CITTADINI, Celso
Nacque a Roma nel 1553, ma visse a Siena, dove, nella seconda metà del Cinquecento, furono coltivati con fervore gli studî linguistici, e dove occupò la cattedra di lingua toscana, istituitavi intorno al 1570 dal granduca Cosimo. Fu molto dotto in svariate discipline, mai rivolse la sua attività di studioso alla lingua volgare, avendo posto mano a una traduzione, buona per quei tempi, del De vulgari eloquentia di Dante; a una grammatica italiana; a un Trattato degli idiomi toscani; a due operette di non ampia mole, ma notevoli per le questioni che vi si trattano: nella vera origine e del processo e nome della nostra lingua, e le origini della volgar nostra toscana favella. Per la prima egli fu considerato come il precursore della teoria che fa derivare le lingue romanze dal latino popolare; nella seconda vorrebbe dimostrare come nella lingua letteraria si siano venuti sovrapponendo più strati, governati ciascuno da leggi diverse. La critica moderna ha dimostrato che il C., conforme alle consuetudini del tempo, attinse largamente, senza citarle, ad opere edite e inedite di altri filologi senesi, specialmente di Claudio Tolomei. Morì nel 1627. Le sue Opere furono pubblicate da G. Gigli (Roma 1721).
Bibl.: F. Sensi, Claudio Tolomei e Celso Cittadini, in Arch. glottol. italiano, XII (1893), p. 441 segg.; C. Trabalza, Storia della gramm. italiana, Milano 1908, pp. 283-92 e passim; V. Vivaldi, Storia delle controversie linguistiche in Italia, Catanzaro 1926, pp. 147-53; A. Vanini, Notizie intorno alla vita e all'opera di C. C. scrittore senese del sec. XVI, Siena 1920.