfitto e fuggì; dopo qualche anno Tamerlano si impadronì dell'Orda d'oro e in tal modo il Caucaso settentrionale e la Transcaucasia di nuovo si trovarono a far parte, fino alla morte di Tamerlano (1405), dell'impero mongolico. Nel sec. XV la Transcaucasia fu soggetta agli attacchi delle stirpi turcomanne del Montone nero (Qara-Qoyūnlū) e del Montone bianco (Aq-Qoyūnlū). Nel sec. XVI la parte orientale della Transcaucasia (Širvan) cadde in potere della Persia (1538) e la parte occidentale fu occupata dalla Turchia. Ognuno di questi stati aspirava alla conquista di tutta la regione. Il Caucaso settentrionale si trovò fino al sec. XVI sotto il debole potere dell'Orda d'Oro e del regno tartaro di Astrachan. Con la caduta dell'Orda d'Oro e l'occupazione di Astrachan (1554), i Russi presero il posto dei Tartari e occuparono la parte orientale del Caucaso settentrionale fino al fiume Terek.
Alla fine del sec. XVI, la Georgia, cercando di liberarsi sia dalla Turchia sia dalla Persia, si volge alla Russia, sperando di trovare aiuto a Mosca; ma questo appello non fu accolto che alla metà del sec. XVII, quando le condizioni interne della Russia lo permisero. Allora di nuovo divennero più intimi i rapporti tra la Georgia e Mosca. Solo a guerra finita con la Svezia, nel 1722, lo zar Pietro I iniziò la campagna contro la Persia attraverso Derbent e Baku. Sotto l'imperatrice Anna Joannovna fu applicato al Caucaso settentrionale il sistema, già sperimentato nella storia russa, delle linee fortificate. Come base di questo sistema servirono le popolazioni cosacche del Terek. Sotto l'imperatrice Caterina II, subito dopo la fine della sua seconda guerra con la Turchia (1791), il potere russo sul Caucaso settentrionale fu rafforzato con la formazione dell'esercito cosacco del Mar Nero (più tardi del Kuban), trasferendo al Kuban gli avanzi dei Cosacchi Zaporoži e rafforzando la linea del Caucaso. Fu allora possibile pensare a un intervento diretto della Russia nel Caucaso, sebbene il re georgiano Eracleo II già nel 1783, a sua richiesta, fosse stato preso sotto la protezione della Russia. Nel 1795 la Georgia si trovò esposta all'attacco del khān persiano Āghā-Mohammed e la Russia cominciò una nuova guerra con la Persia; le truppe russe entrarono nella Georgia e nel Daghestan, ma poi furono richiamate dalla Transcaucasia (ad eccezione di due battaglioni, lasciati a Tiflis su richiesta di Eracleo). Giorgio XII, salito nel 1798 sul trono georgiano, in considerazione dei nuovi preparativi guerreschi della Persia pregò e ottenne dallo zar Paolo I di essere preso sotto il suo protettorato (1800).
La difesa della Georgia rese necessario l'impiego di notevoli forze armate; inoltre, per mantenere libere le comunicazioni con la Georgia attraverso il Caucaso settentrionale, si dovettero annettere alla Russia e pacificare i territorî intermedî. Annessa anche la Georgia, la Russia dovette entrare in guerra tanto con la Persia (1805-1813) quanto con la Turchia (1806-1812). Solo dopo aver condotto a termine queste due guerre e messo fine alla lotta con Napoleone, il governo russo poté proporsi la conquista del Caucaso montagnoso. Alla testa delle forze russe fu messo uno dei migliori generali di quel tempo, A. P. Ermolov (1772-1861), fautore delle azioni lente e sistematiche (costruzioni di fortezze, aperture di strade). La lotta dei Russi coi montanari fu per breve tempo sospesa a causa di nuove guerre con la Persia (1826-1828) e con la Turchia (1828-29) le quali portarono alla Russia altri acquisti territoriali. La Persia cedette alla Russia una parte della Transcaucasia (le terre sulla riva sinistra del fiume Arasse), la Turchia riconobbe il dominio della Russia su tutta la riva del Mar Nero (dalla foce del fiume Kuban a sud di Poti) e cedette alla Russia la città di Achalcich nella Transcaucasia. La pace d'Adrianopoli con la Turchia diede al governo russo il titolo legale di dominio sulle terre della parte occidentale del Caucaso settentrionale. Di fatto tuttavia queste terre dovettero essere conquistate con le armi. In tal modo la guerra della Russia coi montanari continuò anche più aspra.
L'ininterrotta penetrazione russa contribuì all'esplosione, fra le tribù montanare, d'un movimento religioso-nazionale, il mjuridismo, per cui la lotta assunse un carattere straordinariamente violento. Dopo il 1829 i comandanti delle truppe del Caucaso cominciarono a dimostrare una maggiore attività, mirando a una più rapida ma meno sistematica conquista. Si ebbero rapidi successi nella parte occidentale del Caucaso e sulla riva del Mar Nero, ma anche una serie di gravi sconfitte nella parte orientale, quella che aveva maggiore importanza militare; precisamente nel Daghestan si trovava il centro di resistenza delle tribù montanare, riunite dall'ardito e geniale capo dei Mjuridi, Šamil. Il ministro della guerra russo Černyšev sarebbe stato disposto a interrompere le azioni offensive nel Caucaso (1843); ma il comandante supremo, conte (in seguito principe) M. S. Voroncov (1844-1854), riprese le azioni punitive contro i montanari. Nonostante i successi parziali, in questo periodo i Russi ebbero più perdite che risultati durevoli. Nel 1854-56 la guerra fu di nuovo interrotta per concentrare gli sforzi sulla guerra di Crimea. Il terzo periodo della guerra al Caucaso comincia con la nomina, nel 1856, del nuovo comandante supremo, principe A. I. Barjatinskij (v.), che aveva già preparato un piano di conquista sistematica delle fortezze di montagna del Caucaso; conformemente a questo piano il primo compito dei Russi consistette nella conquista della parte orientale del territorio. L'attività del Barjatinskij fu coronata da pieno successo e nel 1857 Šamil si arrese nell'aul di Gunib. Più tardi fu terminata la conquista della regione occidentale: parte dei montanari furono trasferiti in luoghi di pianura, parte emigrarono in Turchia (1864).
Bibl.: M. Miansarov, Bibliographia caucasica et transcaucasica, 1874-76; Bibliografija vostoka (Bibliografia dell'Oriente), I, Mosca 1928; M. F. Brosset, Histoire de la Géorgie, voll. 2, Pietroburgo 1850-59; della 1ª parte, fasc. i, 2ª ed., 1923; J. Reimers, Der Lehnstaat in Georgien, Lipsia 1914; V. M. Sysvev, Kratkij očerk istorii Azerbaidžana (Breve schizzo della storia dell'A.), 1925; V. V. Bartold, Mesto prikaspijskich oblastej v istorii musulmanskogo mira (Il posto delle località del Caucaso nella storia del mondo musulmano), 1925; Z. Avalov, Prisoedinenie Gruzii k Rossii (L'annessione della Georgia alla Russia), 1901; J. F. Badley, The Russian conquest of the Caucasus, 1908.