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BICHI, Celio

di Piero Craveri - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 10 (1968)
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BICHI, Celio

Piero Craveri

Nacque da famiglia patrizia a Siena il 24 febbr. 1599. Seguì nello Studio cittadino i corsi di giurisprudenza laureandosi in utroque; tra il 1621 e il 1625 vi tenne la cattedra di istituzioni giustinianee. Fratello del cardinale Alessandro, entrò anch'egli nell'orbita politica dei Barberini, divenendo presto uno dei collaboratori più diretti del cardinale Francesco. Gli inizi di questo rapporto così stretto risalgono all'autunno dell'anno 1628, quando il fratello Alessandro era nunzio a Napoli e comunicava al B. notizie tratte da fonti segrete che egli a sua volta trasmetteva al Barberini. Nel contempo, il raggio degli incarichi politico-diplomatici del B. si allargava ad una fitta rete di contatti con gli ambasciatori di diverse potenze rispetto ai quali egli faceva da tramite col Barberini. L'ambasciatore Giovanni Nani, con cui il B. era in stretti rapporti, in una sua relazione al Senato veneziano del 1640 lo ritrasse come "di grande spirito, pronto e sagace", ed a capo di "quasi tutti i negotii dei Prencipi et... particolarmente... quelli della Repubblica", e assieme al Panziroli il più fido esecutore della politica del cardinal nipote Francesco.

Grazie alle indagini archivistiche del Kraus è possibile ora individuare esattamente il ruolo svolto dal B. nell'ambito della politica barberiniana. Non vi ricoprì mai cariche ufficiali pur avendo altri importanti incarichi di Curia, come la nomina ad uditore di Rota, proposta da Urbano VIII nel 1638, a sostituzione del perugino Francesco Maria Machiavelli, e ratificata nel 1639; fu inoltre nominato da Alessandro VII consultore del S. Ufficio nel 1655. Le sue vere mansioni erano tuttavia evidentemente quelle di segretario particolare del cardinal Francesco. Lo testimoniano le numerose lettere, abbozzi di istruzioni diplomatiche, che egli scrisse per conto di questo, e i rapporti col Ferragalli (v. Kraus) che, se agli inizi si limitavano ad una vicendevole trasmissione di ordini del cardinale, col tempo, aumentando il prestigio del B., e quindi allargandosi il suo ruolo di esecutore a quello di osservatore e consigliere, si tradussero in una più ampia collaborazione, specie dopo il 1642, quando il B. cercò col Ferragalli di attuare un più ampio scambio reciproco di notizie che gli permettesse di allargare il suo raggio di azione. Caratteristici anche di questa posizione particolare del B. i suoi rapporti con il segretario di stato Ceva. I rapporti del B. con la segreteria di stato furono stretti; rimasero tuttavia circoscritti alla trasmissione di ordini e si allargarono ad un vero e proprio rapporto di collaborazione solo per talune questioni in cui si richiedeva la sua competenza e le sue conoscenze, come è il caso della corrispondenza che il B. tenne col legato di Bologna cardinale Durazzo. Era il Ceva a regolare la partecipazione del B. agli affari della segreteria, a decidere se una determinata corrispondenza dovesse essergli trasmessa oppure no.

Nonostante questa sua posizione a latere a cui lo condizionava anche il rapporto fiduciario col cardinal Francesco, nel sottile giuoco di equilibri su cui si reggeva la politica della Curia, il B. dovette partecipare attivamente ai lavori della segreteria di stato senza mai tuttavia coprirvi alcuna mansione ufficiale, e tra il 1634 e il 1643 doveva scrivere circa centocinquanta minute per conto del Ceva e per la corrispondenza personale del Barberini. L'ambito dei rapporti in cui si muoveva comprendeva i legati di Bologna e di Ferrara, il legatus a latere Antonio Barberini, i nunzi a Madrid, Torino, Vienna, Colonia, Firenze, in Polonia, il principe elettore di Baviera. Le minute più frequenti sono tuttavia quelle con i nunzi di Venezia e di Parigi; in queste ultime l'orientamento filofrancese del B. traspare con evidenza.

Qualche volta il B. prese parte anche alle sedute della Congregazione di stato riferendone poi i risultati. Si ha notizia anche di una sua relazione concernente una mancata seduta della Congregazione, sostituita con un'interrogazione dei cardinali nelle loro sedi, interrogazione compiuta dallo stesso B. ed esposta al segretario di stato Ceva.

Accanto a queste mansioni di carattere politico il B., oltre alle già ricordate, ricoprì varie altre cariche amministrative e di Curia: rappresentò il cardinale Antonio Barberini nel Collegio degli avvocati concistoriali per la collazione delle lauree legali e venne nominato da Urbano VIII anche proauditore della Camera apostolica; nel 1633 fu membro della Congregazione del concilio. Ma soprattutto continuò ad attendere agli studi giuridici dedicandosi assiduamente al suo officio di uditore di Rota: ne è testimonianza una grande raccolta di decisioni rotali in due volumi che porta il suo nome, uscita postuma nel 1771 a Roma col titolo Decisiones Sacrae Rotae Romanae, a cura di Zenobio Bichi Masotti, che la corredò di un copioso indice sistematico.

Conta 672 decisiones che vanno dal 1641al 1656e si inserisce nella letteratura canonistica come un tipico esempio di quella produzione pratica che dalla fine del sec. XVI a tutto il XVII si espresse in una gran copia di consimili raccolte, non solo di decisiones, ma anche di consilia,allegationes, ecc., connesse all'attività giurisdizionale della Rota romana. Trattasi, per seguire la classificazione dell'Ermini, di una raccolta di decisioni coram, cioè stese da un medesimo autore e sistematicamente ordinate per iniziativa privata e non di una raccolta di volantes, cioè miscellanee e di volta in volta pubblicate dalla tipografia camerale.

Il B. morì il 9 marzo 1657.

Fonti e Bibl.: Le relazioni della corte di Roma lette al Senato dagli ambasciatori veneti nel secolo XVII, a cura di M. Barozzi-G. Berchet, s. 3, II, Venezia 1878, pp. 25-26; G. Galilei,Opere, (ediz. naz.), XX, Firenze 1909, p. 391; A. Fontana,Amphiteatrum legale seu Bibliotheca..., I, Parmae 1688, col. 105; G. M. Mazzuchelli,Gli Scrittori d'Italia, II, 2, Brescia 1760, p. 1208; A. Mariotti,De' Perugini auditori della Sacra Rota Romana, Perugia 1787, p. 167 n. 6; F. M. Renazzi,Storia dell'Università degli studi di Roma, III, Roma 1805, pp. 76 s.; E. Cerchiari,Capellani papae et apostolicae sedis aujitores..., II, Romae 1920, pp. 156 s.; G. Ermini,Guida bibliografica per lo studio del diritto pontificio, Bologna 1934, p. 77 n. 896; A. Kraus,Das Päpstliche Staatssekretariat unter Urban VIII., Rom-Frieburg-Wien 1964,passim.

Vedi anche
ambasciatore Massimo grado degli agenti diplomatici, che rappresenta il governo del suo paese presso un altro Stato (➔ agente). Conferenza degli a. Commissione costituita a Parigi nel 1919 dagli ambasciatore in Francia d’Inghilterra, Italia e Giappone sotto la presidenza del ministro degli Esteri francese, per l’interpretazione ... laurea Riconoscimento ufficiale del compimento di un corso di studi universitario, con cui si conferisce il titolo di dottore. Secondo il regolamento sull’autonomia didattica degli atenei (d.m. 509/3 novembre 1999), che ha riordinato l’insieme dei titoli di studio rilasciati dalle università, la laurea di primo ... giurisprudenza In senso ampio, la conoscenza e la scienza del diritto, con riferimento originario al diritto romano, esteso poi anche al mondo moderno. In senso più ristretto e tecnico, l’insieme delle sentenze e delle decisioni attraverso cui gli organi giudicanti di uno Stato interpretano le leggi applicandole ai ... Repubblica In generale, la repubblica viene contrapposta alla monarchia, in base alla considerazione che la prima sarebbe caratterizzata dall’elettività e dalla temporaneità della carica del Capo dello Stato, laddove la seconda si caratterizzerebbe per l’ereditarietà e la durata vitalizia di questa (salva l’abdicazione). ...
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celato
celato agg. [part. pass. di celare]. – Nascosto alla vista o alla conoscenza d’altri: tenere, rimanere c.; tener celate le proprie intenzioni; avendo ... scoperto il rancore male c. nell’animo delle sorelle (Palazzeschi); non era più per...
celiare
celiare v. intr. [der. di celia] (io cèlio, ecc.; aus. avere). – 1. Fare o dire per celia, scherzare: non ho voglia di c.; non ti spaventare, ho celiato. 2. tr., tosc. Burlare, prendere in giro: che, mi celiate?
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