CECOSLOVACCHIA (IX, p. 602; App. I, p. 390; II, 1, p. 541)
Col trattato di pace del 10 febbraio 1947 l'Ungheria ha ceduto alla C. una piccola testa di ponte, di 61 km2 di superficie, sulla sponda destra del Danubio di fronte a Bratislava. Nel 1959, entro gli attuali confini, la C. ha una popolazione di 13.600.000 abitanti: rispetto alla popolazione del 1947 si è avuto, quindi, un aumento di 1.400.000 circa di abitanti, pari a quasi il 12%. Fra il 1946 e il 1958 la natalità è diminuita dal 22,7‰ al 17,4‰ e la mortalità dal 14,1‰ all'8,6‰, cosicché l'eccedenza naturale è rimasta presso che invariata (8,6‰ nel 1946, 8,8‰ nel 1958). La composizione percentuale della popolazione secondo la nazionalità è la seguente: Cechi 66,4%, Slovacchi 27,9%, Magiari 3%, Tedeschi 1,2%, Polacchi 0,6%, Russi e Ucraini 0,6%, altre nazionalità 0,3%.
Nel gennaio 1949 sono state abolite le antiche province della Boemia, della Slesia-Moravia e della Slovacchia e il paese è stato diviso in 19 unità amministrative. Dal gennaio 1960 è in vigore una nuova divisione amministrativa della Cecoslovacchia in 10 sole regioni (più il territorio di Praga), delimitate in base alle caratteristiche economiche e culturali delle singole aree dello stato.
Fra il 1948 e il 1956 le percentuali della popolazione attiva per i diversi settori hanno subìto le seguenti variazioni: agricoltura e silvicoltura dal 41,4% al 33%, industrie e costruzioni dal 34,8% al 40,5%, trasporti e commercio dal 13,1% al 13,5%, pubblica amministrazione e altri settori dal 10,7% al 13%.
Con le leggi sulla riforma agraria, emanate fra il 1945 e il 1949, la proprietà terriera è stata limitata a un massimo di 50 ettari e l'eccedenza (circa 4,5 milioni di ettari in tutto) è stata confiscata dallo stato, che l'ha distribuita in massima parte ai contadini, per lo più riuniti in cooperative, destinandone il resto alle aziende agricole statali. I terreni boschivi eccedenti il limite massimo di 100 ettari per proprietario sono stati pure confiscati e sono divenuti proprietà dello stato. Alla fine del 1959 quasi 4,8 milioni di ettari di terra erano coltivati da 12.560 cooperative agricole e poco più di 1 milione di ettari apparteneva alle fattorie statali: solo il 15% della terra spettava, quindi, al settore privato. Grande sviluppo ha avuto nell'ultimo decennio la meccanizzazione dell'agricoltura, che dispone attualmente di 55.000 trattori e di oltre 100.000 macchine agricole varie (seminatrici, legatrici, trebbiatrici, ecc.).
Dei 12,8 milioni di ettari della superficie territoriale della C., 5,4 milioni (42,3%) sono dedicati alle colture, quasi 2 milioni (15,4%) sono occupati dai prati e dai pascoli, poco più di 4,3 milioni di ettari (33,8%) sono coperti da foreste, e il resto è incolto o improduttivo. Le principali produzioni agricole, quasi tutte notevolmente aumentate rispetto al 1948 e al 1937, sono attualmente le seguenti (in milioni di quintali): grano 16, orzo 15, segala 10, avena 9, mais 5, patate 80-90, barbabietola da zucchero 70, vino 0,4 milioni di ettolitri. Altre colture di notevole importanza sono, inoltre, quelle del luppolo, della cicoria, del tabacco, della canapa, del lino, degli alberi da frutta e dei foraggi.
Il patrimonio zootecnico conta 4.300.000 di bovini, 5.800.000 di suini, 1.000.000 di ovini e quasi altrettanti caprini, 550.000 equini e oltre 50.000.000 di volatili. La produmone forestale annua ammonta a 15.000.000 di metri cubi di legname, esportato in notevole percentuale.
Le industrie, nazionalizzate, si sono fortemente sviluppate nell'ultimo decennio, soprattutto nei settori minerario, siderurgico, metallurgico, meccanico e chimico, secondo i piani biennali o quinquennali.
Fra il 1946 e il 1958 (o 1959) la produzione mineraria è aumentata da 14 a 27 milioni di t per il carbon fossile, da 20 a 55 milioni di t per la lignite, da 30.000 a 140.000 t per il petrolio, da 3 a 800 milioni di m' per il gas naturale e da 1,5 a 3 milioni di t per il minerale di ferro. Dal sottosuolo si estraggono pure notevoli quantità di grafite, rame, piombo, argento, salgemma e uranio.
Con la recente costruzione di numerosi bacini artificiali - i maggiori dei quali sono quello di Slapy sulla Moldava (270 milioni di m3), quello sul fiume Orava (346 milioni di m3) e quello quasi ultimato di Orlik sulla Moldava (720 milioni di m3) - e di potenti centrali termiche, la produzione di energia elettrica è salita, fra il 1946 e il 1959, da 5,6 a 22 miliardi di kWh. Due centrali elettriche ad energia nucleare sono attualmente in costruzione presso Banská Bystrica e a Bohunice. Nello stesso periodo di tempo - durante il quale sono entrati in funzione 8 altiforni, 15 forni Martin, 9 forni elettrici e il complesso metallurgico "Gottwald" di Kunćice nad Labem - la produzione della ghisa è aumentata da 1 a 4,2 milioni di t e quella dell'acciaio da 1,7 a 6,1 milioni di t. La produzione dell'alluminio, iniziata nel 1953, ha già raggiunto le 30.000 t annue.
L'aumentata produzione siderurgica e metallurgica e l'alto grado di progresso tecnico hanno favorito il potenziamento delle industrie meccaniche ed elettriche, le quali nel 1958 (o nel 1959) hanno prodotto tra l'altro: 51.000 automobili, 17.000 autocarri e autobus, 151.000 motocicli, 30.000 trattori, 350.000 biciclette, 18.000 motori Diesel, 200.000 televisori, 300.000 lavatrici, 100.000 frigoriferi e molte migliaia di macchine di vario tipo.
L'industria chimica produce soprattutto acido solforico (500.000 t), fertilizzanti (200.000 t), tessili artificiali (9000 t di raion e 33.000 t di fiocco), colori, saponi e fiammiferi. La produzione della carta è salita da 250.000 t nel 1937 a oltre 400.000 nel 1959 e quella del cemento da 1,3 a 4,8 milioni di tonnellate.
Molto sviluppate sono anche le industrie del vetro, della cristalleria, delle ceramiche, dei mobili, degli strumenti musicali, della gomma, del cuoio e delle calzature (85 milioni di paia nel 1959).
Le industrie alimentari danno prodotti di alta qualità, come il prosciutto e i salumi di Praga, il luppolo di Zatec, il malto della Haná, la birra Plzen̂-Urquell (i4 milioni di ettolitri) e lo zucchero (9 milioni di q), esportati in grandi quantità.
Fortemente esportatrici sono anche le industrie tessili, le quali, nel 1959, hanno prodotto 90.000 t di filati di cotone, 35.000 t di filati di lana, 420 milioni di metri di tessuti di cotone, 60 milioni di metri di tessuti di seta e 45 milioni di metri di tessuti di lana, oltre a grandi quantità di merletti, nastri e articoli di maglieria.
Intensissimo, per la centralità della posizione geografica e per l'alto grado di industrializzazione, è il traffico sulla rete ferroviaria (13.500 km di linee, di cui circa 500 km elettrificate) e su quella stradale (120.000 km di strade, di cui 50.000 principali e 70.000 locali). Nel 1959 sono stati trasportati 180 milioni di t di merci e 560 milioni di viaggiatori sulle strade ferrate e 115 milioni di t di merci e oltre 1 miliardo di viaggiatori sulle strade ordinarie. Gli autoveicoli in circolazione sono circa 220.000, pari a uno ogni 60 abitanti. Il movimento annuo sulle vie navigabili - costituite dalla Moldava e dai brevi tratti dell'Elba, del Danubio e dell'Oder compresi nel territorio della Cecoslovacchia, e lunghe in tutto circa 500 km - è di 3 milioni di t di merci e di 2,3 milioni di viaggiatori. Molto sviluppati sono i trasporti aerei, gestiti dalla CSA (Ceskoslovenske Statni Aerolinie), che collegano le principali città fra di loro e con alcune capitali europee. Oltre al traffico della CSA, che si aggira intorno ai 150.000.000 annui di passeggeri/km, notevole è anche quello delle principali compagnie aeree europee, le cui linee fanno scalo a Praga.
Il commercio estero, divenuto monopolio statale nel 1949, viene effettuato attraverso 18 imprese cooperative, dipendenti dal Ministero del Commercio estero, ciascuna delle quali ha l'esclusiva per un determinato settore merceologico.
Nel 1959 le importazioni hanno raggiunto un valore di 11,5 miliardi (112% in più rispetto al 1948) e le esportazioni di 12,9 miliardi (138% in più rispetto al 1948) di corone cecoslovacche: in totale, quindi, il valore del commercio estero è stato di 24,4 miliardi di corone cecoslovacche, pari a 2.120 miliardi di lire italiane e corrispondenti a una quota annua di 157.000 lire per abitante.
In valore, le importazioni sono costituite per il 55% da combustibili e materie prime, per il 17%, da macchine e attrezzature, per il 3% da articoli manifatturati e per il 25% da derrate alimentari; e le esportazioni per il 41% da macchine e impianti industriali, per il 37% da combustibili e materie prime, per il 15% da articoli manifatturati e per il 7% da prodotti alimentari e bevande.
Le importazioni provengono, in valore, per il 66% dall'Europa Orientale (URSS 33%, Germania Orientale 9%, Polonia 7%, Ungheria 5%, Bulgaria 3%, Románia 2%) e dalla Cina (6%); per il 20% dal resto dell'Europa (soprattutto dalla Germania Occidentale, dall'Austria e dalla Svizzera) e per il 14% dai paesi extraeuropei (soprattutto RAU, Brasile, Argentina, Turchia, Canada). Le esportazioni sono dirette per il 64 oo verso l'Europa Orientale (URSS 31%, Germania Orientale 10%, Polonia 7%, Ungheria 4%, Bulgaria 3%, Romania 3%) e verso la Cina (5%); per il 19% verso gli altri paesi europei (soprattutto Germania Occidentale, Paesi Bassi, Finlandia, Austria, Svizzera) e per il 17% verso i paesi extraeuropei (soprattutto Brasile, Turchia, Argentina, India e RAU).
Gli scambî commerciali italo-cecoslovacchi sono piuttosto limitati: la C. importa dall'Italia frutta, fibre vegetali, prodotti chimici, filati, ferro, acciaio e macchine per un valore annuo di circa 6 miliardi di lire italiane, ed esporta nel nostro paese legname, minerali, metalli, vetrerie, cristallerie, prodotti chimici, carta, luppolo e strumenti musicali per un totale di circa 8 miliardi di lire all'anno.
Finanze. - All'attività finanziaria lo stato provvede per mezzo del ministerodelle Finanze, che coordina e dirige tutti gli organi finanziarî e creditizî, assicurativi e di risparmio, e di quello del Controllo di stato, creato con ordinanza governativa del 7 settembre 1951, avente il compito di esercitare un severo controllo su tutta l'economia nazionale, ai fini di un più rapido raggiungimento delle mete sociali. Nel 1949 è stato attuato un piano di decentramento economico e finanziario, in base al quale spetta ai comitati nazionali preparare il bilancio della propria circoscrizione, riscuotere le imposte, ecc. Ecco i dati del bilancio dal 1949 al 1959:
Il bilancio statale si presenta costantemente in pareggio, o con lievi eccedenze; le spese per investimenti sono passate da 19 miliardi di corone nel 1953 a 33 miliardi nel 1958; nel quadro dei due piani quinquennali (v. oltre) sono stati attuati, da parte dello stato, investimenti fissi per 251 miliardi di corone. Il prodotto materiale netto (a prezzi costanti) risultava, nel 1957, superiore del 68 o a quello del 1950.
Con legge n. 84 del 1952 il sistema delle finanze e del credito è stato articolato nei seguenti istituti: la Banca cecoslovacca di stato, che esercita le funzioni di banca centrale; la Banca degli investimenti, che concede crediti a lunga scadenza; le casse statali di risparmio, che raccolgono e gestiscono il risparmio privato. La moneta è la corona, suddivisa in hellers, il cui cambio, al 1° 0ttobre 1959, era stabilito in 7,17-7,21 corone per 1 dollaro S.U.A. Al 1° gennaio 1959, la Banca di stato aveva concesso crediti ai settori socialisti per oltre 57 miliardi di corone, finanziando oltre tremila imprese statali dei settori economici fondamentali, oltre 13 mila cooperative agricole, e 1200 artigiane o di consumo.
Storia. - Nel paese ormai inquadrato, dopo il colpo di stato comunista del febbraio 1948, fra le "democrazie popolari", in stretta collaborazione con l'Unione sovietica, il nuovo regime, sotto la guida di K. Gottwald, s'impegnò a fondo nel consolidare i risultati raggiunti. Uno degli obbiettivi politici principali del governo fu quello di isolare la chiesa cattolica dalla Santa Sede e dal mondo cattolico, di creare una frattura fra l'episcopato e il clero e fra questo e i laici; il fine ultimo doveva essere il controllo completo sulla chiesa. Così fra il giugno 1948 e il marzo 1950 fu attuata, per gradi, la rottura delle relazioni diplomatiche con la S. Sede: il 9 giugno 1948 si passò a creare una "Azione cattolica progressiva", diretta da preti "patrioti" cioè ligi al regime; il Vaticano condannò il 20 giugno 1949 questo organismo e ne scomunicò i sacerdoti; soppressa la stampa cattolica, il 28 giugno 1949 il governo proibì la lettura pubblica di lettere, comunicazioni ed altro senza permesso governativo; le riunioni del clero potevano svolgersi solo dietro permesso; erano dichiarati non validi tutti i decreti di scomunica o sospensione a divinis. Seguì tutta una legislazione restrittiva, che - a seguito del rifiuto del giuramento di fedeltà al regime da parte dei vescovi cattolici - culminò con un processo per spionaggio e tradimento (10-16 gennaio 1950) contro tre vescovi cattolici, mentre il 10 marzo l'arcivescovo di Praga J. Beran e altri vescovi venivano confinati e oltre 3000 sacerdoti arrestati; infine il 16 marzo veniva espulso dal paese il nunzio apostolico, con conseguente completa rottura delle relazioni diplomatiche con la S. Sede. Con la nomina di amministratori diocesani fedeli al regime si cercò di avviare la creazione di una chiesa cattolica scismatica, mentre con non diverso impegno il regime si applicò a distruggere l'autonomia delle chiese non cattoliche.
In sede economica, dopo la seconda ondata di nazionalizzazioni (1947-48), il primo piano quinquennale (1949-53) si propose l'obbiettivo di accrescere del 57% la produzione industriale rispetto al 1948, allo scopo di gettare "le basi del socialismo". Seguiti da vicino i modelli sovietici, già nel 1951 l'industria aveva raddoppiato la produzione, con punte eccezionali nell'industria pesante.
Mentre si sviluppava questa "presa" dello Stato comunista su tutta l'economia del paese, in sede politica si assisteva ad una serrata lotta per il potere fra K. Gottwald e Rudolf Slanski (1901-1952), alto esponente dell'amministrazione del partito; il primo, sostenuto da Mosca che ne appoggiava la politica di energica pianificazione e coordinamento con l'economia sovietica, ebbe il sopravvento sul secondo, e Slanski, accusato di tradimento, sabotaggio e spionaggio fu processato e impiccato il 3 dicembre 1952.
La morte di Stalin, la successiva morte di Gottwald (14 marzo 1953), l'elezione a presidente della Repubblica di Antonin Zapotocky che nominò presidente del Consiglio Viliam Siroky (21 marzo), segnarono l'inizio di un "nuovo corso"; in sede economica ci si applicò a correggere gli squilibrî provocati dal primo piano quinquennale, dando la priorità negli investimenti alla industria leggera e all'agricoltura. Nel gennaio 1956 fu poi lanciato il secondo piano quinquennale che prevedeva investimenti per 156 miliardi di corone con un accrescimento del reddito nazionale del 48 per cento.
In sede politica, si notò un alleggerimento della pressione poliziesca e a capo del partito, quale primo segretario, salì A. Novotny, che dal punto di vista ideologico come "revisione" dello stalinismo non fece che seguire la linea di N. Chruščëv. In politica estera la C. si orientò secondo l'indirizzo della politica estera sovietica, passando dal clima di "guerra fredda" verso l'Occidente e di accesa ostilità verso la Iugoslavia, dal 1948 sino alla morte di Stalin, a quello della cosiddetta "coesistenza pacifica", con incoraggiamento, anche in sede economica e di fornitura di armi, delle tendenze neutralistiche e di "terza forza" nel mondo arabo-islamico e in quello coloniale ormai in sfacelo. Alla morte di A. Zapotocky (13 nov. 1987), il Novotny unì alla carica di primo segretario del partito anche quella di presidente della Repubblica, rafforzando così la sua posizione in analogia con quella di Chruščëv.
Il 12 luglio 1960 è stata approvata la nuova costituzione della Repubblica (la terza dopo quelle del 1920 e del 1948). Per essa si definisce la C. come "uno Stato socialista", si riconosce al partito comunista una funzione direttiva su tutta la vita del paese e, insieme, si dà un notevole peso ai Comitati nazionali come strumenti dell'autogoverno locale (evidente ripresa e sviluppo dei Soviet russi); nel campo economico, pur confermandosi la proprietà collettiva socialista dello Stato e delle cooperative, si ammette l'esistenza di piccole imprese agricole di singoli contadini; un'ampia autonomia è riconosciuta alla Slovacchia, mentre nel preambolo vengono ribaditi i legami con l'URSS.
Bibl.: H. Ripka, Czechoslovakia enslaved: the story of communist coup d'Etat, Londra 1950; D. Adams Schmidt, Anatomy of a Satellite, Londra 1953; E. Beneš, Memoirs, Londra 1954; H. Wanklyn, Czechoslovakia, Londra 1954; Vr. Busek, Pouceni z unoroveho prevratu (La lezione del colpo di febbraio), New York 1954; K. Gottwald, Wybrany spisy (Opere scelte), voll. 8, Praga 1954-55; J. Dvoracek, La Tchécoslovaquie d'aujourd'hui, Praga 1955; G. Bolton, Czech Tragedy, Londra 1955; L. Nemec, Church and State in Czechoslovakia, New York 1955; Vr. Busek e N. Spulber, Czechoslovakia, New York 1957; P. Dejan, Quelques aspects de la Tchéclosvaquie d'aujourd'hui, in L'Information Géographique, XXIV (1960), pp. 1-9.
In particolare sull'economia e le finanze: B. Kiesewether, Die Wirtschaft der Tschechoslovawakei seit 1945, Berlino 1954; D. W. Douglas, Sistemi ecoomici di transizione in Polonia e Cecoslovacchia (trad. di L. Occhionero), Torino 1956; S. Dubsky, Développement économique de la Tchécoslovaquie, Praga 1958; v. inoltre: l'International Financial New Survey del Fondo monetario, lo Statstical Yearbook delle Nazioni Unite, il Bulletin économique tchécoslovaque e il Bollettino della Statni Banka Ceskoslovenska (ottobre 1959).