CE O CIE, GE O GIE, SCE O SCIE?
Ci sono casi in cui, nella grafia, si usa una i superflua, che non solo non si pronuncia, ma non ha neanche la funzione di determinare la corretta pronuncia della lettera o dei gruppi di lettere precedenti.
• In alcune parole la i è il residuo di un’antica pronuncia
cieco (➔accecare o acciecare?)
cielo (anche per distinguerla dall’➔omofona celo ‘nascondo’)
• In alcuni plurali dei nomi in ➔-cia e -gia, la i si conserva per influenza della grafia del singolare
camicie, valigie
• In alcune parole la i si mantiene per influenza della grafia latina
specie, fattispecie, effigie, superficie
In casi come questi non esiste una regola sicura: l’unico modo per non sbagliare è consultare il vocabolario. Per orientarsi, si può ricordare che:
– generalmente la i superflua non si trova in una sillaba non accentata (tra le poche eccezioni: scienziato e coscienzioso)
– la i invece tende a rimanere nella grafia delle parole in -ciente e -cienza, -ciere e -ciera, -giera
cosciente, deficiente, efficiente, prospiciente, sufficiente (ma facente)
coscienza, deficienza, efficienza, scienza, sufficienza
artificiere, lanciere, paciere, pasticciere, usciere
cartucciera, crociera
formaggiera, gorgiera, raggiera.
Le pronunce ciéco, ciélo e simili, che mettono in evidenza la i, sono frequenti nel parlato meridionale, ma sono errate. La i, infatti, è bene ribadirlo, è superflua dal punto di vista del suono e non va resa nella pronuncia.
In generale, la i superflua non è ammessa in sillaba non accentata (tranne qualche caso: scienziato, coscienzioso; d’altra parte: *pasticcieria, *leggierezza ecc.) e tende a sparire rispetto a un secolo fa, quando erano ancora diffuse grafie come messaggiero e passeggiero, oggi non più accettabili.