ARENA, Celestino
Nacque a Pizzoni (Catanzaro) il 7 nov. 1890, da Vincenzo, possidente, e Clementina Scandale. Secondo di cinque figli, frequentò le scuole medie a Vibo Valentia, per poi trasferirsi a Napoli, dove conseguì la laurea in giurisprudenza mantenendosi agli studi grazie ad un impiego nell'amministrazione delle Poste.
Nel 1914 l'organo del ministero delle Poste e Telegrafi, Rivista delle comunicazioni, pubblicò il suo primo scritto, uno studio giuridico-economico sulle entrate dei servizi pubblici di corrispondenza ricavato dalla tesi di laurea (XII [1914], n.2, pp. 131 ss.; n. 3, pp. 218 ss.); ad esso fecero seguito due saggi sullo stesso tema nello stesso periodico (nel 1920) e nella Rivista di politica economica (Il disavanzo delle Poste e dei servizi elettrici di corrispondenza, XIII [1923], n. 7-8, pp. 719-730).
Il 1º febbr. 1924 entrò per concorso nella carriera di consigliere di emigrazione (ministero degli Esteri) con il grado di viceconsigliere. Si segnalò subito in incarichi delicati, specie nell'ambito degli organismi internazionali: membro di varie delegazioni governative presso l'Organizzazione internazionale del lavoro e l'Istituto internazionale di agricoltura, consigliere e poi segretario della Conferenza mondiale per l'emigrazione, relatore alla XIII assemblea dell'Associazione internazionale per la protezione dei lavoratori, membro della commissione per il trattato di lavoro italo-francese, segretario e relatore della commissione Luzzatti sull'emigrazione agricola italiana in Francia, segretario (sino al 1927) della delegazione italiana alla Conferenza internazionale del lavoro.
Nel 1926 divenne segretario del Consiglio superiore dell'emigrazione e direttore del Bollettino dell'emigrazione. L'anno successivo fu promosso consigliere di emigrazione di seconda classe, per poi essere addetto, sino al 1933, all'Istituto internazionale di agricoltura.
Andavano frattanto precisandosi gli interessi scientifici dell'A., che le esperienze della carriera contribuirono non poco ad indirizzare, dapprima verso i problemi dell'emigrazione, poi verso quelli del diritto del lavoro, della previdenza sociale, più tardi della politica economica e finanziaria: nel 1923 egli pubblicò un libro su La nuova politica economica della Russia, cui seguirono i numerosi scritti degli anni successivi sull'emigrazione italiana all'estero, culminati nel 1927 nella pubblicazione di tre volumi di relazioni ufficiali per i servizi dell'emigrazione. In quello stesso anno, con uno studio di legislazione comparata, l'A. affrontava il tema delle assicurazioni sociali nei vari paesi, inaugurando così un altro filone di ricerca che lo avrebbe impegnato nel decennio successivo. In questo periodo curò anche una raccolta di scritti e discorsi di Mussolini dedicati alla politica sociale.
Nel 1928 fu chiamato ad insegnare a Pisa, in un primo tempo legislazione comparata del lavoro e dell'economia e poi, sino al 1933-34, politica economica e del lavoro.
Qui egli si inserì nella fase cruciale del dibattito sul corporativismo, a contatto con un ambiente intellettuale tra i più vivaci dell'epoca: fu tra gli animatori della Scuola di perfezionamento in studi corporativi e collaborò assiduamente alla rivista Archivio di studi corporativi, fondata nel 1930 da G. Bottai. Nelle polemiche di quel periodo tra i corporativisti integrali (come G. Arias, con il quale sostenne una vivace discussione) e gli economisti fedeli al dogma del liberismo, l'A. rappresentò una posizione mediana, che lo portò verso "la costruzione di una teoria economica a basi dottrinali meno evanescenti" (così F. D. Perillo, in Teoria economica e pensierocorporativo, II, p. 336). In ciò egli guardò specialmente all'eredità teorica di M. Pantaleoni e si sforzò di superare i limiti del liberismo più scolastico a favore di una visione "programmata" dell'economia; sempre più riaffermando una "sostanziale continuità con lo sviluppo della teoria economica ortodossa, alla quale pure egli riconosce[va] limiti, inadeguatezza e necessità di correttivi" (ibid.).
Tra gli scritti di questa fase ebbe soprattutto rilievo, oltre al saggio su Le basi teoriche dell'organizzazione italiana del lavoro (in Giorn. degli economisti, s. 4, VIII [1930], pp. 903-916), il Corso di lezioni di economia del lavoro, uscito in tre volumi tra il 1933 ed il 1935.
Nel 1931 l'A. sposò Anna Maria De Paolis, dalla quale avrebbe avuto due figlie. Con gli inizi degli anni Trenta prese anche corpo quella che avrebbe rappresentato la maggiore fatica dell'intero decennio: la "Nuova collana di economisti stranieri e italiani" della UTET.
Diretta dall'A. insieme con Bottai (all'epoca ministro delle Corporazioni), l'opera si richiamava ambiziosamente "all'esempio del Ferrara e dei suoi illustri continuatori, che diressero varie serie della Biblioteca degli economisti", e postulava un'interpretazione del sistema corporativo come "forma di organizzazione che tende ad attuarsi sperimentalmente" e che perciò "non crede di poter ignorare disinvoltamente le teorie economiche fino ad oggi elaborate" (così nella presentazione redazionale). Concepita in dodici volumi, ognuno dei quali affidato ad un prestigioso curatore, la collana "ebbe davvero una funzione notevole nel rinnovamento della cultura economica italiana" (Steve, p. 329), traducendo per la prima volta e diffondendo in Italia le migliori espressioni del pensiero economico contemporaneo.Nel novembre 1934 l'A. partecipò al concorso per la cattedra di legislazione sociale e del lavoro interna e comparata, bandita dall'università di Perugia, classificandosi al secondo posto, ciò che gli consentì l'anno successivo di essere chiamato come professore straordinario alla cattedra di diritto del lavoro presso la libera università di Camerino. Quello stesso anno (1935) gli fu conferito il premio Accademia d'Italia per i suoi studi di economia del lavoro. Nel 1935-36 ottenne d'essere trasferito a Pisa, dove insegnò per due anni legislazione del lavoro.
L'attività scientifica degli anni Trenta fu soprattutto segnata dagli studi teorici sulla dinamica economica (la monografia Dei cosiddetti prezzi politici, Roma 1933, con i saggi sullo stesso argomento degli anni successivi) e da quelli sul sindacalismo, sul contratto collettivo, sulla posizione sociale dell'impresa nel regime corporativo, sui rapporti tra i nuovi istituti corporativi e la dinamica salariale. La collaborazione intensissima alle principali riviste giuridiche, economiche e politiche si accompagnò in questa fase ad un'altrettanto vivace attività pubblicistica su quotidiani e periodici: dalla Rivista di politica economica alla Rivista di diritto finanziario e scienza delle finanze, da Le Assicurazioni sociali all'Archiviodi studi corporativi, da Lo Stato alla Politica sociale, dalla Rivista giuridica del lavoro a Critica fascista. Nella vastissima bibliografia del periodo vanno tra l'altro ricordate le voci Capitale, Capitalismo e Crisi, scritte per il NuovoDigesto italiano (1937), quelle Teoria del salario e Organizzazione del lavoro, nel Dizionario di politica (1938), gli studi su Le basi sociali della rappresentanza politica (Firenze 1937) e su La determinazione del salario secondo la Carta del lavoro (tentativo di avvalorare una teoria corporativa del salario a base non solo etica, ma soprattutto economica, in Arch. di studi corporativi, VIII [1937], n. 1, pp. 37-64) edil volume su La Carta del lavoro (Milano 1938), nel quale - come avrebbe notato La Riforma sociale - egli non rinnegava il passato, ma anzi, attraverso Pantaleoni e Pareto, cercava "con molta cura le fila su cui allacciare le attuali concezioni dei limiti alla libertà individuale".
Nell'aprile 1938 l'A. conseguì l'ordinariato, anche se la commissione giudicatrice (composta da Barassi, Borsi e Demaria), nel lodare i suoi titoli, non mancò di consigliargli di "discendere dalla considerazione prevalentemente sociologica dei problemi generali ad un più frequente esame critico dal punto di vista giuridico di questioni particolari".
Dal 1938-39 l'A. insegnò a Napoli scienza delle finanze e diritto finanziario.
In questo periodo fu anche firmato il contratto per la seconda serie della "Nuova collana", ancora una volta progettata dall'A. in dodici volumi, gli ultimi cinque dei quali avrebbero dovuto essere dedicati ad un Trattato italiano di economia, destinato, nelle sue intenzioni, a sintetizzare le acquisizioni della scienza economica italiana alle soglie degli anni Quaranta. L'opera, però, rinviata per il sopravvenire della guerra, fu poi abbandonata, salvo essere ripresa, ma in altra forma, vent'anni più tardi.
Dal 1939 al 1943 l'A. fu membro del Consiglio nazionale dell'educazione, delle scienze e delle arti, e dal 1940 al 1945 segretario generale dell'Istituto nazionale di finanza pubblica presso la Banca d'Italia (dove lavorò ad un progetto, poi rimasto inattuato, di riforma del sistema fiscale e finanziario, chiamando nell'Istituto i migliori specialisti dell'epoca); in quello stesso 1940 gli venne conferito per la seconda volta il premio Accademia d'Italia per gli studi di finanza pubblica.
Nel 1942, chiamato all'università di Roma nella facoltà di economia e commercio, l'A. divenne direttore dell'istituto di scienza delle finanze e diritto finanziario. Risalgono a questo periodo o agli anni immediatamente precedenti gli studi sul piano finanziario (1939), primo tentativo di analizzare l'inserimento dei flussi finanziari pubblici nelle interdipendenze del bilancio economico nazionale; ed anche i lavori sulla politica finanziaria di guerra (1941-43) e quel Corso di scienza delle finanze e diritto finanziario (due edizioni tra il 1939 ed il 1941) nel quale l'A., "considerando la politica finanziaria parte della politica economica", sosteneva che "un lieve disavanzo finanziario può coincidere con un duraturo avanzo economico della nazione, e anzi promuoverlo". A questi anni data anche la sempre maggiore attenzione per Keynes, che l'A. già negli anni Trenta aveva progettato di tradurre e pubblicare nella seconda serie della "Nuova collana", assumendo a tal fine i necessari contatti attraverso la mediazione di Piero Sraffa.
Nel 1945 uscì la Teoria generale della finanza pubblica (dove sviluppò l'intuizione del Pantaleoni sulla tendenza alla trasformazione di spese particolari variabili in spese generali costanti), cui fecero seguito, l'anno dopo, il corso sul sistema tributario e quindi la monografia su La finanza locale (Roma 1947), redatta per la commissione economica della Costituente. Pure del 1947 è La ricostruzione finanziaria, in cui l'A. affrontava le cause della crisi del dopoguerra e i problemi monetari, finanziari e tributari connessi con la ricostruzione. Con i Principi di scienza delle finanze (1948) l'A. avrebbe completato questa fase di studi, articolata, come nelle sue abitudini, in una serie di ricerche particolari confluite infine in volumi destinati anche alla didattica universitaria.
Nel 1947 lo scritto Problemi economici del regionalismo (in Ulisse, I [1947], pp. 331-342) segnalò l'interesse verso l'economia regionale (soprattutto calabrese), anche in coincidenza con un riavvicinamento dell'A. alla politica attiva nelle file della Democrazia cristiana, partito nelle cui liste si candidò - senza fortuna - nelle elezioni politiche del 1953 (circoscrizione Calabria).
Negli anni Cinquanta l'A. si affermò definitivamente come autorevole esperto governativo per la politica finanziaria e per i problemi dell'economia del lavoro, partecipando attivamente ai maggiori dibattiti e, in pratica, a quasi tutti i più importanti organismi di studio e di indagine promossi nel decennio: affrontò i temi dell'industrializzazione, della collaborazione economica europea, della disoccupazione, dei costi di produzione e dei redditi di impresa nei convegni annuali di studi sull'economia e la politica industriale; si impegnò attivamente nei convegni dell'Unione giuristi cattolici italiani; fu membro, dal 1951, della tavola rotonda internazionale dell'UNESCO per la riforma degli studi economici; fece parte inoltre del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione (1955-60), del consiglio di amministrazione delle Ferrovie dello Stato (1954-59), del CNEL (nel quale presiedette la commissione comunicazioni e lavori pubblici: 1958-61), della commissione per lo schema organico di sviluppo nazionale dell'occupazione e del reddito (1959-61), del comitato plenario per la relazione generale sulla situazione economica del paese, del comitato direttivo dell'Istituto per la contabilità nazionale, del consiglio di amministrazione dell'Istituto regionale per il finanziamento dell'industria in Sicilia (l'A. vi rappresentò la Cassa per il Mezzogiorno), della commissione regionale per il risanamento dell'industria zolfifera siciliana, della commissione tecnico-legislativa per i problemi della montagna, ecc.
La produzione scientifica fu in questo periodo altrettanto ricca: nel 1951 l'A. curò per la UTET la traduzione dei Sistemi socialisti del Pareto (un progetto coltivato fin dagli anni Trenta); nel 1952-53 pubblicò la raccolta delle Leggi fiscali annotate; pure nel 1953, nell'ambito dell'inchiesta parlamentare sulla disoccupazione, curò la monografia dedicata alla Calabria; nel 1954 pubblicò Teoria e politica dello sviluppo economico. Progettava intanto due importanti collane di studi, per le quali rinverdì la collaborazione con la UTET: la serie dei "Sociologi ed economisti" ed il Trattato italiano di economia, finalmente realizzato (in venti volumi, a partire dal 1959) grazie alla collaborazione con G. Del Vecchio. Nell'ambito del Trattato l'A. scrisse i due volumi sulla Finanza pubblica (1963-64), opera che può considerarsi il coronamento delle ricerche dei precedenti decenni. Nel 1963 gli fu conferito il premio dell'Accademia dei Lincei per i suoi lavori di economia e di finanza delle assicurazioni, e l'anno successivo fu nominato socio corrispondente dei Lincei.
Gli ultimi anni furono soprattutto occupati dalla direzione delle due collane e dal lavoro nei molti organismi dei quali l'A. era membro o consulente: fu tra l'altro consigliere di amministrazione dell'Azienda dei monopoli di stato, esperto del comitato del Consiglio d'Europa della carta sociale, presidente e poi membro del comitato consultivo del Centro studi economici del lavoro, membro della commissione governativa per lo studio dell'istituzione delle regioni ordinarie, membro del Conseil de protection dell'International Bureau of Fiscal Documentation, nonché della direzione della Fiscal International Association.
L'A. morì a Roma il 18 febbr. 1967.
Scritti principali: La nuova politica economica della Russia, Roma 1923; Per l'Italia che emigra, Torino 1925; Problemi italiani del lavoro, Roma 1927; Le assicurazioni sociali nei vari paesi, ibid. 1927; Mussolini e la sua opera. La politica sociale, ibid. 1927; Corso di lezioni di economia del lavoro, I-III, Padova 1933-35; Nuove tendenze dell'organizzazione giuridica del lavoro, Roma 1934; La Carta del lavoro, Milano 1938; Corso di scienza delle finanze e diritto finanziario, Napoli 1939; Teoria generale della finanza pubblica, ibid. 1945; La finanza locale, in Atti della Costituente, VII, Appendice, Roma 1946; La ricostruzione finanziaria, Milano 1947; Principi di scienza delle finanze, Torino 1948; Nozioni di economia e scienza delle finanze, Roma 1950; Calabria, ibid. 1953; Le leggi fiscali annotate, I-II, Bologna 1952-53; Teoria e politica dello sviluppo economico, Milano 1954; Finanza pubblica, I-II, Torino 1963-64, Scritti vari, I-II, Milano 1968.
Fonti e Bibl.: Carte Arena, presso la fam. Arena, Roma; S. Steve, Necrol., in Riv. di diritto finanziario e scienza delle finanze, XXVI (1967), n. 1, pp. 328-330; A. Zanni, Mortara e Del Vecchio nel 1938, in Note economiche, 1977, n. 5-6, pp. 82, 84s; P. Bini, Il dibattito attraverso le riviste, in Banca e industria tra le due guerre, Bologna 1981, I, p. 751; O. Mancini - F. D. Perillo - E. Zagari, Teoria economica e pensiero corporativo, I-II, Napoli 1982, passim; M. Finoia, Il pensiero economico italiano degli anni '30, in Rassegna economica, XLVII (1983), pp. 564, 569-574, 581; L. Ornaghi, Stato e corporazione. Storia di una dottrina nella crisi del sistema politico contemporaneo, Milano 1984, passim; G. Melis, Le carte Arena, in Riv. trimestrale di diritto pubblico, XXXVI (1986), pp. 541 ss.