BARGAGLI, Celso
Nato a Siena, si ignora quando, professò l'avvocatura in quella città e fu professore di Instituta nello Studio senese, chiamatovi con deliberazione di Balia del 25 ott. 1570.
Nel 1582, su proposta di Manente Costa, fu chiamato per quattro anni alla prima cattedra di "ragion" civile nello Studio generale di Macerata con lo stipendio annuo di 300 scudi. Scaduti i quattro anni, il B. rimase presso lo Studio di Macerata sino all'anno accademico 159293, e gli fu accresciuto lo stipendio per ben tre volte durante il decennio del suo professorato. Nel 1593 fu richiamato in patria dal granduca di Toscana, che gli affidò la cattedra primaria di ius civile nell'università di Siena che egli tenne, come la cattedra maceratese, con molto prestigio.
Non è tramandato l'anno della sua morte, ma la pubblicazione postuma, a cura del fratello Scipione, del suo Tractatus de dolo (Insignis atque utilissimus Tractatus D. Celsi Bargaglii patricii senensis in Patrio atque in Maceratensi Gymnasio praestantissimi professoris LL. primarii De Dolo, Hannoviae 1604) lascia supporre che egli sia morto intorno all'anno 1600.
Questo trattato sul dolo fu scritto dal B. con ogni probabilità a Macerata, durante il suo professorato in quello Studio generale, ed è dedicato ai priori di quella città. Diviso in sei libri, tratta nel primo delle varie specie di dolo, nel secondo delle divisioni del dolo, nel terzo dei soggetti attivi e passivi del dolo, nel quarto delle azioni, eccezioni e pene nascenti dal dolo, nel quinto delle "materie" affini al dolo (colpa, frode, mendacio, perfidia, calunnia, malafede, mora, simulazione, ecc.), nel sesto sono raccolti i broccardi intomo al dolo, illustrati e commentati dal Bargagli.
Sebbene la trattazione dottrinale sia in più luoghi intralciata da considerazioni filosofiche o moraleggianti, come era abituale in certa trattatistica giuridica, tuttavia l'opera del B. si distingue per la chiarezza delle definizioni e la limpidità di pensiero. Non è immune dal frequente ricorso a distinzioni, sottodistinzioni e casi particolari propri della mentalità dei giuristi italiani del Cinquecento legati al mos italicus (sul cui solco nacque anche il Tractatus de dolo),ma a chi sappia sfrondarlo del troppo e del vano, esso può dare la misura degli approfondimenti condotti da quei giuristi sul delicato terreno del dolo. Il B. mette a frutto nella sua trattazione l'imponente letteratura dei Commentatori e la Glossa accursiana che mostra di. conoscere senza riserve.
Nello stesso volume sono pubblicate venti orazioni tenute dal B. (quindici a Macerata e cinque a Siena) per lo più in occasione di dottorati.
Fonti e Bibl.: I. Ugurgieri, Le Pompe sanesi,1, Pistoia 1649, p. 462; L. Moriani, Notizie sull'università di Siena,Siena 1873, pp. 33, 39, n. 22; L. De Angelis, Biogr. degli scrittori sanesi, I, Siena 1824, pp. 64-67; A. Marongiu, L'università di Macerata nel periodo delle origini,in Ann. d. univ. di Macerata, XVII (1948), p. 35; Nuovo Digesto Italiano, II, p. 246, sub voce.