CAVARO
. Famiglia cagliaritana di artisti che occupa la storia artistica sarda di oltre un secolo. La prima notizia riguarda un Antonio, qualificato pittore in un documento del 1455. Da lui discende Lorenzo, che nel 1501 firmò un doppio trittico già nella chiesa rurale di S. Paolo, ora nella parrocchiale di Gonnostramatza (Cagliari). Gli è stata anche attribuita un'ancona di cui una tavola con la Crocifissione è ora conservata nel Museo di Cagliari.
Legato ai precedenti da stretti se pure imprecisati vincoli di parentela è il maggior pittore del Rinascimento sardo, Pietro, vissuto fra la fine del '400 e il 1537-38. Si hanno di lui assai poche notizie: fu a Napoli e vi dipinse un'ancona della Visitazione nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Caponapoli; nel 1518 finì di dipingere un grandioso "retablo", ancora esistente, per la chiesa parrocchiale di Villamar (Cagliari), nel quale gli elementi italiani, in contrasto con le tendenze tradizionali della pittura sarda, sono così chiarite copiosi da farlo credere posteriore al viaggio a Napoli; fu in seguito, per dipingere, a Napoli e a Nurri; nel maggio 1538 era già morto. Il retablo di Villamar, dalla struttura generale ancora catalana, lascia trasparire quelle diverse correnti artistiche (fiorentina, bolognese, lombarda) che pervasero e nutrirono l'ambiente artistico napoletano del primo Cinquecento e alle quali aveva attinto il giovane artista. Ma fra il secondo e il terzo decennio del sec. XVI Pietro C. ritornò nella penisola e completò la propria educazione in una cerchia più vasta dell'ambiente napoletano. Si nota allora nel suo stile una tale maturazione in senso direttamente raffaellesco che bisogna ammettere un viaggio di lui a Roma. A questo secondo periodo possono attribuirsi il trittico dei consiglieri nel Palazzo comunale e i Ss. Agostino, Pietro e Paolo nel Museo di Cagliari.
Dopo di lui il suo indirizzo fu continuato per circa mezzo secolo dal figlio Michele. Le notizie di lui, che ebbe grande notorietà e tenne in Cagliari importanti cariche pubbliche, sono assai numerose: dal 1538 giungono fino al 1584, anno della sua morte. Dagli stessi documenti si rileva che prima del 1546 egli fu a Napoli. Ma anche nei riguardi di lui bisogna supporre più larghe peregrinazioni in Italia, se gli appartiene il doppio trittico collocato nel Duomo di Cagliari sulla porta della sagrestia, con riflessi di arte veneziana.
Bibl.: W. Biehl, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VI, Lipsia 1912; G. Goddard King, Sardinian Painting, Philadelphia 1923, pp. 154-160; F. Nicolini, L'arte napoletana del Rinasc., Napoli 1925; C. Aru, La pittura sarda nel Rinascimento, in Arch. Storico Sardo, XV e XVI (1924-26); id., Lineamenti storici della pittura sarda, in Fontana viva, agosto-dicembre 1927.