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CELLULA

di Giuseppe Montalenti - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
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CELLULA (IX, p. 666)

Giuseppe Montalenti

Tutta la biologia moderna è costituita sulla base della teoria cellulare, che è certo una delle più vaste generalizzazioni di questa scienza (v. biologia, in questa App.). Ma alla domanda se la vita sia indissolubilmente legata alla struttura cellulare non si può oggi senz'altro rispondere con l'affermativa. È vero che vale sempre ed è stata ampiamente confermata la proposizione di Th. Schwann, che molte strutture non cellulari degli organismi viventi sono il prodotto della attività vitale delle cellule. È vero pure che l'esistenza dei sincizî e dei plasmodî (prodotti dalla fusione di parecchie cellule, o rispettivamente da successive divisioni nucleari non seguite da divisioni citoplasmatiche) non infirma la teoria cellulare; allo stesso modo che l'esistenza di animali coloniali, ove i limiti fra gli individui sono evanescenti, non infirma sostanzialmente la teoria dell'individualità degli organismi. Anche la struttura dei Protozoi, sulla cui natura cellulare si è tanto discusso, è certamente riconducibile, in linea di massima, e almeno per molti gruppi di Protozoi, alla concezione cellulare, e l'ipotesi che gli esseri pluricellulari siano derivati per evoluzione dagli unicellulari trova sempre credito fra i biologi moderni.

Tuttavia è certo che vi sono organismi viventi a cui non si può attribuire la struttura cellulare: questi sono i Batterî, lo Spirochete e le Cianoficee. Se si dà il valore di criterio discriminativo alla esistenza di un nucleo morfologicamente identificabile, il quale si riproduce per cariocinesi risolvendosi in cromosomi, è certo che gli organismi sopra citati non possono considerarsi cellulari, perché appunto non posseggono nuclei rispondenti a quella definizione.

Inoltre esistono corpi di dimensioni estremamente piccole, i quali certamente non hanno struttura cellulare, e che tuttavia posseggono alcune proprietà fra quelle considerate caratteristiche della vita: la riproduzione e la mutazione. Sono questi i virus, di cui tuttora si discute se debbano considerarsi come organismi viventi o no. Molti biologi sono disposti ad accordare ai virus la qualifica di esseri viventi; altri, tenendo gran conto del fatto che non si è finora riusciti a dimostrare dei processi metabolici nei virus, sono più propensi a negarla.

D'altro canto i genetisti sono venuti scoprendo e definendo delle unità biologiche (i geni), situate nei cromosomi, che sono dell'ordine di grandezza delle grosse molecole proteiche 10 mμ (v. genetica, in questa App.). Essi hanno la capacità di riprodursi e di poter mutare. Le proprietà morfologiche e fisiologiche degli organismi sono riconducibili ai geni, che agiscono come organizzatori e direttori dello sviluppo e della funzionalità degli organismi. Ora simili particelle, dotate di analoghe proprietà fisiche, chimiche e biologiche, esistono indubbiamente nei batterî e anche nei virus. Anzi i virus di più piccole dimensioni, costituiti cioè da particelle dell'ordine di grandezza di poche diecine di mμ, sono probabilmente da considerarsi come "geni nudi", secondo la concezione espressa da J. H. Muller fin dal 1922.

Molti biologi e fisici tendono perciò a considerare queste particelle come "unità biologiche elementari", cioè come l'ultima individualità biologica in cui sia scomponibile ogni organismo.

I livelli di struttura e di complicazione degli organismi viventi, secondo questo modo di vedere, dovrebbero dunque graduarsi presso a poco così: 1° virus piccoli (dimensioni dell'ordine di 10 mμ) equivalenti a unità biologiche elementari singole; 2° virus grandi (da 100 a 200 mμ di diametro) costituiti da aggregati di parecchie unità; 3° Batterî (e probabilmente Spirochete e Cianoficee), costituiti dalla aggregazione di numerose unità biologiche dell'ordine di alcune centinaia, localizzate in strutture pseudonucleari, "nucleoidi" o "nuclei in miniatura" dei batterî che sono circondate da un "citoplasma". Questo livello di struttura può chiamarsi subcellulare, e corrisponde a dimensioni medie comprese fra 0,2 e 3-4 μ di diametro; 4° cellule, in cui i geni sono disposti in un ordine definito e costante lungo i cromosomi, che son racchiusi nel nucleo, e che presentano i ben noti fenomeni mitotici. Le dimensioni medie delle cellule sono comprese fra 4-5 e alcune centinaia di μ di diametro, e l'aggregazione di numerose cellule conduce alle dimensioni macroscopiche. La cellula è dunque una struttura assai complessa, caratteristica degli esseri viventi che hanno dimensioni superiori a 4-5 μ.

Le concezioni qui riassunte dovranno probabilmente essere rivedute, modificate, precisate al lume di future ricerche, ma comunque è molto probabile che la teoria cellulare debba essere inquadrata in una più vasta concezione della struttura degli esseri viventi.

Bibl.: Sulla teoria cellulare, v.: M. Klein, Histoire des origines de la théorie cellulaire, Parigi 1936; L. Aschoff, E. Küster, W. J. Schmidt, Hundert Jahre Zellforschung, Berlino 1938; G. Montalenti, Svolgimento storico delle nozioni fondamentali della fisiologia moderna, VII, La teoria cellulare, in Scientia, sez. IV, anno 36°, 1942, pp. 75-79; J.R. Baker, The status of Protozoa, in Nature, vol. 161, 1948, pp. 548-551 e 587-89. Per le unità subcellulari, v. fra l'altro: P. Jordan, Die Physik und das Geheimnis der organischen Lebens, Brunswick 1941; E. Schrödinger, What is life, Cambridge e New York 1945 (trad. it. di M. Ageno, Firenze 1947); A. Buzzati-Traverso e L. L. Cavalli, Teoria dell'urto e unità biologiche elementari, Milano 1948.

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