CELESTINO da Bergamo
Nacque probabilmente nel 1568 dal conte Gian Antonio, membro del ramo Martinengo della famiglia Colleoni, combattente a Lepanto su una galera armata dalla città di Bergamo. Le notizie biografiche su di lui si riducono in pratica alla sua qualità di cappuccino e alla data della morte, avvenuta nel convento bergamasco del suo Ordine il 14 marzo 1635.
C. dedicò la sua vita agli studi di storia bergamasca, per i quali rimane ancor oggi un importante punto di riferimento. Buon conoscitore delle lingue classiche e accanito ricercatore di documenti e memorie del passato, ha lasciato i migliori frutti del suo lavoro erudito nella Historia quadripartita di Bergomo et suo territorio nato Gentile, et rinato Christiano.
Il piano dell'opera, come spiegano lo stesso titolo e il proemio alla prima parte (apparsa a Bergamo nel 1617), prevedeva una suddivisione del materiale in quattro sezioni, la prima dedicata alla storia civile di Bergamo dalle origini al sec. XVII, la seconda alle biografie e ai fatti notevoli di santi e vescovi bergamaschi, la terza e la quarta alla illustrazione di chiese, monasteri, consuetudini religiose rispettivamente della città e del territorio di Bergamo. Ma già nel proemio al primo volume della seconda parte (stampato a Brescia nel 1618) il piano della sezione riguardante la storia religiosa bergamasca appare modificato, prevedendo una tripartizione cronologica, rispettivamente dalle origini cristiane al 303, dal 303 al 1280 e dal 1280 al 1618. In effetti l'opera non prosegue oltre il secondo volume della seconda parte, apparso anch'esso a Brescia nel 1618. Il Calvi (Scena letter.,p. 96) spiega il mancato compimento della Historia quadripartita dichiarando che il suo autore fu "dalla morte... prevenuto, e da altre sinistre contingenze impedito". Certo l'impedimento dovette esseregrave se passarono diciassette anni fra la stampa dell'ultimo tomo e la morte, tanto più se si considera che parte almeno del testo rimanente fu lasciata manoscritta da Celestino.
La parte edita della Historia quadripartita è costituita da una congerie di notizie ricavate dalle più varie fonti, che C. regolarmente cita e alle quali concede generalmente la più completa fiducia. La storia di Bergamo inizia con la favolosa fondazione del 1804 a. C. e prosegue per tutta l'età romana e l'Alto Medioevo sulla base di leggende e narrazioni prive di ogni valore st9rico. L'attendibilità aumenta naturalmente man mano che gli avvenimenti si fanno più vicini all'epoca di C. che, particolarmente per il Basso Medioevo, poteva disporre di alcune fonti cronachistiche locali ritenute degne di fede dalla moderna critica. Tra di esse si distinguono il Chronicon attribuito a Castello Castelli e la cronaca di Giovanni Brembati, della quale si perdono le tracce subito dopo la utilizzazione fattane da Celestino. Questi ricorse anche a fonti più dirette, quali diplomi originali, epigrafi, registri di lettere, di cui spesso oggi si conosce il testo soltanto grazie alla sua testimonianza.
L'aderenza acritica alle fonti ha per C. un solo limite, la volontà di compiacere le grandi famiglie bergamasche. Il confronto tra il registro delle lettere del Comune di Bergamo del 1410, risalente all'epoca della signoria di Pandolfo Malatesta, e l'opera di C., che del registro si servì per sua esplicita ammissione, consente infatti di verificare alcune volontarie alterazioni nella trascrizione di passi suscettibili di gettare sgradevoli ombre sugli antenati di qualche patrizio bergamasco. Che al favore dell'aristocrazia della sua città C. tenesse in modo particolare è del resto dimostrato dalla conclusione della prima parte della Historia quadripartita, in cui l'autore invita sbrigativamente le famiglie interessate ad eventuali citazioni a fornirgli materiale tratto dai loro archivi. Non manca, per completare il quadro dell'orgoglio municipale che ispira tutta l'opera, un'accanita quanto disorganica difesa del dialetto bergamasco nei confronti delle altre parlate d'Italia.
Il "buon Celestino" (la definizione è del Muratori: cfr. C. Lockis, Lettere inedite di L. A. Muratori..., Bergamo 1884, p. 86) è autore anche di una serie di opuscoli su personaggi, fatti e luoghi sacri della Chiesa bergamasca, buona parte dei quali furono pubblicati postumi sulla base dei suoi manoscritti. Si tratta in genere di descrizioni di chiese e monasteri del territorio di Bergamo, tra le quali la più citata, grazie alla notorietà del luogo, è la Storia del monastero di Pontida (a cura di A. Alessandri, Bergamo 1876). C. scrisse anche alcune brevi vite di santi, ispirate agli stessi criteri metodologici della Historia quadripartita. L'opera più indicativa in proposito si intitola Vita, martirio, morte, e traslationi delli gloriosi ss. martiri Fermo e Rustico della ill. famiglia Crotta (Bergamo 1622), un autentico pamphlet di agiografia municipalistica, cui C. non ebbe scrupolo di preporre una lettera del Baronio, anche se questi vi si rifiutava di aderire alle sue tesi rivendicanti, contro analoghe pretese veronesi, l'origine bergamasca dei due martiri.
Bibl.: L'elenco più esauriente delle opere di C. si trova in Ilarino da Milano, Biblioteca dei frati minori cappuccini di Lombardia (1535-1900), Firenze 1937, pp. 89-93. Su di lui si veda inoltre: D. Calvi, Scena letter. de gli scrittori bergamaschi, Bergamo 1664, 1, pp. 95-98; Id., Effemeride sacro profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo..., I, Milano 1676, pp. 313 s.; Dionigi da Genova-Bernardo da Bologna, Biblioth. script. Ordinis minorum s. Francisci capuccinorum, Venetiis 1747, pp. 65 s.; G. Tiraboschi, Storia della lett. ital., IV,Milano 1833, p. 529; G. Finazzi, Intorno agli antichi scrittori delle cose di Bergamo, Bergamo 1844, pp. 15, 46, 47, 60, 61; Valdemiro da Bergamo, I conventi ed i cappuccini bergamaschi, Milano 1883, pp. 73-76; A. Mazzi, Un frammento della cronaca di Giovanni Brembati? Gli avvenimenti di Bergamo del 1373 ed i documenti locali, in Boll. della Civica Bibl. di Bergamo, III(1909), pp. 133 s., 137-139, 140 n. 4, 141 n. 1, 142, 144 n. 2, 148, 150 n. 2; Id., Licurti, ibid.,VI(1912), pp. 51-53; Id., Gli "Annales Italiae" di G. Michele Alberto Carrara, ibid., X (1916), pp. 14, 18 n. 59, 19, 22 n. 70, 23 n. 75, 27 n. 81, 29 n. 86, 30 n. 87, 42 n. 94, 49 n. 112, 53 s., 61 n. 155, 68 nn. 180-182, 69 n. 184, 72-74, 75 nn. 207, 210 s., 76 n. 212, 78 n. 224, 95 nn. 298, 300, 98 n. 312, 99 n. 315, 100 n. 321; Id., IlRegistrum litterarum del Comune di Bergamo del 1410 e gli scrupoli del P. C., ibid., XVIII(1924), pp. 85-98; Ezechia da Iseo, Ricordi di umiltà e di gloria, Milano 1928, pp. 186 s.; Melchior a Pobladura, Historia generalis Ordinis fratrum minorum capuccinorum, I,Roniae 1947, pp. 72 s., 243; II, 1, ibid. 1948, pp. 305, 429 s., 452, 456; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, Bergamo 1959, I-VI, ad Indicem; Filippo da Firenze, Itinera ministri generalis Bernardini de Arezzo (1691-1698). IV, a cura di Mariano d'Alatri, Romae 1971, pp. 112 n. 58, 113 nn. 59 s., 114 n. 61, 116 n. 65 s.; H. Hurter, Nomenclator literarius..., III,col. 554; Lexicon capuccinum, Romae 1951, col. 286.