CAVERNA (dal lat. caverna; fr. caverne; sp. caverna; ted. Höhle; ingl. cave)
Cavità di varia origine naturale (v. grotta) o artificiale, di dimensioni e forme svariatissime, talora seguita dalle acque e che s'addentra in pareti rocciose oppure nel suolo.
L'uomo delle caverne.
Abitazioni cavernicole e ambiente geografico. - Il maggior numero di abitazioni umane trogloditiche si apre nei terreni calcarei; non mancano tuttavia cavità naturali contenenti depositi preistorici o tracce di stanziamenti umani più recenti anche in altre forrmazioni litologiche, p. es. le arenarie triassiche dei dintorni di Brive (Corrèze), i conglomerati diluviali della valle del Cem (Albania settentrionale), i tufi vulcanici del territorio falisco, ecc.
Accanto alle caverne naturali vanno poste le caverne artificiali, scavate dall'uomo nelle pareti rocciose verticali e nel sottosuolo. Anche queste dimore sotterranee sono aperte più frequentemente nei calcari (Italia meridionale), nelle arenarie (Corrèze), nei tufi vulcanici (Lazio, Cappadocia), nelle lave (Balmes du Montbrun nel Vivarais, Old Caves presso Flagstaff, Arizona). Altre numerose abitazioni sotterranee furono scavate nelle molasse del Bolognese (Sasso) e dei dintorni di Friburgo, nei conglomerati pliocenici della Spagna meridionale (Guadix), nelle argille quaternarie della Gefara tunisina e tripolitana (Matmata), nel loess della Germania meridionale e della Cina. Nel loess si aprono anche quelle escavazioni medievali e moderne, oggi abbandonate, note nei paesi tedeschi con i nomi di "Erdställe" o di "Hauslöcher", che dalla riva sinistra del Reno, attraverso l'Austria inferiore, arrivano fino all'Ungheria.
Si può constatare dunque l'esistenza d'una relazione tra l'uso di abitare in cavità sotterranee e la natura del terreno, nel senso che gli abitati trogloditici appaiono con maggiore frequenza o presentano una più larga diffusione in quei territorî dove affiorano speciali tipi di formazioni rocciose. Non è prudente tuttavia pensare a un determinismo geografico, poiché, se l'ambiente e i caratteri fisici di certi terreni offrono alle società umane incolte la possibilità di adottare una speciale tipo d'agitazione, questi stessi fattori da soli non riescono a imporlo. Un esempio di questo fatto offrono gli altipiani carsici della Venezía Giulia; durante il Neolitico il Carso, ricco di grotte, fu sede d'una civiltà tipicamente trogloditica; nelle età dei metalli, invece, le popolazioni veneto-illiriche immigrate occuparono le alture, costruendo i castellieri; le caverne, salvo qualche rara eccezione, rimasero disabitate.
Nel passato dominava l'idea che l'uso delle dimore sotterranee fosse stato imposto dall'abbassamento della temperatura e in particolare dai rigori dei periodi glaciali. L'ipotesi si basa sull'osservazione che le industrie chelleo-acheuleane dell'ultimo periodo interglaciale a clima caldo appaiono di regola in giacimenti di superficie, mentre le industrie mousteriane della successiva glaciazione würmiana sono molto più frequenti nei depositi delle caverne. Esiste però una serie di fatti che contraddicono tale ipotesi. Infatti dimore sotterranee sono oggi assai frequenti nei paesi caldi, e in special modo nelle zone aride dell'Africa settentrionale, dell'Asia anteriore e del SO. americano, dove esse possono rappresentare un efficace mezzo di difesa contro il caldo. Seneca dice: "Non in defosso latent Syrticae gentes, quibus propter nimios solis ardores nullum tegimentum satis repellendis caloribus solidum est, nisi ipsa arens humos?". San Girolamo narra che gli Edomiti abitavano entro cavità sotterranee per ripararsi dal caldo. La stessa cosa va detta per i Teda del Tibesti e i Tionontatecaga, abitanti un tempo il territorio di Williamsport (Pennsylvania). Altre popolazioni incolte, invece, abitano di preferenza nelle caverne durante i periodi delle piogge. Vi è d'altronde un'evidente affinità fra l'abitazione in caverna, l'abitazione semisotterranea e la capanna coperta di terra. La distribuzione geografica di queste forme mostra che esse prediligono i climi molto asciutti e quelli molto freddi (v. abitazione). Anche intorno al Mediterraneo l'associazione dei tre tipi d'abitazione è stata messa in rilíevo da un recente studio del Jessen.
Considerando dunque il trogloditismo in rapporto ai caratteri dell'ambiente naturale, esso si rivela piuttosto che un adattamento passivo, uno sfruttamento da parte delle comunità umane di certi caratteri fisici del suolo, e insieme un mezzo di difesa contro le condizioni termico-igrometriche dei climi nordici e tropicali. Il tipo dell'abitazione è considerato, tra le creazioni dello spirito umano, quello che più viene influenzato dall'ambiente naturale, specialmente fra i popoli primitivi e incolti. Nella scelta e nella sistemazione delle sedi e del tipo dell'abitazione, agiscono in effetto le tradizioni etniche delle comunità e il tipo delle loro istituzioni sociali. Forze queste di carattere spirituale, che secondo certi studiosi (Fewkes, Febure) possono esplicare, entro certi limiti, un'azione di superamento dell'ambiente stesso.
Abitazioni cavernicole e stadio culturale. - La caverna naturale viene considerata la dimora propria dei popoli primitivi. Secondo M. Hoernes essa rappresenta il tipo più perfetto di abitazione che l'ambiente naturale possa offrire all'uomo. Nell'"uomo delle caverne" si vede di solito il prototipo dell'umanità primitiva: ma questa è una concezione che non trova conferma nella realtà: sembra ormai assodato che le prime comunità umane che occuparono le caverne vissero durante l'ultimo veriodo interglaciale (Riss-würmiano).
Tra queste sono da ricordare in primo luogo i cacciatori d'orso speleo delle alte vallate svizzere (caverne di Cotencher, Wildkirchli, Drachenloch) e le famiglie che abbandonarono le selci di tipo mousteriano nei depositi inferiori delle grotte Grimaldi in Liguria (caverna del Principe, dei Fanciulli, del Cavillon, Barma Grande). Le abitazioni trogloditiche diventano comuni in Europa nel successivo periodo glaciale würmiano, quando si diffonde la cultura mousteriana. Almeno in parte appartengono a questo periodo anche le caverne mousteriane dell'Algeria e della Tunisia, della Palestina e del Kurdistan.
Le scarse, ma a quanto pare non più dubbie, tracce delle industrie umane del Pliocene inglese giacevano entro depositi di superficie. Anche i più bassi rappresentanti dell'umanità attuale, Negriti, Australianì del sud-est, Tasmaniani, Fuegini, abitano all'aperto entro capanne; soltanto i Boscimani e i Vedda cercano riparo talvolta nelle caverne.
Ben più frequente è l'uso delle abitazioni trogloditiche nella cerchia dei popoli antichi e moderni in possesso d'una cultura più progredita. Nei tempi preistorici le grotte e i ripari sotto roccia furono le dimore abituali degli Aurignaciani e Magdaleniani franco-cantabrici e belgi, dei Magdaleniani della Svizzera, dei Grimaldiani italiani e dei Capsiani iberici. Comunità trogloditiche vissero nell'età neolitica. Nei tempi moderni le dimore sotterranee artificiali sono frequenti nei territorî abitati dai Camito-Semiti e presso le classi rurali e artigiane dell'Europa moderna e nelle regioni del loess della Cina. A Matera in Basilicata vivono in abitazioni scavate nella roccia anche famiglie agiate.
I primi abitatori delle caverne furono gruppi di cacciatori prevalentemente nomadi. Il nomadismo dei trogloditi preistorici non va considerato tuttavia come un perpetuo errare senza meta. Si trattava con maggiore verosimiglianza di spostamenti di tutta o d'una parte della comunità da una stazione di caccia all'altra, a seconda delle stagioni e dei movimenti della selvaggina; come ancora avviene per i villaggi indiani ed eschimesi dell'America settentrionale.
L'idea che i trogloditi preistorici avessero avuto abitudini nomadi o semi-nomadi viene confermata dai caratteri stratigrafici dei depositi antropozoici (ceneri, avanzi di pasto, ecc.) delle caverne, i quali sono spesso separati da straterelli sterili, indici evidenti di periodi di abbandono dell'antro.
Questa disposizione stratigrafica venne osservata, p. es., nelle grotte Grimaldi in Liguria, in quella dell'Osservatorio nel Principato di Monaco e nella caverna di Pré-Aubert (Corrèze.)
Nelle valli della Vézère e della Beune (Dordogne) esiste una serie di abitati trogloditici, molti dei quali contengono depositi antropozoici notevoli per estensione e spessore (Gorge d'Enfer, Laugerie-Basse, La Madeleine). L'Obermaier ha pensato all'esistenza, in questi siti, di villaggi trogloditici abitati da comunità semi-sedentarie. La stessa osservazione si può ripetere anche per altri cavernicoli, p. es. quelli delle valli della Lesse e della Meuse nel Belgio, e della Svizzera, dove furono raccolti un numero grandissimo (fino a 30.000) di pezzi di selce e notevolissime quantità di ossa d'animali. Lo stesso fenomeno, cioè la formazione di sedi (relativamente) stabili, si ripete presso i cacciatori nomadi delle isole Andamane e altre popolazioni primitive, quando le condizioni fitozoologiche d'un territorio lo permettono.
I nuclei delle società neolitiche dovettero essere costituiti dalle comunità di villaggio (villaggi di capanne semi-sotterranee, villaggi trincerati, palafitte). Nel caso di tribù trogloditiche si imponeva però il frazionamento della comunità. Nel Carso triestino, dove non esistono villaggi neolitici all'aperto, la popolazione doveva vivere divisa in piccoli gruppi dispersi nelle caverne degli altipiani. Soltanto in certe località si trovano in un raggio di pochi km. numerose caverne. abitabili (dintorni di Aurisina, Val Rosandra). Anche nel Neolitico e nell'Età del bronzo, la caccia, la pesca e forse anche la transumanza pastorale dovevano in certe regioni dare origine a spostamenti più o meno periodici di famiglie trogloditiche.
Nella caverna dell'Orso presso Gabrovizza (Venezia Giulia) i due strati neolitici erano divisi da un deposito d'argilla sterile dello spessore d'un metro. La vicina caverna di Sgonicco venne occupata a tre riprese; in quella dello Zachito, abitata durante l'età del bronzo, l'occupazione venne interrotta, secondo il Patroni, da sei brevi periodi di abbandono. L'abbandono delle caverne preistoriche poté essere talora determinato da frane della vòlta, oppure da inondazioni o dalla morte di uno dei membri della famiglia.
Di notevole interesse per lo studio della vita sociale dei trogloditi neolitici palestinesi sono le scoperte del Macalister nelle caverne di Megiddo, di Gezer e di Maresa. In queste grotte si scopersero tracce di lavori di adattamento: corridoi, comunicazioni tra due e più caverne, condotti d'acqua piovana, cisterne, nicchie per lampade, fregi raffiguranti animali domestici e selvatici. Nella storia dell'abitazione trogloditíca occupano un posto importante anche i Cliff-dwellers della regione dei Pueblos (SO. degli Stati Uniti; v. stati uniti: Archeologia).
Tra le popolazioni trogloditiche viventi vanno segnalati i Berberi (o Berbero-arabi). Vivono in villaggi sotterranei specialmente le popolazioni sedentarie che praticano l'agricoltura. Questi villaggi formano talvolta delle agglomerazioni molto estese. A Douirat nella Cefara tunisina, le dimore trogloditiche scavate nella scarpata del monte e sovrapposte in tre piani si sviluppano per oltre un km. di lunghezza. Nel Gariàn (Tripolitania) sono pure comuni le abitazioni trogloditiche, dette ḥōsh (pl. ḥyāsh) come le abitazioni in muratura, perché abitate in permanenza. Nel Tarhuna e nella Msellata le dimore sotterranee, moghāghir, sono occupate di regola soltanto durante i mesi estivi.
In linea generale si può osservare che nel caso dell'abitato trogloditico, procedendo dai popoli a cultura inferiote verso quelli più civili e insieme dai tempi preistorici ai moderni, alle caverne naturali vanno sostituendosi le caverne artificiali, raggruppate in modo da formare villaggi, spesso molto grandi (Tunisia, Libia, Cappadocia, Cina).
Le abitudini di vita acquistate in certi ambienti possono esercitare sulle comunità un'azione tale da rendere tradizionali speciali consuetudini sociali o determinati tipi di abitati. In molti casi l'uso di abitare nelle spelonche o di scavare dimore sotterranee si rivela un uso tradizionale, tramandato di generazione in generazione. Tra i popoli preistorici si possono ricordare i trogloditi neolitici della Liguria, discendenti (pro parte) dai Grimaldiani vissuti nelle caverne della Riviera di Ponente. Questi stessi Liguri semiselvaggi si riparavano ancora nelle grotte, secondo l'Issel, quando nella Liguria occidemale e nella Lunigiana era penetrata la civiltà del ferro. Anche il trogloditismo dei Berberi ha origini antichissime. Gli autori greci e latini (Periplo di Annone, Strabone, Seneca, Plinio) menzionano popolazioni cavernicole nelle stesse regioni. L'alta antichità di questo costume viene confermata dall'osservazione del Frobenius sul mistero con cui i Cabili circondano i loro sistemi d'escavazione sotterranea.
L'architettura trogloditica berbera esercitò un'influenza su certi tipi d'architettura urbana. Le rhorfas, camere a vòlta lunghe e strette con una sola apertura anteriore, costruite una accanto all'altra e sovrapposte in piu ordini (cfr. i pueblos americani), ripetono il tipo più semplice delle grotticelle artificiali (rherv). In Tunisia gasr Ghoumrassem offre l'esempio del villaggio trogloditico scavato nella scarpata del monte, gasr Medenine quello del villaggio trogloditico in muratura costruito in pianura.
Situazione e sistemazione delle abitazioni cavernicole. - L'ubicazione e la posizione geografica delle dimore sotterranee non sono senza importanza per le comunità che le abitano, poiché da esse può dipendere la possibilità d'una più o meno efficace difesa in caso di aggressioni e la possibilità di síruttamento della contrada. Il maggior-numero di caverne preistoriche si apre nelle pareti delle valli dei grandi fiumi, ricche d'acqua e di selvaggina, e in quelle dei loro affluenti o sul litorale marino: grotte Grimaldi in Liguria, Romanelli e del Diavolo in Terra d'Otranto, della costa tirrenica nella Sicilia, grotte del litorale cantabrico nella Penisola Iberica, ecc. Abitazioni cavernicole esistono anche negli isolotti vicini alle coste: grotte dell'Ucciria nell'Isola di Favignana; delle Felci a Capri; di San Gorgonio alla Gorgona.
Queste caverne sono per lo più di facile accesso e situate sovente in posizioni amene. Altre invece si aprono in posizioni difficili, nelle pareti scoscese di selvaggi valloni alpestri, come quelle di Breonio (Verona), le spelonche neolitiche del Carso, le caverne solutreane del massiccio di Bükk (Ungheria). I trogloditi neolitici della Liguria lasciarono tracce della loro permanenza anche nelle spelonche della zona alpestre: grotte dell'Uvia da Ciappa a 1020 m. presso la sommità del M. Curmuruzzi; della Paiarina a 1200 m. sul fianco settentrionale del M. Calvo.
Il grande numero di caverne naturali abitate, scoperte nelle valli o presso ruscelli e sorgenti, dimostra l'importanza che dava l'uomo preistorico alla vicinanza dell'acqua. Preferite erano anche le caverne aperte in posizioni soleggiate, perché più asciutte e meglio illuminate. Delle caverne del M. Civitella del Tronto (Teramo) soltanto quelle rivolte a S. contenevano resti di focolari. La stazione magdaleniana di Schweizersbild (Sciaffusa) è posta ai piedi d'uno sperone roccioso. Lo spazio abitato è tanto riparato dai venti e riscaldato dal sole, che d'inverno la neve presto si discioglie. Nell'Africa settentrionale i villaggi trogloditici moderni dei Berberi sono scavati nel sottosuolo, oppure, per ragioni di maggior sicurezza, nelle scarpate rocciose degli uidian e delle ghur, a qualche centinaio di metri, talvolta, sopra il posto di rifornimento d'acqua. I Cliff-dwellings s'incontrano a tutte le altezze nelle pareti verticali dei cañones.
Le caverne naturali abitate dall'uomo preistorico variano assai nelle dimensioni e nella forma. La caverna des Scilles (Alta-Garonna) è costituita da una cameretta semicircolare di m. 5 per 4, nella quale potevano abitare una o due famiglie. Antri spaziosi, capaci di contenere interi clans, sono invece le grotte di Kulna in Moravia e quella di San Canziano del Timavo. La celebre grotta di Mas d'Azil (Ariège) è costituita da una grandiosa galleria a vòlta attraversata dal torrente Arize. Nelle caverne preistoriche i resti dei focolari e le tracce della permanenza umana si trovano normalmente nella zona illuminata, prossima all'ingresso. Non mancano esempî però di stanziamenti nelle parti più interne. Nella caverna di Sant'Angelo (Teramo), l'uomo occupò la spaziosa caverna centrale, illuminata da una fessura della vòlta, e alla quale si giunge attraverso un corridoio di 17 m. In alcune caverne furono scoperti blocchi di pietre e muriccioli a secco eretti per varî scopi: in altre, pavimenti in terra battuta o in ciottoli o lastre di pietra.
Nel terreno sterile racchiuso tra i due strati magdaleniani della grotta des Scilles, il de Saint-Périer trovò una piccola fossa scavata nell'argilla, e riempita di terra nera, carboni e ceneri contenenti frammenti d'ossa calcinate: si tratta probabilmente d'un forno per cuocere i cibi, del tipo di quelli in uso nella Polinesia. Una scoperta di non minore importanza venne fatta dal Baechler nel Drachenloch, e cioè probabilmente di depositi di viveri chiusi entro muretti a secco. All'altezza dello strato E (grimaldiano) della grotta dell'Osservatorio nel principato di Monaco, il canonico Villeneuve scoperse in una nicchia nel fondo della caverna uno spazio chiuso da blocchi di pietra, con residui di materie vegetali decomposte, spazio che potrebbe aver servito da dormitorio. Un dormitorio venne scoperto anche nella coeva caverna dei Fanciulli a Mentone.
Nelle grotte naturali abitate dagli antenati dei Pueblos, ogni famiglia possedeva uno o più ambienti, costruiti in muratura e muniti di finestre. Alcuní di questi vani dovevano essere adibiti a cucina, altri a granai.
Le caverne artificiali sono spesso a pianta circolare e non molto grandi.
Le grotticelle artificiali della Frigia, abitate da un popolo agricoltore, si aprono sulle pareti verticali di rocce tenere, al limite delle valli fluviali. Il Brandenburg ne visitò diverse centinaia. Le abitazioni più antiche constano di semplici buche. Le altre sono scavate con arte. I vani a pianta rettangolare, poligonale o circolare sono divisi da pareti con porte di comunicazione. Sul soffitto si apre spesso un foro. Negli ambienti destinati ad abitazione sporgono o sono incavati nelle pareti sedili e ripostigli. Queste antiche abitazioni ricordano quelle dell'Armenia descritte da Senofonte. In una caverna dell'uadi Derna in Cirenaica i posti occupati dalle singole famiglie sono delimitati da muretti di pietra. Nel mezzo della caverna alcune pietre segnano il posto del focolare. La parte più interna, chiusa da un secondo muro, serve da stalla.
Nel Tarhuna (Tripolitania) le più semplici dimore sotterranee artificiali constano d'un solo ambiente, al quale si aggiungono talvolta uno o più vani minori adibiti a ripostigli o a stalle. Davanti l'abitazione si apre un piccolo cortile circondato da un muretto. Nel Gariàn le abitazioni trogloditiche sono composte di diversi ambienti disposti intorno a un cortile centrale scavato nel suolo. Nei villaggi trogloditici di Matmata il cortile centrale, a pianta circolare, ha il sualo a io-12 m. di profondità. Vi si accede attraverso un corridoio inclinato lungo 9-15 m. e tanto alto da lasciar passare il bestiame, compresi i cammelli. Nelle pareti del cortile sono scavati dei vani regolari, con il soffitto a vòlta, sovrapposti in due o tre ordini. Quelli destinati ad abitazione sono ben tenuti e abbelliti con decorazioni incise e scolpite nelle pareti e con tappeti. Altri vani servono per ricoverare gli animali. La vita si svolge nel cortile centrale. La famiglia si ritira nelle stanze soltanto la notte o nei periodi piovosi. In questi villaggi vivono circa 3000 anime. Ben tenute e artisticamente arredate sono le dimore sotterranee dei Cabili, ammirate dal Frobenius. Queste abitazioni trogloditiche formano delle agglomerazioni molto dense. Le escavazioni si susseguono e si sovrappongono l'una sull'altra.
Nei quartieri trogloditici della vecchia Gerusalemme e di Siloa il tetto delle abitazioni poste a un livello inferiore seive di passaggio per accedere a quelle aperte più in alto. Le grotte artificiali scavate alla base delle pareti del loess nella Cina, si compongono di parecchi vani, dei quali uno soltanto comunica con l'esterno. Le camere interne sono rischiarate da finestre aperte nel fianco della valle. Avviene talora, scrive il Richthafen, di non vedere una sola abitazione in tutta una vallata ben coltivata. Ma quando si giunge davanti alla parete del loess si ode un brulichio simile a quello d'un alveare e una moltitudine di uomini sbuca dai vani aperti nel fianco della valle. A Matera, in Basilicata, le abitazioni delle classi lavoratrici sono composte di regola da due vani allungati; uno serve da stalla, nell'altro abita la famiglia. Queste abitazioni si raggruppano spesso intorno a dei cortili (i "vicinati") dai quali scale rampanti conducono alle dimore poste più in alto. I camini s'innalzano isolati ai fianchi delle strade, che passano sopra le abitazioni, come a Peschici nel Gargano e nel sobborgo trogloditico di tìuadix in Spagna.
Gruppi umani trogloditici e distribuzione geografica degli abitati cavernicoli.
Trogloditi Preistorici: Europa. - Paleolitico. - Poche sono le caverne occupate dai Chelleani e dagli Acheuleani: grotta dell'Osservatorio nel Principato di Monaco (strati inferiori con amigdaloidi), caverna del Castillo a Santander; Klausennische a Neu-Essing; La Ferrassie, Laussel nella Dordogne (Acheuleano finale). Selci acheuleane furono raccolte anche in Polonia nelle grotte di Korytanja e di Okiennik. Amigdaloidi sporadicî uscirono da altre grotte della Spagna della Germania e dell'Inghilterra. Focolari mousteriani contenevano il Drachenloch, il Wildenmannlisloch, le caverne di Wildkirchli e di Cotencher in Svizzera. A questo gruppo si collega la caverna di Krapina in Croazia e forse quella di Mixnitz in Stiria. Industria mousteriana, associata a elementi di fauna calda, venne scoperta negli strati inferiori delle grotte Grimaldi, in alcune caverne dei Pirenei e della Cantabria. L'utilizzazione delle grotte come abitazioni raggiunge il massimo sviluppo durante l'ultima glaciazione quaternaria e nei tempi che immediatamente la seguirono (Postwürmiano). Famiglie mousteriane occuparono le caverne delle sierras iberiche del sud-est, della Cantabria, della Liguria (Fate, Colombo), delle Alpi Apuane (Buca del Tasso, Equi), della Carsia Giulia (Pȯcala). Ricca di abitati mousteriani è la Francia nei Pirenei, nella Dordogne, nella Corrèze, nella Charente, ecc. Più a N. abbiamo le grotte del Belgio, quelle delle provincie renane e della Vestfalia. Un altro gruppo si apre ne) Württemberg e nella Baviera. Nell'Europa centrale e orientale si conoscono numerose grotte mousteriane.
Miolitico. - Maggiore ancora è il numero delle caverne abitate dalle popolazioni miolitiche. Tribù capsiane occuparono nella Spagna meridionale e orientale le caverne della provincia di Almeria e della Murcia. I Grimaldiani si stanziarono nelle grotte del litorale ligure (Grimaldi), della Toscana (Golino), del Lazio (cavernette falische), della Puglia (Romanelli) e del litorale nord-occidentale della Sicilia (Termini Imerese, Mangiapane). Aurignaciani e Magdaleniani abitarono nelle grotte dei M. Cantabrici, delle provincie di Barcellona e di Gerona, dei Pirenei francesi, della Dordogne, della Corrèze. Nel Belgio caverne abitate dagli Aurignaciani e da Magdaleniani si aprono nelle valli della Mosa e della Lesse. Focolari aurignaciani e magdaleniani contengono le grotte della Renania e della Vestfalia, del Baden, del Württemburg e della Baviera. Nelle Isole Britanniche i Magdaleniani vissero nella Kent's Cave, nella Church Hole, nella Robin Hood Cave, ecc. Manufatti aurignaciani e resti d'uno scheletro umano conteneva la caverna di Paviland nel Galles. Industrie di tipo aurignaciano e magdaleniano esistono nelle grotte della Cecoslovacchia, dell'Austria, della Polonia, dell'Ungheria, della Transilvania. Spelonche abitate dai Solutreani esistono in Ungheria nei monti di Bükk, nella Baviera, nel Württemberg e in numerose stazioni cavernicole della Francia e della Spagna settentrionale.
I resti delle culture microlitiche, aziliane e tardenoisiane e di quelle preneolitiche e protoneolitiche della selce scheggiata (Asturiano, Campignano, Erteboelle) giacciono di regola entro depositi di superficie. In certe regioni però anche queste famiglie vissero nell'interno delle grotte. L'Aziliano appare negli strati superiori delle caverne cantabriche, di quelle dei Pirenei, della Dordogne, del cantone di Basilea e nelle grotte di Oban nella Scozia. Famiglie tardenoisiane vissero nella caverna della Crouzade (Aude). Industrie microlitiche diedero le grotte del Belgio e della Germania. A quanto sembra i Campignani non ebbero abitudini trogloditiche. Fanno eccezione le famiglie vissute durante il Neolitico nei covoli e nei ripari sotto roccia delle Prealpi Veronesi (Scalucce, Regano, Camerini). Gli Asturiani del litorale cantabrico e della Catalogna abitarono di preferenza nelle caverne.
Neolitico. - Durante il Neolitico le grotte naturali continuarono a essere . abitate da comunità trogloditiche, alcune delle quali possono considerarsi discendenti dei cavernicoli miolitici. La cultura neo-eneolitica della Spagna centrale e del nord-est è caratterizzata, tra l'altro, dall'uso delle dimore cavernicole. Delle numerose caverne neolitiche della Francia, si possono menzionare quelle della valle dell'Ariège nei Pirenei, le grotte della valle della Cure, e quelle di Merry-sur-Yonne.
Diversi centri trogloditici ebbe l'Italia: Toscana (grotta all'Onda, Tanaccio), Trentino (Colombo, Busa d'Adamo), Carsia Giulia (Pettirosso, Muschio, Gabrovizza, Gallerie, San Canziano). Altre grotte neolitiche si conoscono nell'Italia meridionale (valle della Vibrata, Pulo di Molfetta), nella Sicilia (Moarda, Chiaristella), nella Sardegna (Capo S Elia), a Creta e nelle Baleari.
Età dei metalli. - Nell'età del bronzo e del ferro l'uso di abitare nelle spelonche va diminuendo. Gli oggetti metallici che si trovano allo stato sporadico negli strani superiori delle grotte rivelano tutt'al più soste passeggere. Indizî di occupazioni prolungate fornirono le grotte del Cervaro e dello Zachito nella Lucania, quella di S. Canziano del Timavo, la caverna d'On nel Lussemburgo, ecc.
Africa. - Nell'Africa nord-occidentale i più antichi strati antropozoici delle caverne, nei dipartimenti di Orano e di Costantina, contengono materiali dell'industria mousteriana. La caverna di Kifan ben Ghomari (Fez) conteneva negli strati inferiori materiali mousteriani, in quelli superiori selci capsiane. Abitati capsiani nelle grotte e nei ripari sotto roccia esistono in Algeria e in Tunisia. Le caverne africane furono abitate anche durante l'epoca neolitica; si possono segnalare quelle delle provincie di Orano, di Costantina, dell'Atlante sahariano, di Tebessa, e l'abri Rédéyef. Spelonche abitate da popolazioni paleolitiche e neolitiche furono scoperte dal Gebhard intorno a Pita, negli altipiani del Fouta-Djalon. Materiale neolitico, con ceramica e accette levigate, dette la caverna di Kakimbon (Konakry) nella Guinea francese. Nel Kenya, una grotta del distretto di Elmenteita conteneva materiale di tipo mousteriano e aurignaciano. Caverne preistoriche furono scoperte nella Rhodesia (Broken Hill) e nella Colonia del Capo.
Asia. - Ricche di caverne preistoriche sono l'Asia minore, la Siria e la Palestina. Un riparo sotto roccia con materiale di tipo aurignaciano venne scoperto presso Adi-Yaman (Anatolia). Nei monti del Libano selci acheuleane e mousteriane diedero le grotte di Ablūn e di Nahr lbrāhīm. Quelle di Nahr el-Kelb e di Antelyās furono abitate da popolazioni miolitiche. Focolari neolitici contenevano la grotta di Ge‛ītā, la Mughāret el-Emir e una grotta a nord di Tardedsch. Materiale miolitico, tra cui selci microlitiche, diede la Mughāret el-‛Abed nella Galilea. A queste si possono aggiungere le caverne neolitiche naturali e artificiali di Gezer, Megiddo e Maresa. Nel Kurdistan, la Ashkot-i-Tarik conteneva focolari mousteriani; una caverna presso Zarzi diede un'abbondante industria silicea affine a quella di Grimaldi; gli strati superiori contenevano microliti di tipo tardenoisiano. Lamelle silicee e microliti furono scoperte in India nelle grotte di Karnul e dei M. Vindhya. Nel Tonkino abitati cavernicoli, riferiti dal Menghin al Miolitico e al Neolitico antico (culture di Keo-Phay, di Bac-Son, di Somrong-Sen) esistono nel massiccio calcareo di Bac-Son e nelle grotte dell'Annam. Materiale neolitico venne scoperto anche nelle grotte della Cina orientale. A Ceylon i depositi delle grotte di Beligal-Ge (Balangoda), di Gango-dedeniya-Galge e di Bendiya-Galge (Nilgala) contenevano un'industria litica (quarzo, cristallo di rocca), di età probabilmente mioliticȧ, come i manufatti delle caverne di Celebes e di Sumatra. Nelle grotte di Ceylon, negli strati superficiali, si trovarono anche resti di focolari, ceramica e oggetti di ferro.
America. - Le scoperte di avanzi preistorici nelle grotte naturali dell'America (p. es. quelle della California e del Brasile) sono molto discusse e non permettono di venire a nessuna conclusione positiva sull'occupazione delle caverne da parte dell'uomo preistorico. Preistoriche soo forse alcune delle abitazioni trogloditiche scoperte nelle Antille.
Trogloditi dei tempi moderni: Oceania. - In Australia il trogloditismo era molto diffuso, specialmente prima della conquista europea. È possibile che anche alcune caverne a pareti dipinte o graffite siano state un tempo abitate. A Kaingaroa, nel centro dell'Isola Settentrionale della Nuova Zelanda, sono stati scoperti ripari sotto roccia con bassorilievi raffiguranti canoe di tipo polinesiano. Assaggi praticati nell'interno di questi ripari misero allo scoperto un forno di pietre e un pestello: segni evidenti d'una permanenza umana più o meno lunga. Nei monti che circondano il golfo di Karakua (Hawaii) J. Cook vide abitazioni scavate nella roccia con l'ingresso difeso da un muro. Dimore cavernicole esistono attualmente nella Nuova Guinea.
America. - Il principale centro trogloditico dell'America settentrionale si trova nella regione dei Pueblos già ricordata.
Nel Messico abitazioni trogloditiche si trovano nella Sierra Madre, nel Cerro de Chihuahua e nel Cerro de las Ventanas nel paese dei Tapecanos. Le caverne del Yucatán (Loltun) e dell'Honduras (Copán) contenevano negli strati profondi avanzi d'una cultura primitiva, ritenuta anteriore a quella dei Maya. Popolazioni in possesso d'una civiltà primitiva, tra cui i Guahanabibes della regione occidentale di Cuba, vivevano ancora all'epoca della scoperta nelle caverne delle Antille. Nell'alto Paraná, territorio degl'indiani Cainguas, esistono grotte naturali contenenti tracce di sianziamenti umani. Nel sec. XVI famiglie d'indiani abitavano entro piccole cavità di erosione aperte nelle arenarie del Cerro Colorado nella Sierra del Norte (Argentina).
Asia. - Tra i popoli primitivi dell'Asia, usano abitare ancora nelle cavità naturali delle rocce i Vedda di Ceylon. Nelle società più evolute s'incontrano, invece, gruppi di trogloditi viventi in abitazioni sotterranee artificiali. In Cina, nelle regioni del loess, i villaggi sono frequenti. Alcuni sono disposti a scaglioni sulle terrazze del loess; come quello di Nan-Tien-Men (Chahar). Nel Tibet sud-occidentale vivono in grotte artificiali gli abitanti di Dava. Nell'Afghānistān abitazioni soiterranee si trovan nei pressi di Gialālābād.
Nei territorî desertici dell'Asia anteriore, come in quelli dell'Africa settentrionale, il trogloditismo è molto diffuso. Nella Galazia abitazioni trogloditiche furono segnalate dall'Hamilton. Nella regione di tufi vulcanici intorno all'Ercasdağ e a Urgub, in Cappadocia, esistono centri trogloditici importanti. Le dimore scavate nei coni di tufo di Mazaca (Cesarea) erano forse abitate, secondo le osservazioni del Sayce, già al tempo degl'Ittiti (1900 a. C.). In Siria i Drusi si ritirano in caso di pericolo nelle cavità scavate nel sottosuolo e comunicanti con le abitazioni esterne. In Palestina, nella vecchia Gerusalemme e a Siloa sulle pendici del Monte degli Ulivi, le case venivano addossate alle pareti rocciose; le cavità della roccia formavano spesso gli ambienti interni. Gli abitanti della regione a S. del M. Morto abitano ancora nelle caverne, come gli antichi Edomiti di cui parla San Girolamo. Petra offre il più grandioso e monumentale esempio d'architettura trogloditica. I Beduini del Sinai costruiscono le loro capanne di pietra o di canne al riparo delle rocce sporgenti dai fianchi degli uidian. Beniamino da Tudela trovò comunità ebraiche viventi in caverne nel Yemen, uso questo che si è mantenuto presso gli attuali abitanti della regione.
Africa. - La regione costiera lungo il golfo arabico, a S. dell'Egitto, e il golfo avalita, fino al M. Elefante (C. Guardafui), viene chiamata da Tolomeo "la Trogloditica". Tra le popolazioni moderne di questa regione vanno ricordati gli Ababdeh, Etiopi incrociati con Negri, i quali, come alcune tribù abissine visitate dal Bruce, abitano in caverne.
Nella Libia moderna abitazioni trogloditiche si trovano, in Cirenaica, nell'uadi D???erna, a Slonta, a Maraua, al Gasr Sidi el-Chadri. Famiglie di Beduini dimorano nelle antiche tombe di Cirene e di Tolmetta. Più diffuso è il trogloditismo nella Tripolitania, ne le regioni di Gariàn, Tarhuna, Msellata. Gasr Tegrinna e Hart el Iehùd sono abitate da comunità israelitiche. Nella testata dell'uadi Guasèm sono sparse molte dimore cavernicole, pressoché invisibili, fra i cumuli di detriti che le circondano. Agglomerazioni trogloditiche si trovano a Nalut, a ez-Zintan, a Bir el Gnem. Le case di er-Riaina, come i castelli di Cabao e di Nalut, sono scavati in parte nella roccia. In Tunisia i ksour Ghoumrassem, Guermassa. Douirat, Chenini e Beni Barkat sono composti quasi esclusivamente di abitazioni sotterranee artificiali aperte nelle scarpate rocciose. Nei monti di Matmata, invece, i villaggi sono scavati nel sottosuolo. Dimore cavernicole esistono nell'oued Medjerda e a Fath-Allah nella regione dei Crumiri. In Algeria il trogloditismo è diffuso tra i Cabili. Comunità trogloditiche si trovano anche in Marocco. Nel Sahara centrale i Teda del Tibesti usano abitare talvolta nelle grotte e nei ripari sotto roccia. I Tombo o Habe, negri stanziati a N. del Yatenga (Airica occidentale), dímorano in caverne scavate nelle pareti rocciose di Bandiagara e di Hombori. Nelle grandi spelonche del M. Elgon, vulcano estinto che s'innalza tra l'Uganda e il navirondo, dimorarono gli antenati degli attuali abitatori della regione. Il Livingstone nelle sue ultime lettere segnalò l'esistenza di spaziose caverne, nelle quali si rifugiavano le popolazioni dell'Africa centrale. Nel 1906 lo Staduinger accennava all'esistenza di abitati cavernicoli vicino a Katango, non ancora visitati dagli Europei. Tra i popoli africani che vivono anche nelle grotte o al riparo delle anfrattuosità delle rocce, si possono ricordare i Damara dei monti e i Boscimani.
Europa. - Nel nostro continente le abitazioni e i villaggi sotterranei sono più frequenti di quanto si creda. Nei paesi mediterranei essi sono frequenti nella Penisola Iberica e in Italia. Abitazioni in grotte artificiali esistono ancora in Sardegna e in Sicilia (p. es. a Modica). Quelle di Cagliari sono scavate secondo il sistema in uso nei ksour tunisini. Nella Spagna moderna pittoreschi villaggi trogloditici si trovano nelle provincie del SE., a Jaén, a Guadix, a Granata, ad Almeria, a Velez Rubio, ecc. A Guadix, nel Barrio de Santiago vivono piu di 3000 persone in case scavate nel conglomerato pliocenico. Di queste dimore non sono visibili che i camini e le facciate, tagliate verticalmente e imbiancate a calce. Ricca di grotte artificiali è l'Italia meridionale. Nelle Puglie se ne trovano a centinaia nelle pareti della Gravina e nelle gravine di Matera, di Ginosa, di Laterza, di Castellaneta, di Palagianello, di Massafra e nei burroni dei territorî di Mottola, di Grottaglie e di Taranto. Una parte di queste dimore risale ai secoli passati. Sono abitate ancora al presente, secondo il Colamonico, quelle di Matera, di Gravina, di Massafra e di Palagianello. Abitazioni trogloditiche esistono nel Gargano (Peschici) e nel Lazio (Magugnano). Nel Bolognese dimore scavate nella molassa sono a Sasso nella valle del Reno e a Livergnano nella valle della Savena.
Nell'Albania settentrionale, gli abitanti della valle del Cem, tra Dinoši e Ura Limais, vivono nelle grotticelle naturali aperte nei banchi di conglomerato diluviale; i vani vengono chiusi con muretti a secco. Grotte abitate, uguali alle precedenti, esistono nella valle della Narenta, nel corso superiore della Bregava, vicino a Klissura e a Pir0t nell'Erzegovina. Abitazioni trogloditiche sono molto comuni in Francia, nell'Alta Garonna, nel Lot-et-Garonne, nella Gironde, nella Dordogne e altrove. Nelle valli della Vézère e della Beune le case sono spesso costruite sotto le rocce a strapiombo, negli stessi siti occupati dalle popolazioni preistoriche. Caverne artificiali abitate sono altresì in Svizzera, in Germania, in Galizia, ecc.
Vanno ricordati infine i castelli e i monasteri costruiti nelle caverne o scavati nella roccia. Costruiti nell'interno di spaziose grotte sotto il Castel S. Gottardo (o Castel Corona) nella Val di Non e quello di Lueghi nell'alto Carso. Si possono nominare ancora il castello di Popecchio nell'Istria settentrionale, quello di Fleckenstein presso Stein e il Burgstein in Boemia. Nelle grotticelle e nelle antiche cave della Tebaide e della Giudea si ritirarono a vivere anacoreti e cenobiti. I monaci greci costruirono spesso i loro conventi nelle cavità di pareti rocciose a picco, come quelli di Megaspileon e di Meteora. A Varzia (Georgia) celle di cenobiti sono scavate nel tufo a 60 m. sopra il corso della Kura.
Rientrano nella categoria delle abitazioni trogloditiche anche le capanne scavate nel terreno e coperte con tetti di legno, di paglia, di terra o di letame. Nei paesi settentrionali queste dimore sotterranee sono abbastanza diffuse e offrono un ottimo riparo contro il freddo. Questo sistema di abitazione era molto comune nel mondo preistorico, poiché i più antichi esempî che si conoscono risalgono al magdaleniano. Tacito nomina le capanne sotterranee dei Germani e Vitruvio descrive quelle dei Frigi. Nei paesi slavi furono scoperte abitazioni scavate nel terreno, riferibili al sec. VIII. Queste capanne, zemjanka, si possono vedere ancora al pregente nei dintorni di Vidin e di Lom in Bulgaria, intorno al lago di Scutari e a Tuzi nell'Albania, in Polonia e in Russia. È probabile che le dimore degli Sciti, a cui accenna Virgilio, fossero state dello stesso tipo. Le popolazioni dell'Asia settentrionale (Ciukci, Coriaki, Camciadali, Ghiliaki) vivono durante l'inverno in capanne sotterranee, come gl'Indiani del nord-ovest e di Eschimesi dell'Alasca.
V. tavv. CLXXIII e CLXXIV.
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Gli animali delle caverne.
Le cavità naturali del suolo note sotto il nome di caverne o di grotte dànno asilo ad organismi viventi che una schiera di zoologi va ricercando e studiando con viva curiosità scientifica, tanto per l'interesse destato dalle forme singole, quanto per i problemi generali connessi alla vita cavernicola. Questa fauna, detta cavernicola o spelea (dal gr. σπήλαιον "caverna") non è, d'altronde, limitata alle grosse propriamente dette, ma si estende a tutto il sistema di fenditure che intersecano in ogni senso le formazioni geologiche calcaree, e si ritiene conforme al vero l'opinione del Racovitza, secondo la quale talune specie qualificate come spelee, hanno dimora normale e trascorrono gli stadî giovanili nelle fenditure impenetrabili allo sguardo umano e soltanto per caso migrano nelle caverne. Conviene poi ricordare che la falda freatica, cioè la zona ove si raccolgono le acque della superficie dopo avere attraversato gli strati permeabili del terreno, alro non è che la continuazione del sistema idrografico delle caverne, anche all'infuori delle formazioni calcaree. Tenendo presenti queste considerazioni e avuto riguardo all'ingente sviluppo complessivo delle caverne attualmente conosciute e di quelle che ancora rimangono da scoprire, nonché ai caratteri eccezionali di talune specie cavernicole, è lecito affermare che il dominio sotterraneo o "ipogeo" (dal gr. ὑπό "sotto" e γῆ "terra") non costituisce una mera curiosità biologica, ma ha importanza non inferiore a quella, p. es., del dominio desertico o del dominio alpestre. L'ambiente delle caverne vere e proprie passa, per gradi, a quello delle cavità minori (buche, tane, spazî tra massi accavallati nelle frane, ecc.) e ha molto in comune con gli scavi praticati dall'uomo: condutture d'acqua, gallerie ferroviarie e minerarie. Quantunque fin dal 1689 il Valvasor abbia dato notizia d'un "verme" (il proteo) trovato nelle grotte di Postumia in Carniola, possiamo dire che l'esplorazione metodica e razionale delle caverne dal punto di vista biologico è opera di questi ultimi decennî.
Ambiente biologico delle caverne. - Partecipano alla vita cavernícola organismi terricoli (geobio), d'acqua dolce (limnobio), rarissime volte marini (alobiol in quelle grotte dove penetrano per lungo tratto le acque del mare (v. ambiente biologico). La vita animale del geobio si svolge sulle pareti rocciose delle grotte e nelle fessure che in queste si aprono; nel terriccio, sotto le pietre o fra i detriti (soprattutto guano di pipistrelli) che si accumulano sul fondo. Il limnobio popola i corsi d'acqua, i laghi, le pozze che bagnano sì spesso le cavità sotterranee. L'ambiente delle caverne si allontana tanto più dalle condizioni locali della vita epigea quanto più si procede dall'entrata della caverna verso le regioni più profonde di questa; il regime cavernicolo vero e proprio si distingue per l'oscurità perfetta, per la temperatura a oscillazioni diurne e annuali oltremodo ridotte, per un'atmosfera di regola immune dalle perturbazioni esterne. A tali fattori deve il biologo aggiungere un grado elevato d'umidità, spesso non lontano dalla saturazione (97-99%), avendo l'esperienza dimostrato che le caverne asciutte sono deserte. Per quanto concerne la flora, dalla quale la fauna direttamente o indirettamente dipende, si tenga presente che l'oscurità non rende possibile la funzione clorofilliana, per cui il mondo vegetale è rappresentato nella zona oscura soltanto da bacteriacee e da funghi.
Fra gli animali distinguiamo i troglobî (dal gr. τρώγλη "caverna" e βίος "vita") esclusivi delle caverne, i troglofili che s'incontrano anche in ambienti diversi dal cavernicolo e i trogloxeni (dal gr. ξένος "forestiero"), visitatori accidentali delle medesime. Vi sono anche troglofili temporanei, come l'anfibio urodelo Spelerpes fuscus, che si avventura fuori delle grotte dutante la stagione umida, o taluni pipistrelli che si rifugiano con predilezione nelle caverne per trascorrervi il periodo del sonno diurno o del letargo invernale.
Esempî di animali cavernicoli. - Le caverne accolgono rappresentanti di svariati gruppi zoologici; ne citiamo alcuni, a preferenza troglobî e abitatori di caverne italiane, oppure di località straniere ma degni, per altri motivi, di particolare menzione. Non mancano nelle acque, nel terriccio o nel guano delle caverne, animali riferibili a gruppi inferiori: Protozoi (soprattutto Sarcodici), Turbellarî, Nematodi liberi, Rotiferi, ma si tratta in generale di forme non abbastanza note e, a quanto sembra, poco caratteristiche. Fra gli Anellidi ricorderemo l'irudineo cieco Dina obsoloni delle caverne dell'Erzegovina e del Montenegro e il polichete Troglochaetus Beranecki trovato nella "grotte de Vert" in Svizzera. Ma il contingente più largo è indubbiamente fornito dagli Artropodi. Crostacei di svariati ordini si annoverano fra i troglobî; citeremo, fra i Copepodi, il Canthocamptus subterraneus che vive nel guano umido in una grotta della Crimea, fra gli Isopodi il Caecosphaeroma bericum dei colli Berici (Veneto) e la Trogloaega Virei della caverna di Dignano (Istria); fra i Decapodi la Troglocaris Schmidti delle grotte di Carniola, la Typhlocaris salentina della grotta "la Zinzulosa" nella Terra d'Otranto e il Cambarus pellucidus, americano. Non mancano gli Aracnidi di varî gruppi, come Scorpioni, Pseudoscorpioni (Obisium) e soprattutto ragni, quali i troglobî Trogloyphantes e la Stalita taenaria delle grotte di Postumia; né i Miriapodi come il chilopodo Polydesmus troglobius della grotta di Bossea (Piemonte) e alcuni Diplopodi. Più numerosi e meglio conosciuti sono gl'Insetti: Tisanuri, Collemboli, Ortotteri, fra i quali la Dolichopoda palpata comune nelle grotte delle Alpi liguri; Rincoti come il troglobio Myophanes speluncarum dell'Africa orientale; Ditteri ad ali ridotte come la troglobia Spheomyia delle grotte del Montenegro e dell'Erzegovina; Coleotteri troglobî come i Trechus e le Bathyscia molto diffusi nelle grotte dell'Appennino, e gli Anophthalmus e gli Anthroherpon, delle caverne e dei sotterranei completamente oscuri. In fatto di molluschi citeremo, oltre alle troglofile Hyalinia comuni nelle grotte appennine, altri Gasteropodi, come i Zospeum della Carniola, che sono, a quanto sembra, veri troglobî. I Vertebrati sono rappresentati in primo luogo da alcuni Pesci, fra i quali ricorderemo gli Amblyopsidae nord-americani che contano parecchie specie ipogee e una sola epigea; gli Anfibî troglobî comprendono due perennibranchi, cioè il proteo anguino (Proteus anguineus; v. anfibî, tavola a colori) vivente nel sistema idrografico sotterraneo delle regioni a levante dell'Adriatico, dalla Carinzia all'Erzegovina, e la Thyphlomolge Rathbuni del Texas, nonché alcune salamandre, fra le quali lo Spelerpes fuscus, troglofilo comune in alcune regioni d'Italia. Tra i Mammiferi vi sono, oltre ai Pipistrelli, anche topi cavernicoli, come i Peromyscus delle grotte dell'Indiana (Stati Uniti).
Caratteristiche della fauna cavernicola e problemi relativi. - 1. La regressione dell'organo visivo è carattere comune, ma non costante nei troglobî e presenta tutti i gradi intermedî, dalla scomparsa del solo pigmento oculare fino alla completa mancanza di occhi (esempio: Trechus). 2. Nel geobio cavernicolo l'atrofia degli occhi è spesso compensata da ipertrofia degli organi tattili e degli organi di senso chimico, donde l'insolita lunghezza di zampe e di antenne, nonché l'eccezionale sviluppo dei bastoncelli olfattivi in alcuni crostacei delle caverne, indizio d'un olfatto raffinato. 3. Altro fenomeno più volte segnalato è la riduzione o la scomparsa dei pigmenti; il dermascheletro chitinoso degli Artropodi acquista un colore biancastro; il colorito roseo del proteo è dovuto al trasparire del sangue attraverso la pelle depigmentata. 4. Offrono talvolta i cavernicoli particolarità morfologiche, le quali, per un fenomeno interessante di parallelismo, si ritrovano in gruppi fra loro indipendenti. Alludiamo soprattutto alla conformazione "fisogastrica" (torace esile ed allungato, addome vescicolare ed elitre fortemente convesse) che qua e là si ripete in specie appartenenti a diversi generi di Coleotteri, tanto fra i silfidi (Leptodirus, Anthroherpon) quanto fra i carabidi (Aphaenops). L'indagine anatomica mostra che tale conformazione dell'addome è legata a una riduzione dell'apparato tracheale, molto probabilmente compensata da un'attiva respirazione cutanea nello spazio, funzionante come una camera d'aria, fra la parete dorsale dell'addome e le elitre (adattamento ad ambiente umido e a frequenti sommersioni?). 5. I cavernicoli sono per lo più stenotermi e lucifugi (cioè hanno bisogno d'una temperatura costante e fuggono la luce); talvolta dimostrano una sensibilità estrema ai movimenti dell'aria. 6. Dal punto di vista alimentare, abbondano le specie che si nutrono di funghi o di fradicio, o di guano di pipistrelli (come le Typhlocaris, alcuni Acari e Collemboli): sono relativamente scarsi i predatori, come i ragni. Per quanto si riferisce alle relazioni con il mondo esterno, vi sono troglobî strettamente imparentati con animali viventi nella stessa località, fuori delle grotte ma al riparo dalla luce. Così Trechus delle caverne sono molto affini ai Trechus che si raccolgono all'esterno, sotto le pietre. Si conoscono invece troglobî, i quali appartengono non soltanto a generi, ma perfino a famiglie e qualche rara volta a sottordini isolati, come il proteo, unico perennibranco d'Europa.
Origine della fauna cavernicola. - Non sembra dubbio che il dominio sotterraneo abbia ricevuto, in periodi geologici prossimi o remoti, la sua fauna dall'esterno. D'altronde una migrazione di questo genere si ripete, in parte, ai giorni nostri, allorché cavità artificiali, poco dissimili per condizioni ambienti dalle naturali si vanno a poco a poco popolando sotto gli occhi dell'uomo. La questione diventa molto più ardua e viene variamente impostata a seconda della premesse teoretiche, quando si considerano le stimmate caratteristiche della fauna cavernicola. Sono queste imputabili ad influenze ereditarie delle condizioni ambienti, oppure hanno potuto prendere stabile dimora e propagarsi nel dominio sotterraneo soltanto quelle specie o quegli individui che per antecedenti condizioni morfologiche (occhi ridotti) e soprattutto etologiche (bisogno d'un ambiente umido, a temperatura costante e poco illuminato) erano già predisposti, o, come dice il Cuénot, "preadattati" alla vita spelea? Alla domanda non sapremmo dare una decisiva risposia. Ma per varî motivi la seconda ipotesi ci sembra più accettabile della prima: forme cieche compariscono talvolta per mutazione in crostacei affini ai cavernicoli, ma viventi all'esterno, in acque ben illuminate; inoltre il fatto della regressione oculare non è costante nei troglobî; infine si raccolgono qualche volta nella stessa caverna, accanto a individui normali, altri della stessa specie con occhi in vario grado ridotti; è dunque lecito pensȧre che i fenomeni accennati di regressione siano antecedenti alla penetrazione nelle caverne. Come si può interpretare la presenza, nel dominio sotterraneo, di forme affatto isolate, alcune delle quali "talassoidi", cioè a carattere schiettamente marino? Tutto fa credere che le caverne abbiano funzionato come riserve, permettendo così la sopravvivenza di specie che in altri ambienti a concorrenza vitale più aspra sarebbero state condannate a sicura estinzione. A questo proposito è suggestivo il fatto che dei quattro generi superstiti del gruppo paleozoico dei Crostacei Sincaridei, due (Anaspides e Kumunga) vivano epigei nella Nuova Zelanda e nella Tasmania, mentre gli altri due (Bathynella e Parabathynella) sono stati segnalati in Svizzera, Boemia, Serbia e Romania, ma soltanto in acque sotterranee. I reperti di forme talassoidi segregate nelle acque dolci delle caverne e affini ad altre che popolano attualmente le acque salse (es. gli Isopodi: Cyrolanoides, Trogloaega, Caecosphaeroma, ecc.) debbono verosimilmente collegarsi a mutamenti di livello, mercé i quali le zone ove si aprono le caverne tuttora abitate da quelle forme hanno comunicato col mare in un passato geologico più o meno remoto; né bisogna dimenticare che anche negli Isopodi attuali è innata la tendenza a fornire rappresentanti alle acque dolci e alla terra emersa.
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