METELLI, Cecilî
Costituiscono il ramo più importante della gens Caecilia. È incerto chi per primo abbia assunto questo cognome, ma il più antico che sia ricordato fra i M. è L. Caecilius Metellus Denter console del 284 a. C., che fu ucciso, mentre tentava di liberare Arezzo dall'assedio di cui l'avevano cinta i Galli Senoni. Già nel sec. III a. C. i M. raggiunsero grande potenza, ed ebbe a farne esperienza a proprie spese Nevio, quando osò attaccarli col famoso motto: "Fato Metelli Romae fiunt consules", al quale i M. risposero "malum dabunt Metelli Naevio poetae", e mantennero la promessa col contribuire a fare imprigionare il poeta. La loro autorità crebbe nel secolo successivo e toccò l'apice sul finire di esso, quando, come ricorda Velleio Patercolo (II, 11, 13) nel giro di circa 12 anni "consules fuere Metelli aut censores aut triumphatores amplius duodecies", e difatto tra il 123 e il 102 a. C. si contano 6 consoli, 5 trionfatori e 4 censori di questa famiglia. Del cognome tenta di dare una spiegazione Festo: metelli dicuntur in lege militari quasi mercenarii (p. 146). Il prenome più usato tra loro fu quello di Quinto, assegnato in genere ai primogeniti, mentre per gli altri si usarono Lucio, Marco, e talora pure Quinto. Pare che la loro tribù fosse la Arnensis, e la loro tomba di famiglia si trovava sulla via Appia dinnanzi a porta Capena. L'ultimo console che sia ricordato tra i M. è quello del 7 d. C., Q. Cecilio Metello Cretico Silano.
Bibl.: F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 1202 segg., con albero genealogico e col. 1229 segg.; W. Drumann, Geschichte Roms, II, 2ª ed., curata da P. Gröbe, Lipsia 1902, p. 14. Per le monete, v. E. Babelon, Monnaies de la répub. romaine, I, Parigi 1885, p. 858 segg. Per la storia della gente fino al tempo dei Greacchi, M. Wende, De Caeciliis Metellis, I, Bonn 1875.