CAUTES
Dadoforo (portatore di fiaccola) del culto mitriaco accoppiato sempre a Cautopates (v.). La loro origine rimane incerta e non sappiamo se sia persiana, semitica o microasiatica. Ambedue i nomi compaiono nelle iscrizioni spesso come appellativo dello stesso Mitra, ma abbiamo anche dediche singole a C. e a Cautopates. Nei rilievi mitriaci questi due dadofori appaiono ai lati del gruppo di Mitra che uccide il toro, ma si hanno altresì statuette, generalmente di dimensioni inferiori al naturale, che venivano collocate su basi o entro nicchie quasi sempre vicino all'ingresso del mitreo. Ambedue questi genî mitriaci vestono il costume orientale simile a quello di Mitra con tunica manicata cinta e corte brache aderenti, portano il mantello dietro le spalle e in testa il berretto frigio. Hanno generalmente le gambe incrociate in attitudine di riposo, talvolta con ritmo invertito per contrapposizione e si distinguono fra loro per la posa della fiaccola: C. la regge infatti con ambo le mani alzata, Cautopates la tiene invece abbassata. Mentre Mitra è il Sol invictus, questi due genî ne simboleggiano forse cosmicamente il sorgere e il tramontare, personificano il ciclo sempre rinnovellantesi della vita e della morte. Insieme con Mitra formano una triade, il τριπλάσιος Μίϑρας (Dionys. Areop., Epist., 7). Altri attributi di C. sono la pigna (Cumont, n. 44), il gallo (Cumont, nn. 23, 84 d), il ramo con frutti (Cumont, nn. 70, 106). Talvolta hanno anche il pedum pastorale che li avvicina così al tipo di Attis funerario con cui hanno molte somiglianze tipologiche e schematiche e che compare di frequente sui sarcofagi o sui lati dei cippi funerari, dei quali molti esempi possono vedersi fra l'altro nel museo di Aquileia.
Bibl.: Fr. Cumont, Textes et Monuments relatifs aux mystères de Mithra, Bruxelles 1896, passim; M. J. Vermaseren, Corpus inscriptionum et monumentorum religionis mithriacae, L'Aia 1956, passim; G. Becatti, Scavi di Ostia, II, I Mitrei, Roma 1956, passim.