FABRIS, Cecilio
Nacque il 3 ag. 1840 a Firenze da Domenico e Giuseppina Rimediotti. Nel 1847 la famiglia si trasferì a Venezia al seguito del nonno paterno Antonio, valente incisore, incaricato della direzione della Zecca.
A Venezia il padre fu tra gli animatori della rivoluzione del 1848 e (secondo il Cisotti, p. 2094, che era amico di famiglia) uno degli organizzatori del "battaglione della speranza", composto da adolescenti e di cui anche il F. avrebbe fatto parte. Si distinse nella difesa della città e della Repubblica dall'assedio austriaco dell'anno successivo. Al momento della resa, insieme con D. Manin e N. Tommaseo, Domenico fu incluso nella lista dei quaranta cittadini che il governo imperiale allontanava dal Lombardo-Veneto; un successivo indulto gli permise di tornare a Venezia, dove il giovane F. studiò al collegio di S. Caterina.
Nel 1858 si iscrisse all'università di Padova, ma l'iter scolastico fu subito interrotto dalle prospettive di guerra tra Franco-piemontesi e Austriaci. L'inizio del 1859 registrò una febbrile attività dei circoli patriottici, nell'organizzare le partenze verso il Piemonte e i corpi volontari, e parallelamente numerosi arresti da parte della polizia austriaca. Il F. fu uno degli arrestati e la detenzione gli impedì di partecipare alla prima fase della battaglia per l'unificazione nazionale.
Una volta libero, lasciato il Veneto si arruolò volontario, il 22 febbr. 1860, nella fanteria delle truppe emiliane appartenenti a quell'esercito della Lega centrale destinato, un mese dopo, a fondersi con l'esercito sardo. La necessità di ufficiali per il nuovo organismo gli permise l'accesso come allievo al corso suppletivo della Regia Accademia militare e il 6 marzo 1861 era sottotenente presso il 48º reggimento fanteria. Durante la guerra del 1866 era nella divisione "Bixio", impegnata a Villafranca dalla cavalleria austriaca. Nominato, il 10 luglio di quell'anno, luogotenente, prestò servizio nel 38º reggimento fanteria, guadagnandosi la menzione di onore per aver guidato, nel gennaio del 1869, un reparto nella repressione dei tumulti popolari scoppiati in seguito all'applicazione della tassa sul macinato, menzione poi trasformata, con r. d. 8 dic. 1887, in medaglia di bronzo al valor militare. Tra il 1870 e la primavera del 1872 fu allievo della Scuola di guerra e si classificò ai primi posti tra gli idonei. Prestava intanto servizio al distretto militare di Brescia prima e di Torino poi; nel 1873 era promosso capitano. Quattro anni dopo passava alla brigata di fanteria "Aosta" con il compito di aiutante di campo dei generale E. Ricagni. Fu promosso maggiore nel 1883, tenente colonnello nel 1891 e colonnello nel 1895.
Dalla fine del 1884 la carriera del F. imboccò, con l'incarico dell'insegnamento di storia alla Scuola di guerra, una strada particolare. Per otto anni sarà professore titolare, e nel 1892 verrà aggregato al comando di stato maggiore per assumere la responsabilità dell'Ufficio storico.
Filiazione dell'antica sezione di storia militare dello stato maggiore sardo, l'Ufficio storico dell'esercito italiano (così denominato a partire dal 1872) aveva il compito di raccogliere la documentazione ritenuta importante per rielaborare storicamente le vicende delle guerre risorgimentali. Varie cause, tra le quali i frequenti trasferimenti di sede dello stato maggiore al seguito del dicastero della guerra, avevano però rallentato l'attività dell'Ufficio. Nel rilevarne la direzione il F. sostituì V. Chiala e ricoprì l'incarico che era stato di N. Marselli, suo docente alla Scuola di guerra, e di C. Corsi, direttore della stessa nel periodo in cui il F. ne era insegnante.
Sulle capacità del F. di dare impulso all'Uffició storico, la testimonianza del gen. E. De Rossi, che vi lavorerà a partire dal dicembre 1900, appare decisamente critica. Nel suo volume di memorie il De Rossi sostiene (pp. 148 ss.) che i tempi di lavoro dell'Ufficio erano molto lenti e che, pur essendo in mano ad uno storico di "... vaglia...", non produceva quanto era logico attendersi. Peraltro il De Rossi descrive il F. come "... un pozzo di scienza, un erudito di prima forza, un eccellente ed arguto parlatore ..." che "... non aveva nessun senso pratico della vita e del valore del tempo ...". Il giudizio appare esageratamente polemico. Se è vero che nel periodo successivo alla gestione del F. si registrò una più decisa attività di elaborazione e pubblicazione, è altrettanto vero che nel corso di quella gestione fu possibile notare segni di risveglio.
Al suo arrivo il F. riprese il progetto di relazione sulla campagna del 1859 - già affidata da Marselli a S. Zanelli e arenatasi agli studi preliminari e al reperimento dei documenti - incaricando della compilazione il suo predecessore V. Chiala. A sé riservò il compito di lavorare alla storia delle campagne del 1848-49, per la quale molto materiale era stato raccolto senza che gli ufficiali incaricati riuscissero ad utilizzarlo. Al F. si deve inoltre l'idea di creare un periodico che ospitasse saggi tratti da più ampi studi di interesse dell'Ufficio. Accantonata per problemi finanziari, la proposta fu ripresa alcuni anni dopo da A. Cavaciocchi che, grazie all'appoggio dei capo di stato maggiore A. Pollio, riuscì a varare le Memorie storiche militari.
Nel 1896, con la stampa a Roma del volume di C. Manfredi La spedizione sarda in Crimea nel 1855-56, vedeva la luce il primo prodotto dell'Ufficio storico diretto dal F.; due anni dopo usciva (Torino 1898) il primo volume dell'opera Gli avvenimenti militari del 1848 e 1849, mentre nel 1900 veniva pubblicata la monografia sulla guerra secentesca di Candia.
Il volume sulle campagne del 1848-49 (un altro, su appunti del F., uscirà nel 1904 a cura di E. Barone) non era la prima sua fatica. In precedenza, lavorando sulla Storia delle Repubbliche italiane di S. De Sismondi, aveva elaborato una Storia della libertà in Italia (Milano s. d.), nella quale analizzava il processo risorgimentale in chiave di anelito dei popoli alla libertà: anelito che solo saldandosi alla ricerca dell'unità e dell'indipendenza riusciva a trovare attuazione, sciogliendo contemporaneamente quello che a suo giudizio era il "problema" nazionale italiano. Seguiva (Milano 1892) il volume su I celebri capitani italiani.
Scrittore versatile, il F. compi, a fini divulgativi, incursioni in ambiti interdisciplinari. Con Nozioni di geografia storica (Torino 1890-91) si schierò a favore dell'impostazione "antropica" della geografia, capace di far risaltare le interrelazioni profonde tra ambiente e storia dello sviluppo della civiltà.
Per quanto non esente da suggestioni esortative e pedagogiche nel lavoro storico, era portato a far scaturire la ricostruzione degli eventi e l'apprezzamento dei fenomeni da una analisi attenta e dall'uso critico dei documenti. Sintomatica la recensione che il F. dedicò al volume di ricordi del gen. E. Della Rocca (Autobiografia di un veterano, Bologna 1897), sottolineando come l'autore raccontasse solo ciò che aveva visto dall'alto di una posizione professionale, ma soprattutto di una condizione sociale di grande privilegio.
Collaboratore assiduo di numerosi periodici, dalla Rivista militare alla Nuova Antologia, alla Rivista storica del Risorgimento italiano, si possono ancora ricordare, in collaborazione con S. Zanelli, Storia della Brigata (Aosta) dall'origine ai nostri tempi, Città di Castello 1890, e Corso di storia generale e particolarmente dell'Italia, Torino 1891.
Collocato a riposo per anzianità di servizio nel febbraio 1902, morì a Roma il 26 novembre dello stesso anno.
Bibl.: L. Cisotti, C. F., in Rivista militare italiana, XLVII, disp. 12, 16 dic. 1902, pp. 2093-2130; C. Cesari, C. F., in Boll. dell'Ufficio storico del comando del corpo di S. M., II, 4, 1º luglio 1927, pp. 283-287. Relativamente all'attività come capo dell'Ufficio storico dell'esercito: E. De Rossi, La vita di un ufficiale italiano sino alla guerra, Milano 1927, pp. 148 ss.; Ministero della Guerra, Comando del corpo di S. M., L'Ufficio storico. Cenni monografici, Roma 1931, pp. 31 ss.; O. Bovio, L'Ufficio storico dell'esercito. Un secolo di storiografia militare, Roma 1987, pp. 23 ss. Cfr. anche A. De Gubernatis, Piccolo diz. dei contemporanei, Roma 1895, p. 363; Enc. mil., III, p. 639; Diz. del Risorg. naz., III, p. 22.