Celestino IV
Goffredo da Castiglione discendeva dalla nobile famiglia milanese che prese il nome dal possesso del principale suo feudo, il castello di Castiglione Olona nel contado del Seprio. La sua appartenenza a questa antica famiglia del contado milanese, particolarmente attiva sul piano politico nei secc. XII e XIII, è attestata esplicitamente da un documento dell'arcivescovo di Milano Enrico di Settala del 18 luglio 1223 (F. Ughelli-N. Coleti), redatto, appunto, in presenza del "domino Gonfredo de Castelliono existente cancellario [...]", da notizie relative a un suo nipote e da alcune cronache, come la Continuatio Romana della cronaca di Ugo da San Vittore (in M.G.H., Scriptores, XXIV, a cura di G.H. Pertz, 1879, p. 100), e quella di Francesco Pipino (in R.I.S., IX, 1726, col. 665).
Più problematico appare un suo preciso inserimento genealogico, perché, come hanno fatto osservare il Litta e il Casanova, cioè i più autorevoli genealogisti milanesi, la genealogia dei Castiglione si fonda su basi sicure soltanto per Guido padre di Corrado (III), morto verso il 1280. Secondo la tradizione familiare risalente alla fine del sec. XVI (M. Castiglione, A. Beffa Negrini), il padre di Goffredo, Giovanni, "armorum dux", avrebbe sposato Cassandra, sorella di Uberto Crivelli arcivescovo di Milano (1185) e quindi papa Urbano III. Dell'alta protezione dello zio arcivescovo il giovane Goffredo si sarebbe avvantaggiato nella sua rapida ascesa nella diocesi di Milano (canonico, arciprete e cancelliere). Nessun documento è però in grado di confortare queste affermazioni genealogiche. Le uniche notizie di carattere familiare che si appoggiano ad indubbi documenti coevi si riferiscono a nipoti del futuro pontefice e confermano che Goffredo apparteneva ad una famiglia legata a Castelseprio.
Un suo nipote, Alberto, suddiacono papale, era preposito della chiesa di Castelseprio almeno dal 19 marzo 1241 (Les Registres de Grégoire IX, nr. 5403) al 20 maggio 1245 (Les Regis-tres d'Innocent IV, a cura di E. Berger, I, Paris 1884, nr. 1339). Lo stesso "magister" Alberto "de Castro Sepio" aveva ottenuto dal pontefice Gregorio IX la concessione di una prebenda nella diocesi di Salisbury, che fu poi annullata (Charters and Documents Illustrating the History of the Cathedral, and Diocese of Salisbury in the 12th and 13th Centuries, a cura di W.H. Jones-W.D. Macray, London 1891, pp. 260-61 n. 228). Non conosciamo i motivi per cui alcuni nipoti e consanguinei del futuro pontefice furono messi in carcere a Milano tra il 1239 e il 1241, fatto per cui Gregorio IX, indignato, ne intimò l'immediata scarcerazione con una lettera conservata in una raccolta di formule (R. Davidsohn, Ein Briefcodex des dreizehnten und ein Urkundenbuch des fünfzehnten Jahrhunderts, "Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken", 19, 1927, p. 381 n. 18). Passaguado, altro suo consanguineo e cappellano, cioè membro della sua "familia" cardinalizia, fu provvisto di una prebenda a Monza dall'arcivescovo di Milano (Les Registres de Grégoire IX, nr. 2983; cfr. anche il nr. 2093) e maltrattato nel 1236 da alcuni canonici a Monza. A Guido "de Castellione", nipote dell'ormai defunto C., Alessandro IV concesse l'11 giugno 1258 il canonicato nella chiesa di Albiate Cuzano (diocesi di Milano) lasciato vacante da Guido "Longus", nipote dello stesso defunto pontefice (Les Registres d'Alexandre IV, a cura di C. Bourel de la Roncière, Paris 1895, nr. 2628): con il matrimonio di una sua sorella, C. era dunque venuto ad allearsi con la famiglia bresciano-bergamasca dei Longhi (ma v. G. Marchetti Longhi, pp. 26 s., per una diversa e fantasiosa interpretazione di questo stesso documento).
Secondo un'altra inveterata tradizione storiografica, Goffredo si sarebbe fatto monaco cistercense nell'abbazia di Hautecombe (Savoia), dopo la morte dello zio Urbano III (1187). Un'iscrizione, pubblicata nel 1623 dal Cabias, il cui valore viene messo in dubbio dal Blanchard, sembrava confermare tale tradizione. Se fondata, l'iscrizione potrebbe tutt'al più dimostrare che tra Goffredo e l'abbazia di Hautecombe erano esistiti legami, oggi non meglio riconoscibili e forse risalenti alla sua infanzia o al periodo di educazione ("Gaude domus Altae-Cumbae / Prolem nutristi ecclesiae / Antistitem magnum quartum / Caelestinum ac Facundum"). Goffredo non appartenne comunque all'Ordine cistercense: nessuna notizia cronistica (nemmeno la Chronica abbatiae Altecumbae) vi accenna; nelle sottoscrizioni a privilegi papali e negli altri documenti pontifici non compare mai il titolo di "frater". Della sua carriera milanese non conosciamo che una sola tappa: fu cancelliere della Chiesa di Milano almeno dal 18 luglio 1223 (F. Ughelli-N. Coleti) al 31 marzo 1226, giorno in cui presenzia a Padova, insieme con il legato papale Alatrino e il vescovo di Padova Giordano, alla lettura pubblica della Rettorica antica di Boncompagno da Signa.
Una lettera di Onorio III dell'11 dicembre 1219 è diretta ai priori delle abbazie di St-Denis e di St-Germain-des-Prés e al "cancellario Mediolanensi Parisius commoranti" (quale rappresentante del pontefice?). Oltre ad avanzare di qualche anno il termine post quem della sua funzione milanese, l'identificazione di Goffredo con questo cancelliere milanese permetterebbe di stabilire suoi precisi legami con la Curia romana, i quali si intravvedono soltanto qualche anno dopo, alla vigilia della sua promozione a cardinale, quando lo troviamo a Padova in compagnia del legato papale Alatrino.
Non sappiamo dove studiò e si formò alla carriera ecclesiastica, ma abbiamo motivi per credere che la sua formazione intellettuale abbia raggiunto livelli apprezzabili: le vaste conoscenze in campo teologico attribuitegli da Rolandino da Padova, allievo di Boncompagno da Signa e contemporaneo del futuro pontefice (Liber chronicorum, in M.G.H., Scriptores, XIX, a cura di G.H. Pertz, 1866, p. 78) vengono confermate dall'"explicit" della Rettorica antica nella versione del 1226, dove Goffredo è detto "theologus". Altri cronisti usano una frase stereotipa - ma non priva di significato - del tipo "vita et scientia laudabilis" (Matteo Paris, con il titolo di "magister"; Martino Polono e Tolomeo da Lucca). Del tutto incontrollabili sono invece le notizie riportate da G.B. Moroni e da P. Argelati circa suoi ipotetici scritti letterari.
Goffredo fu creato cardinale prete del titolo di S. Marco il 18 settembre 1227 durante la prima promozione cardinalizia di Gregorio IX. Questo titolo presbiterale era rimasto vacante almeno dal pontificato di Celestino III in poi. Il neocardinale sottoscrive per la prima volta nella città di Anagni il 23 settembre dell'anno 1227 (Regesta Pontificum Romanorum, nr. 8039).
Pochi mesi dopo la sua promozione Goffredo fu inviato da Gregorio IX quale legato in Toscana e in Lombardia. Non si mosse da Roma prima del 3 febbraio 1228, data della sua ultima sottoscrizione (ibid., nr. 8131). È attestato in questa sua nuova funzione per la prima volta il 10 aprile 1228, quando Gregorio IX lo incaricò di ricevere dal conte Tommaso I di Savoia il giuramento di fedeltà per la fortezza di Avigliana concessagli in feudo quale ricompensa dell'avvenuto riavvicinamento alla politica antifedericiana della Curia (Regesta Imperii, nr. 6723). In Toscana si adoperò per ottenere dai Pisani la restituzione al vescovo di Lucca di sette castelli nella valle dell'Era che erano stati occupati durante le contese che avevano condotto alla battaglia di Castel Bosco. In un primo tempo Goffredo riuscì a strappare ai Pisani e ai Lucchesi la promessa di sottostare alle sue decisioni (21 marzo 1228), ma ciò permise solo ai contendenti di guadagnare tempo. Con una sentenza del 21 agosto egli tentò di imporre ai Pisani la restituzione immediata dei castelli al loro legittimo possessore, il vescovo Obizzo di Lucca; ma le autorità civili pisane rifiutarono categoricamente ogni obbedienza ai plenipotenziari del cardinale. In un convento della diocesi di Modena, il 17 ottobre Goffredo inflisse a Pisa l'interdetto, che rimase però senza effetto alcuno.
Si recò quindi in Lombardia per spiegare la sua attività a favore della politica papale contro le città fedeli all'imperatore Federico II. Nei primi mesi del 1229 era riuscito ad assicurarsi da parte delle città della Lega lombarda il rapido invio di truppe in direzione dello Stato pontificio (Annales Placentini Guelfi): queste promesse non furono però mantenute con la dovuta sollecitudine (cfr. infatti le tenaci insistenze di Gregorio IX in due lettere del 13 luglio e del 9 ottobre 1229: Les Registres de Grégoire IX, nrr. 322, 352). Nei mesi di aprile-maggio, ricevette l'ordine dal pontefice di condurre Padova e Treviso alla stipulazione di una tregua (ibid., nr. 296; cfr. Regesta Imperii, nr. 6763). Da Milano, Goffredo si recò a Bergamo con il proposito di ristabilire la pace tra le fazioni in lotta da tempo. A tale scopo fece eleggere podestà quel Pagano della Torre che undici anni dopo avrebbe gettato le fondamenta della signoria della sua famiglia su Milano. Il podestà non riuscì ad imporsi. La fazione avversa, capeggiata dai Colleoni, i Suardi e i Rivola, elesse un nuovo podestà, Rubaconte da Mandello, e aprì le porte delle prigioni agli eretici. La reazione di Goffredo non tardò: inflitto l'interdetto alla città, costrinse i ribelli alla sottomissione ed all'accettazione delle sue condizioni (L. Fiumi).
La lotta contro gli eretici era uno degli scopi della legazione di Goffredo. A Milano confermò un severo decreto cittadino del gennaio 1228, con il quale si era stabilita la costituzione di un apposito collegio per lo svolgimento dei processi contro gli eretici. Di più, costrinse il podestà ad assistere personalmente all'esame degli eretici e alle altre fasi del processo, responsabilizzando così l'autorità civile alla quale già incombeva l'obbligo di eseguire le sentenze. In tal modo, fin dal 1228 tutto era previsto a Milano perché potesse funzionare il tribunale dell'Inquisizione con l'assistenza del braccio secolare.
A un importante sinodo provinciale indetto da Goffredo a Lodi (21 maggio 1229) parteciparono quasi tutti i vescovi della Lombardia, del Piemonte e della Liguria. Gli statuti sinodali posero le basi di una severa e necessaria riforma della disciplina del clero.
La legazione si concluse nell'autunno 1229 (l'ultimo documento porta la data dell'8 settembre: Regesta Imperii, nr. 13041). In Curia il cardinale sottoscrisse di nuovo il 4 novembre 1229 (A. Paravicini Bagliani, Cardinali, II, p. 410). Il successo politico da lui conseguito fu insignificante. I suoi sforzi diplomatici si vanificarono rapidamente. Goffredo non corrispose alle speranze riposte in lui da Gregorio IX. Valutando gli scarsi risultati ottenuti, E. Winkelmann ipotizza che egli sia caduto presso Gregorio IX in una vera e propria disgrazia. Vero è che dopo il 1229 Goffredo non si allontanò più dalla Curia, dove svolse l'abituale attività giuridica dei membri del Sacro Collegio in qualità di "auditor", ma non rivestì più incarichi importanti e delicati. La sua posizione all'interno del Collegio cardinalizio non fu eminente. E ci sfuggono pertanto i motivi che indussero il pontefice a promuoverlo alla diocesi suburbicaria della Sabina (probabilmente durante la promozione cardinalizia di quell'anno: Roma, maggio-giugno 1238; cfr. A. Paravicini Bagliani, Cardinali, I, p. 128). La sua sottoscrizione in qualità di cardinale vescovo risale al 25 giugno 1238 (ibid., II, p. 415 n. 116).
Alla morte di Gregorio IX (22 agosto 1241) due cardinali erano prigionieri di Federico II. Giacomo da Pecorara e Ottone da Tonengo erano caduti nelle mani dell'imperatore il 1° maggio 1241. Gli altri dieci componenti del Sacro Collegio tentarono di ottenere dall'imperatore la liberazione dei loro colleghi. Ma Federico II si limitò a trasferire i suoi prigionieri nei pressi di Roma, dove si svolgeva il conclave, e precisamente a Tivoli. Verso la fine del mese di agosto, il senatore Matteo Rosso Orsini, agendo forse su consiglio del previdente defunto pontefice (così K. Wenck; ma v. l'opinione contraria di E. Ruffini Avondo), rinchiuse i cardinali restii a procedere ad una rapida scelta del successore di Gregorio IX nell'antico e rovinato palazzo di Settimio Severo, il cosiddetto "Septizonium". Fin dal primo scrutinio, Goffredo ottenne più voti di qualsiasi altro cardinale, senza però mai raggiungere la maggioranza richiesta dei due terzi. La scelta sarebbe riuscita gradita all'imperatore. Nessun accordo essendo possibile su un membro del conclave, la scelta cadde ad un certo momento su una personalità estranea al Sacro Collegio, che K. Wenck cercò di identificare con l'allora generale dei Domenicani, Umberto di Romans. Contrario a questa decisione, il senatore Orsini costrinse i cardinali a scegliere fra i membri del Sacro Collegio. Impressionati anche dalla morte (26 settembre) del loro collega inglese Roberto da Somercotes, vittima delle gravi restrizioni igienico-sanitarie vigenti durante questo "primo conclave della storia" (K. Wenck), i cardinali finirono per eleggere papa, il 25 ottobre, dopo circa sessanta giorni di clausura forzata, Goffredo, che assunse il nome di Celestino IV. Lo stato di salute del neoeletto faceva prevedere una prossima vacanza. Liberati dai vincoli del senatore, i cardinali si rifugiarono ad Anagni, da dove scrissero una lettera molto importante per la ricostruzione dei fatti.
Il pontificato di C., uno dei più brevi della storia, durò solo diciassette giorni. Secondo alcune cronache (Regesta Pontificum Romanorum, pp. 940 s.; Regesta Imperii, nr. *7378c) il neoeletto sarebbe caduto gravemente malato due giorni dopo l'elezione, non avrebbe ricevuto il pallio, non sarebbe stato nemmeno consacrato e nessuna spedizione sarebbe stata effettuata dalla Cancelleria pontificia durante il suo pontificato; secondo altre, meno attendibili, C. sarebbe invece stato incoronato il 28 ottobre e avrebbe officiato solennemente il giorno della festa di Ognissanti (ibid.). Morì ad Anagni il 10 novembre 1241. Fu tumulato nella basilica di S. Pietro in Vaticano.
Fonti e Bibliografia
Per il cancellierato milanese v. F. Ughelli-N. Coleti, Italia Sacra, IV, Venetiis 1719, col. 180.
Le lettere pontificie in Les Registres de Grégoire IX (1227-1241), a cura di L. Auvray, Paris 1890-1955, nrr. 2983, 5403 (nipoti); 997, 1063, 1365, 1501, 2028, 2092, 2093, 2621, 2727, 2846, 2941, 3221, 3347, 3541, 4424, 4440 ("auditor"); 190, 296, 324, 332, 338, 462, 578, 617, 947, 991, 1668, 1697, 1864, 2579, 3630, 4086 (legazione); 2093, 2983, 5253 (cappellani card.);
Regesta Pontificum Romanorum, a cura di A. Potthast, I, Berolini 1875, pp. 940 s.
Per la lettera di Onorio III dell'11 dicembre 1219:
Monumenta Diplomatica S. Dominici, a cura di V.J. Koudelka, Roma 1966, p. 115 n. 110.
B. Barbiche, Les actes pontificaux originaux des Archives Nationales de Paris, I, 1198-1261, Città del Vaticano 1975, pp. 84 s. n. 205.
Per la formazione di C.:
Tolomeo da Lucca, Historia ecclesiastica, in R.I.S., XI, 1727, col. 1140.
Chronica abbatiae Altecumbae, in Monumenta historiae patriae, III, 1, Augustae Taurinorum 1840, pp. 671-78.
Martino Polono, Chronicon, in M.G.H., Scriptores, XXII, a cura di G.H. Pertz, 1872, p. 439.
Matteo Paris, Chronica maiora, IV, a cura di H.R. Luard, London 1877, pp. 165-72.
L'itinerario legatizio in Regesta Imperii, a cura di J.F. Böhmer-J. Ficker-E. Winkelmann, V, 5, Innsbruck 1881-1901, pp. CXLVIII-CXLIX.
Gli statuti sinodali di Lodi sono stati pubblicati in R.I.S., VIII, 1726, coll. 1065-67 e in I.D. Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XXIV, Venetiis 1780, coll. 881-86.
Altri documenti legatizi:
Regestum Volaterranum, in Regesta chartarum Italiae, I, a cura di F. Schneider, Roma 1907, p. 194 n. 574.
A. Ferretto, Carteggio inedito del pontefice Gregorio IX coi Genovesi (1221-1235), "Giornale di Storia e Letteratura della Liguria", 9, 1908, pp. 128 s. n. 6.
R. Soriga, Per la storia degli Umiliati in Pavia, "Bollettino della Società Pavese di Storia Patria", 16, 1916, pp. 189 s.
L. Perini, Istoria delle monache di S. Silvestro di Verona, Padova 1920, pp. 24 s. n. 11.
V. Alce, Documenti sul convento di S. Domenico in Bologna dal 1221 al 1251, "Archivum Fratrum Praedicatorum", 42, 1972, pp. 16 s. n. 4.
Altre notizie sull'attività legatizia di C. in Annales Placentini Guelfi, in M.G.H., Scriptores, XVIII, a cura di G.H. Pertz, 1863, p. 445.
La lista delle sottoscrizioni cardinalizie in A. Paravicini Bagliani, Cardinali di Curia e 'familiae' cardinalizie dal 1227 al 1254, I-II, Padova 1972: I, p.128; II, pp. 407-16.
La strana iscrizione di Hautecombe è stata pubblicata per la prima volta da J.B. de Cabias, Les vertus merveilleuses des bains d'Aix en Savoye, Lyon 1690.
La ritiene spuria C. Blanchard, Histoire de l'abbaye d'Hautecombe en Savoie, "Mémoires de l'Académie des Sciences, Belles-Lettres et Arts", ser. III, 1, 1875, pp. 564 s., contro J.L. Grillet, Dictionnaire historique, littéraire et statistique des départements du Mont-Blanc et du Léman, II, Chambéry 1807, pp. 208 s.
La lettera dei cardinali da Anagni è stata trovata e pubblicata da K. Hampe, Ein ungedruckter Bericht über das Conclave von 1241 im römischen Septizonium, "Sitzungsberichte der Heidelberger Akademie, Phil.-hist. Klasse", 1, 1913, pp. 15-9.
Versi su questo conclave e su quello del 1268-1271 scritti dal vescovo di Porto Giovanni da Toledo († 1276), in A. Paravicini Bagliani, Versi duecenteschi su un conclave del secolo XIII, in Miscellanea Gilles Gerard Meersseman, Padova 1970, pp. 151-69.
L'epitaffio in S. Pietro in V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Roma, I-XIV, Roma 1869-84: VI, p. 21 n. 10.
Per la storia della famiglia Castiglione v., con le dovute cautele, M. Castiglione, De origine, rebus gestis ac privilegiis gentis Castillioneae, Mediolani 1595.
A. Beffa Negrini, Elogi historici di alcuni personaggi della famiglia Castigliona, Mantova 1606.
Molto raro (e poco utile) V. Castiglione, Celestino IV, papa milanese, nipote di Urbano III, Crivello Milanese, conservato alla famiglia e alla Patria, Torino 1616. Più critici nelle loro ricostruzioni genealogiche P. Litta, Le famiglie celebri italiane, Milano 1835, s.v. Castiglioni di Milano, tav. I (con una importante precisazione storiografica).
E. Casanova, Nobiltà lombarda. Genealogie, ivi 1930, s.v. Castiglioni, tav. I.
Importante, sempre, G. Giulini, Memorie spettanti alla storia [...] di Milano ne' secoli bassi, VII, ivi 1760, pp. 375, 382, 414-15, 426, 436.
Sulla situazione politica generale nel contado del Seprio e il ruolo svolto dai Castiglioni in quel periodo cfr. G.P. Bognetti, Santa Maria di Castelseprio, ivi 1949, pp. 321-63.
Per i legami di C. con la famiglia bresciano-bergamasca dei Longhi cfr. G. Marchetti Longhi, Il cardinale Gottifredo di Alatri, la sua famiglia, il suo stemma ed il suo Palazzo, "Archivio della Società Romana di Storia Patria", 72, 1952, pp. 17-49, tenuto conto però che la deperita iscrizione di S. Adriano al Foro (V. Forcella, Iscrizioni delle chiese, II, p. 50 n. 140), su cui poggia l'argomentazione del Marchetti, erra in quasi tutti i punti (S. Kuttner, Der Kardinalat des Gottfried von Trani, "Studia et Documenta Historiae et Iuris", 6, 1940, pp. 124-31) e che il cardinale Goffredo di S. Adriano non è affatto un Castiglioni nipote di C., ma piuttosto il celebre canonista pugliese Goffredo da Trani (cfr. anche A. Paravicini Bagliani, Cardinali, I, p. 274 n. 5).
Sulla presunta attività scrittoria di C. v. G.B. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, II, Venezia 1840, pp. 54 s.; XI, ivi 1841, p. 54.
P. Argelati, Bibliotheca scriptorum Mediolanensium, I, 2, Mediolani 1745, col. 441.
Per la sua attività legatizia cfr. in generale E. Winkelmann, Kaiser Friedrich II., I, Leipzig 1889, pp. 546, 547; II, ivi 1897, passim.
F. Fehling, Kaiser Friedrich II. und die römischen Kardinäle in den Jahren 1227 bis 1238, Berlin 1901, pp. 13-8.
J. Maubach, Die Kardinäle und ihre Politik um die Mitte des XIII. Jahrhunderts, Bonn 1902, pp. 20 s.
H. Zimmermann, Die päpstlichen Legaten in der ersten Hälfte des 13. Jahrhunderts, Paderborn 1913, pp. 105, 310, e in partic. R. Davidsohn, Storia di Firenze, II, 1, Firenze 1956, p. 218 (per la sua mediazione tra Firenze e Pistoia) e pp. 224-26 (per il ricupero delle castella nella valle dell'Era).
L. Fiumi, L'Inquisizione romana e lo Stato di Milano, "Archivio Storico Lombardo", ser. IV, 13, 1910, pp. 50-2.
B. Belotti, Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, II, Bergamo 1959, pp. 29 s. (per la sua attività a Bergamo).
H. Finke, Konzilienstudien zur Geschichte des 13. Jahrhunderts, Münster 1891, pp. 56-9 (sul concilio provinciale di Lodi).
Per la definitiva cronologia degli avvenimenti conclavistici cfr. Regesta Imperii, V, 3, pp. 1258-59, nr. *7378c.
Importanti: K. Wenck, Das erste Konklave der Papstgeschichte. Rom, August bis Oktober 1241, "Quellen und Forschungen aus Italienischen Archiven und Bibliotheken", 18, 1926, pp. 101-70.
E. Ruffini Avondo, Le origini del conclave papale, "Atti della R. Accademia delle Scienze di Torino", 57, 1926-27, pp. 276-79.
O. Joelson, Die Papstwahlen des XIII. Jahrhunderts bis zur Einführung der Conclaveordnung Gregors X., Berlin 1928, pp. 19-37.
R. Mols, Célestin IV, in D.H.G.E., XII, coll. 77-9.