CDO
– Sigla di Collateralized debt obligation, titoli obbligazionari il cui rimborso non si basa sulle prospettive di reddito o sulla liquidazione di cespiti della società emittente, ma esclusivamente su un insieme di asset (v.) sottostanti, come beni immobili o titoli azionari (v. collaterale). Le CDO sono strumenti analoghi alle ABS (v.), la cui garanzia però è costituita da attività meno omogenee. Gli attivi possono essere rappresentati da prestiti, nel qual caso si parla di collateralized loan obligations (CLO), da titoli, nel qual caso si parla di collateralized bond obligations (CBO), oppure da altri CDO e si parla allora di CDO al quadrato, o anche al cubo. Il collocamento delle CDO avviene per il tramite di SPV (Special purpose vehicle), che raggruppano (pooling) un insieme di singoli collaterali suddividendoli (tranching) in tranche secondo differenti livelli di priorità (supersenior, senior, mezzanine, junior) in base alle quali vengono rimborsate in riferimento all’esclusiva garanzia del valore globale del collaterale. Le tranche ad alta priorità (senior) abbinano il vantaggio della diversificazione del rischio, ottenuto tramite l’aggregazione di una molteplicità di rischi, all’effetto priorità, che scarica eventuali insolvenze (comunque contenute, vista la diversificazione) integralmente sulle tranche a bassa priorità che sono quindi a più elevato rischio ma con rendimenti più elevati. La prima emissione di CDO fu curata nel 1987 dalla banca Drexel Lambert. Poiché i rendimenti promessi dalle CDO alle tranche ad alta priorità superavano di gran lunga quelli dei tradizionali titoli a reddito fisso, il mercato crebbe esponenzialmente nei primi anni del 21° sec., raggiungendo livelli di emissione di 520 miliardi di dollari all’anno. Ben presto ebbe inizio una forte attività speculativa, che in qualche caso degenerò in vere e proprie truffe, legata a derivati esotici sulle CDO. La crescita del mercato fu favorita anche da giudizi di elevata affidabilità emessi dalle agenzie di rating (v.), le quali furono indotte a sottovalutare la rischiosità pendente anche sulle tranche ad alta priorità, trascurando gli effetti negativi della potenziale alta correlazione conseguente a una possibile crisi sistemica. Nel momento di massima diffusione, poco meno della metà delle CDO aveva per collaterale crediti per mutui subprime (v.), garantiti da ipoteche sugli immobili oggetto del mutuo. Un’altra fetta consistente aveva per collaterale crediti concessi per utilizzo di carte di credito e solo il 10% collaterali più affidabili, come obbligazioni emesse da imprese primarie o da enti pubblici. La crisi del 2007-2008 è stata poi effettivamente causata dallo scoppio della bolla immobiliare e ha provocato una catena d’insolvenze dei mutuatari subprime, con una rapida perdita di valore non solo delle tranche a bassa priorità, ma con un effetto di contagio anche su quelle senior. Solo il massiccio intervento della mano pubblica ha evitato l’esplosione di tutto il sistema economico finanziario mondiale.