caverna
Due sole occorrenze, entrambe nel Purgatorio: XII 61 Vedeva Troia in cenere e in caverne; / o llÏón, come te basso e vile / mostrava il segno che lì si discerne!, e XXX 14 Quali i beati al novissimo bando / surgeran presti ognun di sua caverna, / la revestita carne alleluiando.
La prima occorrenza ci presenta un uso del vocabolo difficile da spiegarsi con esattezza in una parafrasi. I commentatori sono incerti fra diverse interpretazioni: per alcuni le caverne (bene qui il Tommaseo: " non più case ") indicano " le immani cavità rimaste dei suoi palagi arsi e sventrati (caverne che fanno pensare ai foscoliani antri secreti di Sepolcri 283) ", come pensa il Grabher; altri intendono " le cavità che si aprono sotto i cumuli delle macerie ", come propone il Sapegno sulle orme di Benvenuto (" propter multas terras eversas "), ed è con lui il Fallani (" la città ridotta... a spelonche per le macerie "). Del resto il vocabolo doveva avere l'ampio significato di " luogo cavo " proprio del latino caverna, come conferma l'uso di Pg XXX 14, in cui c. viene a indicare " tomba ", " sepoltura "; e qui si tratta non tanto di un traslato, quanto dell'uso di un termine volutamente impreciso e assai comprensivo, più ricco quindi di echi e di suggerimenti (cfr. infatti Grabher: " caverna suscita tutto il senso delle tenebrose profondità sotterranee, in contrasto con quel luminoso rinascere "; il Momigliano nota che " la rima suggerisce una parola di linea più scultoria ").