Vedi CEFALU dell'anno: 1959 - 1994
CEFALÙ (Κεϕαλοίδιον, Cephaloedâum)
Città situata su un promontorio a metà della costa settentrionale della Sicilia tra Himera e Halesa. Oscure sono l'origine e le prime vicende storiche di questa città: Tucidide non la ricorda tra gli stanziamenti greci nella costa settentrionale dell'isola, e, d'altro canto, non ci sono prove sicure per affermare una probabile origine fenicia che sarebbe indicata dalla leggenda "Rsmlkrt" che appare in alcune monete (Holm, Storia di Sicilia, ed. it., iii, 2, n. 264, p. 137). Notizie certe cominciano ad aversi dal 396 a. C., anno in cui Imilcone si allea con gli abitanti del ϕρούπιον cefalense (Diod., xiv, 56, 2). Dopo varie vicende (Diod., xiv, 78, 7; xx, 56, 3; 77, 3), nel 254 c. è conquistata dai Romani per tradimento (Diod., xxiii, 18, 3). Nella provincia romana di Sicilia essa è civitas decumana (Cic., Verr., iii, 103) e viene saccheggiata da Verre (Cic., Verr., ii, 128 ss.). È menzionata nell'Itinerario Antonino.
Dalle monete che si conservano si può dedurre che il culto principale di C. era quello di Eracle (Holm, St. di Sicilia, ed. it., iii, 2, p. 244, n. 663 ss.; I. G. S., n. 349). Pochi i monumenti superstiti. Sul colle si conserva il cosiddetto tempio di Diana. Trattasi di una costruzione megalitica, a grossi blocchi, eseguita attorno ad una cisterna scavata nella rupe. Dal centro della cisterna si diparte una colonna, formata da tre grossi blocchi, che sostiene la copertura di tipo dolmenico; costruzioni simili si conservano nelle Baleari. Anche per alcuni frammenti di ceramica preistorica ritrovati durante lo scavo, oltre che per il tipo stesso della costruzione, si può datare questo monumento nei secoli IX-VIII a. C. In epoca classica, VI-V sec. a. C., a questa originaria fu addossata un'altra costruzione, eseguita in opera poligonale ma che si può con certezza definire greca, non foss'altro che per le porte.
Lungo la riva del mare, nella parte bassa della città, si conservano diversi tratti di mura in opera poligonale, ampiamente rimaneggiate nel Medioevo e di incerta datazione.
Bibl.: R. Salvo, Cefalù, Palermo 1888; P. Marconi, in Not. Scavi, 1929, p. 273 ss.