causare
Il verbo, nel senso tecnico di " essere causa di qualche cosa ", ricorre in Cv IV X 7 mostro come elle [le divizie] non possono causare nobilitade, perché sono vili. Secondo D. il rapporto causa-effetto o cagione-effetto importa (come in Cv IV XXIII 5) che ciascuno effetto, in quanto effetto è, riceve la similitudine de la sua cagione, quanto è più possibile di ritenere. Il principio dantesco qui enunciato richiama l'assioma scolastico ricavato dalla Metafisica aristotelica " omne agens agit sibi simile " (per cui si veda B. Nardi, L'arco della vita, 112 n. 4). Con questo preciso significato si hanno le altre occorrenze: nel prosieguo dello stesso luogo (§ 6) Onde, con ciò sia cosa che la nostra vita... sia causata dal cielo, in un contesto in cui D. afferma che la vita umana descrive un arco per somiglianza al moto circolare del cielo; in III II 5 sì come dice Alpetragio quando afferma che quello che è causato da corpo circulare ne ha in alcuno modo circulare essere, dove l'autorità di Alpetragio (v.), secondo il Nardi (D. e Alpetragio, pp. 165-166), è richiamata a sostanziale conferma del principio sopra enunciato. Identico significato, ma riferito a quel particolare tipo di azione causale che è la creazione, in III XIII 1, dove si parla di causate intelligenze, intelligenze " create ". Alquanto più complesso l'uso di causata in Rime LXXXIII 85 sarà mischiata, / causata di più cose: la leggiadria, che è virtù non di religiosi o sapienti ma lodata nei cavalieri, è mista, quindi è ‛ effetto di più cause ' e perciò ‛ composta di molti elementi '; causata vale dunque qui " che è effetto di " e insieme " composta di ", il significato tecnico essendo solo uno dei valori del termine. Nell'accezione più generica di " originata ", senza alcun preciso riferimento filosofico, si ha causata, in Cv IV XV 12, 14 e 15.
Bibl. - B. Nardi, L'arco della vita e D. e Alpetragio, in Saggi di filosofia dantesca, Firenze 19672; per le Rime, cfr. D.A., Oeuvres complètes, a c. di A. Pézard, Tours 1965, 166; K. Foster-P. Boyde, Dante's Lyric Poetry, Oxford 1967, I 145, II 236.