CECA (App. III, 1, p. 333)
Nel corso della sua ormai venticinquennale esistenza la Comunità carbosiderurgica è pervenuta a risultati apprezzabili in molti campi, pur se è venuto meno uno dei presupposti fondamentali da cui aveva preso le mosse la creazione dell'organizzazione, vale a dire l'espansione continua e sostenuta delle industrie del carbone e dell'acciaio parallelamente allo sviluppo economico generale. Da molti punti di vista la CECA incontra serie difficoltà in quanto si trova a operare in un contesto economico (e anche politico) profondamente diverso da quello nel quale essa era venuta alla luce. L'imponente sviluppo dei consumi energetici in Europa negli ultimi lustri è andato in larga parte a beneficio del petrolio, il quale ha sostituito il carbone come principale fonte di energia. Tra il 1950 e il 1970 la quota del carbone nel consumo totale degli stati membri è passata dal 70% al 22% mentre la corrispondente quota del petrolio è salita dal 12% al 59%. La produzione del carbone è andata considerevolmente diminuendo e l'occupazione nel settore ha registrato una sensibilissima contrazione. Il settore dell'acciaio, dopo aver progredito fino al 1963-64, ha poi segnato consistenti rallentamenti, registrando serie difficoltà nelle vendite.
La CECA ha risentito sempre più nel corso degli anni della impostazione settoriale datale fin dalle origini, limitando l'integrazione a due settori soltanto e lasciando in detti settori molte materie alla competenza esclusiva degli stati membri. Occorre porre in rilievo che, fatta eccezione per le norme relative alle intese e alle concentrazioni, il trattato disciplina soltanto le imprese di produzione, lasciando al di fuori le imprese commerciali e intermediarie, con conseguenti sensibili squilibri. Il problema del carbone va oggi considerato nel contesto generale della politica delle fonti di energia, ma la realizzazione di una politica energetica comune ha incontrato seri ostacoli nella frammentazione di poteri e responsabilità tra la CECA (carbone), l'EURATOM (energia nucleare) e la CEE (petrolio, gas naturale e altre forme di energia). Con la fusione degli Esecutivi delle tre Comunità nel 1967 si è finalmente dato vita a un'unica autorità a livello comunitario. Dal 10 luglio 1967 la Commissione unica esercita le funzioni dell'Alta Autorità nell'ambito del trattato.
Tra i risultati certamente positivi conseguiti dalla CECA nel corso della sua attività vanno ricordati, in primo luogo, l'incremento degli scambi tra i paesi membri ed anche con i paesi terzi, l'accrescimento della produttività, la correzione, nella misura del possibile, degli squilibri congiunturali, l'attenuazione del carattere oligopolistico del settore carbonifero e di quello dell'acciaio, pur non ostacolando l'attuazione di quelle concentrazioni rese necessarie dall'evoluzione dei tempi. Inoltre la CECA ha apportato un contributo significativo nel campo degl'investimenti, rendendoli più razionali e più efficienti; oltre che agl'investimenti industriali in senso stretto, la CECA ha sostanzialmente contribuito a varie operazioni in materia di riconversione e di riadattamento, nonché alla costruzione di case operaie. Infine, la CECA ha rivolto in misura crescente la sua attenzione allo sviluppo del settore della ricerca scientifica e tecnologica, destinando ad esso una quota delle sue risorse finanziarie.
Bibl.: R. Prieur, La Communauté européenne du charbon et de l'acier. Activité et évolution, Parigi 1962; A. Campolongo, Organizzazioni economiche internazionali, Padova 19722; p. 197 segg.; R. Monaco, Lezioni di organizzazione internazionale, II, Diritto dell'integrazione europea, Torino 19752, p. 413 segg.