BARTOLI, Cecilia
Cantante lirica, nata a Roma il 4 giugno 1966. Figlia del tenore Angelo e del soprano Silvana Bazzoni (sua maestra), salì in palcoscenico a nove anni per cantare dietro le quinte il ruolo del Pastorello nella Tosca di Giacomo Puccini al Teatro dell’Opera di Roma. Balzata alla notorietà nel 1985 per la sua partecipazione alla trasmissione televisiva Fantastico condotta da Pippo Baudo in cui cantò un’aria di Gioachino Rossini, debuttò nel 1987 come Rosina nel Barbiere di Siviglia a Roma e a Parigi in un concerto nel decennale della morte di Maria Callas, firmando poco dopo un contratto di esclusività con la Decca, tuttora in atto. Rossini e Wolfgang Amadeus Mozart sono rimasti per molto tempo il suo ambito d’elezione sia teatrale sia, ancor più, discografico: dischi che sono arrivati a vendere nel 2012 i dieci milioni d’esemplari, vincendo negli Stati Uniti cinque premi Emmy.
Dopo numerose incisioni rossiniane e mozartiane negli anni Novanta, a partire dall’album dedicato ad Antonio Vivaldi (1999), ha realizzato recital discografici – ciascuno dei quali adottato come base dei programmi concertistici replicati anno dopo anno in tutte le principali sale da concerto del mondo – su programmi monografici di rarità musicali di grande interesse musicologico: Gluck Italian arias (2001), The Salieri album (2003), Opera proibita (2005, arie da oratori di Alessandro Scarlatti, Georg Friedrich Händel e Antonio Caldara), Maria (2007, dedicato a Maria Malibran), Sacrificium (2009, dedicato ai grandi castrati del Settecento), Mission (2012, dedicato alla riscoperta di Agostino Steffani) e St. Petersburg (2014, dedicato ai compositori della corte degli zar nel Settecento).
In teatro B. si è imposta come cantante-attrice tra le più personali con ruoli dapprima rossiniani (Barbiere di Siviglia, La scala di seta, La pietra di paragone, Isolier nel Comte Ory), in particolare con Cenerentola, suo cavallo di battaglia. Di quest’ultima ha dato un’interpretazione particolarmente significativa per luminosità timbrica, compattezza dell’emissione, controllo della linea, nitidezza della coloratura, mentre ancora più rilevante è il profilo interpretativo costruito attraverso un fraseggio privo di manierismi. Di pari passo, nel repertorio mozartiano ha interpretato quasi tutti i ruoli femminili maggiori e ha via via eliminato antiche barriere tra voce di mezzosoprano (con la quale ha iniziato) e di soprano (Mitridate re del Ponto, Lucio Silla, Idomeneo, La clemenza di Tito, Cherubino e Susanna nelle Nozze di Figaro, Zerlina e Donna Elvira in Don Giovanni e i tre ruoli femminili in Così fan tutte). Dagli anni Duemila la sua personalità teatrale si è imposta ancora in Rossini, come Fiorilla nel Turco in Italia e con esiti ancora più compiuti nella Comtesse Adéle del Conte Ory e nella successiva Desdemona di Otello, in cui ha cominciato ad affrontare i ruoli delle opere serie scritte da Rossini per Isabella Colbran. Il repertorio belcantistico (che già includeva L’anima del filosofo e Armida di Franz Joseph Haydn e nel quale rientra anche Nina o la pazza per amore di Giovanni Paisiello, Clari di Fromental Halévy e La sonnambula di Vincenzo Bellini, solo discografica, incisa in coppia con Juan Diego Florez, v.) si è esteso poi a Händel con Semele, Giulio Cesare, Alcina, da considerarsi punti di riferimento nell’interpretazione moderna del teatro barocco.
Nel 2010 ha affrontato Norma di Bellini con un’orchestra di strumenti antichi, prima solo in concerto, a Dortmund, poi nel 2013 in sala d’incisione e in scena a Salisburgo, un’interpretazione discussa, ma incisiva di una Norma moderna e personale. Nel 2012 è succeduta a Riccardo Muti come direttrice artistica del Festival di Pentecoste a Salisburgo (dove nel 2015 ha debuttato nell’Ifigenia in Tauride di Christoph Willibald von Gluck), incarico quinquennale che le è stato rinnovato fino al 2021.