CEGLIE MESSAPICA
Cittadina del Salento, in provincia di Brindisi, in cui è da riconoscersi l'antica Caelia (in altri codici Caelium) ricordata da Plinio tra Balesium (Valesio) e Brindisi (Nar. hist., iii, 101); da non confondersi con l'omonima Caelia (Ceglie del Campo) in provincia di Bari, che fu anche municipio romano. Il nome è confermato dalle iscrizioni su alcune ghiande missili e su akune monete (καιλίνον), nonché da un'iscrizione messapica (kailomaidihi).
Benché manchino altre notizie storiche l'abbondanza dei ritrovamenti archeologici dimostra che la città doveva avere in antico notevole importanza. L'antica Caelia - come l'attuale - era su un colle circondato da mura di cui ancora sono visibili alcuni tratti, in blocchi non perfettamente regolari. Tale muraglia ha il nome locale di Paretone e sembra continuare in direzione di Martina Franca. Nella zona sono anche numerose le specchie (v.) - nota la specchia Talene - che sembrano collegate al Paretone in funzione di speculae anziché, come in altre zone della Puglia, di tombe.
A parte le iscrizioni sulle monete e sulle ghiande, che secondo il Ribezzo sarebbero databili al V sec. a. C., il materiale archeologico che si rinviene in scavi fortuiti a C. M. sembra in massima parte del IV-III sec. a. C. Si tratta di tombe lungo il percorso delle mura, contenenti vasi àpuli a figure rosse, vasi del tipo di Gnathia e vasi a trozzella caratteristici del Salento; inoltre lucerne, fibule, qualche moneta. Alcune tombe scavate recentemente sono interessanti per lo studio della ceramica locale del tipo a trozzella che giunge al III sec. a. C. La maggior parte delle numerose iscrizioni messapiche (oltre 30) proviene anch'essa da tombe. Alcune invece, trovate in una caverna sul vicino Monte Vicoli, recano dediche ad Afrodite, il che fa pensare all'esistenza di un santuario a quella divinità; ad Afrodite, secondo il Whatmough, apparterrebbe una statuetta muliebre ammantata pure rinvenuta a Monte Vicoli.
Il materiale rinvenuto a C. M. oltre che disperso in varie collezioni pubbliche e private, è conservato in parte nel Museo Provinciale di Brindisi e nel Museo Naz. di Taranto.
Bibl.: Fr. von Duhn-F. Messerschmidt, Italische Gräberkunde, II, Heidelberg 1939, p. 331, con bibl. precedente; R. S. Convay-J. Whatmough, The Prae-Italic Dialects of Italy, II, Londra 1939, p. 298; F. Ribezzo, Corpus Inscriptionum Messapicarum, Roma [1937], pp. 51-70; id., Nuove ricerche per il Corpus Inscript. Messapicarum, Reale Accademia d'Italia, Centro Studi per l'Albania 1944, pp. 77-80.